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Autore: SARAeGAIA    12/09/2013    1 recensioni
-E questo cos’è?- domando,prendendo in mano un vecchio libricino nero pieno di toppe e ingiallito dal tempo.
-Da qua!- prende il libro dalle mie mani e lo sfoglia,apre la prima pagina e inizia a leggere,a metà foglio smette,alza su di me uno sguardo traumatizzato,e ritorna a posare gli occhi sul foglio.
-Cos’è?- chiedo curiosa.
-Chiamo il lavoro,mi do malata- dice,alzandosi e scendendo le scale.
-Ehi! Cosa ti sei fumata?- le chiedo,riprendendo il libro in mano.
lo apro,al centro a chiare lettere c’è scritto “Diario,proprietarie Sara e Gaia”
Diario.
Diario.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Se la distanza uccide noi siamo immortali 

Prologo
 

Sono sdraiata su un prato insieme a Sara,mia sorella,beh,non proprio sorella,non abbiamo legami di sangue,ma è come se lo fossimo,da dieci anni a questa parte il nostro legame si è rafforzato sempre di più,fino a che neanche la morte potrebbe separarci.
Mi guardo intorno,cercando un qualunque punto di riferimento,cercando di ricordare questo luogo,ma nulla.
In realtà non mi importa,c’è lei qui accanto a me,e qualunque posto va bene.
Parliamo,ridiamo,scherziamo come facciamo sempre,non mi preoccupo delle nuvole che si addensano nel cielo sopra di noi,del vento che ci fa alzare i capelli,mandandoceli davanti agli occhi,spero fino all’ultimo che niente riesca a distruggere il paradiso in cui ci troviamo.
Speranze vane.
Le prime gocce di pioggia le sento sul naso,tra i capelli,sulle mani,e in pochi secondi  su tutto il corpo,sembrano penetrare nei vestiti.
Scambio uno sguardo paralizzato con Sara,anche lei è tutta bagnata.
Alzo lo sguardo,il sole è ormai nascosto,cieco alle nostre preoccupazioni,le nuvole formano un manto nero nel cielo,come se fosse una distesa di petrolio,mi guardo intorno,cercando un posto dove nascondermi,ma intorno a me c’è solo erba,secca,morta.
-Sara,come facciamo?- chiedo,l’acqua negli occhi.
Ma ora sono sola.



La sveglia mi riscuote dal sogno,un rumore assordante nel silenzio della casa.
-Gaia! Spegni quel dannato coso!- urla Sara
-Non rompere! Devo andare all’università! – dico io
-Ieri era l’ultimo giorno d’esami,me l’hai ripetuto tutto il pomeriggio,non rompere tu!-
Oh,giusto,ha ragione.
Allungo la mano e spengo la radiosveglia,mi giro dall’altra parte ripensando al sogno.
Il sogno…
Ormai il ricordo è lontano dentro di me,e si sta velocemente disfacendo,come la stoffa di un vestito che ha preso fuoco.
Ricordo solo un prato,e la paura.
La paura pervade ancora il mio corpo.
Mi rigiro tra le coperte,cercando di riprendere sonno,ma nulla,il mio corpo non vuole saperne di dormire.
-Sara?-  chiamo
-SA?- Nulla.
Probabilmente si è riaddormentata.
Tanto vale alzarsi.
Mentre mi infilo la prima  maglia che trovo  lancio uno sguardo alla sveglia.
Le 7.00
Ho un’ora prima che Sara si alzi per andare al lavoro.
Esco dalla mia stanza e scendo le scale che mi portano nel salone con il televisore preso da casa mia,una delle poche cose che Giancarlo,il compagno di mamma,mi ha permesso di portare via.
Il televisore al plasma riflette la mia immagine,capelli lunghi e mossi,la maglietta con su scritto “so meglio io” stropicciata,un  paio di boxer verdi,sorrido,e la mia immagine fa lo stesso.
Chissà se inventeranno mai uno specchio parlante.
Ma che cazzo pensi? E a cosa servirebbe poi scusa?
Scrollo le spalle e raggiungo la cucina in legno a penisola,apro i vari scomparti e prendo i cereali,la nutella e le fette biscottate.
Mi preparo al volo una tazza di latte freddo e mi siedo sulla penisola  a mangiare.
Cinque minuti dopo sento Sara scendere le scale,e me la ritrovo due secondi dopo davanti,i capelli neri ricci che vanno in tutte le direzioni,gli occhi fiammeggianti,le labbra ridotte ad una linea sottile,le mani sui fianchi.
-Ti odio- mi dice
-E mo che ho fatto?-
-La tua maledetta sveglia- trattengo una risata mentre si prepara la colazione e  siede accanto a me.
Mangiamo in silenzio,ognuna intenta a fissare il muro,immersa nei propri pensieri.
Improvvisamente mi fermo con il cucchiaio a mezz’aria e dico –Ma io ho bisogno di un nuovo libro!-
Lei mi guarda sorpresa prima di dire –Abbiamo la libreria su,dietro quella della stanza degli ospiti-
Scuoto la testa –No,voglio prendere uno di quelli vecchi,hai presente lo scatolone su in mansarda?- annuisce –Li abbiamo dei libri di dieci anni fa,quando avevamo quindici anni-
-Mica solo quelli! Abbiamo messo lì anche quelli dei sedici e diciassette,insieme a altra roba oscura- dice
-Dai! Andiamo a vedere!-
-Ma io devo andare al lavoro! Se tu sei una sfaticata e i soldi per l’affitto tocca che li guadagno io,non ci posso mica fare nulla – Gli lancio uno sguardo esasperato,mentre lei si lascia sfuggire un sorriso.
-Dai andiamo.- Dice,scendendo dalla sedia –Ho ancora un po’ di tempo,immergiamoci nei ricordi-
Saliamo la piccola scala a chiocciola che porta nella mansarda,una stanza in legno piena di polvere e di vecchie cianfrusaglie che io non ho mai voluto buttare.
“Si vede proprio che sei una vergine” mi dice lei ogni volta che porto qualcosa qui.
Cerchiamo insieme lo scatolone con la scritta “Ricordi” fra quella marea di oggetti inutili.
-Forse potremmo portali da Tiger- dico
-Come se riusciresti a vivere sapendo che la mansarda è vuota-
Giusto.
-Eccola!- urla lei,mentre mi indica una vecchia scatola coperta di polvere,tutta emancipata,con dei buchi agli angoli.
Sorrido mentre insieme la trasportiamo fino al centro della stanza,dove ci sono due vecchie poltrone.
La apro e vedo in prima fila le foto mie e di mia sorella del 2011
-Guarda! Queste l’avevo appese nella mia cameretta!- dico
-Guarda queste sotto- dice Sara,prendendo una decina di foto in mano –Queste sono nostre!-
Le sfogliamo insieme,ridendo delle nostre pose da adolescenti
Guardo sotto e vedo la bacchetta di Neville.
-Diodiodio! Non ricordavo che fosse ancora qui!-
-No ti prego,bruciala,distruggila,toglila dalla mia vista-
-ringrazia il cielo che non posso lanciare incantesimi- rispondo,fulminandola con lo sguardo.
Mentre lei continua a curiosare,apro la scatola lunga quasi quanto il mio braccio,coperta di una leggera polvere biancastra,dentro si trova ancora la bacchetta magica di Neville Paciock,compratami da mio padre quando avevo tredici anni.
-Che ricordi- sussurro
-Peccato che non sono riuscita ancora a convertirti- sussurra di rimando lei
Ci guardiamo e scoppiamo entrambe a ridere.
-Guarda qui!- dice lei,tirando fuori un vecchio cd di Demi Lovato
-Oh! Questo me lo ricordo!- dico io, e insieme ci mettiamo a canticchiare il ritornello di MADE IN USA una delle canzoni presenti nell’album.
Continuiamo a scavare nei ricordi, fotografie,vecchi giochi o libri scolastici,i nostri cellulari rotti,vecchi poster,le maglie che ormai non ci entrano più…
-E questo cos’è?- domando,prendendo in mano un vecchio libricino  nero pieno di toppe e ingiallito dal tempo.
-Da qua!- prende il libro dalle mie mani e lo sfoglia,apre la prima pagina e inizia a leggere,a metà foglio smette,alza su di me uno sguardo traumatizzato,e ritorna a posare gli occhi sul foglio.
-Cos’è?- chiedo curiosa.
-Chiamo il lavoro,mi do malata- dice,alzandosi e scendendo le scale.
-Ehi! Cosa ti sei fumata?- le chiedo,riprendendo il libro in mano.
lo apro,al centro a chiare lettere c’è scritto “Diario,proprietarie Sara e Gaia”
Diario.
Diario.
Il nostro diario dell’adolescenza,mi ero perfettamente scordato di averlo.
Apro la prima pagina,il giorno della conoscenza.
Il giorno della conoscenza? Probabilmente il giorno in cui ci siamo conosciute,sorrido,non ricordandolo.
Forse dovremmo leggerlo insieme,rivivere la nostra vita.
Scendo di corsa le scale fino al salone,dove faccio in tempo a vedere Sara chiudere il telefono.
-L’hanno bevuta?-
-Dubiti forse delle mie doti di attrice?-
-Mai-
Ci sorridiamo a vicenda,poi alzo la mano con il Diario e dico –Vogliamo leggerlo?-
-Si-
-Sicura?-
-Ti ho detto di si!-
-Bene- mi siedo sul divano accanto a lei,e apro la mente ai ricordi.


 





 

  
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