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Autore: MagicRat    13/09/2013    1 recensioni
“Quindi siamo stati scaricati tutti e due”
“A quanto pare”
“Siamo soli”
“Siamo soli”
La storia è ambientata nel 2009, dopo un ipotetico divorzio tra Bruce e Patti.
E' la mia prima fanfiction, spero di non aver fatto troppo schifo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bruce si risvegliò che era ormai pomeriggio.
Le tempie gli pulsavano e gli facevano male. Lentamente, si alzò dal letto e andò in bagno. Cercò nei cassetti fino a quando non trovò una confezione di pillole contro il mal di testa, se ne mise due in bocca e le buttò giù con un sorso di acqua del rubinetto. Rimase a guardare la sua immagine riflessa nello specchio, con le mani appoggiate al lavandino e l’immagine che vide non riuscì a migliorare molto il suo stato d’animo.
Si tolse i vestiti e si infilò sotto il getto freddo della doccia, dove rimase fino a quando il pulsare delle tempie non diminuì. Cercava di non pensare troppo a ciò che aveva detto a Zoe quella mattina, perché se ne vergognava profondamente. Lei non aveva avuto nessun ruolo in quello che era successo Bruce e Patti e lui l’aveva coinvolta, riversandole addosso una colpa che non era sua.
Quando si fu asciugato e rivestito, aprì le finestre della sua camera per far cambiare l’aria, buttò via la bottiglia del whiskey rovesciando il restante del contenuto nel lavandino e uscì.
Camminò fino a casa di Zoe, sperando che la ragazza non fosse andata via. Come d’abitudine, non entrò dall’ingresso principale, ma da quello sul retro. Si avvicinò alla casa e dalla grande finestra vide Zoe seduta sul tappeto, in soggiorno.
Bruce bussò delicatamente sul vetro, la ragazza si voltò verso di lui e lo fissò per alcuni istanti. Poi gli fece solo il segno di entrare, così Bruce aprì la porta ad entrò in casa.
Andò a sedersi sul tappeto, mantenendo una certa distanza da Zoe.
“Ciao”
“Ciao”
Lei stava giocando con la Play Station: nel gioco il suo personaggio brandiva una sega elettrica con cui squartava e smembrava un esercito di zombie.
Non gli aveva rivolto neanche uno sguardo.
Bruce si schiarì più volte la voce, ma Zoe sembrava determinata ad ignorarlo. Improvvisamente, tutto il discorse che aveva preparato gli sembrò ridicolo e banale, così decise di essere sincero, di dirle ciò che provava in quel momento.
“Zoe, questa mattina…”
“Eri ubriaco” lo interrupe la ragazza con tono piatto. Schiacciò una serie di tasti e decapitò uno zombie, che si accasciò sul suolo agonizzante.
“Si, ecco. Ero ubriaco. E ti ho tirato in mezzo a questa cosa anche se non centri niente e… e quindi…” faceva fatica a concentrarsi su quello che doveva dire, perché mentre parlava Zoe continuava ad amputare gli arti dello zombie, riducendolo ad un ammasso sanguinolento ed informe.
“Zoe?”
“Si”
“Non hai motoseghe in casa, vero?”
La ragazza mise il gioco in pausa “No, perché?”
“Inizio ad avere paura di farti arrabbiare” Bruce indicò lo schermo della tv.
Finalmente, Zoe lo guardò con un sorriso “Tranquillo. Non userei mai una motosega in questo modo”
“Meno male”
Il sorriso scomparve dal volto della ragazza “Troppi schizzi di sangue”
“Già. Sai che casino pulire, dopo” mormorò Bruce mentre Zoe riprendeva la partita.
Si schiarì nuovamente la voce, determinato a dire quello che doveva dire, una volta per tutte.
“Insomma, sono venuto qui per scusarmi. Anche se delle semplici scuse non sono sufficienti, lo so”
Zoe spense la Play Station e gettò il joystick sul divano. Sembrava improvvisamente stanca.
“Senti, non importa, non…”
“No, è una cosa seria, invece”
“Bruce” lo interruppe la ragazza “Ti ricordi quando hai detto che fai un sacco di cose stupide da ubriaco?”
“Certo”
“Ecco. L’altra giorno, quando tu eri andato da Patti, sono uscita con alcune amiche. Abbiamo bevuto un po’ e… e poi ho incontrato Andy e…”
 “E?”Bruce la incoraggiò a continuare, sollevando un sopracciglio.
“Abbiamo fatto sesso” Zoe lo disse con un profondo sospiro, come se le costasse fatica ammetterlo.
 Lui la fissò restando zitto, sempre con il sopracciglio alzato. Poi, poco a poco le sue labbra si incurvarono in un sorriso che presto si trasformò in una risata.
“Non è divertente!” protestò la ragazza. Fece per alzarsi, ma Bruce la fermò e la attirò a sé e lei si ritrovò seduta al suo fianco, le loro braccia che si sfioravano.
Bruce aveva smesso di ridere, si limitava a guardarla molto attentamente. Adesso qualsiasi traccia di rabbia era scomparsa dai suoi occhi scuri. Erano di nuovo i suoi e Zoe rimase stupita da quanto sembravano profondi. E tristi.
Anche i suoi dovevano esserlo, perché Bruce cercò di subito rassicurarla.
“Ehi” le tolse una ciocca di capelli dalla fronte “Scusami. So che adesso ti sembra una cosa stupida. E grave, anche. Ma non è così, credimi. Fidati dell’esperto” Bruce fece un debole sorriso.
Zoe cercò di sorridere a sua volta, però sentì ugualmente una lacrima scenderle lungo la guancia.
“Vorrei comunque tornare indietro per non fare quello che ho fatto”
“E io vorrei tornare indietro e non fare soffrire Patti” asciugò la lacrima di Zoe con il pollice “Però non posso. Non possiamo farlo”
Le mise una mano sulla nuca e la attirò a sé per baciarle la fronte. Zoe cercò inutilmente di trattenere altre lacrime.
“Non piangere…” mormorò Bruce continuando ad accarezzarle la guancia.
La ragazza capì che con lui poteva sfogarsi. A lui poteva dire che si sentiva uno schifo, che aveva sbagliato. Stava per dirlo. Però quando parlò disse soltanto “È sbagliato”
Bruce piegò leggermente la testa di lato “Cosa è sbagliato?”chiese dopo averle dato un piccolo bacio vicino alla bocca.
“Questo”
“Intendi quello che c’è tra noi?”
“Anche…”
Bruce si allontanò dal viso della ragazza “Se non vuoi stare con me devi solo dirlo”
“Ma io voglio stare con te! Però… però forse se non ci fossi stata le cose tra te e Patti si sarebbero risolte” Zoe abbassò lo sguardo e tirò debolmente su con il naso.
Per un attimo, Bruce restò in silenzio. “È per questo che stai piangendo, vero? Per quello che ti ho detto questa mattina” disse poi.
Zoe scrollò le spalle e non disse niente. Lui le prese il mento fra le dita facendole sollevare lo sguardo.
“Zoe, se tu non ci fossi stata le cose tra me e Patti non sarebbero minimamente cambiate. Quello… tutte le cose che ti ho detto, se puoi, non ci pensare, per favore. Non dovevo dirle”
Smise di parlare e si accorse che Zoe non lo stava guardando, così le prese il volto tra le mani e la fissò negli occhi verdi “Tu non hai nessuna colpa, hai capito? Sono io ad essere un idiota. E se tu non ci fossi stata, adesso sarei da solo ad ubriacarmi e basta” fece un sorriso amaro “Che, in effetti, è quello che mi meriterei”
“No” Zoe si asciugò gli occhi con il dorso della mano “Altrimenti andresti in giro a rubare i numeri di cellulare a tutti”
“Anche questa è una possibilità”
Si fermarono ancora per qualche minuto seduti sul tappeto, la testa della ragazza appoggiata nello spazio tra la spalla e il collo di Bruce. Poi, senza dire niente, in base ad un tacito accordo si alzarono e camminarono fino alla camera di Zoe. Chiusero la porta, escludendo il resto del mondo e tutto quello per cui avevano sofferto fuori dalla stanza.
C’erano solo loro due lì dentro.
Stavano il più vicino possibile, come se avessero il disperato bisogno di aggrapparsi l’uno all’altra.
Si tolsero i vestiti e sedettero sul letto, accarezzandosi e graffiandosi, baciandosi e ansimando.
Quando fu tutto finito, con i corpi ancora tremanti dal piacere, Bruce avvolse il piccolo corpo di Zoe con le sue braccia e la tenne vicina a sé, assaporando l’odore della sua pelle.
Restarono così, solo loro due abbracciati sul letto.
  
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