Un... motore? Sė, č il rumore di un motore! L'aria si fece calda. L'asfalto sotto i miei piedi cominciō a tremare. Il mio sguardo ricadde istintivamente su George. Era ancora lė, non si era mosso di un millimetro. Adesso si sposta, pensai, DEVE spostarsi. 
Mi voltai. Vidi una figura avvicinarsi. Una figura grossa, scura. Un autobus, forse. Stava venendo verso di noi. Verso di Lui, perchč io mi ero allontanata. George, perchč non ti sposti? La figura si faceva sempre pių nitida. Si avvicinava. Si avvicinava sempre di pių. "George!". Gridai il suo nome. Gridai. Gridai con tutto il fiato che avevo. Non servė. Lui mi guardava, non ha smesso di guardarmi per un secondo, come se volesse accertarsi che fossi lė. Che rimanessi lė, sul ciglio della strada, come Lui ne rimaneva in mezzo. Vidi l'autobus a pochi metri da lui. Notai una scritta. E' un autobus, ha una scritta, deve averla per forza, č il nome del luogo di destinazione. Lessi. C'era scritto "Paradiso". E' uno scherzo, George?! Poi vidi solo l'autobus, l'autobus che passava. George era sparito. 
Lo avevo abbracciato per l'ultima volta. Lo avevo guardato negli occhi per l'ultima volta. Avevo sentito la sua voce per l'ultima volta. Me ne resi conto.
All'improvviso divenne tutto nero. Non era mia intenzione chiudere gli occhi, eppure erano chiusi. 
Sentii la voce di Alex. Alex era lė. George no. 
Aprii gli occhi. Mio marito mi parlava, ma io non lo sentivo. Non lo ascoltavo. 
Mi appoggiai una mano sul petto. George O'Malley č il mio eroe.