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Autore: Lady3    13/09/2013    1 recensioni
Siamo quindicenni; restiamo sveglie tutta la notte in attesa di un messaggio, e la mattina appena sveglie controlliamo il cellulare, condividiamo passioni, musica, pensieri, scopriamo noi stessi giorno per giorno, abbiamo paura del futuro eppure continuiamo a pensarci, proviamo a goderci il presente, pensiamo di non essere perfette e ci torturiamo, passiamo ore a guardare l’armadio sapendo con certezza che non abbiamo niente da mettere anche se, alla fine, qualcosa la troviamo sempre, speriamo di sentirci accettate, crediamo di poter trovare l’amore della nostra vita, viviamo avventure, nascondiamo segreti, scriviamo delle nostra giornate, conosciamo persone simili a noi che abitano a 500 Km di distanza, ridiamo con gli amici, usciamo, facciamo cazzate, viviamo di pregiudizi e critiche, speriamo di poter superare le altre, litighiamo per sciocchezze, ma alla fine risolviamo sempre tutto.
DEDICATO A TUTTE LE QUINDICENNI COME ME
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quindicenni.

 

Chi sono?

Penso che a quindici anni ci facciamo tutti la stessa domanda; non capiamo in cosa ci stiamo cacciando, o quello che stiamo facendo.

Cosa siamo?

Non possiamo considerarci bambini: non rimaniamo più ore ed ore stesi sul pavimento di casa, magari su un tappeto colorato, a giocare con principesse da lunghi capelli e abiti perfetti, con dinosauri di plastica che salvano il mondo e salvadanai capaci di disintegrarlo con un qualsiasi incatesimo inventato da noi. Il nostro sguardo non si illumina più di fronte un set di matite colorate, non passiamo più i pomeriggi a colorare figure in bianco e nero di cartoni animati sperando di non uscire fuori dai margini, per poi fare appendere la nostra “opera d’arte” dalla mamma sul frigorifero della cucina.

Non abbiamo più l’istinto di affondare le piccole mani nei colori a dita e spiaccicarle sul muro.

Non ci sediamo più sul divano portandoci le gambe vicine al petto perchè non arriviamo a toccare terra, non aspettiamo con ansia il ritorno dei nostri genitori dal lavoro vicino la porta, non riusciamo più a vederci “Cenerentola” sognando le  sue stesse scarpette di cristallo e non compriamo più libri con tante figure per poter immaginare la trama senza dover leggere quei piccoli paragrafi scritti con un colore troppo poco attraente.

Non aspettiamo più la mamma la mattina per vestirci, non ascoltiamo più quelle canzoni demenziali dello zecchino d’oro e non ci piace più giocare con la pasta di sale.

Non riusciamo più a sentirci: principesse, supereroi, attrici sposate con figli, cantanti, ballerine di successo, astronauti o atuomobilisti.

Ma ricordate tutte le volte che giocavamo con i peluche a fare le insegnati, spiegavamo su una finta lavagna, e ci incazzavamo pure quando i peluche non sapevano dire quanto facesse “due più due”?

Oppure quando ci infilavamo in una scatola di cartone, o quando mettevamo i piedi nelle scatole delle scarpe, e pensavamo di poter arrivare fino alla luna e ritornare?

Quando raccontavamo agli amici dell’asilo che un ragazzo immaginario ci aveva baciate? O quando dicevamo di aver combattuto contro un dinosauro?

Giravamo per tutta casa salendo sui divani e quando un adulto chiedeva

-ma che stai facendo?-

-non posso scendere, sotto di me c’è la lava- era la nostra risposta.

Perchè loro erano capaci di andare via e ignorarci, ma noi la lava la vedevamo davvero, vedevamo i mostri e i nostri superpoteri.

Giocavamo con le figurine di dragonball, e indossavamo i tacchi della mamma per poi dipingerci il viso con il rossetto.

E quando risate si sono fatti i nostri genitori.

Quando andavamo a scuola con la cipria della mamma e ci sentivamo potenti, o quando tiravamo il cibo suoi vestiti dei compagni che ci stavano antipatici, e vedevamo le insegnanti come delle brutte befane da combattere e sconfiggere.

Come facevano le Winx nel loro cartone; e allora pensavamo di essere uguali a loro, di poter volare, pretendevamo anche i loro stessi vestiti.

E noi quelle ali, il fuoco che ci usciva dalle mani, lo vedevamo seriamente.

Ora, invece, cosa siamo?

Di certo non siamo adulti, per loro è tutto più semplice.

Possono scegliere se lavorare o studiare, possono scappare da tutti e da tutto quando vogliono, sono capaci di indossare un tailleur o una giacca con la cravatta per apparire sexy agli occhi di tutti.

Un apparecchio, nella loro bocca, si trasforma in un oggetto di seduzione, e gli occhiali li fanno sembrare intelligenti anche se non lo sono.

Le adulte posso andare a mangiare da Mcdonald quando vogliono e non mettono un kg, e gli uomini riescono ad avere la voglia di andare in palestra e, dopo solo una lezione, possono avere una tartaruga più bella di quella di Goku.

Gli adulti possono colorarsi i capelli senza venire giudicati, possono mettersi le calze, i vestiti corti e i tacchi senza sembrare spogliareliste, possono conoscere un uomo e sposarlo il giorno dopo, possono truccarsi senza sentire lamentele, ma cosa più importante: possono farsi un tatuaggio.

Bene, perché noi non possiamo farlo?

Abbiamo quindici anni.

Riusciamo a decidere cosa fare del nostro futuro in pochi secondi: programmare una carriera da medico o da attrice, per poi decidere di diventare una cassiera pochi minuti dopo.

Riusciamo a studiare ed avere la media dell’ otto, ad andare a danza tre volte la settimana, chiudersi in una palestra i restanti giorni liberi, e a mantenere una decente vita sociale a scuola e anche su internet, ma dopo abbiamo bisogno di almeno un ora passata con la faccia sul cuscino, in pigiama e le cuffie nelle orecchie.

E la musica, decidiamo di passare la nostra adolescenza con le cuffie ed un telefono.

Andiamo a scuola, giriamo per la città, studiamo, ci facciamo la doccia e dormiamo con le cuffie nelle orecchie e, quando non le abbiamo, il nostro cervello riproduce le canzoni della nostra playlist isolandoci dal mondo.

La notte, invece di dormire come i comuni mortali, preferiamo pensare.

Pensare a quanto siamo diverse dalle altre, ma in realtà siamo quasi tutte uguali.

Noi ragazze veniamo divise in due gruppi.

Ci sono le “superfiche”, tutte vorrebbero essere: magre, belle, alte, perfette e popolari come loro.
Non hanno vergogna di indossare una mini gonna, truccarsi o baciare un ragazzo ma, forse, loro hanno più problemi di noi.

Le “lettrici”, invece, vivono con la musica, preferiscono sprofondare sotto il piumone del letto con un libro in mano, si nascondono in un jeans troppo grande e una felpa scolorita, sopravvivono ogni giorno con le loro fantasie e le stesse scarpe da ginnastica, hanno una vita sociale su tumblr e twitter, dove non le conosce nessuno, mentre a scuola sono “le ragazze timide”.

Siamo quindicenni; restiamo sveglie tutta la notte in attesa di un messaggio, e la mattina appena sveglie controlliamo il cellulare, condividiamo passioni, musica, pensieri, scopriamo noi stessi giorno per giorno, abbiamo paura del futuro eppure continuiamo a pensarci, proviamo a goderci il presente, pensiamo di non essere perfette e ci torturiamo, passiamo ore a guardare l’armadio sapendo con certezza che non abbiamo niente da mettere anche se, alla fine, qualcosa la troviamo sempre, speriamo di sentirci accettate, crediamo di poter trovare l’amore della nostra vita, viviamo avventure, nascondiamo segreti, scriviamo delle nostra giornate, conosciamo persone simili a noi che abitano a 500 Km di distanza, ridiamo con gli amici, usciamo, facciamo cazzate, viviamo di pregiudizi e critiche, speriamo di poter superare le altre, litighiamo per sciocchezze, ma alla fine risolviamo sempre tutto.

Siamo quindicenni; è vero, sembriamo schizzate e lunatiche, diciamo di odiare il mondo ridendo, e pensiamo che questa sia un’età di merda ma, infondo, sappiamo che è una delle migliori.
E sempre, nel nostro cuore, quando ci stenderemo sul divano per ascoltare musica e parlare con altre persone, alzeremo i piedi, sapendo che lì una volta c’era la lava.

Salve popolo di EFP.
Bhè, se siete arrivate fino a qui, la storia non dovrebbe farvi proprio schifo.
Precedo alcune critiche che diranno che non è una storia, è vero.
Più che una storia, è la NOSTRA STORIA.
Sono i nostri pensieri; spero seriamente che vi sia piaciuto.

Lady3

  
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