Crossover
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Autore: Registe    11/09/2013    3 recensioni
Terza storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
"L’esercito del Grande Satana colpì in modo violento l’Impero Galattico. Non vi furono preavvisi, minacce o dialoghi alla ricerca di una condizione di pace. I demoni riversarono i loro poteri in maniera indiscriminata, non facendo differenza tra soldati e civili, guidati solo da un ancestrale istinto di distruzione. Soltanto la previdente politica bellica dell’Imperatore Palpatine riuscì ad impedire un massacro in larga scala.
-“Cronistoria dell’Impero Galattico, dalla fondazione ai nostri giorni” di Tahiro Gantu, sesta edizione.-"
[dal primo capitolo].
E mentre nella Galassia divampa la guerra, qualcun altro dovra' fare i conti con il passato e affrontare i propri demoni interiori...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 9 - Lame incrociate



L'Ascia Millenaria


Le prime relazioni con la Terra II nacquero con la richiesta di un dialogo e di trattative. Gli abitanti del pianeta davano rifugio ad alcuni pericolosi terroristi dell’Alleanza Ribelle, e l’Imperatore Palpatine scelse la via diplomatica per non coinvolgere i civili di quel pianeta in una guerra voluta solo dalle azioni sconsiderate dei loro sovrani. Le autorità della terra II si rifiutarono di consegnare i terroristi alla giurisdizione imperiale, ed organizzarono a loro volta degli attentati rivolti agli ambasciatori del Ministero Galattico. La guerra non fu che l’unica conseguenza possibile.
“Cronistoria dell’Impero Galattico, dalla fondazione ai nostri giorni” di Tahiro Gantu, sesta edizione.




Il settore Q era a ferro e fuoco.
Dal suo posto di osservazione poco lontano dalla rampa di atterraggio del mezzo da sbarco di comando sul quarto livello, il governatore Fett scrutava il campo di battaglia con l’elettrobinocolo incorporato nel suo casco. A pochi metri di distanza, oltre un centinaio di cloni soldato e droidi giacevano a terra senza vita, ma erano stati il prezzo necessario per impedire la tragedia; avevano creato un muro compatto contro l’avanzata degli scheletri deambulanti, dando il tempo a Kaspar di prendere alla sprovvista il piccolo drappello di demoni che stava per posizionare un Nucleo Nero nel pozzo di sprofondamento di quel settore. I moscerini volanti avevano usato le truppe non-morte come diversivo, e si erano lanciate in volo tra i grattacieli alla ricerca del pozzo, che dava l’ingresso ad uno dei principali generatori nucleari di Coruscant. Non se ne sarebbe mai accorto se non fosse stato per il fiuto dell’agente 006: il ragazzo con il ciuffo aveva blaterato qualcosa tra le ferite dell’esplosione, e a Boba erano bastati pochi indizi per capire dove fossero diretti quei demoni. Poi aveva mandato Kaspar. Condizionato e lobotomizzato, ma quel mago traditore era una pedina perfetta in quelle occasioni.
Sia l’agente dei servizi segreti che Mistobaan ricordavano che l’unico modo per fermare quelle bombe magiche era mediante incantesimi di ghiaccio, e Kaspar non si era fatto attendere. Dove prima vi erano dei demoni in fuga, in quel momento vi era un grande albero di ghiaccio che sorgeva dal terreno stesso di Coruscant ed affondava le sue radici nel pozzo di sprofondamento. Aumentò la risoluzione del suo casco, e vide l’ordigno messo a tacere per sempre in quella tomba gelida, mentre sui rami dell’albero giacevano trafitti i sette demoni da altrettanti rami. I loro corpi pendevano in quel modo, tra un palazzo e l’altro, ed il colore bianco della pelle di quelle creature sembrava riflettere lo stesso ghiaccio che aveva levato loro la vita. Ma non aveva troppo tempo per sentimentalismi, specie verso quegli scomodi invasori.
Kaspar aveva abbandonato l’area del pozzo ed aveva scagliato il suo Sciame di Meteore. Con un eccellente risultato. Metà settore era ormai ridotto a macerie, ed il resto era una bolgia di droidi, cloni e scheletri, e quando dal cielo scesero le comete infuocate agli ordini del mago vide l’esercito nemico ritirarsi di diversi metri per riorganizzarsi. Senza che nemmeno glielo ordinasse, il plotone 4 si mosse in perfetto tempismo ed assalì gli scheletri guerrieri prima che questi potessero formare una linea compatta tra un palazzo e l’altro.
La battaglia si sarebbe combattuta a terra, purtroppo. I mezzi d’assalto classe Karjhad erano praticamente fortezze volanti –Boba si sentiva a suo agio su di esse quasi quanto a bordo dello Slave I- dotate di triplo rivestimento corazzato, ma non erano state pensate per muoversi tra i grattacieli di Coruscant. Le singole navi da combattimento e gli speeder militari erano riusciti a raggiungere il grosso dell’esercito nemico, ma i demoni avevano una mira incredibilmente precisa, e per il momento le unità minori erano state tutte abbattute dalle palle di fuoco di quei mostri.
E ci si erano messi i civili.
Tarkin aveva ragione quando diceva che nelle operazioni militari andavano uccisi tutti.
La gente del settore Q era fuori controllo. Tutti, compresi gli abitanti dei livelli superiori, avevano abbandonato le loro case ed erano partiti a bordo degli speeder senza alcun criterio, come animali deboli alla vista di un predatore. Lo spazio aereo era stato ingolfato da velivoli di tutte le dimensioni che avevano creato incidenti a catena; metà Coruscant era paralizzata, e Mistobaan –che per quella stramaledetta storia del Dono era stato mandato lontano di lì a gestire i civili- aveva scatenato un putiferio generale. Al solo pensiero di quel novellino diventato Braccio Destro, Boba serrò i denti.
Alla sua destra un soldato fece il saluto “Governatore Fett” disse “Il nemico ha occupato le strade 464, 465, 467 e 471. Il plotone 4 è pronto all’attacco lungo la 465, anche se quei mostri sono difficili da abbattere, signore”.
“E con questo?”
“Volevamo chiedere conferma dell’ordine di attacco, signore”.
Boba sospirò sotto il casco. Se al comando vi fosse stato Tarkin nessun ufficiale si sarebbe permesso di rivolgergli una domanda simile. Anche i più stupidi cloni soldato lo ritenevano incapace perché era un cacciatore di taglie.
“Capitano, lei conosce il Basic?”
“Signorsì, signore!”
“Bene, allora mi spieghi quale parte di attaccare senza fermarvi non le è chiara”.
“Nessuna, signore” se vi era disappunto, nella sua voce non ve ne era traccia “Comunicherò le direttive, signore!”
Boba detestava dare ordini. Non era mai stata la sua specialità. Era Tarkin la mente del Trio Destroyer. Se l’Imperatore aveva assegnato a lui il comando era soltanto perché Tarkin e Maul erano impegnati altrove, Mistobaan era gelosamente conservato sotto una campana di vetro e Saruman e Dooku erano più inabili di lui. E Zam … Zam stava arrivando. Ma lei era un caso a parte. Finché Neos aveva anche solo la più infinitesima possibilità di essere sfiorato da uno di quei morti viventi lei avrebbe cancellato quell’esercito con la sua sola furia. Da come gli aveva risposto all’ologramma sembrava intenzionata a radere al suolo il settore Q solo per essere sicura che nemmeno una rotula o una clavicola di quei mostri potesse rimanere integra.
Regolò l’elettrobinocolo sulla 465, e vide i nemici disporsi in fila nello stretto spiazzo tra un palazzo ed un altro. Sopra di loro dei demoni volavano in circolo: alcuni di loro respingevano le truppe di assaltatori e droidi con i loro incantesimi, mentre altri rimanevano sospesi a blaterare qualcosa senza avere alcun effetto visibile. Quelle creature infernali avevano abbattuto con incredibile solerzia centinaia di impalcature, cabine elettroniche e persino alcuni ascensori ed avevano reso praticamente inaccessibili via terra tutte le strade che potevano condurre al grosso delle loro truppe, concentrando i loro incantatori solo sulla difesa dagli speeder e dagli altri mezzi volanti. Complice il caos creato dai civili, l’unico punto valido per attaccare era proprio la 465.
Come se potessero resisterci …
Kaspar apparve, e le truppe di cloni soldato gli fecero ala. Nei bassifondi di Coruscant non soffiava nemmeno un alito di vento, ed il mantello bianco del mago pendeva pigramente sulle spalle; i suoi capelli chiari, quasi bianchi, sembravano una piccola luce in quel dedalo di strade illuminate solo dalle luci dei mezzi di trasporto. Il suo arrivo sembrò scatenare qualcosa nelle fila dei non morti, perché alcuni di loro allungarono quello che restava delle loro braccia putrescenti verso di lui. I demoni in volo cambiarono formazione, ed il cacciatore di taglie stavolta vide con precisione la sottile barriera amaranto che le creature avevano innalzato come difesa; dovevano percepire il suo potenziale magico fuori scala e ne erano allarmati. Perfetto, Kaspar, dai un senso alla tua esistenza.
Il mago sollevò le braccia all’altezza del petto, con i palmi delle mani rivolti verso il basso. Da quella distanza Boba non riuscì a sentire le parole magiche, ma in pochi secondi la strada 465 cambiò.
Una fessura lineare, perfetta, attraversò la strada proprio nel centro, correndo per tutta la sua lunghezza. Tutti i palazzi oscillarono sotto la spinta di quella forza, e la strada sotto i piedi degli scheletri si spaccò, si sollevò, si mosse guidata dal potente incantesimo e ruppe con violenza la loro precisa formazione. I demoni in aria si portarono in basso e crearono uno schermo simile ai deflettori dei loro droidi, ed i sensori interni dell’armatura del governatore Fett gli indicarono che in quel punto si era creato un enorme sbalzo energetico.
Boba non capiva assolutamente nulla della magia. Gli esseri viventi della Galassia, umani e non, avevano una scarsa se non nulla propensione alla magia. Su alcuni pianeti, come la Terra II, ne erano rimaste evidenti tracce, ma nei posti dove la tecnologia aveva fatto il suo corso –persino in luoghi degradati come Tatooine- la capacità degli esseri viventi di richiamare incantesimi era sparita. Aveva sentito più di un cervellone sostenere che era stata la stessa tecnologia a rendere inutile la magia, che con il tempo si era atrofizzata, proprio come una parte del corpo che non veniva più usata. Non che a Boba interessasse qualcosa di quelle chiacchiere.
La magia era un problema.
Era qualcosa di ingestibile, misterioso.
E puntualmente veniva rivolta contro di loro.
Da quando avevano gente come Mistobaan, Kaspar ed alcune squadre di maghi dell’Amn tra le loro fila la situazione era migliorata, ma sembrava che per ogni nemico che riuscivano a sconfiggere ne sorgessero altri tre sempre più potenti. I bei tempi in cui eravamo soltanto noi contro l’Alleanza Ribelle …
Dall’alto vide Kaspar avvolgersi di luce azzurra e scagliarla contro la barriera dei demoni. Il piccolo terremoto da lui creato scomparve, ma tutta la schiera di mostri decomposti arretrò davanti alla luce abbagliante e distruttrice del mago. Lo scudo avversario fu attraversato da piccoli lampi, i demoni e gli scheletri gridarono qualcosa nella loro strana lingua e la barriera si ritrasse, sferzata dall’incantesimo. I nemici, ancora disorganizzati per il precedente attacco, iniziarono a retrocedere tra le due ali di palazzi.
Si ritirano.
Eccellente.

“Capitano” disse nel microfono “Caricateli adesso. Sfruttate l’attacco di Kaspar e rispedite quei sacchi di vermi deambulanti dal loro adorato Grande Satana”.
Non aveva ancora terminato di dare l’ordine che le unità di cloni e droidi si erano ricomposte lungo la strada; i Karjhad alle sue spalle avevano appena terminato le ultime operazioni di sbarco, ed il cacciatore di taglie vide con sollievo i nuovi droidi della serie IG scendere in file perfette, le luci sulla loro testa attivate all’unisono.
Guardò di nuovo in basso, ed il suolo di Coruscant era tornato invisibile. Ogni singolo metro quadrato era occupato da unità di fanteria umana ed artificiale, una massa viva e compatta che aveva come unico obiettivo quello di distruggere la sottile massa di scheletri asserragliata lungo quella strada. Non aveva alcun senso cercare di colpirli ai fianchi quando poteva benissimo sfondare la loro prima linea con l’aiuto di Kaspar e del mero numero dei loro soldati. I vari capitani diedero l’ordine, e tutti i blaster dell’esercito esplosero in massa contro gli scheletri. Il fuoco continuò, sempre più intenso, senza dare a quei mostri anche solo il tempo di rialzarsi; fiumi di fiamme vennero riversati contro la loro barriera come un vento battente, ed anche in mezzo al fumo scuro Boba riuscì a vedere che questa si faceva sempre più piccola e che i demoni avevano abbandonato la loro formazione compatta. Kaspar si ergeva davanti a quella massa, le sue mani esplodevano ad ogni attimo di un incantesimo nuovo, e quando alle sue spalle si radunarono in linea compatta almeno trecento assaltatori e droidi da combattimento mosse i primi passi contro quel carnaio.
Fu in quel momento che si scatenò il vero inferno.
Sopra le teste dei soldati risuonò una violenta esplosione, ed una nube di fuoco, vetro e metallo coprì la visuale di Boba. Il cacciatore di taglie estrasse i blaster dalle fondine e senza nemmeno riflettere fece fuoco nella massa. I raggi rossi e verdi rischiararono di poco l’aria, ma in pochi secondi vennero inghiottiti dalla nube. Ci fu rumore di metallo contro metallo, lampi di magia nella strada nascosta dalle fiamme, e per quanto lo zoom del suo casco mandaloriano fosse efficace non riuscì a distinguere nemmeno una figura. “MA QUANTO CI METTETE AD AZIONARE LE POMPE ASPIRANTI?” gridò nel comlink.
I mezzi pesanti ronzarono sulla strada qualche secondo dopo, ed i bocchettoni di sicurezza dei Karjhad aspirarono e dispersero l’aria ancora arrossata. Il cacciatore di taglie guardò verso il basso, i blaster carichi, ma preferì non averlo fatto.
Le vetrate in transparacciaio dei grattacieli non esistevano più. I palazzi ai lati della 465 sembravano giganti sventrati, con enormi buchi dove prima vi erano state lastre impenetrabili. Residui di fumo nero ancora uscivano dagli edifici, e l’uomo vide distintamente alcuni scheletri lanciarsi da quello che rimaneva delle finestre: ma era solo una minima parte di quelli che erano già scesi a terra. Bastardi, pensò prima di attivare il suo zaino a razzo, le truppe a terra erano solo un diversivo per attirarci in questa strada …
La strada si era trasformata in un carnaio: concentrati sui non morti a terra, gli assaltatori non avevano prestato alcuna attenzione a quello che poteva nascondersi nei palazzi. Le loro divise bianche erano sparse a terra, i corpi trafitti dalle spade e dalle lance di quei soldati inarrestabili. Le prime quattro linee dell’assalto frontale non esistevano più, e quei mostri avanzavano inarrestabili approfittando della confusione che si era creata. I droidi erano stati attaccati per primi, e quei mostri erano saltati precisamente sopra i droideka e gli IG, distruggendoli prima che potessero riorganizzare il loro assetto da battaglia. Boba prese la mira e colpì un paio di scheletri, ma erano molto più resistenti degli esseri umani. Dal comlink sentì i suoi comandanti dare ordini ai soldati, e per qualche duro, terribile istante la ferrea disciplina imperiale lottò contro il desiderio di quegli uomini di fuggire il più lontano possibile da quegli orrori deambulanti e dalle loro grida dell’altro mondo. Gli assaltatori non indietreggiarono, ma la loro coordinazione era persa.
Una figura gigantesca calò su Kaspar. Emerse dalle altre schiere con un unico balzo, e le sue sei spade erano puntate in avanti alla ricerca della testa del mago. Kaspar vide l’enorme scheletro con una stella di carta al collo appena in tempo, e dalle sue dita esplosero cinque raggi infuocati che presero la creatura in pieno petto, bruciando in un attimo la sua armatura di cuoio. Si ritirò giusto in tempo per evitare una rapida serie di fendenti.
Lo scheletro dalle sei braccia avanzò senza badare alle fiamme che avvolgevano il suo corpo, e corse verso di lui incurante di una seconda ed una terza raffica di incantesimi; incassò i globi di ghiaccio e fulmine senza indugio, ed i droidi distruttori che si portarono tra lui e Kaspar furono trasformati in scintille fumanti prima ancora che potessero dispiegarsi in modalità di combattimento ed attaccarlo.
“PROTEGGETE KASPAR!” gridò Boba nel comlink “QUESTO E’ IL VOLERE DELL’IMPERATORE!”
Accese lo zaino a razzo e d’impulso planò sulla battaglia. Prese la mira e sparò con i due blaster: un colpo esplose contro una parete, ma l’altro colpì una delle lame. La spada doveva essere fatta di un materiale dannatamente buono, perché non si infranse come le normali armi: l’impatto del colpo fu però sufficiente a sbalzargliela di mano, aprendo un varco su quel fianco impenetrabile. Il mago condizionato non aspettava altra occasione. Altri cinque raggi infuocati partirono nella sua direzione, stavolta accompagnati da saette che nascevano dall’altra mano e si congiungevano a quell’incantesimo mortale. Lo scheletro gigantesco svanì in una palla di fumo.
Boba si ritrovò, suo malgrado, a tirare un sospiro di sollievo. Non aveva alcun piacere nel salvare Kaspar. Se fosse dipeso da lui avrebbe lasciato quel mago con la testa di un mocho alla mercé di quello scheletro, e si sarebbe procurato un pacco di popcorn da gustare nel momento in cui quell’abominio con sei braccia gli avesse staccato la testa dal corpo. Non aveva mai provato un piacere così intenso nel colpire qualcuno quando lo aveva riempito di cazzotti nelle bianche stanze del Castello dell’Oblio, tre anni prima. Se ti ho salvato la pelle, pezzo di merda, è solo perché all’Imperatore servi vivo. Ma quando sarai diventato inutile giuro che mi contenderò a morsi il privilegio di farti esplodere la testa di persona!
Stava per rientrare alla sua postazione quando con la coda dell’occhio vide un raggio azzurro nella sua direzione. Virò di scatto, ed il colpo destinato al suo petto distrusse lo zaino a razzo. Questo esplose lasciandogli una disgustosa sensazione di gelo lungo la schiena, che attraversò per un attimo tutta la sua armatura. Poi cadde nel vuoto.
Non seppe dire di preciso di quanti piani era precipitato, ma il dolore al braccio sinistro non prometteva nulla di buono. L’armatura mandaloriana gli aveva salvato la vita per la miliardesima volta, e sentì subito uno degli aghi interni ad essa entrargli nel braccio ed iniettargli dell’antidolorifico. La testa gli esplodeva e faticò a rimettersi in piedi; evitò una lancia scagliata nella sua direzione, ma lo scheletro che aveva appena cercato di ucciderlo venne spazzato via da una raffica di blaster degli assaltatori. Bestemmiò tra le labbra e si accorse che le linee imperiali erano state travolte da quella furia non morta.
Kaspar era a pochi metri da lui, avvolto da uno scudo di fulmini, una minuscola figura bianca e viola di fronte all’enorme scheletro che lo sovrastava, apparentemente uscito illeso dall’esplosione. Alla sua destra era comparso un enorme demone dalla pelle verdastra ed i capelli argentati, con un mantello nero che sembrava assorbire e nascondere tutto il fumo magico; nella sua mano sinistra vi era una Palla di Fuoco in grado di far sembrare quelle di Kaspar delle simpatiche biglie rosse e gialle, e a giudicare dalla stazza non aveva niente in comune con i piccoli demoni che fino a quel momento aveva visto svolazzare sul campo di battaglia. Alla sinistra dello scheletro vide l’unico umano delle schiere del Grande Satana, ricoperto dalla testa ai piedi con un’armatura lucente, serrata, che lasciava scoperti soltanto gli occhi. Sfoderava una lunga ed elaborata spada, ed i tre sembravano in procinto di sferrare un attacco combinato contro Kaspar.
La terra tremò una seconda volta, e verso nord il cielo si tinse di arancione. Il boato di centinaia di grattacieli che crollavano avvisò Boba che un secondo settore di Coruscant era caduto per mano dei Nuclei Neri.




Dopo anni di militanza nell'Alleanza Ribelle, Aragorn era arrivato a capire piuttosto bene la tecnologia. Sapeva guidare uno speeder in caso di necessità, anche se non era un pilota provetto e continuava a sentirsi più a suo agio sui cavalli; ed era in grado di usare le funzioni base di un computer. L'elettricità aveva destato il suo entusiasmo sin da subito, e immediatamente dopo l'ingresso della Terra II nell'Alleanza aveva chiesto che fosse installata in tutto il palazzo di Minas Tirith.
Fino a quel momento la Terra II aveva fatto parte di quel numero di pianeti che nelle mappe imperiali erano catalogati come “insignificanti”: primitivo, privo di risorse particolari o di attrazioni turistiche di rilievo, importanza strategica nulla. I suoi abitanti avevano continuato per anni la loro placida esistenza isolata, convinti che al mondo non potesse esistere minaccia peggiore dell'Oscuro Signore Sauron e dei suoi eserciti di Orchi, sconfitti anni prima dalle eroiche gesta di Aragorn e Gandalf e di un pugno di hobbit. Si sbagliavano.
Con l'ingresso nella Ribellione le cose erano cambiate. L'Imperatore si era improvvisamente accorto della loro esistenza, e ora sulle mappe olografiche imperiali la Terra II era contrassegnata da un bel punto rosso luminoso. Erano diventati la spina nel fianco di Palpatine, gli irriducibili combattenti della resistenza che l'Impero da anni tentava di eradicare dalla faccia della Galassia senza mai riuscirci.
Secondo Aragorn non era stato l'improvviso avanzamento tecnologico della Terra II a renderla pericolosa agli occhi dell'Impero. A dire il vero, la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta continuava a vivere esattamente come prima, pienamente soddisfatta delle proprie condizioni. Per Aragorn era soprattutto una questione di cuore e di modo di pensare. La Terra II era pericolosa perché rappresentava l'esatta negazione di tutto ciò che l'Impero incarnava. Era la prova vivente che un modo di vivere diverso era possibile: un tipo di vita che dava valore alla libertà, alla solidarietà e allo scambio reciproco piuttosto che alla disciplina militare, alla competizione e all'arbitrio dei potenti. La tecnologia, le risorse e il potenziale bellico non c'entravano davvero nulla.
Tuttavia, in molti casi la tecnologia aiutava. Come in quel momento, ad esempio.
La schiena appoggiata contro la parete di un magazzino di BEF, Aragorn studiò il congegno che Anakin gli aveva consegnato a Minas Tirith prima della partenza. Aveva l'aspetto di un piccolo proiettore olografico, ma sulla superficie lampeggiavano spie e indicatori che lo identificavano come un dispositivo diverso, che Aragorn non aveva mai visto.
“E' la mia ultima creazione” gli aveva detto Anakin con un sorrisetto divertito. “Installalo su un droide e agirà sui suoi sistemi cognitivi, bypassando la sua programmazione e costringendolo a obbedire a chi possiede il dispositivo gemello, purché si trovi sullo stesso pianeta. Ma il bello deve ancora venire: il congegno una volta agganciato al droide emette degli impulsi che 'contagiano' tutti gli atri droidi che entrano in contatto con lui. In pratica potrete farvi la vostra piccola armata meccanica a spese di papà Impe!”
Aragorn aveva già individuato il soggetto ideale: un innocuo droide riparatore che stava estinguendo le fiamme provocate da un fuoco di artificio di Gandalf accanto ai resti di una torretta crollata.
Era quello il motivo per cui era rimasto indietro. Le basi come BEF, gestite esclusivamente da droidi, erano il terreno ideale per provare il nuovo gioiellino di Anakin. Con un po' di fortuna il “morbo” si sarebbe diffuso tra tutti i droidi di quella base e oltre. E al momento giusto sarebbe bastato premere un pulsantino per combinare un bello scherzetto all'Impero...
Nessuno in vista. Aragorn lasciò in fretta il nascondiglio all'ombra del magazzino e corse verso il droide riparatore, ripassando mentalmente i passaggi per agganciare il dispositivo. I droidi da lavoro non avevano un campo visivo particolarmente ampio né sensori potenti, e Aragorn riuscì a scivolargli alle spalle senza essere captato. Avanzò un passo alla volta, i nervi tesi al massimo per la concentrazione. Non doveva sbagliare nemmeno una mossa o gli allarmi di BEF sarebbero suonati di nuovo, vanificando il suo tentativo.
Si passò il dispositivo tra i palmi sudati per la tensione, avanzando ancora. Arrivato a pochi centimetri dal droide si accucciò e fece per allungare la mano con il congegno verso di lui.
Solo che il braccio non si mosse.
Per qualche strana ragione non riusciva a muoverlo né avanti né indietro.
In un istante di puro terrore Aragorn si rese conto che il suo intero corpo era bloccato, paralizzato sotto l'influsso di una forza misteriosa.
“Siete così squattrinati all'Alleanza da non potervi permettere nemmeno dei droidi riparatori?”
La voce proveniva dall'alto, alle sue spalle. Aragorn la riconobbe subito, e capì che si era fatto fregare come un principiante, troppo sicuro che in quella base completamente automatizzata non ci fossero nemici in carne e ossa ad attenderli.
Sentì come catene invisibili stringersi attorno alle sue braccia e gambe e costringerlo a voltarsi di scatto e guardare in faccia il nemico.
Darth Maul era in piedi sul cornicione di un magazzino, il cappuccio nero calato sulla testa e uno scintillio dorato nella mano sinistra.
Gli Oggetti Millenari... dannazione!!
Con un'elegante capriola Maul gli atterrò proprio di fronte, e Aragorn lottò inutilmente per liberarsi dalla stretta invisibile. Ora che l'avversario era vicino poteva vedere meglio l'oggetto d'oro nelle sue mani: aveva la forma di una piccola ascia bipenne con un occhio aperto inciso tra le due lame.
Era quella maledetta ascia la fonte del potere che lo immobilizzava.
Fantastico, ho appena scoperto il potere dell'Ascia Millenaria... Leia ne sarà felice, se riesco a uscirne vivo...
Gli Oggetti Millenari, sette artefatti di oro puro e di forme diverse, facevano parte del patrimonio personale di Palpatine da quando un suo governatore li aveva fortuitamente rivenuti in un'antica tomba sul remoto pianeta desertico di Nagada, qualche anno prima. Ciascuno aveva un potere diverso, e tutti avevano una caratteristica in comune: ammettevano un unico padrone padrone alla volta. Un Oggetto poteva venire rubato, ma il ladro non sarebbe stato in grado di utilizzarne i poteri fino alla morte del suo padrone originale. Oltre a questo, i Ribelli sapevano poco altro, e nessuno di loro aveva mai affrontato l'Ascia Millenaria in combattimento prima di allora. Ma era chiaro che l'Imperatore l'aveva affidata a Darth Maul, e che il suo potere, a quanto sembrava, era quello di controllare i corpi e i movimenti delle persone. Una bella seccatura.
Aragorn si sforzò di accogliere il suo nemico storico con il suo miglior sorriso. Per fortuna almeno la bocca riusciva ancora a muoverla.
“Accidenti, Maul. Stavolta mi hai fatto proprio prendere un colpo. Uno a zero per te, te lo devo concedere. Però... ” aggiunse “non è da te usare questi trucchetti. Non preferiresti un bel duello regolare, solo io e te senza Oggetti Millenari di mezzo, come ai vecchi tempi?”
Maul sorrise, e Aragorn poteva vedere che la proposta lo tentava. In passato avevano combattuto tante volte l'uno contro l'altro, senza che nessuno dei due riuscisse mai a prevalere definitivamente. Avevano un conto in sospeso che si protraeva da anni, ormai.
Ma Maul non ci cascò: “Spiacente, ma non sei solo tu il mio obiettivo. Dove sono i tuoi amichetti di scampagnate? Se tu sei qui Gandalf non può essere lontano.”
“Con i tuoi poteri Sith dovresti riuscire a percepirli benissimo. O ti sei talmente abituato a usare gli Oggetti Millenari da aver disimparato tutto il resto?”
Stavolta il colpo andò a segno. Il sorriso beffardo di Maul si trasformò in una smorfia di rabbia, e il braccio che reggeva l'Ascia Millenaria si sollevò. Aragorn sentì il terreno sfuggirgli da sotto i piedi mentre tutto il suo corpo veniva scagliato all'indietro, impattando contro il droide riparatore e finendo in mezzo ai detriti della torretta crollata.
Dolorante e impolverato, Aragorn fece per scrollarsi il droide di dosso e scoprì che era di nuovo in grado di muoversi. Si rimise in piedi mentre il droide fuggiva sulle sue gambette tozze emettendo una serie di bip terrorizzati. Non andò lontano: Maul strinse a pugno la mano libera, evocando il potere del Lato Oscuro, e il droide implose in un ammasso di circuiti e pezzi di metallo.
“Poverino. Te la sei presa con lui che non c'entrava niente e ha sempre lavorato per voi.”
“Sei quasi commovente, a provare pietà per i droidi” il sogghigno di Maul era tornato al suo posto mentre agganciava l'Ascia Millenaria alla cintura, estraendo al suo posto la spada laser. “Ma in effetti non hai tutti i torti. Gli Oggetti Millenari non sono onnipotenti, e mi basta e mi avanza il Lato Oscuro per schiacciarti. Dopodiché sarà il turno dei tuoi amici.”
Aragorn sorrise, e dal fodero assicurato dietro la schiena sguainò Anduril, la sua fedele spada compagna di mille avventure.
“La vedremo.”
Dall'impugnatura della spada laser di Maul spuntarono due lame di energia rosse, una per lato. La micidiale spada laser a doppia lama era alta quasi quanto lui, ma Maul la maneggiava come se fosse un fuscello, facendola roteare a destra e a sinistra a velocità impressionante. Aragorn intercettò il lampo rosso con Anduril e una scarica di scintille si sprigionò nell'aria facendola stridere e crepitare. Una spada qualsiasi si sarebbe infranta al primo impatto con una lama laser, ma Anduril non era una spada qualsiasi. Da quando era stata riforgiata dagli elfi di Gran Burrone, ai tempi della Guerra dell'Anello, la sua lama era infusa di magia, che si animava di vita ogni volta che il suo padrone la sguainava dal fodero. Aragorn poteva sentirne il potere scorrere lungo la lama, attraversare l'elsa e confluire nel suo braccio, colmando il suo intero corpo di energia.
Come tutti i Jedi e i Sith, Maul era uno spadaccino eccezionale. Teneva l'enorme spada laser con due mani, e i suoi movimenti erano rapidissimi e precisi, ma Aragorn ormai conosceva bene il suo stile e sapeva come adattarvisi. Maul combatteva in modo spettacolare, senza mai stare fermo un istante e confondendo il suo nemico con frequenti salti e capriole. Aragorn piantò i piedi al suolo e assunse una posa difensiva, voltandosi di continuo per parare gli affondi e i fendenti provenienti da tutte le direzioni. Prese tempo, attendendo il momento propizio per passare all'attacco. Lo svantaggio di uno stile acrobatico come quello di Maul era che prima o poi si finisce inevitabilmente per scoprirsi.
Quando credette di individuare una falla nella difesa nemica partì di scatto e menò un affondo verso l'alto, mirando al petto scoperto di Maul, che durante l'ennesima capriola aveva allontanato troppo la spada laser dal corpo. La punta di Anduril lacerò la tunica del Sith, ma Aragorn si accorse troppo tardi che Maul ora stava maneggiando la spada con una mano sola. L'altra mano, la destra, era rivolta a palmo aperto contro di lui, e Aragorn sentì un'onda di Forza travolgerlo e mandarlo a rotolare nella polvere. Maul atterrò con grazia dalla capriola e mosse ancora la mano, e Aragorn sentì con orrore l'impugnatura di Anduril scivolargli via dalle dita intorpidite dalla caduta.
“Ti avevo detto che il Lato Oscuro sarebbe bastato.” rise Maul rimirando la lama di Anduril che ora reggeva nella mano destra. Con la sinistra premette un pulsante sul cilindro metallico della sua spada laser e una delle due lame di energia si spense con un flebile ronzio. Incrociò le due armi davanti al petto, dando tempo ad Aragorn di rialzarsi. “Non sei l'unico a conoscere i trucchetti del tuo avversario, mio caro ramingo. Mi hai preso per stupido?”
Era una trappola...
Aragorn si maledisse mentalmente. Era la seconda volta in pochi minuti che si faceva fregare come un principiante dal suo rivale storico.
Concentrati, Aragorn.
Maul gli venne addosso con entrambe le armi sguainate, la spada di metallo e quella di energia, e Aragorn si ritrovò a schivare come poteva, assalito da ogni lato da una tempesta di lame.
“Che c'è, scappi, moscerino?”
Aragorn indietreggiava schivando colpo su colpo, il cervello che lavorava freneticamente alla ricerca di una via di scampo. La prima ferita la subì proprio da Anduril, un solco di sangue lungo l'avambraccio che avrebbe potuto trasformarsi in una mano mozzata se non avesse avuto la prontezza di riflessi di scartare nella direzione opposta appena in tempo. Dall'altro lato però lo attendeva la lama rossa, dalla quale subì un'ustione alla gamba che gli strappò un urlo di dolore.
Strinse i denti e trovò la forza di saltare all'indietro, scorgendo con la coda dell'occhio i resti di un magazzino bruciato dai fuochi d'artificio di Gandalf. Con uno scatto si rifugiò al riparo dietro un mucchio di lamiere di metallo e plasticacciaio, respirando pesantemente. Aveva bisogno di riprendere fiato e riordinare le idee.
“Ti nascondi, eh?”
La gamba ustionata gli faceva un male del diavolo. Riuscì a liberare dai detriti un pezzo di lamiera che oppose come scudo all'assalto successivo di Maul. La spada laser tranciò in due la sua difesa improvvisata, e Aragorn scagliò contro l'avversario gli inutili pezzi di metallo, indietreggiando ancora e nascondendosi dietro una parete ancora intatta dell'edificio crollato.
Raccolse quello che sembrava il braccio staccato di un droide e prese un profondo respiro.
Basta giocare al gatto e il topo.
Devo raggiungere al più presto Gandalf e gli altri.

Prima che Maul potesse arrivare a stanarlo Aragorn scattò fuori dal suo rifugio e gli corse incontro brandendo il braccio di droide e urlando con quanto fiato aveva in corpo.
Maul non doveva aspettarsi una mossa così pazza, perché per un istante esitò.
Un istante sarebbe bastato.
Senza smettere di correre Aragorn lanciò il braccio meccanico e spiccò un salto proprio mentre la lama laser di Maul saettava per intercettarlo e tagliarlo in due; le volò al di sopra con una capriola ai limiti della fisica, tenendo d'occhio l'altra lama, Anduril, che roteava verso di lui in un ampio fendente, pronta a tagliargli le gambe.
Aragorn le atterrò sopra, e per un attimo rimase in bilico sul piatto della lama, con Maul che lo fissava dal basso con le iridi gialle dilatate per lo stupore.
“Neanche tu conosci ancora tutti i trucchi dei Ribelli, amico.”
Il suo calcio colpì il Sith in piena faccia, sbilanciandolo all'indietro. Aragorn gli saltò sulle spalle e approfittò dell'attimo di stordimento per strappargli Anduril di mano. Caddero entrambi al suolo, uno sull'altro, e Aragorn fu rapido a rotolare via prima che Maul potesse menargli un affondo con la spada laser. Rialzandosi in piedi strinse con forza la sua amata spada, traendo forza dal rassicurante contatto con l'impugnatura di cui conosceva ormai a memoria ogni sporgenza e imperfezione.
“Mi sei mancata, amica mia.”
Anche Maul era tornato in piedi, e le sue labbra gonfie per il calcio subito si aprirono in un ghigno.
“Si prospetta un duello ancora più interessante del solito, vedo. Mi piace!”
Aragorn sollevò Anduril davanti a sé per intercettare l'attacco imminente, ma in quel momento un lacerante biiip trafisse loro le orecchie e distolse entrambi dal combattimento.
Il suono veniva dal braccio del droide che Aragorn aveva lanciato e che Maul aveva tagliato in due. Sulla parte con la mano ancora attaccata lampeggiava sempre più rapida una spia rossa che non prometteva nulla di buono.
Maul imprecò. “Merda! L'autodistruzione degli IG-88!!”
Quasi non ebbe il tempo di finire la frase che la bomba detonò in un'esplosione accecante di luce. Aragorn non vide più niente e si ritrovò sbalzato lontano, il sopra e il sotto che si confondevano in una spirale luminosa che lo trascinava via come un'onda di marea.
Fu cosciente solo della sua testa che sbatteva contro il terreno, un impatto che lo lasciò senza fiato, riverso nella polvere con il sapore metallico del sangue che gli riempiva pian piano la bocca.
Gli sembrava che un altro centinaio di bombe gli stessero esplodendo nel cervello.
Non posso restare qui...
Solo il pensiero di Gandalf e degli altri amici che lo aspettavano gli diede la forza per rialzarsi. Il fragore della bomba lo aveva completamente assordato. Gli pareva di trovarsi all'interno di una bolla di ovatta che non lasciava filtrare il minimo suono, e tenersi in equilibrio sulle gambe malferme e ferite era un'impresa eroica.
Non posso combattere in queste condizioni.
L'onda d'urto lo aveva spinto ai margini di BEF, e oltre il cancello lasciato aperto dalla fuga dei suoi amici il limitare della foresta si estendeva invitante, promettendo rifugio e protezione.
Aragorn non ebbe un attimo di esitazione. Corse verso gli alberi a tutta la velocità che le sue gambe sofferenti gli consentivano, senza voltarsi indietro, senza fermarsi a guardare cos'era rimasto della base, semplicemente cercando di mettere più distanza possibile tra sé e il nemico.
E così è finita di nuovo in pareggio, Maul. Ma ci sarà sicuramente una prossima volta.
I primi alberi della foresta lo accolsero sotto la loro ombra rassicurante. Il suo udito era momentaneamente fuori uso, ma non aveva perso la sua abilità di ramingo di seguire le tracce. I suoi amici non erano lontani.
Gandalf, ragazzi, aspettatemi. Sto arrivando.




“Mi sembrava di avervi detto di non intervenire!”
Hadler fece calare il vento che aveva generato. Il mago umano che guidava le truppe imperiali era poco distante da loro, ed il demone fece risplendere la fiamma intorno alle sue mani per fermare qualunque tentativo di fuga o salvataggio. Hyunkel era in piedi accanto a lui, con la spada sguainata, e gridò qualcosa alle sue truppe. Quando la mole di Bartosh era svanita nella nube di fuoco, il giovane umano si era lanciato in quella direzione senza riflettere, allontanandosi dalla postazione che lo scheletro aveva intimato loro di mantenere: Hadler era stato costretto a seguirlo, aveva alzato le difese e richiamato una folata di vento che si era abbattuta sul guerriero, dissipando in aria l’attacco dell’avversario. Lo scheletro dalle sei braccia era vivo. Bruciacchiato e fumante, ma vivo. Ed anche avvolto nella cenere e nel fumo aveva abbastanza forza per protestare. “Generale Hadler, non può compromettere lo schema di battaglia in questo modo! Né permettere a mio figlio di fare di testa sua!” disse, recuperando una delle spade “Avevo la situazione in pugno”.
Il demone scosse il capo. “Non mi sembrava affatto”.
“Puah” grugnì quello. Fece il gesto di sputare per terra, ma dal corpo in putrefazione cadde solo un pezzo di dente. “Come se ci fosse qualcosa da bruciare in queste ossa. Siete voi vivi che ancora vi preoccupate di simili dettagli. E se non ero ancora uscito di lì era solo perché dovevo proteggere una cosa molto importante”.
Tre delle sue braccia avevano lasciato cadere le armi e, il demone maggiore se ne accorse solo in quel momento, avevano unito le mani cadaveriche; le dita erano premute contro le sterno e le costole, e quando si schiusero rivelarono la stella di carta dal nastro azzurro che la creatura portava sempre fissata al collo. La stretta del guerriero non era stata perfetta, perché un’estremità di quella decorazione era annerita; Bartosh sembrava molto più preoccupato per quello che per la battaglia, le grida e le raffiche dei laser che sfrecciavano tutt’intorno a lui. Incurante del mago avversario annodò intorno alle vertebre il sottile nastro. “Hyunkel ormai è cresciuto, non ha più l’età per farmene un’altra”. Emise un grugnito soddisfatto e riprese le armi. “E sono sicuro che gli verrebbe anche meno bene. Quando un essere vivente impara ad usare un’arma finisce per disimparare tutto il resto, e questo vale per demoni, umani e non morti!”
Hadler sospirò, rendendosi conto della verità di quelle parole. Si avvicinò all’altro guerriero ed espanse la sua aura magica, lasciando che la mera presenza del suo corpo magico risuonasse con quella dello scheletro. I soldati del Fushikidan erano valorosi e resistenti, ma non immortali. Percepì l’energia fluire in Bartosh ed attraversare tutte le sue ossa, stimolandone la forza ed annullandone i segni di distruzione; altri scheletri combattenti abbandonarono le loro postazioni e si avvicinarono, timidi, osservandoli dalle loro orbite vuote. Il demone fece un cenno, e lentamente permise loro di venirgli sempre più vicino. Soffocò il senso di disgusto alla presenza delle loro dita scarne lungo il mantello ed elevò la sua energia magica come meglio poteva; gli altri demoni stavano facendo il possibile per rafforzare le schiere del Fushikidan, e Hadler si unì a loro. Non aveva mai pensato che una schiera di morti viventi potesse offrire così tanto alla famiglia demoniaca, e mentre metteva il suo potere al servizio delle truppe da battaglia gli sembrò che il vecchio scheletro facesse un cenno d’approvazione con il cranio annerito. “Sconfiggiamo quel mago e la vittoria sarà nostra!”.
“Io non ne sarei così convinto …” gracchiò l’altro. Le orbite vuote fissarono un punto imprecisato oltre i grattacieli. “Si sta avvicinando qualcosa di interessante”.
Il demone estese la propria magia in quella direzione, ma non ve ne fu bisogno. Oltre i palazzi di vetro e metallo, oltre le linee delle macchine-soldato dell’Impero ed oltre la linea delle loro navi volanti comparse un’ombra. Guizzò sopra le abitazioni, la lunga sagoma nera che copriva persino i raggi di luce artificiale. Mandò un ruggito terrificante, ed i loro avversari iniziarono ad indietreggiare verso i mezzi blindati, lanciando occhiate impaurite verso la gigantesca figura. Rimanevano imperscrutabili le macchine-soldato, ma era una minoranza che i guerrieri del Fushikidan potevano gestire. Il mago dai capelli chiari era svanito. Un secondo ruggito, poi un terzo ed una raffica di vento che percorse gli stretti spazi tra un palazzo e l’altro. I non morti cessarono l’attacco, disponendosi in formazione difensiva e serrando le fila intorno ai necromanti; era difficile leggere le espressioni di quei visi ormai privi di pelle, ma le occhiate che i demoni minori lanciavano verso il mostro erano più che sufficienti. È arrivata.
Hyunkel gli fece una bella pacca sulla spalla. “Beh, amico mio, la tua damigella si è degnata di venire. Adesso sfodera il tuo fascino demoniaco e rispediscila al mittente!”
Il lungo muso del drago rivelò le zanne, ed in tutta risposta Hadler le rivolse un bel sorriso. “Il Grande Satana mi ha mandato qui per questo”.
  
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