Era un giorno d’estate. Un giorno normale.
Un giorno come tutti gli altri. Tranne per un piccolo dettaglio che trasformò quella bella giornata d’estate,in una bellissima giornata di merda.
«Ehi beki,siediti un secondo. Devo parlarti» furono le parole di mia madre.
No,beki non è il mio cane. Beki sono io. In realtà Bianca. Ma tutti mi chiamano Beki già da un po’. Ho sedici anni e vivo in un piccolo paesino di Palermo. Un paesino dove tutti sputtanano tutti .
«Come ben sai,papà è dovuto partire per lavoro» mio padre è direttore di diversi hotel. Quindi spesso cambia città . tornando a mia madre….
«E noi siamo rimasti qui. Papà adesso è in Texas. Ma fra un mese sarà in Florida. E rimarrà lì per molto tempo. Forse per sempre…» fermai mia madre e intervenni dicendo:
«Quindi? Magari vuoi vivere lì?NO».
Mia madre sospirò e guardò in basso.
Lì capii tutto.
«NO. NO. NO!. Dio. Non puoi farmi questo! Ok,l’America è sempre stata il mio sogno. Ma non ora. Ho delle amiche qui. non voglio restare sola.»
«Ma tesoro,lì te ne farai altre. È per il bene di tutti. Papà è distante e noi dobbiamo restare vicino lui. Partiamo fra cinque settimane.»
Me ne andai nella mia stanza sbattendo la porta.
Accesi lo stereo a tutto volume,
mi buttai nel letto e scoppiai in lacrime.
Lì la mia vita cambiò del tutto.
La seconda cosa che feci, dopo aver pianto, fu dirlo alle mie amiche.
Rosmeri,Sophie e Buz,la mia migliore amica.
Il suo vero nome era Cece. Ma tutti la chiamavano Buz.
Loro pensarono che fosse una buona notizia.
«Andiamo. È pur sempre l’America,no?».
Ma io non potevo stare senza loro. E in più ,le settimane passavano e io stavo sempre più male. Ero appena uscita da un momento critico della mia vita. La solitudine. Non volevo più stare sola. Era qualcosa di brutto. Come un buco nero sempre più profondo e… nero.
Mancava una settimana e avevo tutto pronto.
La sera prima che io partissi, vennero le mie amiche e «Sorpresa!» esclamò la Buz.
«Adesso chiamiamo il fattorino figo della pizza,mangiamo e poi dormiamo tutte qui. Ci mancherai tantissimo. Noi resteremo sempre in contatto però . Facetime,skype,facebook,twitter,messaggi,chiamate,TUTTO.»
E così facemmo.
Arrivò settembre e io andai a scuola. Dissi a tutti che andavo via. C’era chi era triste,chi felice,chi se ne fregava . Alcuni mi diedero un pensierino o una lettera. Per ricordarli. Io partì. L’aereo mi faceva paura. Arrivò un forte mal di pancia. Segno di ansia. Salì nell’aereo. Misi due cuffie nell’orecchie e addio mondo. Con me portai un diario. Avevo intensione di iniziare a scrivere qualcosa sulla mia vita. Volevo cambiare vita. Non sarei stata più
« ‘Bianca Montoia’;la ragazza di un piccolo paesino sperduto nel mondo. »
Ma sarei stata « ‘Bianca Montoia’;la ragazza della Florida. »
Allora iniziai a scrivere.
«Caro diario, ho sempre pensato che fosse stupido scriverti.
Sai,è come parlare da soli.
Non ha molto senso.
Ma in questo momento,sono sola.
Trovo un po’ strano parlare con il finestrino dell’aereo in cui mi trovo adesso.
Quindi scrivo a te.
La mia vita?un vero disastro.
Ah no,mi correggo.
Sono io il vero disastro. »