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Autore: Orsa Minore    17/10/2004    6 recensioni
La lotta tra bene e male per l'acqua cristallo continua: che non sia il momento adatto per il trasferimento di una ragazza dal passato misterioso...?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“…Is this masquerade finally over
Can we put down the roles that we’ve
Played so many times
Is this really the final curtain
The end of the play…”
(Walk Away, Blue)

“…E’ finalmente finita questa mascherata
Possiamo deporre i ruoli che abbiamo
Recitato per così tanto tempo
Questo finalmente è l’ultimo sipario
La fine della recita…”

Un suono continuo e acuto. Fastidioso. Estremamente fastidioso. Il campanello di ingresso.
Elettra appoggiò il libro che stava leggendo e osservò la porta. Non si mosse. Per quanto la riguardava, la persona dall’altra parte dell’uscio avrebbe potuto aspettare fino al giorno seguente.
Evidentemente sua nonna non la pensava come lei. Dopo essersi asciugata le mani con un panno la donna aprì la porta.
Alla vista della persona che aveva suonato il campanello Elettra sobbalzò. Lory.
- Buongiorno- disse la ragazza, educatamente. – Sono Lory. Cercavo Elettra.
Sua nonna sorrise. – Te la chiamo subito.
- Non disturbarti, nonna, sono già qui- fece Elettra, con poco entusiasmo. – Ciao Lory.
Nonostante le due ragazze avessero chiarito qualche giorno prima la questione di Andrea era da un po’ che non si vedevano. Elettra non provava rancore nei confronti dell’amica, in fondo era sicura di non aver mai amato Andrea.
- Ciao Elettra- la salutò l’altra. – Sono qui per la festa di stasera.
- Festa?- domandò la nonna della morettina, sorpresa. – Quale festa?
- I proprietari del Café Mew Mew hanno organizzato un party per festeggiare la chiusura del locale- spiegò Lory, evidentemente entusiasta all’idea.
- Io non vengo- intervenne Elettra, decisa.
L’amica la guardò meravigliata. – Come sarebbe a dire: “io non vengo” ci divertiremo molto!- esclamò.
La morettina scosse la testa. – Non mi sono mai piaciute le feste.
Sua nonna la guardò severa. – Come no?- chiese. – Quando eri bambina non vedevi l’ora di potervi partecipare.
Elettra aggrottò le sopracciglia. – Ero solo una bambina!- ribatté.
- Ci saremo tutti- obbiettò Lory. – Pam, Mina, Paddy, Strawberry, Ryan…
La ragazza alzò una mano per bloccare l’elenco dell’amica. – So chi ci sarà- precisò.
- E allora?- domandò sua nonna, senza arrendersi. – Sono tutti tuoi amici, ti divertirai sicuramente!
Elettra aprì la bocca per dire qualcosa ma la chiuse subito dopo non sapendo cosa ribattere. Abbassò la testa con fare arrendevole. – E va bene, verrò- mormorò a bassa voce.
Poco ci mancò che Lory e sua nonna saltassero per la gioia. Le due ragazze salirono in camera per prepararsi mentre l’anziana assicurava loro che le avrebbe aiutate ad acconciare i capelli.

Elettra e Lory si guardarono in giro, meravigliate.
La sala del Café Mew Mew era stata liberata da tavoli e sedie e fungeva da sala da ballo. Nel giardino accanto al locale era stato allestito un grandioso buffet illuminato da mille lucine.
Mentre le ragazze scendevano le scale molti invitati si voltarono per osservarle. Quella sera, infatti, erano entrambe molto belle ed eleganti. Lory indossava un abito smanicato di seta verde e un paio sandali dello stesso colore. I capelli erano, come al solito, legati in due trecce. Elettra invece indossava un abito di seta bianca con manica a tre-quarti, cortesia di Ryan per coprire la vistosa cicatrice, che le scendeva morbido ad evidenziare le forme. I capelli, di solito legati a coda di cavallo, scendevano lisci lungo le spalle.
Quando furono a metà delle scale Andrea corse loro incontro.
- Ciao- fece baciando Lory su una guancia. – E’ un vero piacere rivederti- disse poi rivolto ad Elettra.
Benché avesse cercato di sembrare disinvolto la voce del ragazzo era visibilmente imbarazzata. La morettina gli sorrise.
- E’ la stessa cosa per me. C’è stasera Mark?- chiese poi all’amica.
Lory scosse la testa. – No. Subito dopo la battaglia finale contro Profondo Blu è partito insieme ai suoi genitori. Si sono trasferiti in Italia per lavoro.
Elettra annuì, pensierosa. – Capisco. Suppongo che lo abbia fatto perché Strawberry lo ha lasciato.
- Quella ragazza gli piaceva veramente- commentò Andrea, dispiaciuto per l’amico. – Comunque mi sembra che lei non abbia perso tempo a trovarne un altro.
Lory ed Elettra guardarono nella direzione di Andrea. Ryan e Strawberry stavano ballando attirando le attenzione di tutti i presenti per la grazia che avevano. Nonostante la rossa non fosse molto brava l’accompagnatore riusciva a portarla in modo divino. Alla vista di quello spettacolo Elettra sentì una morsa allo stomaco. Si costrinse a rimanere calma e a non abbandonare la festa.
- Stasera Strawberry è veramente stupenda- commentò Lory, ammirata. La morettina non poteva darle torto. Per la prima volta da quando la conosceva si era sciolta i capelli che le danzavano attorno al viso a ritmo di musica. L’abito che indossava sottolineava la sua figura esile e snella. Parecchi ragazzi la osservano ammirati mentre ballava. Primo tra tutti Ryan.
- Già- mormorò mestamente Elettra.
- Chissà- fece Lory con aria sognante – magari questa è la volta buona che Ryan e Strawberry si mettono insieme!
- Già- ripeté l’altra sempre più triste.
Calò un silenzio imbarazzante sui tre ragazzi che non sapevano più cosa dire.
- Vi va di andare a dare un occhiata al buffet? Ho promesso a Kyle che avrebbe avuto due belle assaggiatrici- propose Andrea, entusiasta all’idea.
Elettra scosse la testa cercando di sorridere. – So che cosa intende Kyle per assaggio e non sono preparata. Voi andate pure… io ne approfitterò per fare un giro della sala da ballo. Magari incontro anche le altre.
La verità era che non poteva resistere un attimo di più ad osservare Strawberry e Ryan che ballavano e ridevano come due fidanzatini. Un altro minuto ferma lì e sarebbe scoppiata.
- Come vuoi- fece Lory, leggermente delusa dal rifiuto. – Comunque mi è sembrato di vedere Paddy che si dirigeva velocissima al buffet. Mentre Mina e Pam hanno trovato due ottimi accompagnatori.
Elettra annuì poi scese velocemente le scale e si perse tra la folla.

“…Would you dance
If I asked you to dance?
Would you run
And never look back?
Would you cry
If you saw me cry?
And would you save my soul, tonight?
Would you tremble
If I touched your lips?
Would you laugh?
Oh please tell me this.
Now would you die
For the one you loved?
Hold me in your arms, tonight…”
(Hero, Enrique Iglesias)

“…Balleresti
Se ti chiedessi di ballare?
Correresti
E senza mai guardare indietro?
Piangeresti
Se mi vedessi piangere?
Vuoi salvare la mia anima stanotte?
Tremeresti se ti toccassi le labbra?
Rideresti?
Oh ti prego dimmi questo
Ora moriresti
Per la persona che ami?
Tienimi fra le tue braccia stanotte…”

Elettra attraversò a grandi passi la sala da ballo rimpiangendo le scarpe da ginnastica. Avrebbe tanto voluto correre a casa per non dover essere tormentata dalla visione di Ryan e Strawberry che ballavano insieme.
Strinse i pugni conficcando le unghie nella pelle. Cosa stava facendo? Non poteva essere innamorata… no… non di nuovo!
Di lui…
Di una persona che non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. Lui amava un’altra persona. Amava Strawberry, glielo aveva quasi confessato quella sera in spiaggia.
Eppure… quella volta lo aveva sentito così vicino. Aveva pensato che la avesse compresa ma, molto probabilmente, si era illusa.
Sciocca…!
Ora che Ghish e Mark erano partiti lui avrebbe avuto via libera. A lei non rimaneva altro che rimanere a guardare. Spettatrice, semplice spettatrice di una vita di cui non avrebbe più fatto parte. Niente più alieni, niente più battaglie, niente di niente.
Tutti i suoi amici avrebbero continuato la loro vita e le loro strade si sarebbero separate.
Inevitabilmente…
Era arrivata al giardino quasi senza accorgersene. Si sedette su una panchina isolata dal buffet.
Pensieri sconnessi si articolavano nella sua mente.
Sorrise mestamente. Almeno non lo avrebbe mai più rivisto. Mai più.
Non voleva più soffrire. Presto lo avrebbe dimenticato.
Ne sei sicura…?
Scosse la testa con violenza. Certo che ne era sicura! Forse lui se ne sarebbe tornato in America e lei non lo avrebbe mai più visto. Lontano dagli occhi lontano dal cuore. Avrebbe sofferto per un po’ poi si sarebbe abituata. Abituata a pensarlo lontano con Strawberry. Rabbrividì.
Continua ad illuderti, Elettra, alla fine qualcuno ti sbatterà in faccia la realtà. E allora sarà troppo tardi…
Sentì un groppo che le chiudeva la gola. Si guardò intorno: non c’era nessuno nei paraggi. Si prese la testa tra le mani, sconfortata. Avrebbe voluto fuggire da quella stupida festa dove era stata trascinata. Solo in quel momento si accorse che forse una parte di lei aveva desiderato andarci. Solo per vederlo. Solo per riavere una speranza. Anche minima.
Un’evanescente speranza…
- Che fai qui, sola soletta?- le domandò la sua voce calda. – All’interno del locale impazzano i festeggiamenti!
Alzò il viso. – Ryan- mormorò senza riuscire a dire altro.
- E’ stata Lory a dirmi che eri venuta alla festa, non ti avevo visto entrare- continuò lui, sorridendo. Era veramente bello con giacca e pantaloni bianchi. Non a caso molte ragazze si erano fermate ad ammirarlo.
Elettra non ricambiò il sorriso. – Eri impegnato a ballare con Strawberry e non ho voluto disturbarti- disse fredda.
- Già. In questi giorni è veramente molto triste. Ghish e Mark se ne sono andati lasciandole un enorme vuoto. Ho pensato di risollevarle il morale con un po’ di svago.
- Un punto a tuo favore, no?- fece lei senza guardarlo in faccia.
Ryan non rispose. – Sei veramente elegante stasera. Hai davvero un abito magnifico- commentò osservandola.
- Lo hai scelto tu per me- gli fece notare lei.
- Ho avuto proprio buon gusto- commentò Ryan allegramente.
- Già.
- Allora non vieni a ballare? Non avrai mica intenzione di stare qui tutta la sera!
- Forse. Tu vai, dopo vi raggiungo- lo incitò fredda.
Ryan la scrutò. – C’è qualche problema ?
- No.
- Allora vieni a ballare!
Elettra lo guardò irritata poi balzò in piedi. – Ho detto di no!- ripeté scandendo bene le parole.
Il biondino rimase in silenzio per qualche minuto senza muoversi. – Perché mi stai evitando?- le domandò infine.
- Io non ti sto evitando- mentì Elettra.
- E’ dalla battaglia finale che non ci vediamo perché tu ti sei sempre rifiutata di venire al Café. Hai parlato tranquillamente con tutte le altre persone tranne che con me. Evidentemente il problema sono io.
La ragazza avvertì dal tono di voce di Ryan che stava cominciando ad arrabbiarsi. – No.
- Ti ho ferito in qualche modo?- le domandò, fissandola negli occhi.
Lei distolse lo sguardo.
- Rispondi!- le intimò, alzando esageratamente la voce.
- Se mi hai ferito in qualche modo… vediamo… mi hai ferita quando non ti sei fidato di me, quando hai fatto delle indagini sul mio passato, quando hai pensato che forse io avrei potuto salvare i tuoi genitori- fece lei, fredda.
Perché aveva parlato così? Non pensava veramente quello che aveva detto ma le era sembrato il modo migliore per difendersi.
Difendersi da che cosa? Dall’amore che provava per lui?
Ryan la guardò tra il meravigliato e l’arrabbiato. – Non ti ho mai accusato di aver lasciato morire i miei genitori!
- Apertamente forse. Ma dimmi Ryan Shirogane, quante volte l’hai pensato?- chiese lei con la voce che le tremava.
Il ragazzo la osservò a lungo. – Ti stai comportando come una bambina, Elettra.
- Me lo posso permettere ogni tanto, no? La mia infanzia mi è stata rubata troppo presto. Dopo la morte di tutte le persone che amavo non mi è rimasto nulla. E ora tu hai anche il coraggio di darmi della bambina!
Stava diventando patetica. Cercò di controllarsi ma non ci riuscì. Lacrime di sconforto cominciarono a rigarle le guance pallide e lei non riuscì a ricacciarle dentro.
Ryan la osservò, stupefatto, mentre si portava le mani al viso. Non l’aveva mai vista piangere e, chissà per quale assurdo motivo, era convinto che non ne fosse capace. Che avesse vissuto troppo dolore per aver ancora lacrime da versare.
Evidentemente si sbagliava.
- Dai non fare così…- disse facendo un passo verso di lei.
Elettra non alzò il viso. – Vattene!- urlò indietreggiando. – Torna da Strawberry. Io me la caverò, come sempre.
Perché ora aveva tirato fuori Strawberry? Lei cosa c’entrava? Non era mica colpa sua se il ragazzo che le piaceva era innamorato della rossa.
- Perché dovrei tornare da Strawberry?- le chiese, meravigliato.
- Perché è da lei che vuoi andare- mormorò Elettra. Ora non piangeva più, fissava il ragazzo con i suoi profondi occhi neri.
Ryan non rispose e lei gli girò le spalle, muovendo qualche passo incerto verso l’uscita.
- E adesso dove stai andando?- le urlò, arrabbiato.
- A casa!- rispose senza fermarsi.
Ryan le corse dietro, afferrandola per un polso.
- Lasciami!
- No che non ti lascio!
C’era qualcosa nella voce del ragazzo che la costrinse a voltarsi e a guardarlo negli occhi.

Si fissarono per qualche lungo, interminabile secondo.
Elettra rabbrividì, le sembrava quasi di sentire il respiro di Ryan su di lei.
Gli occhi freddi di Ryan indugiarono qualche momento sui suoi, ancora gonfi di lacrime. Elettra avrebbe voluto liberarsi dalla presa e correre via ma non ci riuscì. Le gambe non rispondevano più ai suoi comandi.
Ryan si abbassò senza smettere di guardarla.
Trascorsero un paio di secondi. Forse meno da quando la bocca calda del ragazzo si appoggiò sulla sua.
Elettra non avrebbe mai creduto che le sue labbra fossero così dolci. Così capaci di farla sentire bene.
Ricambiò.
Si abbandonò a quel bacio senza chiedersi perché lo stava facendo. In quel momento c’erano solo loro due.
Si sentiva felice.
Ad un certo punto Ryan si fermò e lei riaprì gli occhi, delusa.
- Mi dispiace- mormorò lui, distaccandosi leggermente da lei. – Non sono riuscito a controllarmi.
Elettra lo guardò dura. E così era stato un impulso, niente di più. Si controllò a fatica per non esplodere.
- E Strawberry?- domandò fredda.
Ryan la guardò meravigliato. Perché gli parlava in quel modo? Era forse arrabbiata per lui per quel bacio?
Sospirò, era stufo di mentire a se stesso, di non esprimere mai i suoi sentimenti.
Si decise.
- Non hai ancora capito che Strawberry non mi interessa più?! Non avevo idea di come fartelo capire. Ti ho già detto che non sono bravo con le parole!
Elettra lo freddò con lo sguardo. – Lo so. E allora?
- Mi sono accorto di provare per te qualcosa della semplice amicizia. Quella sera, dopo che mi avevi parlato della tua cicatrice, mi hai baciato sulla guancia. In quel momento mi sono controllato a fatica per non baciarti. Ogni volta che ti vedo vorrei farlo. Ecco… credo di essermi innamorato di te…
Cosa gli stava succedendo? Il freddo e controllato Ryan che parlava ad una ragazza come un qualunque innamorato. Quelle parole smielate, eppure glielo voleva dire da tanto tempo.
In fondo era innamorato…
La ragazza aprì la bocca per dire qualcosa poi la richiuse. Sembrava sconvolta. Ryan la guardò deluso e fece per andarsene.
- Dove vai?
- Torno dentro… mi sono umiliato già abbastanza, ricevendo un secco rifiuto da una ragazza dopo aver parlato in quel modo così mieloso. Non vorrei rifare lo stesso errore.
Elettra, a quelle parole, si risvegliò dallo stupore che le parole del ragazzo le avevano provocato.
Non riusciva ancora a credere a quello che le aveva detto. Gli piaceva! Non gli importava niente di Strawberry!
- Aspetta- gli disse facendo qualche passo verso di lui.
Ryan si voltò mentre un lampo di speranza gli attraversava gli occhi. – Cosa vuoi?- le chiese, recuperando il suo abituale contegno.
- Volevo solo dirti che mi fa piacere che tu mi abbia rivelato i sentimenti che provi nei miei confronti.
Il biondino apparve visibilmente deluso. Le sue parole la avevano lusingata, ma nulla di più.
- Suppongo che anche Andrea ti abbia detto le stesse cose, quando stavate insieme.
- Quello che intendevo ribadire è che mi fa piacere che TU mi abbia detto quelle cose. Perché, vedi… rispecchiano benissimo i sentimenti che io provo per te…- fece Elettra parlando dolcemente.
L’espressione tesa di Ryan si sciolse in un largo sorriso. - Questo vuol dire che ti piaccio?
Lei lo baciò delicatamente sulle labbra e gli sorrise. – Secondo lei, signor Shirogane?
- Non ne sono ancora molto convinto. Avrei bisogno di un’altra conferma- disse chinandosi per baciarla di nuovo.
“…It’s like a poison – just one cure
You’re my remedy – for sure
There’s an angel - at my door
I don’t wanna feel like this no more
I’m in the dark and you’re my light
I’m going blind and you’re my sight
I feel – ALIVE
You set me free I hold you tight
You’re in my heart and I’m the knife
I feel – ALIVE…”
(Alive, Blue)
THE END

Sigh Sigh… un po’ mi dispiace ke qst fosse l’ultimo capitolo di ALIVE: mi stavo proprio divertendo a inventare capitoli sempre + assurdi. Cmq si sa, prima o poi bisogna mettere la parola FINE a qualunque cosa… ç___ç
Vi sarete sicuramente accorti il titolo della ff è tratto dal titolo di una bellissima canzone dei Blue “Alive” appunto.
Spero ke qst cap nn sia risultato troppo mieloso: ho cercato di renderlo meno noioso possibile!!!

Dedico qst capitolo a tt le persone ke hanno creduto in me e naturalmente alla mie abituali commentatrici: Mew Pam, Emma, Chibichan, Lun Argentè, Dafne e Onda e a tt gli altri lettori.
Grazie Mille per il continuo sostegno ke mi avete dato!
Alla prossima, Orsa Minore!

N.B. nn pensate di esservi liberati di me! Credo ke tornerò al + presto cn qualche altro breve racconto!!!
  
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