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Autore: Mon    12/09/2013    3 recensioni
[Seguito di Some Nights]
La ragazza rimase a fissare quella foto con gli occhi che le si velavano di lacrime; si chiese cosa fosse successo per far si che una storia d’amore bella, anche se un po’ complicata, si fosse ridotta come un palazzo a cui erano state minate le fondamenta. Bisognava intervenire al più presto per evitare il definitivo crollo, ma Laura non sapeva da dove cominciare e Nate non stava facendo niente per provare a salvare quel disastro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nate Ruess, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Laura era seduta alla sua scrivania; era quasi l’ora di staccare e lei stava finendo di battere a computer le ultime righe di un articolo che avrebbe dovuto consegnare al capo, quando il telefono sul suo tavolo squillò. La ragazza, concentrata, continuò a fissare lo schermo del suo pc, prendendo in mano la cornetta; rispose: il suo capo la stava cercando. Aggrottò la fronte, si sistemò la maglietta e si diresse verso l’ufficio. 
Arrivò davanti alla porta di vetro e bussò; dall’interno riconobbe la voce del capo che le diceva di entrare. Laura si affacciò alla porta e, sorridendo, disse: «Posso?»
«Certo Laura, ti stavo cercando. Vieni pure.»
La ragazza entrò nell’ufficio, richiudendosi la porta alle spalle; si avvicinò alla scrivania e rimase in piedi, di fronte al capo che stava scrivendo qualcosa a computer. Rimase in attesa, fino a che lui non girò la testa verso di lei, sorridendole.
«Laura cara, ho bisogno del tuo aiuto...» disse, congiungendo le mani e appoggiandovi il mento sopra. 
«Dimmi tutto...» rispose la ragazza. Nonostante fosse il suo capo, lui le aveva chiesto esplicitamente di darle del tu; per lei era stata dura i primi tempi, poi ci aveva fatto l’abitudine.
«Ti è arrivata, vero, la comunicazione di tutte le categorie e i candidati alla vittoria dei Grammy Awards?»
«Si, l’ho letta ieri, quando sono tornata al lavoro dopo le ferie...»
«Perfetto! Intanto complimenti a tuo marito, ad Andrew e a Jack, tre nomination!»
Laura annuì, sforzandosi di sorridere. «Grazie...» disse, poi, semplicemente.
«Senti, ho bisogno che sia tu ad andare a fare le interviste nel dietro le quinte il giorno della premiazione...»
Laura spalancò gli occhi. «Io? Perché? Non puoi mandarci qualcun altro?»
«Tu saresti quella più indicata. Sei la moglie di un cantante, hai più conoscenze, puoi fare un sacco di interviste e arrivare dove altri non potrebbero...»
«Sono lusingata di quello che mi stai chiedendo, ma non posso. Se facessi quel lavoro, non potrei stare con Nate e almeno quel giorno, volevo esserci...»
«Ma non è vero, ci saresti comunque...» protestò il capo.
«Non nel modo in cui vorrei. Non posso, davvero...»
Il capo aggrottò la fronte. «Mi dispiace che tu dica di no.»
«Anche a me dispiace un sacco, ma io sto cercando di salvare il mio matrimonio e se dico con Nate che anche quella sera dovrò lavorare, è la volta buona che mi presenta le carte del divorzio!»
Il capo rimase in silenzio, guardando, incredulo, Laura. «Divorzio?» chiese.
«Si. Non stiamo attraversando un bel momento. Lui mi accusa di non essere mai in casa, di lavorare troppo. Mi ha chiesto di avere un bambino e gli ho risposto di no perché sono troppo impegnata. Vorrei che tu ti rendessi conto che, se non ci sono io, alcune cose non riesci a gestirle. Io, però, adesso non posso più permettermelo. Devo cominciare ad occuparmi della mia vita, quella che con il lavoro non c’entra. Ho deciso di farlo questo bambino, quindi tra qualche mese dovrete fare a meno di me, almeno per un po’...»
Il capo era rimasto in silenzio, aveva ascoltato Laura attentamente. «Non pensavo che le cose stessero così Laura. Hai ragione, è anche colpa mia, conto troppo su di te. Però è giusto che tu ti occupi anche della tua vita. Se vuoi fare questo bambino, fallo, il posto qui per te ci sarà sempre.»
Laura sorrise. «Dici sul serio?»
«Non possiamo fare a meno di te!»
«Grazie. Con questo non vuol dire che smetto di lavorare. Continuo, ma non andrò, almeno per un po’, in giro per concerti. Gli articoli li posso sempre scrivere anche seduta dietro ad una scrivania, con il pancione. Solo quelli però. Per un po’ non voglio più prendere un aereo che mi porti lontano da Nate. Adesso scusami, ma devo andare a dire tutte queste cose a mio marito, prima che decida di fare le valigie definitivamente e lasciare sul tavolo di casa solo i documenti del divorzio.»

***

Laura era uscita dal lavoro intorno alle 5, si era messa in macchina immediatamente ed era partita con una sola destinazione: l’Arizona. 
Nate era dai suoi genitori da ormai tre settimane; non si vedevano e non si parlavano da quando lui aveva richiuso la porta di casa, lasciando Laura in lacrime nel corridoio. Doveva risolvere quella situazione e doveva farlo al più presto, prima che fosse troppo tardi. Ammesso che non lo fosse già. 
Guidò per quasi tre ore, senza mai fermarsi e quando arrivò davanti alla casa dei genitori di Nate fermò la macchina, respirò profondamente e scese. Non era nemmeno passata da casa, era ancora vestita come al lavoro, il che significava giacca leggera ed elegante, gonna e decoltè con tacco alto. I capelli erano un po’ arruffati, ma non le importò; era normale dopo un viaggio di quasi tre ore. 
Era buio, ma il vialetto della casa dei genitori di Nate era illuminato da quattro piccoli lampioni, in più, sulla veranda era appeso un lampadario che illuminava la porta. Laura salì le due scale di legno che portavano davanti all’ingresso, respirò profondamente e suonò il campanello. Attese un po’, attimi che a lei sembrarono un’eternità, poi finalmente la porta si aprì. Laura si trovò davanti una Bess incredula.
«Buonasera signora...» disse Laura, timidamente. Non sapeva come avrebbe reagito la madre di Nate nel vederla, quindi cercò di andare cauta. Bess uscì, socchiudendo la porta e poi l’abbracciò. 
«Laura, meno male che sei qui!» disse. La ragazza non si aspettava quella reazione, rimase qualche secondo interdetta, poi ricambiò l’abbraccio che Bess le stava regalando. Era una donna meravigliosa, lo aveva sempre pensato.
Quando le due si allontanarono, la suocera guardò Laura negli occhi e disse: «Cosa sta succedendo tra te e Nate?»
La ragazza abbassò lo sguardo e cominciò a tormentarsi un dito. «È solo colpa mia. Spero non sia troppo tardi per rimediare. Posso parlare con Nate?»
«Te lo vado a chiamare...»




Salve! 
Eccomi qui. Sono tornata con il nuovo capitolo. Il penultimo. Il prossimo sarà l'ultimo, poi ci sarà l'epilogo e poi sarà arrivato il momento di salutare questi personaggi che mi (anzi ci) hanno fatto compagnia per qualche mesetto. Io non so davvero come ringraziarvi, l'affetto che mi avete dimostrato è sempre stato tanto, i complimenti che mi avete lasciato ogni volta mi hanno scaldato il cuore di gioia. Leggere le vostre recensioni è sempre stato un piacere. 
Grazie, grazie, grazie davvero. Comunque non è ancora il momento dei saluti, ancora un capitolo e l'epilogo. C'è tempo. 
Scappo, altrimenti mi salgono i lacrimoni. 
Al prossimo capitolo.
Bacioni a tutte.
Mon. 

  
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