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Autore: SAD_robot    13/09/2013    1 recensioni
La pazienza cade a pezzi, e mi fa mollare le pinze per guardarmi schizzare a testa bassa sui binari vibranti. So che potrebbe far male, ma il gioco é sempre lo stesso e io non ho più le forze per combattere i miei istinti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                          Il treno


Il mio sangue é sprecato qui sull'asfalto. Tu, azzardata punitrice di screzi privati, ti allontani con il cuore che pompa adrenalina: senza celare un ghigno rivolto alle persone che mi soccorrono. Mi chiedo cosa possa passare per la tua testa osservando lo spettro della mia vita scivolarti dalle mani. Mentre io, incapace di muovermi, rifuggo l'idea che sia tu l'ultima cosa che mi tocca vedere.
Disperazione, la più crudele tra gli anti-eroi della mia vita. Ho sbagliato a lasciar socchiuse le porte che conducono alle mie emozioni, lasciandoti entrare come una mosca nel mio cervello. Mi hai sedotto con i falsi prodotti delle tue coltivazioni, nutrendomi di merce avvelenata. Se i tuoi precedenti esperimenti con me avevano fallito, ora, la mia anima, é già un trofeo.
Come ho potuto farmi ingannare in questo modo, fino a lasciarmi condurre per mano sui binari che mi avrebbero impedito di rialzarmi? Avrei dovuto riaffermare la mia presenza nella corazza che chiamavo corpo, così da rifiutarti prima del sopraggiungere del mio ultimo treno. Non mentono quando ci ricordano che il potere delle piccole cose lo si assapora solo alla fine del pasto. Perché, stupido a dirsi, il piacere di essere uomo lo scopro solo ora.
Le persone mi guardano con pena e sofferenza accertandosi che con me non c'é più nulla da fare. Sono già morto; ucciso dal soffio di ferro. Non ho più nulla del piccolo re che credevo di essere prima del tuo arrivo, e i batteri attendono solo di potermi divorare nel buio della fossa.
Mi perdo di nuovo tra le esperienze, alla ricerca di idee rivoluzionarie che mi porteranno a reggermi ancora sulle mie gambe. Tutto quel che chiedo é giustizia per il mio ego massacrato dal pentimento, ma la fantasia si schianta sulla realtà fatta di polvere e catrame.
Lo confesso. Non resisto alla tentazione di guardarti fuggire: ti osservo dal riflesso fugace del mio plasma per poi puntare gli occhi direttamente sulle tue spalle biancastre.
Una scelta vincente. Il rancore mi fa dimenticare le fitte che mi domano con successo.
Madre di tutte le colpe. C'é qualcosa di folle nelle tue azioni; qualcosa di delirante. Come puoi allontanarti in questo modo, mentre la mia vita cade a pezzi? Muti forma e aspetto come in preda a una gioia incontinente, e getti i tuoi capelli a coprire ciò che mi hai fatto.
Non mi é difficile immaginare la fredda sintonia che ti lega alla morte.
D'improvviso, suoni sconosciuti incominciano a cascare dal cielo, annebbiandomi la mente e schiacciandomi ulteriormente sull'asfalto. Deve essere una sensazione familiare per chi é già passato da questa parti, ma io non sono ancora pronto ad abbracciare questo nuovo mondo.
Alla fine del gioco, scopro che mi é stata tolta la possibilità di compiere il più piccolo movimento.
Mi ritovo a fissare i tuoi passi. La concentrazione sfuma e le mie decisioni diventano sabbia. Svegliati, cervello! urlo. Ma molto probabilmente la mia gola é ancora impegnata a sputare sangue.
Ti volti. Mi guardi: e il tuo giovane volto, perenne capro espiatorio, sembra piangere per me. Non ti prendi la briga di arrestare la fuga, ma i tuoi occhi restano agganciati ai miei.
La strada viene presto sostituita dalla nebbia mentre io fisso attonito il tuo volto. Inizi a svanire nel vapore, senza mai distogliere lo sguardo da me.
Questo mi fa assopire, e il mio pensiero corre dritto in letargo.
Non é il momento di mettere sotto alla lente quel che ho appena visto. Ci penserò un altro giorno. Domani, magari_
  
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