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Autore: AsanoLight    12/09/2013    0 recensioni
Una raccolta di flash-fics e One-shots sul personaggio di Tokitatsu ed il rapporto che ha con il fratello Hirato.
Vari inserti anche sulla pairing Hirakari.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akari, Hirato, Tokitatsu, Tsukitachi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Titolo: Sickness
Pairing: Nessuna
Personaggi: Tokitatsu, Hirato
Avvertenze: Flash Fic
Wordcount: 569



 

Mandò giù un sorso di bollente tè verde e si lasciò affondare, più morto che vivo, nel cuscino della camera di Hirato, portandosi stremato una mano alla calda fronte.

«Non mi sento molto bene...», si lamentò rigirandosi tra le coperte, chiudendo gli occhi disperato e cacciando un colpo di tosse.

Hirato sospirò, senza alterarsi in volto lo abbracciò e gli portò la bollente tazza di tè alle labbra incitandolo a berne un altro sorso: «Devi idratarti, prima di tutto. Poi levati quella giacca e mettiti sotto le coperte. Per stanotte te lo concedo, di dormire con me».

Tokitatsu sorrise, gli occhi lucidi da quel febbrone, e ricambiò la calda stretta del fratello strisciando il capo sul suo collo, affettuosamente, in un cenno di gratitudine.

«Hirato...», mormorò rassicurato dalle sue parole, facendo scivolare la giacca dal bordo del letto lentamente verso il pavimento e ficcandosi in movimenti assai goffi sotto le coperte, «Sei il miglior fratello del mondo».

Sorrise il comandante, senza scomporsi.

Tese una mano verso i suoi capelli, un colore assai diverso dal proprio –sembrava lo stesso delle nocciole, e gli posò le labbra sulla fronte.

«Quanto ho?», domandò curioso Tokitatsu in un infantile sorriso. Il fratello gli fece spallucce indifferente. «E’ alta, credo sia sopra i trentotto gradi», disse rialzandosi dal letto, addolcito alla vista di quei capelli che solitamente erano meticolosamente pettinati e che in quel momento non avevano una piega vera e propria, erano tutti scapigliati, «Tu nel frattempo riposati, io vado a prendere il termometro ed in cinque minuti-».

«Hirato è preoccupato per il suo fratellone?», domandò il ministro, piegando la testa maliziosamente, le gote amaranto e gli occhi sempre più lucidi, «Sono felice di vedere che ci tieni tanto a me e che stai in pena per-».

Hirato si bloccò sull’uscio della porta e si portò pensieroso un indice al mento: «Ma ora che ci penso dovrei avere un termometro rettale qui da qualche parte... Forse nell’ultimo cassetto del comodin-»

«O-Ok, scusa, mi dispiace! Vai pure e non preoccuparti per me!», si allarmò Tokitatsu, facendosi per un istante pallido in volto.

Ma Hirato era già uscito.


 

***


 

Rientrò in camera quanto prima possibile, spalancando silenziosamente la porta. Il vedere Tokitatsu serenamente addormentato nel suo letto come un bambino gli strappò un sorriso. Era una scena degna di essere immortalata. Fece scorrere lesto la mano nella tasca dei pantaloni e ne sfilò il cellulare per scattargli una foto. Tuttavia, il bip della fotocamera lo risvegliò lasciandolo frastornato.

«C-Cosa...»

«Ho il termometro», lo interruppe rapidamente Hirato prima che potesse rendersi conto del suo misfatto e, così dicendo, gli si avvicinò a carponi nel letto porgendoglielo, «Quindi non perdere altro tempo e misurati la febbre, o prendo davvero l’altro termometro».

Il fratello non esitò allora a farlo scivolare sotto l’ascella e, con la testa pesante quanto un macigno ed il corpo che implorava riposo e ristoro, si lasciò andare all’indietro sul cuscino. Si assopì ancora una volta, gli pareva di sentire Hirato parlare ma non riusciva veramente a cogliere quello che diceva.

Aprì leggermente gli occhi, quanto bastò per posare lo sguardo sul cielo stellato che si intravedeva dalla finestra ed ammirarne la magnificenza. Al contempo, rimaneva affascinato anche delle nubi, che sembravano venire tagliate in due dalle ali della Seconda Nave.

Non si curò di altro.

La luce si spense ed Hirato lo raggiunse sotto le coperte abbracciandolo affettuosamente.



 

Suo fratello era davvero il migliore.

   
 
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