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Autore: Lelahel    13/09/2013    6 recensioni
Chicago, 1923
"La Leonessa"
È con questo nome che la giovanissima cantante April Ford è conosciuta nella città di Chicago.
"L'Ibrido"
È con questo nome che è conosciuto il temuto e potente vampiro Niklaus.
Due persone completamente diverse, nella loro natura e nella loro personalità, ma le cui vite saranno destinate a incrociarsi proprio in una notte di fine estate, nella città di Chicago.
Il fuoco e il ghiaccio davvero non hanno nulla in comune?
[Dalla storia]
"Possibile che dove la notte è più buia ci sia tu?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine, Pierce, Klaus, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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http://www.youtube.com/watch?v=xJrEvz6nbv8

*Cover di “Let Her Go” dei Passenger.

-Capitolo 10: Hoping one day you'll make a dream last, but dreams come slow and they go fast-

Only hate the road when you're missing home.

Only miss the sun when it starts to snow.

Only know you love her when you let her go.

(Let her go by Within Temptation)


Nei suoi mille anni di esistenza, Klaus aveva vissuto quel tipo di sguardo senza alcuna vergogna.

Anzi, la paura che sprizzava dagli occhi degli umani quando si trovavano di fronte alla sua vera natura, spesso, lo divertiva, facendolo sentire più superiore di quanto già non fosse.

Ma in quel caso c'era qualcosa di differente.

Klaus odiava vedere il terrore dipinto sul volto di April.

Detestava vederlo riversarsi su di lei attraverso quelle lacrime calde.

Odiava che lei lo guardasse come una sorta di orribile mostro.

Nel corso degli anni aveva anche imparato ad accettare quella considerazione che tutti avevano di lui, e degli altri della sua specie. L'aveva accettato ed era riuscito a conviverci con forza e disinteresse. Ma in quel momento tutto era intollerabile, tanto che Klaus sentì riemerge quella folle, pallida debolezza che aveva posseduto quando era umano.

April aveva paura e lo vedeva come se fosse un mostro.

E la sua debolezza aveva ripreso vita e vigore.

Oh oh...” Stefan teneva ancora gelosamente il polso di Christopher, mentre i suoi occhi erano fissi su April. L'umano era ormai sul punto di svenire, per il peso psicologico a cui era stato sottoposto nel corso di quel gioco sadico, e per via del quantitativo di sangue che aveva perso, sempre nel durante.

April scappò via, prima che Klaus potesse anche solo pronunciare il suo nome.

Nik, inseguila. Potrebbe smascherarci!” Rebekah guardò preoccupata la figura immobile e pietrificata di suo fratello, che venne quindi incentivato ad andare dalla ragazza.

Quella aveva preso a correre tra la folla, singhiozzando delusa e spaventata senza che nessuno potesse udirla o scorgerla. La musica alta soffocava ogni cosa, l'euforia generale data dal divertimento e dall'alcool rendeva tutti quanti ciechi e sordi nei confronti del panico della ragazza. E April correva come una furia, finendo di tanto in tanto contro la schiena di uno e sopra i piedi di un altro.

Klaus non ci mise molto a raggiungerla e, nei pochi secondi che gli ci vollero per farlo, decise che non c'era soluzione migliore che quella di cancellare i ricordi di April a riguardo.

Era la cosa più ovvia da fare ma non poté fare a meno di sentirsi in colpa. Perché lui non voleva ricorrere ai suoi poteri per sopprimere la paura della ragazza, ma non sopportava l'idea che lei lo temesse, che lo considerasse un terribile incubo notturno da cui scappare nel cuore della notte.

Decise di fermarla solo una volta che lei fu fuori dal locale e si fu fermata in prossimità del marciapiede per riprendere aria. Non si era accorta che lui era a pochi metri dalle sue spalle; Klaus la vide portarsi le mani tra i capelli e singhiozzare con maggior impeto, accompagnando il proprio dolore a una lunga serie di colpi di tosse che le scossero violentemente la gabbia toracica.

Viste le sue condizioni fisiche, sarebbe potuta persino morire per uno spavento simile.

Klaus venne scosso da un brivido.

April...” chiamò il suo nome con un calmo sussurro che si adagiò delicatamente nella fredda e tagliente aria di quella notte.

Eppure April sussultò come se lui avesse gridato.

Lo guardò come aveva fatto poco prima, come se si trovasse di fronte a un terribile mostro, e prese a tremare più forte. Era tentata dal correre il più lontano possibile, ma le sue gambe erano come incollate al marciapiede.

Vattene via. Lasciami in pace.” lo implorò, come se fosse sua prigioniera.

Lascia almeno che ti spieghi.” Klaus mantenne l'autocontrollo necessario per non ostentare né rabbia e nemmeno pietà verso i sentimenti e le condizioni di April. Non riusciva a guardare i suoi grandi occhi scuri senza provare un moto di indefinite emozioni. Per spegnere tutto, sarebbe bastato prenderle il viso tra le mani, guardarla in quelle splendide e sincere pozze scure, e cancellare ogni cosa di quella notte.

E non avrebbe più temuto di perderla.

Non voglio...” April mosse dei passi all'indietro, cadendo quasi dal marciapiede. Non perse mai il contatto visivo con lui, per timore che potesse saltarle alla gola da un momento all'altro. “Che tu mi fornisca alcuna spiegazione. Sei un mostro, un vampiro!”

April metabolizzò solo in quel momento la parola che aveva appena abbandonato le sue labbra. Si passò le mani tra i capelli ancora una volta-l'acconciatura ormai completamente sfatta e rovinata, insieme al trucco-e abbassò gli occhi.

Un vampiro...” ripeté.

Sì, è quello che sono.”

Hai ucciso tu Violet...e tutte quelle persone. Siete stati voi.” Le parole di April divennero audaci, cariche di rabbia e di rancore. Ostentava una sicurezza datale dal fatto che non aveva più nulla da perdere-amicizia, famiglia, amore-perché quella sera aveva perso l'unica cosa a cui si era aggrappata per tutto quel tempo e per cui aveva ripreso a vivere.

Klaus avrebbe tanto voluto liberarsi il prima possibile del peso che lei gli aveva messo sulle spalle, cancellando ogni ricordo. E forse avrebbe fatto meglio a cancellare quelli non solo di quella sera ma di tutta la loro relazione. Lui non doveva sopportare il carico di nessuna gioia, ma solo di rancore e sofferenza. Però non voleva rinunciare a quel peso, perché lei ormai lo aveva riposto completamente su di lui e lui lo aveva accettato di buon grado. Aveva accettato l'umanità che lei gli aveva offerto e ormai non voleva più perderla.

Non ho ucciso io la tua amica.” rispose sincero, muovendosi verso di lei. “E quello che hai visto compiere stasera...è stato solo per proteggere te.”

April perseverava nel guardarlo con odio, arretrando lentamente alla sua figura. “Proteggere me?” ripeté lei, ridacchiò nervosamente e il movimento sul suo viso spinse delle tristi e solitarie lacrime a scenderle lungo la pelle. “A te non importa nulla di proteggere me.”

Tu non hai alcun diritto di dire cose del genere!” Klaus gridò furiosamente, il suo ringhiare impetuoso riecheggiò in quella strada buia e desolata di Chicago. Nessuno, eccetto April, poté assistere alla sua collera, poiché tutti troppo presi dai fasti notturni che stavano avendo luogo nel locale.

Klaus si rese conto di averla spaventata di più, ma non gli importò. La rabbia era padrona del suo corpo in quel momento, e nessun sentimento o pensiero razionale poté permettergli di controllarla. “Christopher ti ha minacciata. E io ho pensato di metterlo a tacere, a modo mio!”

Nel tuo modo orribile!” April gli ringhiò contro con altrettanta rabbia, in una maniera che Klaus non si aspettò. Nessuno aveva mai reagito a quella maniera in risposta alla sua ira, malgrado delle volte il vampiro avesse sperato di trovarsi di fronte a qualcuno con abbastanza midollo per farlo. Uccidere gli audaci era più divertente, i deboli li si calpestava con troppa facilità, come fossero vermi. Era fastidioso sapere che l'unica persona che lo avesse sfidato a quella maniera fosse anche la stessa che lui non avrebbe mai voluto uccidere.

Non sei così diverso da lui. Siete mostri, ma in maniera differente.” April si asciugò le lacrime con il dorso della mano, mantenendo il tono della voce fermo, in maniera ammirevole. “Solo che di te mi sono innamorata e di lui no. Ed è questo che fa più male.”

Klaus scosse la testa; la dichiarazione della ragazza accese di nuovo qualcosa in lui. “È questa la mia natura, April, e non puoi cambiarla. Ma accettarla, così come sei riuscita ad accettare me per tutto questo tempo.” cercò di dirle, calmandola prima di abbattere la sua rabbia, violando la sua memoria.

Io ho accettato una parte di te che forse nemmeno esiste.”

A quell'ennesima ostinazione, Klaus non riuscì a contenersi. Scattò rapidamente in direzione di April, spingendola contro il muro di mattoni alle sue spalle. Le tenne le mani sulle braccia, per impedirle di combatterlo e si spinse contro il suo corpo, facendo aderire perfettamente i loro petti. Il vampiro poté sentire il cuore impazzito della ragazza battere contro il suo, spento e privo di vita.

LASCIAMI ANDARE!” April provò a divincolarsi, battendogli le mani sul petto con forza e tossendo di tanto in tanto.

I pensieri martellarono nella testa di Klaus, il quale non la smetteva di stringerla con decisione e di guardarla in viso. “Non conta quello che tu pensi ora.” le disse, mentre lei continuava a gridare e a cercare di respingerlo. “Non conterà più perché non ricorderai nulla di nulla!”

Sì, le avrebbe cancellato la memoria.

Oppure le avrebbe imposto di credere in lui malgrado la sua natura.

Era l'unico modo che aveva per non perderla.

Non c'era tempo per ripensamenti o sensi di colpa. April doveva essere soggiogata affinché non li tradisse, affinché non avesse paura di loro e perché lui pretendeva che così fosse.

Chi credeva di essere, quella piccola umana?

Con quale diritto gli aveva donato qualcosa che non cercava, facendolo arrendere ad esso, per poi riprenderselo con gli interessi?

No, lui non glielo avrebbe permesso.

Fece salire le mani alle guance, pallide e rigate di lacrime, di lei e April chiuse gli occhi, singhiozzando e implorandolo di lasciarla andare.

Guardami!” le ordinò lui, e approfittò del momento in cui lei aprì gli occhi per poterli catturare nei suoi.”Ora dimenticherai quanto hai visto: me, Rebekah, Stefan e Christopher non saranno nemmeno stati un brutto sogno. Queste immagini sfuggiranno ai tuoi ricordi e tutto tornerà com'era prima.”

Quando Klaus terminò il soggiogamento, però, si rese conto che nulla era cambiato: April continuava a gridargli contro, a combatterlo, e a guardarlo con avversione.

Non poteva essere soggiogata.

Doveva aver ingerito della verbena oppure averla addosso.

Questa non ci voleva.

Vattene!” April riuscì a scappare alle braccia di Klaus, solamente quando questi smise di trattenerla. Sbilanciandosi, la ragazza cadde violentemente sul marciapiede, facendo leva sulle mani per non sbatterci di viso contro.

Klaus restò immobile dov'era, arresosi alla debolezza che aveva preso il posto della rabbia. Posò le mani sulla parete dove fino a poco prima si trovava il corpo spaventato di April, e chinò il capo, socchiudendo gli occhi.

Sarebbe stato semplice.

Aveva della verbena in corpo? Perfetto, doveva spezzarle semplicemente il collo e risolvere la faccenda in quello stesso istante.

Ma non voleva farlo.

Non poteva, anche se doveva.

Si voltò a guardare April, ancora semidistesa sul cemento freddo, la quale lo stava fissando con aria interrogativa, pervasa probabilmente dagli stessi pensieri che stavano affliggendo lui. Si guardarono a lungo, con negli occhi nascosti dei sentimenti che nessuno dei due poté decifrare.

Klaus le fu grato, quando lei smise di guardarlo e si alzò debolmente in piedi, per poi prendere la strada opposta al punto in cui si trovava lui. S'incamminò lentamente, quasi volesse metterlo alla prova e verificare fino a che punto il vampiro avrebbe potuto spingersi. Voleva appurare se si sarebbe spinto oltre la sua sopportazione, senza ucciderla, oppure oltre la sua ferocia, strappandole via la carotide con un sol morso.

Klaus non andò oltre nessun limite, se non quello della propria sofferenza.

Si concesse un lungo respiro, voltandosi passivamente verso l'ingresso del locale di Gloria, fin quando si bloccò. La strega lo stava fissando a braccia conserte e con un'espressione seria sul volto.

* * * * * * * * * * * * * *

Il mattino seguente Chicago riprese la sua sobrietà.

Non vi era più nessun ubriaco che vagava per le strade cantando a squarciagola, o donnette di facili costumi che si concedevano per i vicoli bui della città, o ancora i criminali che approfittavano di tutta quella confusione per dare libero sfogo ai loro crimini.

Il sole scacciò via le colpe della notte precedente, ma non quelle di Klaus.

E, sopratutto, non quelle di Gloria.

Quando il vampiro fece ingresso nel suo locale, la trovò intenta a ripulire il bancone con aria stanca, muovendo lentamente un panno di stoffa sulla superficie in legno. Guardandosi attorno, ci si rendeva conto di quanto lavoro la donna avesse ancora da fare per rendere quel locale presentabile per la sera.

Hai dato della verbena alla tua promettente stella.” Klaus cercò di mantenere la calma; scese gli scalini che lo separavano dal bancone e Gloria lo guardò con la coda dell'occhio. Si era già accorta della sua presenza-come ogni strega che si rispetti-e sembrava essere già preparata ad accogliere la sua furia.

Buongiorno anche a te, Niklaus.” gli rispose, riprendendo a pulire il bancone.

Klaus le fu alle spalle. “Voglio sapere perché.” le sussurrò, sfiorandole l'elice dell'orecchio con le labbra. “Credevo che io e te fossimo amici e che non mi giocassi questi brutti scherzi.”

Sì, siamo amici. Ma lo siamo per convenienza.” Gloria si voltò verso di lui, portandosi una mano perfettamente curata sul fianco sinistro. Se c'era una cosa che lo colpiva sempre delle streghe, era il fatto che non avevano mai peli sulla lingua e dicevano sempre ciò che pensavano. Era un atteggiamento ammirevole e che il più delle volte le avevano portate a perdere la testa. Letteralmente.

Tu vieni da me quando ti servo...e io mi sottopongo alle tue regole semplicemente perché potresti strapparmi il cuore dal petto ogni volta che vuoi.”

Proprio come lo vorrei fare adesso.” Klaus parlò con divertito sadismo, ponendo le mani sul bancone alle spalle della donna e inclinando il viso nella sua direzione, in maniera tale che i loro nasi quasi si sfiorarono.

Gloria però non mostrò alcuna paura. Mantenne un fastidioso autocontrollo, da presuntuosa strega, e abbozzò un sorrisetto. “Quando ti ho offerto di spassartela nel mio locale, non ti ho dato il permesso di ammazzare le mie dipendenti.”

Klaus si separò da lei. “Quindi per questo lo hai fatto? Per proteggere le tue stelline.” le disse, camminando lentamente da un lato a un altro. Un atteggiamento tipico che metteva in pratica quando era particolarmente nervoso.

Ti sembrerà strano ma io con questa attività ci campo. Questo locale è appartenuto a mia madre e a sua madre prima di lei...non mi va di perderlo, solo perché tu e i tuoi compari vi annoiate.” rispose Gloria.

Klaus la fissò in silenzio, serrando fortemente le labbra tra di loro. “E io che pensavo lo avessi fatto semplicemente perché ti importasse qualcosa.” disse.

Che ti importasse qualcosa di April.

La falsità che sembrava circondare la vita della ragazza sembrava ferire più lui che lei.

M'importa. Ma la cosa di cui mi importa di più sono i miei affari. Altrimenti aprirei una bottega che venda verbena per salvare le vittime dei vostri giochi.” rispose poi Gloria, riprendendo a occuparsi delle sue faccende domestiche come se nulla fosse. “E poi, vieni tu a fare la morale a me? April è solo un'altra delle piacevoli distrazioni che ti sei concesso e niente più....”

Non portò a termine il resto del suo discorso, perché Klaus si scagliò su di lei con rapidità, facendola voltare verso di lui e cingendole il collo nella mano. Strinse con abbastanza forte da sentire il battito sotto pelle e premette il corpo della donna contro il bordo del bancone, donandosi così la possibilità di spezzarle la spina dorsale qualora avesse deciso di porre vita alla sua magica esistenza.

Gloria non si oppose, stringendogli solamente le dita che lui aveva attorno al suo collo, e cercando di riprendere fiato. “Tu non hai alcun diritto di giudicarmi.” le disse semplicemente. Non voleva farle intendere quanto le sue accuse lo infastidissero, dopo aver ricevuto anche quelle di April. “Smetti di far assumere della verbena ad April, affinché io possa cancellarle il ricordo della precedente notte, e non intrometterti più.”

Mi fa piacere che niente possa cambiarti Klaus.” sussurrò Gloria, con estrema difficoltà nel parlare.

Il vampiro non comprese subito il senso di quella frase, e piegò la testa da un lato in attesa di una spiegazione. Allentò di poco la presa per permetterle di concludere il discorso. “Quella ragazza ha ormai pochissimo da vivere e tu vorresti renderle i suoi ultimi giorni di vita un inferno solamente perché sei fissato con lei. Hai fatto la stessa cosa con Tatia Petrova, se non sbaglio. La storia si ripete.”

Il ricordo di Tatia e il riemergere della consapevolezza che April aveva ormai poco da vivere, riaccesero qualcosa nel petto di Klaus. La sua rabbia venne di nuovo soffocata, le dita smisero di stringere sul collo della strega e il suo corpo arretrò, allontanandosi da lei.

Gloria riprese fiato, tossendo ripetutamente e piegandosi in avanti.

Saremo pure due egoisti, Niklaus. Ma almeno io difendo i miei interessi, difendendo anche lei. Mentre tu difendi solamente i tuoi capricci.” continuò la strega, incurante dell'espressione fredda sul volto di Klaus. Lo guardò con sfida. “Se davvero avessi provato per quell'umana almeno un pizzico di quello che ti legò a Tatia un millennio fa....l'avresti tenuta lontano dalla tua vita. Tu distruggi tutto quello che cade tra le tue mani, basti guardare la tua famiglia.”

Klaus non seppe cosa rispondere, sentendosi completamente dominato dalle parole della strega. Ma non lo diede a vedere, lasciò che lei vedesse nel suo interesse solo una sfida a parlare di più.

Hai distrutto il primo amore che ogni essere vivente prova, quello verso la propria famiglia. Come pensi di non poter allora distruggere April, nel modo in cui hai fatto con loro e con Tatia?”

Klaus distolse lo sguardo. Ricordava ancora il momento in cui aveva trovato il cadavere sventrato della sua amata un millennio prima: l'aveva trovata riversa nel terreno, in una posizione innaturale, come un angelo caduto dal cielo. I suoi bellissimi occhi da cerbiatta erano sgranati, e del sangue colava da quelle labbra che lo avevano baciato fino al giorno prima.

Non l'aveva uccisa lui, non direttamente, ma la sua natura maledetta.

Era stata sacrificata dalla loro madre, affinché lui, Elijah e i suoi fratelli potessero diventare dei vampiri.

E cosa gli faceva pensare che con April, quell'umana che era stata capace di riportare alla sua mente memorie e sentimenti che erano stati seppelliti insieme a Tatia, non sarebbe successa la stessa cosa? Che non avrebbe sofferto anche lei a causa della sua natura?

Non doveva importargliene, era vero, eppure se ne curava dannatamente.

Vedendo che Gloria non aveva più nulla da dire per infierire su di lui, il vampiro le diede le spalle, lasciandola preda della sua sorpresa.

Klaus poi uscì dal locale, sbattendo entrambe le porte, e camminando sotto il sole.

* * * * * * * * * * * *

April si ritrovò ad odiare ogni singolo angolo di Chicago, quasi fosse stata quella città a mentirle e ferirla in quei giorni.

Quella città infame le aveva donato gioia e sorrisi, per poi portarglieli via in soli pochissimi minuti, quando i suoi occhi avevano scorso la mostruosità insita nella bellezza che l'aveva abbagliata.

Christopher.

In lui aveva visto la convenienza di un futuro stabile e ricco che aveva programmato nel periodo in cui veniva sballottata da un orfanotrofio all'altro, pur di non morire povera e sola. Poi si era accorta che la bellezza che vedeva in quell'uomo non era mai esistita, ma che era stata dettata dai suoi occhi ciechi che volevano vedere solo ciò che conveniva loro.

April prese un lungo respiro, destandosi dai suoi pensieri, non appena raggiunse il motivo per cui aveva messo piede in quel cimitero: la lapide di Violet. Quella consisteva di un unico blocco di pietra con sopra inciso il nome completo della sua amica, con le sottostanti date rispettivamente di nascita e di morte e un epitaffio che consisteva di un'unica frase.

La morte non può nulla contro l'amore che noi proviamo per te.

Era da parte dei genitori e del fratello minore.

April provò una fitta allo stomaco, quando s'inginocchiò davanti alla lapide e ne accarezzò le parole sopra incise.

Klaus.

Lui era l'uomo che le aveva aperto gli occhi, che le aveva rammentato quella piccola bambina, la quale sognava i principi delle favole che sua madre le raccontava ogni sera. Le aveva ricordato l'importanza che un sogno può possedere e le aveva ricordato la forza di cui si aveva bisogno per provare almeno a farli realizzare. Aveva portato luce nella sua vita semplicemente prendendovi parte. Aveva fatto sì che lei lo amasse semplicemente standogli accanto.

Ma era stato tutta un'illusione.

Sulla mia lapide non scriveranno mai una frase simile. Si limiteranno solamente a ballarci sopra e basta.”

April rabbrividì-e seppe di non farlo per il freddo intenso di quel pomeriggio-ma perché aveva riconosciuto la voce alle sue spalle.

Come poteva dimenticarla, visto che aveva preso ad albergare nei suoi sogni e anche nei suoi incubi?

Alzò la testa e si voltò a guardare il volto di Klaus, attraversato da un sorriso sornione, mentre socchiudeva lo sguardo per non lasciarsi colpire dalla luce del sole.

Vedere un angelo della morte in mezzo a tante lapidi faceva sempre un certo effetto.

Chi è causa del suo mal....” rispose la ragazza freddamente, meravigliandosi ancora una volta del coraggio con cui si era rivolta a Klaus, malgrado fosse a conoscenza della sua natura oramai.

Quasi si sentisse libera di sfidarlo, malgrado la paura.

Come se lo odiasse abbastanza da rendersi conto che non aveva il coraggio di farle del male.

E ora vattene. Non meriti di stare davanti a lei.”

Klaus però restò immobile nel punto in cui si trovava. “I morti non disdegnano la mia presenza...visto che sono morti.”

Che cosa vuoi da me?” April si alzò di piedi con uno scatto, piazzandosi di fronte al vampiro che la fissava senza palesare nessun pensiero o nessuna emozione. La guardava e basta, come se stessa valutando ciò che avrebbe dovuto pensare oppure provare. “Non puoi semplicemente lasciarmi in pace?!”

Ma lo sto facendo.” Klaus si fece serio; piegò la testa da un lato e s'inumidì le labbra mentre l'espressione sul viso di April si faceva improvvisamente confusa. Se Klaus aveva un pregio era quello di sorprenderla sempre e comunque, sia che le circostanze fossero piacevoli o meno.

Era quella una delle caratteristiche di lui che le avevano fatto battere il cuore.

Sto lasciandoti andare.”

Lasciandoti andare? Ma perché, era mai stata sua? No, non lo era mai stata, visto ch'ella si era abbandonata solamente a un riflesso di lui che probabilmente non esisteva. Si era concessa di provare dei sentimenti reali per una menzogna che aveva sempre giocato con lei.

Ma prima ci sono delle cose che devo chiarire.” Klaus mosse un passo verso di lei e la ragazza si ritrovò come paralizzata. Non riusciva a muovere un muscolo, ad emettere un verso, un respiro, che si ritrovò completamente catturata da ciò che il vampiro stava per dirle. “Non sono quello che tu credi, è vero, ma non mi scuserò per questo. È la mia natura e non la rinnego per nessun motivo.”

April scosse la testa incredula, più per aver deciso di dare una seconda possibilità al vampiro e ascoltarlo, più che per il discorso che lui aveva intrapreso.

Non ho ucciso Violet, almeno non direttamente, e per questo non ti mentirò dicendoti che non ne sono comunque responsabile. E ho deciso di giocare un po' con Christopher ieri sera semplicemente perché lui è uno di quegli uomini che merita una punizione esemplare, come quella di temere il buio ogni volta che ci si trova in mezzo. Non ricorda nulla di quello che ha visto ieri sera ma credimi...probabilmente ci sarà sempre qualcosa dentro di lui che gli ricorderà il terrore che ha nutrito ieri notte. E non ti chiederò scusa per questo.”

Non voglio più ascoltare. Mi stai dando solo altri motivi per odiarti.” April lanciò un'occhiata alla lapide alle sue spalle, scusandosi mentalmente con Violet per aver disturbato il suo sonno eterno solamente perché avrebbe tanto voluto averla al suo fianco in quel momento di solitudine. “E ora vattene via oppure uccidimi. Entrambe le opportunità sono migliori di quella di starti a guardare.”

La ragazza non attese risposta; lo superò, passandogli accanto alla distanza di un millimetro e non avvertì alcuna contro-risposta da parte sua. Né un movimento, né una parola; sembrò solamente intento ad ascoltare i rumori dei passi di April che schiacciavano l'erba umida sottostante.

La ragazza trattenne un respiro, chiedendosi cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

Ma c'è una cosa che ti ho tenuto nascosta.” Klaus emise quelle parole, trascinate fino a lei dal vento.

Ma va'! Comunque non m'interessa.” replicò l'altra, continuando ad avanzare, sentendosi mancare il fiato e ogni passo che l'allontanava dalla sua bellissima bugia.

Stai morendo.”

Fu in quel preciso istante che April si arrestò di colpo.

I due continuarono a darsi le spalle, mentre il silenzio della natura sembrò venir soffocato dalla forza di quelle parole, tale da sconfiggere il loro tempo e continuare ad aleggiare nell'aria.

Klaus allora si voltò verso la figura della ragazza e la trovò come pietrificata, con il ginocchio leggermente flesso come se avesse arrestato con troppo preavviso il proprio passo, le spalle curve e lo sguardo basso, rivolto verso un punto ai suoi piedi. Il vampiro poteva sentire il battito del cuore della ragazza mutare in mille differenti emozioni: sorpresa, tristezza, rabbia, incredulità, come se quei battiti si accompagnassero a un pensiero che lei conservava dentro la sua mente. Qualcosa gli disse che lei, in fondo, se lo aspettava.

April si voltò verso di lui; gli occhi lucidi e le labbra tremanti. “Cosa...” Tirò su con il naso, e riprese fiato quando si accorse che la voce le era uscita con difficoltà dalle labbra. “Cosa ti stai inventando ora?”

Klaus mantenne lo sguardo fermo su di lei; riusciva a scorgere quelle crepe sottili che stavano formandosi sulle mura che la circondavano e il vampiro voleva essere pronto a sorreggerla, nel caso quella realtà si fosse abbattuta su di lei.

La notte in cui Violet morì, io attaccai te.” Decise di tacerle della scommessa, di Stefan, dello schifo che sentiva dentro al pensiero di averle fatto del male così gratuitamente.

Come stava facendo anche in quel momento.

Ho bevuto il tuo sangue e...mi sono fermato. Aveva un sapore forte, fastidioso, anormale....e allora ho capito che sei afflitta da un male incurabile.”

April lo guardava con occhi sbarrati.

Dio, doveva reagire in qualche maniera. O lui si sarebbe sentito sprofondare sempre di più nel baratro.

Sono andato un po' più a fondo e ho scoperto che questo male deriva da un batterio chiamato bacillo di Koch. Tubercolosi, in parole povere.”

April scosse lentamente la testa; le lacrime cominciarono a scorrerle copiosamente lungo il viso. “Perché? perché mi stai facendo questo?” gli domandò.

Era giusto che riversasse tutta la rabbia che non poteva lanciare sul mondo, sopra di lui.

Klaus era disposto ad accettarlo, perché forse sarebbe stato l'ultimo, sciocco gesto di umanità che avesse potuto compiere nei confronti di qualcuno. Sopratutto se si trattava di qualcuno che gli era entrato dentro a quella maniera.

Devi sapere la verità, April. Così da...poterlo combattere.”

Klaus comprendeva come lei si sentisse in quel momento: come se tutto l'universo l'avesse abbandonata, lanciandola in un abisso oscuro da cui una persona, da sola, non poteva uscire.

In fondo, la morte umana non era paragonabile al diventare un vampiro?

Si perdeva tutto di sé stessi, con la sola eccezione che i vampiri continuavano a vivere in un corpo che non era più il loro.

Per questo Klaus sentì di capirla.

Le si avvicinò, quando la vide portarsi le mani al volto e iniziare a singhiozzare senza sosta. S'immaginò la testa della ragazza in preda a urlanti pensieri, mentre sperava che tutto quello che stava vivendo in quel momento fosse solo una brutta, bruttissima bugia. Ma lei sapeva, aveva oramai capito che tutto quel dolore fisico, le occhiate eloquenti che Gloria e Violet si lanciavano ogni volta che lei, cocciutamente, sosteneva di stare bene, riportava solo a una risposta che voleva tacere a se stessa.

Come puoi continuare a infierire così su di me...” April lo guardò con un odio tale che Klaus non aveva più vissuto in mille anni di esistenza, se non dentro se stesso. Nessuna delle persone che aveva incontrato, e a cui aveva distrutto l'esistenza, era stata capace di guardarlo a tale maniera. Oppure, semplicemente, lui non se n'era mai accorto perché non gli era mai importato che qualcuno nutrisse del rancore nei suoi confronti.

April...” Pronunciò il suo nome con quella tonalità agrodolce, tipica di chi stava per perdere per sempre il sapore della sua essenza.

Tese la mano verso di lei, e April la schiaffeggiò con foga.

Perché? Perché mi fai questo?” chiese di nuovo, iniziando a colpirgli il petto con sonori e rapidi pugni, quando lui cercò di attirarla a sé con delicatezza. Continuò a gridare istericamente quelle parole, lasciando scorrere una lacrima a ogni pugno con cui lo colpiva.

Stava sfogando su di lui tutto la sua rabbia.

Perché non voleva morire, e non poteva accettare che qualcosa stava succhiandole via ogni secondo della sua esistenza senza una plausibile spiegazione.

Klaus la lasciò fare, sopportando il peso di quella croce sulla sua schiena, troppo fragile per poterla sostenere.

Perché...perché mi stai facendo questo?” I colpi di April si fecero man mano più deboli, mentre i suoi singhiozzi prendevano forza dal dolore che la stava consumando dall'interno. “Perché, perché, perché...”

E crollò.

Cadendo a terra sulle proprie ginocchia, la ragazza sembrò essere sul punto di svenire tra le proprie lacrime. Klaus la sorresse, chinandosi insieme a lei, e lasciando che la ragazza si abbandonasse alle sue braccia per trovarvi riparo.

Perché quando il mondo abbandona una delle sue anime, c'è sempre bisogno di qualcun'altro che ti tiri su. E quel qualcuno voleva essere lui, visto tutto il male che le aveva causato.

Lasciò che lei piangesse, gridasse, che chiedesse al cielo perché la sua vita dovesse venire spezzata così improvvisamente, e le accarezzò delicatamente i capelli, quando lei strinse saldamente il tessuto della sua camicia.

Io posso salvarti.”

I singhiozzi di April continuarono a invadere l'aria fredda che li accompagnava in quell'abbraccio, per poi diminuire progressivamente non appena le parole del vampiro parvero fare presa su di lei. Allontanò Klaus da sé, con delicatezza, un po' presa dal ricordo di essere abbracciata da colui che l'aveva tradita la sera prima, e un po' perché quelle parole la colsero di sorpresa. Fissò i propri occhi in quelli del vampiro e corrugò la fronte pensierosa.

Cosa stai dicendo? Come puoi farlo?” gli domandò con voce flebile e stanca.

Klaus restò in silenzio per diversi secondi, mantenendo le mani sulle spalle della ragazza. Quest'ultima non le aveva scansate, presa da quella piccola luce di speranza che aveva momentaneamente sconfitto l'ombra della morte.

Trasformandoti.” riuscì a dire.Ma lo farò solo se tu vorrai. E poi mi tirerò fuori dalla tua vita. Per l'eternità.”

* * * * * *

Un altro morto in un vicolo e non per mano sua.

Stefan avvertì un brivido di esaltazione scuotergli le membra, mentre i suoi occhi verdi scorrevano sul profilo del cadavere, riverso in posizione innaturale sul marciapiede. Fece scorrere le dita lungo il collo del ragazzo, scorgendovi nella carne due punti profondi. Il lavoro fatto da quel vampiro era a dir poco errato e fugace: la vittima non era morta dissanguata dalla sete del suo aggressore, bensì dalla violenza con cui quest'ultimo aveva affondato i canini nella sua pelle. Quell'idiota, così il giovane Salvatore si sentì in dovere di definire il nuovo vampiro in città, aveva sprecato tutto il sangue, preso dalla foga del momento. Qualcuno avrebbe dovuto insegnargli a controllarsi, ed era comico che un simile pensiero derivò proprio lui. L'unico punto a favore di quel novellino, era che il cadavere era stato nascosto così bene da non essere stato ritrovato, malgrado fosse notte e quello fosse morto da quasi un giorno.

Affondò le dita sulla chiazza di sangue sotto il corpo del cadavere e se le portò alle labbra, assaporandone il sapore metallico, malgrado questi fosse stato alterato dalla pioggia che era leggermente caduta in quella giornata. Fu allora che la luce della luna gli permise di notare qualcosa di insolito nel corpo del caduto: sul polso destro, il cui interno era rivolto verso il cielo, c'erano i segni di un altro morso, effettuato più metodicamente rispetto a quello sul collo.

Due vampiri. Ecco chi stava mietendo vittime al suo posto nelle notti di Chicago.

E sei un imbecille se vieni persino qui a sfidarmi faccia a faccia.” sussurrò poi, in un risolino.

Stefan si mise rapidamente in piedi, affondando le mani dentro le tasche del cappotto e voltandosi lentamente in direzione di qualcuno che si era fermato alle sue spalle. Si era aspettato qualsiasi volto, preparandosi sia all'evenienza che potesse trattarsi di un uomo che di una donna, ma nulla lo aveva preparato a quello che i suoi occhi stavano offrendogli in quel momento.

Mai e poi mai gli era capitato di poter di nuovo posare gli occhi sulla Morte che lui stesso aveva portato.

Scorse il suo sorriso irreale, i suoi occhi verdi affiancati da scure venuzze dovute alla fame, e i biondi capelli che ricadevano selvaggiamente su quel viso che, un tempo, era stato candido e puro come quello di un angelo. Le cui ali erano state spezzate dallo stesso Stefan Salvatore.

Il ragazzo restò immobile, inclinando il capo da un lato. “Violet?”

Venne colto così di sorpresa, da riuscire malamente a respingere l'attacco feroce a cui lo impose la ragazza. Questa agiva con una furia e una collera tali da accrescere ulteriormente la sua forza; lo spintonò a terra e, non appena vide che Stefan era sul punto di alzarsi e replicare, lei gli fu addosso con un ringhio e prendendo qualcosa dalla scollatura del suo elegante vestito.

Stefan non ebbe il tempo di compiere movimento alcuno, quando sentì la punta di un paletto attraversare violentemente le sue carni.


Ciao a tutti! :D

Questo è un capitolo di cui non sono per nulla convinta, lo ammetto. Non mi piace e non saprei nemmeno come commentarlo.

Come avete ben visto, è stato quasi tutto incentrato su Klaus e April e su quello che la ragazza ha visto fare a il povero (?? ovviamente è ironico u.u) Christopher.

La scena su Stefan finale mi convince ben poco. Ora vi direte...come fa un vampiro a farsi abbattere da un altro nettamente più giovane e debole? Ho fatto sì che ciò accadesse perché 1) Stefan è stato colto di sorpresa e 2) Violet è una vampira neofita, spinta dalla fame e dalla collera, e questi due fattori accrescono la sua rabbia. Spero vivamente che la scena non sia risultata una cavolata.

Comunque, volevo avvisarvi di aver messo l'avviso “violenza” alla storia. Perché sì, leggendo le bellissime recensioni allo scorso capitolo, mi sono resa conto che, comunque, la scena è stata piuttosto forte e siccome ce ne sarà un'altra piuttosto violenta, ho deciso di mettere l'avviso. Il rating rosso non penso di sfiorarlo, quindi il bollino rimarrà arancione, molto probabilmente. :P

Concludo, ringraziando tutti i lettori per il sostegno che mi dimostrate!

Ringrazio i lettori silenziosi, che spero stiano comunque apprezzando l'evolversi di questo mio umilissimo racconto.

Ringrazio chi recensisce, perché con le loro parole mi illuminano la giornata.

E ringrazio, infine, chi ha inserito questa storia tra le preferite/seguite e ricordate.

Vi ringrazio infinitamente per tutto.

Inoltre, altra piccola e ultima rottura prima di lasciarvi, credo proprio che una piccola raccolta su Stefan Rippah la scriverò, e sarà incentrata su di lui e Violet, sopratutto. Con apparizioni anche degli altri personaggi di questa storia.

Alla prossima, spero di ricevere vostri pareri!

Ciao, ciao :D


   
 
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