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Autore: Mary CM 93    13/09/2013    1 recensioni
Non so bene come definire ciò che ho scritto, forse è semplicemente una riflessione su quanto la vita somigli alla scrittura. Per quelle persone che hanno voglia di riflettere qualche minuto sul senso di ciò che ci accade ogni giorno....buona lettura :)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scrivere è quasi come vivere, credo che vi sia un sottilissimo filo che distingue le due arti.
Sì, perché, in fondo, vivere è un po’ un arte, una di quelle che puoi imparare e perfezionare, una di quelle che alcune persone hanno ricevuto come dono innato, ma che altre neppure sanno come affrontare.
La scrittura: inizialmente impari le nozioni basilari, la grammatica corretta, la sintassi ben articolata, quelle regole che ti vengono spiegate almeno una volta.
E così nella vita: t’insegnano le norme cui sottostare, i comportamenti da tenere e quelli da evitare, se ne occupa qualcuno che sia un genitore, un parente, un insegnante, o forse un amico.
Il passo successivo è quello in cui verrai valutato per ciò che hai imparato: non si tratterà più esclusivamente di nozioni teoriche, ma ti dovrai cimentare nel buttare giù qualche riga e subito ti accorgerai se ami prendere la penna in mano, se ti spaventa quel foglio bianco, se l’incipit che hai proposto sarà sufficientemente accattivante.
Soprattutto, però, qualcuno leggerà ciò che hai scritto e ti correggerà: ci sarà chi vedrà il foglio riempirsi di segni rossi e chi, invece, si vedrà aggiungere qualche virgola mancata.
Così nella vita: arriverà il momento in cui mettere in pratica gli insegnamenti, compiere delle scelte, ottenere dei risultati, scoprire quale sarà la nostra strada.
Immancabilmente qualcuno sarà pronto, con un’enorme biro rossa, a tirarci sopra una grossa croce, qualcun altro perfino cestinerà il pezzo di carta che siamo, qualche d’un altro, invece, vorrà solamente aggiungere una piccola virgola al nostro carattere.
Come per la scrittura, però, tutti questi giudizi saranno pur sempre soggettivi, perché a nessuno è stato concesso l’incommensurabile potere di creare uno standard oggettivo, cui uniformarsi.
Il momento più arduo, però, avviene quando non è più tempo di scrivere temi in classe, quando s’inizia a scrivere per se stessi, quando si comincia ad amare quella frazione di secondo in cui la penna sta per posarsi sul foglio, che, bramoso l’attende, come un ragazzo con il primo bacio; quando si ha voglia di far prendere vita a pensieri che fino ad allora erano rimasti sopiti e confusi all’intero nella nostra mente.
E così nella vita: arriva quel momento nel quale non si dipende più dalle etichette altrui, o dall’obbligo di compiere determinate azioni, quell’istante in cui capisci che ami ciò che stai facendo, o forse che lo odi, tuttavia, in ogni caso, ami il fatto che la tua opinione sia esclusivamente tua, frutto di un pensiero elaborato negli anni, delle tendenze ed aspirazioni personali.
Ed inevitabilmente, da quelle due righe iniziali, fiorisce in noi un’idea e si ha il desiderio di scrivere un primo capitolo della nostra storia, magari trovando perfino un titolo adeguato.
Così nella vita: da quelle quattro chiacchiere scambiate per caso, si ha l’interesse a condividere del tempo insieme ad una persona, ad attribuirle un ruolo all’interno delle nostre giornate.
I capitoli, pian piano, senza fretta, cominceranno a sommarsi, le pagine ad aumentare senza che ci si renda conto di quanto inchiostro si è consumato in così breve tempo.
Un giorno, poi, quasi per curiosità di riscoprirsi, si decide di rileggere tutto il racconto dalla prima riga, ed improvvisamente, si notano errori su errori, imperfezioni, più o meno gravi, ripetizioni, persino banalità.
Si rivedono tutti i capitoli una prima volta, una seconda e forse anche una terza, sino a che  il lessico non risulta più forbito e la punteggiatura azzeccata.
E così con le persone: a volte ci si guarda indietro, si analizzano i comportamenti e si tenta di tirare una riga su quella “i” di troppo, di aggiungere quell’apostrofo mancante.
Eppure, alcuni capitoli, vorresti riscriverli da capo, come se quasi appartenessero ad una trama differente da quella che ci si era immaginati.
Perciò cominciano quegli orribili segnacci, quelle tremende ricacce, ma la realtà è che sotto la nuova frase, la nuova parola che troviamo più congeniale, ora che leggiamo il testo con altri occhi, ci chiediamo per quale assurdo motivo ci fosse venuto in mente di utilizzare quel termine tanto inappropriato.
Alcune volte c’è chi, per vinto, non può sopportare quell’infinità di errori che gli si parano davanti agli occhi, quelli che egli stesso ha commesso, e così, abbandona la storia, forse neppure ne farà parola con qualcuno, perché non ha amato nulla del modo in cui essa è stata scritta.
Altri, invece, ora più consapevoli delle loro capacità, trovano perfino un finale interessante; altri continuano, giorno per giorno, a modificarlo un po’.
La realtà, però, è che, un minimo, anche se solo per un secondo, persino delle storie più brutte, ci ha affascinato un personaggio, un ambiente, un dialogo.
In questo modo nasce la voglia di riprovarci, ma con un’idea nuova e più interessante: si comincia da capo, da un foglio ancora pallido, forse con l’accortezza, questa volta, di rivedere i refusi mille e più volte.
Così è la vita: un oceano di parole, di pensieri, perché no, anche di fogli bianchi o stracciati, ingialliti o stampati. Di un po’ d’inchiostro, sbavato o sbiadito…con qualche lacrima, un po’ di rughe, molti sorrisi, tanti capitoli colmi di ricordi, profumi, suoni ed emozioni, alcune rivelate ed altre taciute.
Vivere, però, è quasi come scrivere: la verità è che nella realtà nessuno di noi può prevedere un finale, nessuno può modificare completamente un episodio o stravolgere un personaggio…i tentativi sono molti, tuttavia vani, perché il nostro cuore non è un pezzo di carta sul quale tirare qualche riga o scarabocchiare qualche cornicetta, nell’attesa che un pensiero migliore passi per la testa.
Per questo motivo amo scrivere, perché non è vita, non è reale, perché esistiamo solo io ed Immaginazione, quelle essere, che, per qualche secondo, ti concede di osare, di innamorarti ed essere corrisposto, di gridare a squarcia gola, di sfuggire al tempo e non essere te stesso.
  
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