Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: lovemeswaggy    13/09/2013    5 recensioni
Jessica James è distrutta. Va male a scuola, è morta la sua migliore amica ed è appena stata arrestata di nuovo. I genitori ne hanno abbastanza del suo comportamento così la iscrivono in un collegio.
Justin Bieber. Un ragazzo d'oro esteriormente ma lacerato dal dolore emotivamente.
Entrambi si ritrovano ad affrontare ostacoli difficili, ma sapranno usar tutto a loro vantaggio.
Due vite, tanto misteriose quanto difficili.
Un amore, tanto semplice quanto improbabile.
***
"Non lasciarmi andare, ti prego!"
"No piccola, sto io qui con te."
"Prometti?"
"Prometto.. e io mantengo sempre le promesse."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jaden Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jess’ point of view
“Ne ho abbastanza di tutti questi compiti, credo che la vecchia Jess si stia risvegliando.” Sbuffai girando tra le dita la mia penna nera, distratta dalla lezione che si stava svolgendo in aula.
“Contieni i tuoi demoni dentro te, io non sono mica pronta a vederli e non voglio ancora morire.”
Mi girai sorpresa verso di lei, sorpresa dal fatto che mi avesse sentito, visto che era così attenta alla lezione.
“Certo che vuoi morire, io ti convincerò. Sai, sono brava in queste cose.”
“Ohw, raccontami una delle tue esperienze.”
“Be’, è successo con Jake.”
“Jake?” si girò di scatto udendo il nome di un ragazzo. Risi di gusto buttando la testa all’indietro mentre le sue guance si coloravano di un leggero rosa.
“Sì, il mio migliore amico, cogliona.”
“Ohhw, sì. Jake.” Ci pensò su prima di “Spero proprio domani venga alla giornata dedicata ai parenti” pronunciar e guardare di nuovo verso la lavagna.
Eravamo nell’ora di Algebra, l’ultima ora definitiva della settimana, il giorno dopo il venerdì e prima della domenica. Ed io ero esausta, non ricordavo quanto fosse rilassante ma anche incredibilmente stancante studiare. Credo che questa scuola mi stia facendo bene, psicologicamente, ma male, fisicamente.
Ieri sera non è stato granché, dopo aver parlato con Justin ci eravamo rifugiati nella sua camera a leggere un romanzo preso dalla biblioteca. E inoltre, la discussione con Justin non era altro che un consiglio su quanto fosse pericoloso e perverso quel ragazzo.
“Un po’ come te.” Sbuffai stanca di sentirmi dire per la tredicesima volta perché dovrei star lontana da quel ragazzo.
Evitò di rispondere alla mia frase e ne iniziò un’altra di un altro discorso.
“Ti ho detto di starci lontano, e fine della storia.”si alzò di scatto dal letto e si fermò di fronte a me, le sue dita sotto il mento che fremevano di rabbia. E non capivo davvero da cosa derivava quello stato d’animo. Essere così arrabbiato per questo? Può essere che lo odiava così tanto? Vorrei sapere perché tutto questo odio nei suoi confronti quando Ben poteva sembrare anche un perverso, ma almeno era simpatico.  No?
“tu non mi comandi.”
“Ti sto consigliando.” Si passò la mano destra tra i capelli, lasciando cadere qualche ciocca priva di gel sui lati della testa e non preoccupandosene. La mascella rigida accompagnata da sopraciglia piegate a formare una V tra gli occhi. Il dorato delle sue iridi che si mescolava con il grigio delle mie, troppo occupate a fissarle intensamente per poter distogliere lo sguardo. Era come un pozzo profondo, e tu cercavi di vedere in profondità al buio, se c’era una fine a quella lunga galleria verticale, se non era infinita ma uguale agli altri.
“Il tuo tono trasmetteva tutt’altro.” Presi a guardare le mani intrecciate sul mio grembo, abbassando lo sguardo e smettendo di perdermi in quegli occhi. Ma lo rifeci quando si abbassò alla mia altezza, alzandomi con l’indice e il medio, il mento.
“Per favore.” E forse era stata la dolcezza nel modo in cui lo disse, o la sincerità e la preoccupazione che trasmettevano i suoi occhi, a convincermi. Perché sì, ci era riuscito anche senza il mio volere.
“…ci vediamo lunedì alla seconda ora per continuare quest’equazione, provate a farla in camera vostra e se riuscite a finirla avrete un punto extra.”
Distolsi i miei pensieri quando un suono assordante riempì l’intera scuola, annunciando che l’ultima ora di quella settimana era finita. Mi sollevai di scatto buttando le penne e il libro all’interno dello zaino, senza preoccuparmi se le pagine si fossero arricciate o le penne fossero aperte. Chiusi la zip della sacca e presi per mano Rose, che mi stava accanto aspettando che finissi.
Ci dirigemmo velocemente verso la sala pranzo, mentre la mia amica mi spiegava cosa era successo durante la lezione mentre ero nel mondo dei sogni.
“Ehi, bellezza.” Mi girai di scatto avvertendo su di me alcuni sguardi. Presi sotto braccio Rose, avvicinandomela il più possibile.
Ben si avvicinò ammiccando il suo solito sorriso divertito, mi prese la mano portandosela alle labbra e baciandola con gentilezza. I suoi occhi fissi nei miei, mentre abbandonavo il braccio di Rose per perdermi in quelle iridi marroni così vivaci.
“Ciao.” Enfatizzai troppo dolcemente, maledicendomi del mio tono e ricordandomi di Justin.
Raddrizzai la schiena anche se ero sicura che sarei caduta lì a poco, per la bellezza naturale che mi ritrovavo davanti. I capelli messi in disordine volontariamente gli davano un’aria ribelle,di un colore uguale ai suoi occhi con qualche sfumatura di oro, a renderli meravigliosi.
“Dove stai andando? Posso accompagnarti.” Guardò dietro di me, notando Rose e salutandola con un cenno del capo. E lei ricambiò rimanendo seria.
“Andavamo in sala pranzo, ho fame.”
“Uhm, e di cosa?”
“Non so, quello che trovo.” Mormorai guardandomi in giro sperando di non vedere comparire Justin e Jaden all’improvviso.
“Capisco. Vieni, ti faccio conoscere alcuni miei amici.”
“io penso sia meglio di..” ma ero già sotto il suo braccio che mi trascinava con delicatezza verso il suo gruppetto.
Mi ritrovai quattro paia di occhi addosso, e sorrisi imbarazzata abbassando lo sguardo.
Mormorarono velocemente un “ehi bellezza” prima di tendermi le mani, che afferrai velocemente mormorando ogni volta il mio nome.
Non erano tanto diversi da Ben, tutti mori con gli occhi scuri eccetto uno dagli occhi verdi. Un colore così forte ed intenso che mi parve di rimaner pietrificata sotto il suo sguardo.
Respirai velocemente, facendo entrare più aria possibile nei polmoni, mentre il corpo di Ben rimaneva sempre più attaccato al mio.
Avvertii la presenza di Rose dietro la mia schiena, pronta a proteggermi se fosse successo qualcosa.
Poi “Ehi Jess, andiamo su. Ho fame.” parlò. Avvicinai le mie labbra alla guancia di Ben prima di salutare gli altri con un cenno del capo.
Possibile che avessi tanta paura da riuscire a tremare?
 


Justin’s point of view

L’aria soffice a soffiarmi i capelli, ad accarezzare la pelle, a rendere quel caldo un po’ più fresco. Ormai l’autunno stava arrivando, e con esso si trasportava tutti quei vecchi ricordi, come lame infilate nella mia pelle, schiacciandosi all’interno e provocandomi un dolore allucinante, come se fossi stato diviso in metà, come se quella parte di tessuto non ci fosse e facendomi male.
E sarebbe stato anche meglio avere, per davvero, un lama infilata in qualche parte del corpo piuttosto che ricordare. Parole, azioni, tutto insieme. E quel tutto che non decideva ad andarsene, e si trasportava con sé anche il famoso senso di colpa.
Chiusi gli occhi immaginando di nuovo quella sera, ma questa volta le lacrime non solo offuscarono la mia vista, ma anche la mia mente, rendendola incapace di pensare. E forse avrei dovuto piangere di più, se funzionava così, forse avrei dovuto farlo.
Guardai verso la statua Diana, pensando a quale fosse stato il suo scopo. E il mio? Il mio scopo qual era? Restando qui, non ne avevo uno. E avrei dovuto deciderlo in fretta, visto che l’anno prossimo non sarò qui, o magari tra due anni.
Ricordai la prima volta che la vidi, impacciato e senza autostima con problemi familiari. La prima volta che superai quel cancello maestoso, rendendomi conto che avrei vissuto lì, in quel prato verde ricoperto di fiori e adornato da statue e alberi alti, che facevano da sentiero fino all’edificio.
Ricordai la prima volta che incontrai Jaden, l’ansia che mi ritrovai nel guardare la sua pelle nera,  i suoi occhi così scuri e il suo sorriso così bianco che dava contrasto al resto del corpo.
Un’amicizia che è nata subito, da un ‘ciao, piacere sono Jaden’ e un ‘ehi bello, io Justin’. Un’ amicizia forte quanto il bisogno di essere sempre insieme, che se ci allontaniamo un po’ l’uno dall’altro, subito lo si cerca e, una volta trovato, lo si prende in giro come un ‘ma dove cazzo eri? Dai su, chi ti sei fatto?’ o un ‘hai fumato e non mi hai chiamato? Ma che bella merda che mi ritrovo come amico’. Un’ amicizia equivalente al bene tra due fratelli di sangue, come succede nei Marini; l’uno che è incaricato di difendere il proprio compagno di guerra, perché è questo che succede lì, bisogna difendersi l’un l’altro dagli attacchi, dalle innumerevoli pistole che gli vengono puntate addosso.
e il modo in cui lui ha aiutato me, mi ha fatto capire che nessuno meglio di Jaden c’è al mondo. Come un amico vero, che ti difende in pubblico ma ti corregge in privato, che ti aiuta a far capire quando sei rosso di rabbia, che ti fa stare in salute evitando di farti sentire male.
E a volte mi domandavo… lo merito davvero? Perché, cosa ho fatto nella mia precedente vita per meritarmi un’ amicizia così, un amico così?
Aprii gli occhi dopo tempo, smettendo di pensare al passato e automaticamente risvegliandomi da quella specie di trance in cui ero caduto. Percepii dei passi in lontananza, arrivando dritti davanti a me, che ero disteso sul prato. Alzai lo sguardo, ritrovandomi delle gambe snelle ma forti, curate e morbide alla vista, una gonna color blu che faceva contrasto con la maglia bianca, e poi lunghi capelli biondo tinti che arrivavano al sedere.
“Ehi, Sam.” Mi alzai a sedere e lei si abbassò a far lo stesso, distendendo le gambe e aprendole volontariamente lasciando intravedere la mutandina di pizzo bianco che indossava.
Mi leccai automaticamente le labbra, guardandola per un secondo per poi rivolgere lo sguardo sui suoi occhi.
Sorrideva. “Amore, che fai qui da solo?”
Mi guardai in giro pensando ad una scusa, mi appoggiai sulle mani che erano sull’erba e poi la guardai di nuovo prima di “Ohw nulla, ho finito i compiti quindi sono venuto qui” replicare.
“Be’, potevi venire da me.” Lo sguardo luccicante dentro i suoi occhi, il sorriso smagliante sulle sue labbra colorate da un rossetto rosa.
“Se ci penso, potrei venire ora.” E le rivolsi lo stesso sguardo.
Si alzò in piedi appena finii di pronunciar quelle parole, prendendomi per mano e facendomi correre verso la prima stanza appena entrati nella scuola.
Trovammo l’aula pranzo, e la aprimmo senza problemi. Era vuota, nonostante lì dentro c’era sempre un gruppetto di ragazzi a mangiare. Si nascondemmo dietro una tenda, fregandocene di quelli che potevano sentire o vedere i camerieri che poteva entrare in quella stanza da un momento all’altro.
Mi ritrovai le sue labbra attaccate alle mie, che le schiusi piano permettendole libero accesso alla mia bocca. E lei colse l’attimo, attaccando il suo corpo al mio e infilando la lingua che si unì alla mia. Tutto un miscuglio di saliva, e un intrecciar di lingue eccitate, pronte a voler di più. La presi in braccio mettendo le sue gambe attorno alla mia vita. E la baciai con ancora più foga, come se quello fosse l’ultimo giorno del mondo, e quella l’ultima opportunità di fare sesso.
Ed iniziai a toccarla ovunque, con forza e prepotenza, lasciandole forse segni rossi formati dalle mie dita, ma di certo non me ne importava e di sicuro lei ne andrebbe fiera mostrando a tutti il fatto che lei fosse mia.
Le alzai la gonna, e in quel momento mi ritrovai perso, tra le sue labbra, nella sua bocca, dentro il suo corpo. Mi ritrovai perso di ogni pensiero, ogni immagine stampata peggio di un tatuaggio nella mia mente, e lasciandomi libero per parecchi minuti.
 

**
“Com’è andata stamattina?”
Fissai ancora per un po’ il prato dove stavano giocando i ragazzi a calcio, urlandosi tra di loro e battendosi il cinque di tanto in tanto. Mi girai nuovamente verso di lei, ammirando il suo profilo; i capelli sciolti che le ricadevano liberamente sulle spalle, andando in mille direzioni diverse, gli occhi fissi sul campo come fosse sotto incantesimo, le labbra carnose schiuse appena per permettere di far entrar aria nei polmoni e il seno che si alzava e abbassava regolarmente.
Poi il suo petto vibrò, in segno che stava parlando. “Be’, nulla di che.”
Abbassò lo sguardo prima di incontrar i miei occhi, per poi rivolgerlo di nuovo all’erba. Mmh, cosa c’era di così importante in quei fili verdi?
Mi misi di fronte a lei, notando che non alzava lo sguardo, mettendole due dita sotto il mento e abbassandomi per aver migliore visuale sul suo viso.
Perfetto, ecco cos’era.
“Jess, e guardami.”
“O almeno dimmi che è successo.”
“Come, come fai a sapere che c’è qualcosa che non va?”
“Perché anche io ho sempre quell’espressione sul mio viso, Jess.” E in quel momento alzò gli occhi, facendoli brillare come una bambina che trova finalmente cioccolata, o un pirata che dopo anni ritrova il suo tesoro perduto.
“Sai, ho parlato con Ben.” Mi sorrise debolmente, cercando di non farmi incazzare.
Ma ero così dispiaciuto per lei in quel momento, che nulla mi avrebbe fermato.
“Dimmi che ho sentito male, ti prego.”
“Io..Justin, ero con Rose ed è stato lui a fermarmi, io mica volevo.”
“Certo che non lo volevi, non devi volerlo.” Mi ricomposi guardandomi intorno, cercando con lo sguardo dei capelli particolarmente marroni che appartenevano a qualcuno. Perche lui non l’avrebbe usata, era una mia amica in effetti…
“Che vuoi fare Jus, andarlo a minacciare?”
Mi girai di scatto verso lei, prendendola per le braccia e portandomela stretta a me. La fissai per un momento che parve infinito, il modo in cui il suo sguardo preoccupato si mescolava col mio arrabbiato, i suoi occhi persi nei miei così come i miei persi nei suoi.
E fu lei la prima ad allontanarsi, appoggiando le mani sul torace e spingendosi indietro.
“No Jessica, no.”
“Ohw, Bieber che mi chiama per nome intero. Oh mio dio, è davvero arrabbiato.” Si portò una mano sulla fronte esasperata, prima di sorridermi.
Ed eccolo, appoggiato sul muretto circondato di rose, che parlava animatamente con Kelly.
Mi avvicinai a passo svelto, fingendo un sorriso amichevole che avevo imparato a perfezionare col passare dei mesi. Ed ora ero di fronte a lui, la sua testa rivolta verso di me.
“Che vuoi, Bieber?”
“Ehi, solo parlare. Non essere arrabbiato, dai.”
“Sai, tu non porti mai nulla di buono qua, dovrei preoccuparmi…o già lo sono.” Mi guardò dalla testa ai piedi, aspettando felicemente che gli dessi un pugno, ma esso non arrivò. Non volevo picchiare, almeno non in quel momento.
“E tu sai, dovresti stare alla larga dalla mia ragazza.”
“Samantha non te la tocca nessuno, amico.”
Risi automaticamente, davvero lì dentro pensavano che Samantha era mia, per davvero? Scossi il capo sorridendo per poi “No, parlavo di un’altra ragazza” rispondere.
“A me non interessa nulla di te e le tue fiche.”
“Lo stesso per me amico…ma sai” mi girai indietro guardandola, e facendo capire a Ben che doveva fare lo stesso. E lui lo fece, sorpreso quanto impassibile.
“E’ mia e non vorrei stancarmi troppo per prendere a pugni, ho da studiare parecchio ultimamente.” Guardai divertito il viso di Kelly che aveva gli occhi incollati a quelli di Jessica.
“Ohw, la James. Jessica James, bel culo vero?”
“Sì lo so, ed è mio.” Arrivai a pochi centimetri dalla sua faccia, e anche se era più alto di me di certo non poteva farmi paura. Non in quel momento, o mai.
“E vabbene, nessuno te la tocca. Ma dammi Sammy.”
“Sammy se vuole, può anche venire da te.”
“Davvero la stai piantando così? Justin!” la voce stridula di Kelly arrivò troppo forte alle mie orecchie, che decisi di allontanarmi di qualche passo.
“Perché bellezza, lei non vuole la stessa cosa da me?”
“Mi fai schifo, Bieber! Vaffanculo!” e girò i tacchi, allontanandosi senza un motivo o una meta precisa.
E solo allora mi resi conto di Sammy, della sua vendetta che avrà su Jess, della reazione di quest’ultima quando verrà a sapere che l’ho considerata la mia…ragazza.
Il mio sbaglio, il mio più grande sbaglio. Di tutta la mia vita.





spazio autrice:
QUANTO CI HO MESSO? ANNI?
ODDIO MIO SCUSATEMI DAVVERO.
ho avuto mille impegni, tra comprare 
le cose per la nuova scuola
e alcune feste e cinema...
è stato un casino :'o
comunque, eccovi il capitolo
anche in ritardo[scusaatemi].
Qual è la vostra opinione su Ben, secondo
voi cosa può aver fatto tanto da far incavolare
così Justin? 
adoro la Justin's pov perché parla un po' dell'
amicizia che ha con Jaden, di quanto può essere
importante per lui averlo al suo fianco.
e poi c'è la parte finale, lì morivo mentre scrivevo c':
cioè, l'ha considerata sua ma secondo voi
avrà qualche conseguenza da quest'azione?
ditemi tutto quello che pensate sul capitolo!
E VI RINGRAZIO PER AVER CONTINUATO A LEGGERE 
E A RECENSIRE. SIAMO ARRIVATE A PIU' DI MILLE LETTRICI
PER LA STORIA E SONO FELICISSIMA.
DAVVERO GRAZIE MILLE PER TUTTO,
xoxo, Angelica.
inoltre do i crediti per il fantastico banner per la storia a @haroldsv0ice su twitter. grazie mille.
se volete chiedermi qualcosa mi trovate su https://twitter.com/hanryslove o https://www.facebook.com/angelica.drew.tamigi 

 
  
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