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Autore: Luly Love    11/09/2013    2 recensioni
Fumo. Ovunque. Attorno a te, dentro di te, negli occhi, nel naso, nella bocca. Non vai a tentoni, conosci bene quel piano, sono più di dieci anni che ci lavori, ma nonostante ciò continui a sbattere: contro le scrivanie, contro i muri, contro le persone. Gridano, piangono, urlano nomi, i telefoni squillano.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Fumo
 
 
 
[Una persona come tante in una qualsiasi delle due torri dopo l’impatto]
Fumo. Ovunque. Attorno a te, dentro di te, negli occhi, nel naso, nella bocca. Non vai a tentoni, conosci bene quel piano, sono più di dieci anni che ci lavori, ma nonostante ciò continui a sbattere: contro le scrivanie, contro i muri, contro le persone. Gridano, piangono, urlano nomi, i telefoni squillano.
Hai sentito una forte botta sotto i tuoi piedi, tutto ha oscillato paurosamente come per un terremoto, e poco dopo l’inferno. Ti sei affacciato alla finestra, hai abbassato lo sguardo e hai visto il fumo. Nero. Denso.
Tossisci e ti giri a gridare a quelli che sono con te che l’ascensore è vicino. Qualcuno protesta, dice che sarebbe più saggio usare le scale. Ma l’ascensore è più veloce, rispondi.
Vi dividete: chi rimane (valli a capire...), chi scende usando le scale, chi vuole dare un’occhiata in giro per eventuali feriti impossibilitati a muoversi. Tu scegli di dirigerti verso l’ascensore, non potresti sopportare un minuto di più in mezzo a tutto quel fumo.
Siete una quindicina, non sapete niente, non sapete cosa sia successo, non sapete cosa vi troverete davanti una volta lasciata la torre. Niente. Sapete solo cos’è il fumo.
Entrate nell’ascensore e con voi entra il fumo; saettano sguardi preoccupati e basse imprecazioni.
Qualcuno preme il tasto per il piano terra, le porte si chiudono e l’ascensore si muove, a scossoni.
Neanche un piano e il mezzo di ferma di botto. Un paio di uomini si buttano contro le porte, delle donne si accasciano e pregano piangenti. Tu ti accorgi solo del fumo che continua ad entrare.
Verranno a prenderci. Qualcuno verrà.
E nel frattempo senti le parole concitate e disperate di quelli che sono con te e di quelli che sono fuori. Preghi, speri, chiedi aiuto, dai spallate, pensi a chi sai sta pensando a te, mentre le lacrime ti solcano il viso.
Verranno. Prima o poi. Quanto può essere grave? Tornerò a casa.
Ti arrendi, anche se non vuoi, solo quando il fumo può essere tagliato con un coltello. E la tua vita scivola via, compressa e succhiata da quel fumo di morte.
 
 
 
[Un pompiere come tanti, dopo che le torri sono crollate]
Ti ergi sulle macerie ancora fumanti. Provi così tanti sentimenti che hai la sensazione di poter scoppiare da un momento all’altro. Rabbia, dolore, incredulità, voglia di vendetta, impotenza, paura.
Respiri quell’aria fumosa, consapevole che in quell’aria scura si celano pensieri, lacrime, corpi, sogni, parole. Hai scavato molto oggi, hai riportato ferite, hai represso lacrime e terrore. E domani continuerai. E il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, finchè non troverai qualcosa che valga la pena di essere trovato, finchè non avrai in mano qualcosa su cui qualcuno possa piangere.
Guardi il fumo che sale e provi ad immaginare che con esso salgano anche tutte le povere anime che se ne sono andate. Poi ti dici che molte di quelle anime sono state strappate alla vita proprio dal fumo e il tuo sguardo si indurisce.
Le lacrime ti pizzicano gli occhi, liberandoli dal pulviscolo.
Piangi persone, in tutti i sensi, perché in quel fumo ci sono loro, in un modo o in un altro.
Il fumo, così impalpabile ma così significativo e potenzialmente mortale. Lo conosci bene, tu, il fumo, e anche il fuoco se è per questo.
Non puoi scrollartelo di dosso, puoi solo sperare che vada via in fretta.
Qualcuno ti chiama, hanno trovato qualcosa. Sembrano sollevati.
Scrolli le spalle e ti incammini, sparendo in quel velo di morte, diretto, forse, verso una piccola speranza.
 
 
La mattina dell’undici settembre 2001 morirono, a New York, 2.752 persone, tra cui 343 vigili del fuoco. Per quanto NY sia lontana da noi, non dimentichiamo.
 
 
 
Angolo autrice:
Questa fic è nata ieri sera. L’ho scritta di getto ed è senza pretese. Forse l’aggiunta alla fine fa cagare, ma è stato il meglio che ho tirato fuori.
Sono sempre stata sensibile all’argomento e ogni anno, in questo giorno, non posso fare a meno di fermarmi a piangere.
Mi piacerebbe dire altro, ma ho davvero troppa fretta, perciò vi chiedo di lasciarmi una recensione e vi ringrazio dell’attenzione.
Che Dio benedica l’America e tutte le persone che diedero il loro contributo e/o la loro vita in quei giorni (ci voleva questa frase, scusate per il cliché)
 
Luly
 

 
  
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