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Autore: BlueWhatsername    13/09/2013    5 recensioni
CRUSH: fam. 'cotta'.
O meglio...
CRUSH: fam. 'cotta', sostantivo onomatopeico che ricorda il suono della testa in suddetti casi di, appunto, 'presa violenta verso qualcuno', in cui l'unica soluzione desiderata è sbatterla violentemente al muro - o un po' da tutte le parti, meglio.
... Ma perché diamine l'ho scritto, poi? Oh beh, dovreste solo che provare.
[ dal diario di Alexandra Holes ]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Questa fan fiction è AU, quindi non aspettatevi di trovare gli One Direction che cantano o fanno chissà che bizzarro video perché non è così.
-Questa fan fiction non so nemmeno come mi sia venuta in mente.
-Questa fan fiction potrebbe avere settordicimila (?) capitoli, come potrebbe averne solo tre LOL terremoto è il mio secondo nome.
-Questa fan fiction m’è venuta in mente così, quindi così ve la pigliate.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<< Pensaci! >>
Di nuovo.
<< Mi ascolti?! >>
Sussultò, a quel pizzicotto così forte sul braccio, dopodiché si volse, lanciando un’occhiataccia alla sua compagna di corso, nonché braccio destro nella vita.
<< Senti Em, o la fai finita di… >>
<< Xandra, falla finita tu! La prossima settimana ti laurei e dopodiché… >>  la ragazza schioccò la lingua, gli occhi verdi le luccicavano come pepite << … Si parte! Andiamo a… >>
<< Solo per una vacanza… >> le ricordò l’altra, perentoria << … Niente cazzate come al tuo solito, ok? Sono anni che dico di voler visitare il Regno Unito e tu non puoi nemmeno immaginare… >>
<< Sì che posso immaginare! Sono io che ti ho sopportato per tutto questo tempo, furbacchiona mia! >>
Xandra sbuffò, portandosi i capelli lunghi e di uno strano azzurro sulla spalla destra, mentre continuava a fissare la professoressa di economia, troppo presa a spiegare loro quello che si sarebbe aspettata nel giorno fatidico.
Massima cura, precisione, nessuna sbavatura sul loro lavoro di mesi.
La loro tesi doveva risultare perfetta, sia a chi ascoltava sia a loro stessi.
Em le diede un pizzicotto su una coscia, ammiccando verso un punto imprecisato dell’aula, mentre si passava la lingua sulle labbra.
Andrea no, ancora lui no.
Xandra sospirò ancora, tentando di non farsi prendere dal panico, mentre la professoressa continuava a sciorinare dettagli insignificanti e li squadrava tutti attentamente: i laureati della classe di economia erano il suo gioiellino e lei per prima non intendeva ammettere errori in sede di laurea.
<< Perché non gli parli? >>
Em le mollò una gomitata, facendola ringhiare di disappunto.
<< Non ho un cazzo da dirgli. >> ribatté l’altra, seria << E… >> interruppe le proteste della sua compagna di studi << … Non intendo uscire per una cosa a quattro come qualche mese fa, chiaro? Le cose sono finite, lo sai… >>
<< Dai! >> Em – Emmarompiscatolefinoallamorte, per chi la conoscesse almeno un po’ << Andrea non è poi così male! E… >>
<< Non è così male?! >> sibilò Xandra, scattando verso l’altra, quasi accecandola con i suoi capelli di quel colore così inusuale – quell’azzurro era sempre stata una tentazione, fin da ragazzina, ed ora che lo portava davvero in testa non poteva non pensare che combaciasse alla perfezione con i suoi immensi occhi grigi << Senti, siamo usciti per due settimane, è già tanto se non mi sono lanciata dal primo ponte sull’autostrada, ok? Senza contare quanto sia noioso, arrogante, pieno di sé, egocentrico, scemo e… >>
<< Credo tu lo abbia detto di ogni ragazzo con cui sei uscita, sai? E alla fine… >>
<< … Alla fine niente, non ci esco più con quell’imbecille! >> la zittì Xandra, inchiodando gli occhi alla professoressa, che proprio in quell’istante li stava congedando con la raccomandazione di presentarsi nel suo studio per discutere gli ultimi dettagli.
<< Andiamo a pranzo, almeno se lo rivedo avrò il piacere di vomitargli in testa. >> annunciò Xandra sollevandosi in piedi e scattando verso la porta, prima che Em la seguisse, ridendo, specie per lo sguardo sbigottito che il ragazzo aveva lanciato loro, un misto tra la confusione e la delusione.
<< Hai già prenotato tutto? >>
<< Mmh mh… Aereo, albergo, musei, biblioteche e… >>
<< … Dimmi che hai prenotato anche qualche bel divertissement! >>
Xandra scoppiò in una mezza risata, spingendo la sua amica di lato.
<< Cristo Santo, Em… Devo andare nel Regno Unito per una vacanza, non certo per sposarmi! E piantala… >>
<< Dai, che c’è di male? Io e te, quindici giorni nella capitale e… Beh, vuoi dirmi che non flirterai con nessuno? >>
<< Ma non dico di non voler… >>
Em le si parò davanti, uno sguardo concentrato e le braccia in alto; ed erano in un corridoio dell’università, la cosa era quanto mai imbarazzante ed inspiegabile.
Xandra si concesse un sorrisetto, pronta all’ennesima performance della sua amica.
<< Immagina… Io e te, un locale pieno di luci e musica o che so io e… >>
<< Sì? >> la incoraggiò l’altra con una mezza risata.
<< … Due colonne di sangue britannico che… >>
<< Emma. >> la riprese ancora, ridendo spudoratamente.
<< … Insomma, diresti di no?! Andiamo, siamo in vacanza! >> e sembrava quasi offesa dalla mancata approvazione della compagna.
Xandra rise, sorpassandola.
<< Prima devo laurearmi, intelligentona! >>
Em la raggiunse, spalmando i suoi corti capelli rosso ciliegia sulla spalla dell’amica, assumendo una chiara espressione da cucciolo.
<< Piantala, e poi con questo colore in testa mi sembri un cupcake con l’amarena in cima! >>
Em perseverò a scrutarla in quel modo, con gli occhi verdi più sinceri ed innocenti del mondo.
<< Sei stronza, però! Io ipotizzo una fantastica serata insieme a queste due colonne di sangue britannico e tu mi paragoni ad un dolcetto… Donna crudele! >>
<< Sei troppo esuberante per fingerti offesa, riprova in futuro, magari sarai più fortunata. >>
Em emise un urletto frustrato, saltellando come una bambina.
Xandra rise, guidandola per un gomito verso la mensa dell’università.
<< Alexandra Maria Holes, se non ti innamori durante questa vacanza non ti innamori più, parola mia! >>
<< Ah sì? E questa cos’è, una minaccia? >>
<< Nah, solo la chiara promessa che… >>
<< La tua idea… >> la corresse, severa.
L’altra la liquidò con un’alzata della mano << … Semplicemente farai follie nella capitale, me lo sento! Non è vacanza se non succedono queste cose! >>
Xandra scosse il capo, acciuffando un vassoio per sé e passandone uno all’altra.
Vacanza, innamoramenti, follie… Perché doveva avere una migliore amica così dedita a queste cazzate?
Si sarebbe laureata, avrebbe fatto una rasserenante vacanza a Londra e dopodiché si sarebbe dedicata al benedetto master che – sicuramente – avrebbe guadagnato con la votazione finale.
Una settimana, solo una dannata settimana, dopodiché rilassanti quindici giorni fuori dal mondo, fuori dalle lezioni, fuori dalle preoccupazioni.
Quello che asseriva Em era decisamente fuori dalla sua portata… Una cotta?!
No, non aveva più quindici anni ed un fisico ancora da formare.
Ne aveva ventitre e soprattutto aveva la confidenza che le garantiva sicuramente il saper destreggiarsi in ogni situazione.
Un vacanza non avrebbe causato granché problemi, di questo ne era certa.
 
 
 
 
<< Mamma… Ho capito… >>
<< Sicura? Hai controllato la lista? >>
<< Sì. >>
<< Lo spazzolino? >>
<< Preso. >>
<< Portatile. >>
<< Preso. >>
<< Lenti a contatto. >>
<< Non le porto, mamma. >>
<< Documenti. >>
<< Affermativo. >>
<< Occhiali. >>
<< Non porto nemmeno quelli. >>
All’ennesimo borbottio di sua madre, Xandra sollevò gli occhi al cielo.
<< Stai tranquilla, mamma, vado in vacanza a Londra, non in guerra in Iraq. >> mormorò, facendo ridere suo padre, preso a leggere il giornale.
La donna la osservò con sospetto.
<< Non capisco perché proprio Londra, poi! Tra tante città italiane tu… >>
<< Perché non ci sono mai stata mamma! Ed è una vergogna considerato che papà è inglese, britannico fin nel midollo… >> osservò, con la naturale nota teatrale che l’aveva sempre contraddistinta << … Me lo merito un viaggetto, no? Dopo tutti questi anni di proibizioni e stenti… >> mormorò, schivando uno strofinaccio della madre.
Rise, sedendosi accanto al padre, che aveva ormai abbandonato il suo giornale per fumarsi una sigaretta in pace.
<< Quante volte devo dirti che in cucina non si fuma? >>
<< La domanda giusta è… Quante volte ancora me lo dirai? >> biascicò Anthony, mentre la donna borbottava ancora, tra sé e sé.
<< Vedrai… >> disse poi, rivolto alla figlia << … Gli inglesi sono molto meno impiccioni ed irriverenti degli italiani… >> le fece un occhiolino, verso colei che li squadrava con un vago sorriso canzonatorio in faccia, oltre che un coltello in mano, di quelli così affilati che il prosciutto si tagliava da solo per la paura << … Ed anche più pazienti e… >>
<< … Totalmente incapaci a cucinare! >>
Xandra rise, sentendo dentro di sé che in quei quindici giorni, la cosa che più le sarebbe mancata, sarebbero stati quei fantomatici litigi a colpi di patriottismo.
<< Non è vero, semplicemente noi inglesi siamo speciali anche in questo! >>
<< Se, come no… >> la madre rise, puntando il coltello con ben poca simpatia << … Dio solo sa cosa mangiate lassù! >>
La ragazza rise ancora più forte, all’espressione scioccata del padre.
<< Eppure mi hai sposato. >>
Ah, eccolo, il tasto dolente.
<< Eppure sei venuto a vivere in Italia. >>
Ah, eccola la questione.
Si sollevò in piedi, per prendersi un bicchiere d’acqua, mentre adocchiava la porta aperta del salotto, dove sul tavolo troneggiavamo ancora tutti i mazzi di fiori ricevuti quella mattina stessa, alla fine della cerimonia di laurea.
Era soddisfatta di sé, ma ancora più era soddisfatta della sua superba esposizione in inglese.
<< Beh, Xandra diglielo… >> l’uomo si rivolse alla figlia << … Avere un padre inglese fa sì che tu non strascichi le parole come fanno gli italiani, no?! >>
La madre mise su un cipiglio poco simpatico.
<< Prego? Sei stato tu a dirmi ‘Good pronunciation, girl!’ o devo ricordarti di come mi sbavassi dietro, in quel pub? >>
<< Dettagli… >> minimizzò lui, con un’alzata di mano, facendo scoppiare a ridere la figlia.
La madre sbuffò, continuando a dedicarsi alla sua cena, mentre lei si risiedeva accanto al padre, presa a sbucciarsi un mandarino.
<< Non darle retta, ti troverai bene… >> mormorò, pure se il borbottio sommesso della consorte li raggiunse comunque << … È un’ottima meta, saranno quindici giorni di favola… >>
E Xandra dovette concordare con se stessa che seppure gli italiani tendevano a strascicare le parole dell’inglese, come suo padre notava sempre, gli inglesi a loro volta parevano quasi soffrire nella pronuncia, come lo stesso uomo le stava dimostrando in quel momento.
Erano quasi venticinque anni che viveva in Italia, eppure alcune cose sembravano essergli rimaste dentro di quella lingua natia che lei stessa aveva imparato fin dalla culla, sentendolo parlare o cantare per lei.
Era cresciuta con due cuori, e con la sostanziale capacità di parlare correttamente due lingue, cosa che la rassicurava non poco, specie in previsione di quella vacanza.
<< E poi gli inglesi sono simpatici…   English humor! >> ammiccò l’uomo, come se la sapesse lunga.
<< Of course! >> ribatté lei, scattando in piedi all’ordine di apparecchiare la tavola.
E no, quello non le sarebbe mancato in quei quindici giorni.
For sure.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE.
Ehm… Sì. Sono una persona tremenda.
Ho tipo due fan fiction in corso e scrivo il prologo di una terza…
… Cioè, sedatemi.
Ma non so, mi è venuta qualche scena in mente – niente di eclatante – e soffrivo a non buttarla su carta. Davvero.
Ergo… Devo dirvi che non so nemmeno quando aggiornerò LOL
Poi, potrebbe sembrarvi che ci sia qualche cliché in giro, ma… Beh, a me è venuta in mente così, quindi arrangiatevi. <3
Poi… In realtà è ispirato a qualcosa di reale LOL ergo, mi rimangio il punto sopra e dico che a me è venuta così, e così ve la tenete.
Per il resto, statemi bene, tante care cose :3
E se v’ha incuriosito, let me know :3
Byeeee :3

 
  
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