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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    13/09/2013    2 recensioni
Sulle note di "I giardini che nessuno sa" di Renato Zero (uno dei miei cantanti preferiti) i pensieri di Remus durante le vacanze fra il quinto e il sesto anno di Harry, Lupin si va a rifugiare varie volte a Grimmauld Place n°12. Questo è solo un pensierino, spero che vi piaccia, anche se l'introduzione non è un granchè.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Una canzone per raccontare una coppia'
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Nel giardino che nessuno sa
 
Quel giorno di Primavera Remus era tornato a Grimmauld Place n°12, un edificio dove era rimasto rinchiuso il suo migliore amico Sirius fino a meno di due masi prima.
Tornare in quella casa vuoto che un tempo era scaldata dalla presenza del suo vecchio compagno di Casa che gli correva in contro appena entrava gli faceva male, ma non per questo non lo faceva almeno quattro o cinque volte al mese.
Non riusciva a starci lontano, solo lì riusciva a risentire la risata del suo amico, eppure ogni volta che posava il piede in quell’edificio non avrebbe voluto far altro che scappare così, per sentire dei rumori che gli soffocassero quei dolorosi ricordi accendeva una vecchia radio di sua madre ed ogni volta la signora Black si metteva a sbraitare contro quell’aggeggio infernale, come lo chiamava lei.
Quella volta non era tanto diversa da tutte le altre, aveva come sempre portato con se la radio e l’aveva accesa su un canale a caso. Per pura sfortuna era finita su un canale di canzoni italiane. Se Remus non lo avesse studiato durante una delle sue tante “vacanze lavorative”, come amava definirle Sirius, non avrebbe compreso le parole che iniziarono a fuoriuscire.
 
Senti quella pelle ruvida.
 
Remus percepì solo in quel momento le proprie braccia stringerlo in un abbraccio inconsistente, quasi nella speranza di percepire ancora il calore corporeo di Sirius.
 
Un gran freddo dentro l’anima,
Fa fatica anche una lacrima, a scendere giù.
 
La sua anima stava davvero congelandosi, voleva solamente risentire la voce di Sirius, la sua risata persino le sue fastidiose leccate che tanto lo avevano fatto arrabbiare quando l’uomo era con lui. Non si sentiva bene da solo, perché anche se Tonks si era dichiarata meno di un’ora prima che lui andasse in quella casa si sentiva incredibilmente solo e sapeva che anche il Lupo percepiva la stessa cosa. Il Lupo non avrebbe più avuto nessuno con cui giocare durante le notti di luna piena e questo lo sconvolgeva, eppure, nello stesso tempo si rese conto di non essere riuscito ancora a piangere la sua morte.
 
Troppe attese dietro l’angolo
Gioie che non ti appartengono.
 
Tonks… lui l’amava eppure non si sentiva ancora pronto a voltarlo quell’angolo, come diceva il cantante di quella misteriosa canzone. Non sentiva di meritarsele quelle gioie, lui si sentiva colpevole per tutte le notti in cui il lupo prendeva il sopravvento sulla sua parte umana, avrebbe potuto fare del male a qualcuno e che questo non fosse mai successo era poco rilevante.
Si voltò a guardare fuori da una delle poche finestre che c’erano non era riuscito a capire dove guardassero, ma non li vedeva nemmeno i paesaggi perché si lasciava prendere sempre dai ricordi. Perse persino alcune una strofa di quella canzone, che sembrava tanto parlasse di lui.
 
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili
 
Oh, quanto aveva ragione quel cantante eppure era impossibile che lo conoscesse sia in quanto italiano e non inglese sia in quanto babbano e non mago. Sorrise triste, rivolto al niente in particolare, mentre ripensava a quelle notti di tanti anni prima in cui lui e i Malandrini si andavano a rifugiare nella Stamberga Strillante la sera stessa della Luna Piena dove si poteva trasformare con tutta tranquillità.
Chissà come sarebbero diventati da adulti se solo… se… non riusciva ancora a pensare a quella notte di  circa quindici anni prima.
 
Tanti viaggi rimandati e già,
valigie vuote da un’eternità.
 
Quella canzone gli aveva fatto ricordare al viaggio che avevano programmato lui e Sirius per quella stessa estate, ma che non avrebbero mai potuto fare. La valigia era ancora vuota nell’armadio di Sirius stesso, o forse era sul suo letto dato che dovevano partire loro due da soli meno di una settimana dopo l’assalto al Ministero. Ricordava ancora quanto Felpato avesse insistito per andare in vacanza dato che si annoiava in casa da solo e poi così avrebbero potuto passare del tempo tutto per loro.
 
Quel dolore che non sai cos’è,
solo lui non ti abbandonerà mai, oh mai!
 
Quella strofa lo colpì in modo particolare. Come faceva quel cantante a sapere che provava anche un dolore diverso da quello di essere un Licantropo ogni volta che non poteva stare con Felpato o quando ripensava a lui? Come faceva a sapere, poi, che non era ancora riuscito a dargli un nome? La prima volta che lo aveva percepito era stato subito dopo il ritorno ad Hogwarts dalle vacanze estive fra il primo ed il secondo anno.
Ricordava ancora come aveva sentito un dolore nel petto quando aveva visto il suo bell’amico circondato da così belle ragazze da non riuscire a pensare ad altro.
Come si era sentito male quando aveva pensato che lo avrebbero lasciato da solo, che lui l’avrebbe abbandonato quando avrebbero scoperto che era un Licantropo, quanto l’aveva odiata maggiormente in quel momento.
Ricordava ancora la gioia che aveva provato quando ciò non era successo, il dolore nello scoprire che aveva tradito James e Lily, poi la gioia nel confabulare il contrario.
Non era mancato il salto del proprio cuore quando lo aveva stretto fra le proprie braccia come mai aveva osato fare ed il formicolio della propria pelle in quello stesso momento.
Per finire con il sordo dolore e la fitta al cuore come se fosse morto lui quando aveva visto Sirius cadere oltre il Velo.
Solo che aveva sempre pensato che fosse dato dalla loro forte amicizia, solo dopo la sua morte aveva capito che no, c’era qualcosa che non tornava… ed ora stava ancora ricercando un nome da dare a quella sensazione.
 
E’ un rifugio quel malessere,
troppa fretta in quel tuo crescere.
Non si fanno più miracoli,
adesso non più.
 
Forse, forse aveva nuovamente ragione. La sua Licantropia era stata anche una sorte di protezione dal prendere in mano la realtà dei fatti, ma qual’era questa realtà?
La Licantropia lo aveva ucciso in più e più modi, ma lo aveva anche protetto dagli altri. No, se lo aveva mai protetto ora doveva decidere se accettare Tonks o meno, per cui non lo avrebbe più aiutato in nessun modo. Non c’era più niente che lo avrebbe salvato quella volta, ma non gli sembrava che ci fossero mai stato miracoli nella sua vita. Si lasciò andare nelle sue riflessioni perché per quanto gli costasse ammetterlo provava qualcosa verso Tonks, ma nello stesso momento percepiva come se volesse scappare da lei, per potersi rifugiare fra le braccia di Sirius. La qual cosa era strana dato che quest’ultimo non c’era più. Ecco che percepiva un'altra fitta al costato al solo pensiero di quanto era successo pochi mesi prima al suo amico.
Forse aveva davvero avuto troppa fretta di crescere, forse, invece, ne era stato costretto dal suo status. Aveva sempre avuto voglia di diventare adulto, nella speranza di essere voluto meglio che da piccolo, ma questo non era mai successo, anzi.
 
Ti darei gli occhi miei,
 per vedere ciò che non vedi.
L’energia, l’allegria,
per strapparti ancora sorrisi.
 
Sorrise, perché erano state le stesse parole di Tonks. Ma cos’era che non vedeva? Avrebbe voluto dare a lei i suoi occhi per farle capire che era un mostro, un mostro che si era cibato della felicità altrui, che era riuscito a far innamorare di sé una giovane donna senza nemmeno averlo richiesto, ma che non era riuscito a dire ciò che provava verso un suo vecchio compagno di classe, uno dei suoi migliori amici, per giunta. Era stato per quello che era scappato di nuovo in quella casa. Lì percepiva quasi la sua presenza, come se non se ne fosse mai andato.
Avrebbe voluto vederlo ancora ridere, scherzare, vedere anche uno dei suoi pochi sorrisi, uno di quelli che aveva immancabilmente perduto ad Azkaban, ma che un tempo era capace di distribuirne a tutti, in modo particolare a lui.
 
Dirti si, sempre si,
e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai,
senza più quei pesi sul cuore.
 
 Oh, non sai Sirius quanto avrei voluto dirtelo e quanto poco l’ho fatto, io ti riprendevo perché non volevo che ti facessi del male, non sai quante volte uscivo di casa in quest’ultimo anno e avrei voluto portarti con me, portarti via da qui, liberarti da tutti quei pesi che percepivo tu provassi, avrei voluto liberarti dal rimorso, dalla vergogna che ogni tanto ti albeggiavano negli occhi quando ripensavi a James, ho sempre saputo quanto tenessi a lui. Avrei tanto voluto vederti di nuovo felice, avrei voluto di nuovo guardarti volare agile come un uccello come quando eravamo giovani e tu e James facevate le gare a chi volava più veloce, magari questa volta mi avresti portato con te. Perché, sai? La mia vita senza di te non ha più alcun significato.
 
Nasconderti le nuvole,
quell’inverno che ti fa male.
Curarti le ferite e poi,
qualche dente in più per mangiare.
 
Sorrisi, quel cantante continuava ad aver ragione, forse tranne sul punto dei denti… ma neanche si distaccava tanto neanche da quella parte, perché cosa credi? Che io non mi fossi accorto di quei denti che ti eri rifatto crescere con la magia e che tentavi di usare sempre meno perché ti facevano male? Ti guardavo abbastanza spesso per sapere sempre cosa facevi.
Sì, quell’inverno fa ancora male a tutti e due, Sirius… mi fa ancora tremare l’idea che loro se ne siano andati, così senza dire niente, un giorno c’erano e l’altro… Oh, essere uccisi in quel modo... era stato coraggioso, ma aveva lasciato un vuoto incredibile in noi... poi tu, oh Sirius! Quanto mi dispiace non essermi fidato subito di te! Quanto darei ora per aver agito diversamente! Ti avrei voluto curare le ferite, ma erano così in profondità che avevo il terrore che tu non volessi.
 
E poi vederti ridere,
e poi vederti correre ancora.
 
Oh, quanto mi manca la tua risata quanto mi manca vederti correre assieme a James come quando eravamo giovani o sottoforma di cane, come quando mi balzavi addosso in quest’ultimo anno! Quanto mi manchi, Sirius!
 
Dimentica, c’è chi dimentica
Distrattamente un fiore una domenica
E poi… silenzi. E poi silenzi.
 
Ricordi? Ricordi quella volta che trovai quel fiore sul mio cuscino? Ti rifiutasti di ammettere che fosti te a darmelo, ma io ho sempre saputo la verità. Erano rimasti dei peli di cane lì vicino ed il fiore era bagnato, Sirius… probabilmente lo dimenticasti, ma io ho sempre sperato che non fosse davvero stato così, ma che lo avessi detto per non ammettere che un po’ ci tenevi anche tu a me. Ma dopo di quella volta non ne parlammo più, mai più. Tacemmo entrambi. Oh, Sirius… non sai quanto avrei voluto parlare di nuovo di quell’argomento... se solo tu avessi ammesso... Sai che tengo ancora quel fiore? Me lo porto sempre dietro, gli ho fatto un incantesimo, così non si sciupa mai né appassisce.
 
Nei giardini che nessuno sa
Si respira l’inutilità.
C’è rispetto grande pulizia,
è quasi follia.
 
E’ vero. Sto impazzendo... ma mi sembra quasi di parlare con te, quasi come se tu parlassi per mezzo del cantante, ne saresti capace, vero? In più sono inutile, non c’è più bisogno di me. Non sono che un mostro sofferente. Spero che almeno si percepisca il rispetto che riservo verso il tuo ricordo, caro amico mio. Non so quanta pulizia ci sia, invece, non sarei capace di dirlo.
Il giardino che nessuno sa, ricordi? Lo chiamavi così il posto dove ci aspettavano Lily e James, ricordi?
Li hai raggiunti? Sei con loro e mi stai cercando di dire come si sta? Ti manco?
 
Non sai come è bello stringerti,
ritrovarsi qui a difenderti,
e vestirti e pettinarti si.
E sussurrarti non arrenderti
 
Quanto mi piacerebbe stringerti a me, difenderti dai tuoi demoni e prendermi cura di te in tutti i modi possibili. Quanto sarebbe bello averti di nuovo fra le mie braccia, stringerti e sussurrarti non arrenderti, ma oramai ciò non potrà più succedere, mi ritroverò ad accettare la mano di Tonks, spero solo che non scoprirà mai cosa provo per te, Sirius, perché se no la farei soffrire, aspetto solo di venire da te. Remus si ritrovò a sedersi sul freddo pavimento della sala dov’era stato per tutto quel tempo con la testa fra le mani piangendo come un bambino che ha perso la propria madre. Fu per questo che si perse le parole che seguirono.
 
Siamo niente senza fantasie.
Sorreggili, aiutali,
ti prego non lasciarli cadere.
Esili, fragili,
non negargli un po' del tuo amore.
 
No, Sirius, non li farò cadere, te lo posso promettere. Non li abbandonerò, non lascerò Harry da solo, lo proteggerò con tutto me stesso, fosse l’ultima cosa che faccio. Tenterò di aiutarli, se lui mi vorrà con se,dalla sua parte. Donerò anche la mia vita alla causa, se ce ne dovesse essere bisogno, lo farò per te amico mio, lo farò per James e Lily, che mi hanno accettato per quello che sono assieme a te, lo farò per Tonks, che è riuscita a superare la mia Licantropia fino a chiedermi di stare con lei, lo farò per darò un futuro migliore al mondo stesso.
 
Stelle che ora tacciono,
ma daranno un segno a quel cielo.
Gli uomini non brillano
Se non sono stelle anche loro.
 
Tu ne sai qualcosa, eh? Tu che eri la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore sono ancora sicuro che se alzo gli occhi ti posso vedere ridere saltellando e, magari, giocando con James a far innervosire Lily. Tu che eri la stella più bella di tutto il mondo della Magia, sai che anche Hermione, Ron ed Harry saranno presto tre delle stelle più belle del Mondo.
 
Mani che ora tremano,
perché il vento soffia più forte?
 
Remus si guardò involontariamente le mani, ma accorgendosi che queste tremavano,seppur non ci fosse vento nella stanza. Questo a causa del pianto dirompente che lo scuoteva come un fuscello al vento in più sentiva di essere stato sbattuto varie volte dalla vita stessa, quasi come se un vento invisibile soffiasse davvero forte contro di lui e che ogni momento che passasse lo rendesse sempre più fragile. Com’era possibile che quella canzone potesse parlare persino della sua anima e giungesse a parlarle?
 
non lasciarli adesso no.
Che non li sorprenda la morte.
 
No, avrebbe resistito per Harry. Non voleva che la morte di Sirius non fosse servito a nulla. Se mai avesse pensato di lasciarli soli avrebbe pensato al suo vecchio amico e ci avrebbe ripensato. Questo però significava anche di non scappare ai problemi, né a Tonks. Qualsiasi cosa fosse successa non sarebbe fuggito ed avrebbe impedito con il suo stesso corpo che la donna morisse in quella guerra.
 
Siamo noi gli inabili,
che pure avendo a volte non diamo.
 
Cos’era che non avevano dato? Cosa non avevano sacrificato in quella guerra?  Lui stesso aveva perso i suoi amici e Sirius… lui che aveva sacrificato gli anni migliori ad Azkaban a causa di quello che credevano essere un loro amico Peter Minus, lui che aveva sacrificato la sua libertà ed aveva lasciato che Minus stesso fosse considerato un eroe al suo posto. Non avevano più nulla da dare, eppure si sentiva colpevole perché qualcosa non l’aveva ancora concesso era vero: non aveva ancora concesso se stesso a Tonks.
 
Dimentica, c’è chi dimentica,
distrattamente un fiore una domenica
e poi... silenzi. E poi silenzi
 
Lasciò che quelle ultime note lo scuotessero, alzandosi ed andando a prendere la sua rosa, la stessa rosa che Sirius aveva “dimenticato” tanti anni prima sul suo letto. La stessa rosa che gli avrebbe dato sempre e comunque una vicinanza al suo amico e la strinse al petto.
 
 
 
Angolo Scrittrice:
 
Per iniziare dichiaro che ho deciso di iniziare a scrivere Song-fic per ogni canzone di Renato Zero su una coppia che rispecchi lo spirito della canzone.
 
   
 
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