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Autore: bridgetvonblanche    13/09/2013    29 recensioni
Dicono che il Ghana sia uno dei paesi più poveri del mondo.
E’ vero.
Io ci sono stato.
E’ un’esperienza che cambia la tua vita per sempre.
E dico, per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Chapter one: Life in Ghana


"Dicono che il Ghana sia uno dei paesi più poveri del mondo.
E’ vero. Io ci sono stato.
E’ un’esperienza che cambia la tua vita per sempre".

E dico, per sempre.

Solo adesso, solo guardando i volti dei bambini che sorridono mentre giocano e si divertono calciando un pallone fatto di carta (o almeno credo sia di carta) mi rendo conto di essere un ragazzo davvero fortunato. Forse anche troppo.
Loro non sanno com’è il mondo fuori dal loro piccolo villaggio, non sanno che noi siamo venuti qui a fare beneficienza, non sanno che potrebbero stare molto meglio di così se la gente sapesse com’è la vita in Africa.
Guardo il fantomatico pallone fermarsi tra le mie gambe e una bambina mi viene incontro allargando le braccia. Vorrei tanto poterla sollevare da terra ed abbracciarla forte, vorrei poterle dire che non è sola, che va tutto bene ma, come sempre da quando sono qui, sono più i loro sorrisi a consolare il mio cuore che io loro.

Sono stato all’ospedale oggi. Non ho smesso di piangere un attimo, non riuscivo a reggermi in piedi, non riuscivo a controllarmi. Vedevo madri disperate, sedute da giorni su piccoli sgabelli vicino ai lettini dei loro figli; madri disperate, che accarezzavano i visi dei loro bambini come se dovessero dargli l’ultimo saluto.
Si perché, in questa sala, ci sono solo i ‘casi persi’,  i sommersi.
Ho il groppo in gola e non so nemmeno cosa dire, cosa fare, come agire.
Vedo Harry seduto a fianco ad una madre che tiene suo figlio tra le braccia: è uno scheletro, uno zombie, le mosche gli sono già addosso come avvoltoi. Ma la madre è premurosa e mentre con una mano lo tiene stretto a sé, petto contro petto, cuore contro cuore, con l’altra cerca in qualsiasi modo di scacciare gli insetti che stanno ronzando attorno al piccolo.
Vedere Harry in lacrime è raro. Penso di averlo visto piangere solo in rarissime occasioni: ma come può un uomo non piangere davanti a tutto questo?
Sono più che sicuro che anche gli altri stanno piangendo ora. Forse non vogliono mostrarlo, ma sono più che sicuro che in questo momento sono da qualche parte a piangere. Piangere perché in realtà non sappiamo cosa voglia dire effettivamente vivere tutti i giorni della tua vita aspettando la morte. So che può sembrare un fottutissimo ossimoro questo, ma qui in Ghana ogni giorno muoiono decine di bambini. E noi non facciamo altro che piangere da quando siamo arrivati. Piangere di rabbia perché ‘noi abbiamo tutto e loro niente’. Piangere dalla disperazione, perché vedere bambini che lottano per la loro sopravvivenza appesi ad un filo è un’immagine che non auguro di vedere a nessuno. Piangere perché ogni giorno vediamo ragazzi della nostra età lavorare come schiavi per portare un tozzo di pane a casa, dove ad aspettarli ci sono cinque o sei fratelli che muoiono di fame.
Vedo le pareti stringersi attorno a me, sento che sto per soffocare se non trovo l’uscita da questo ospedale.
Un’infermiera, forse vedendo il mio volto più pallido del solito mi accompagna gentilmente fuori, regalandomi un bicchiere di preziosa acqua pulita. Ah già perché, qui l’acqua non è semplicemente un bene prezioso. E’ vita.

Ricordo che il primo giorno che venni catapultato in una realtà completamente diversa da quella a cui sono abituato, vedere un ragazzo della mia età bere del fango mi fece venire da vomitare. Credo che non mi abituerò mai a tutto questo.
Forse, se avessi fatto un viaggio del genere prima di diventare ciò che sono, il Niall Horan degli One Direction, avrei vissuto l’esperienza in modo diverso, forse migliore. Adesso che ho tutto, che non mi manca nulla, mi sento davvero una persona ignobile. Estraggo dalla tasca dei miei jeans, un po’ sporchi di terra e sabbia, il mio Iphone. In questo momento provo ribrezzo per me stesso. Certo, così è facile: stiamo qui per qualche settimana e poi noi torneremo alla nostra vita da ‘superstar’, mentre loro? Loro vivranno qui per sempre, qui nella povertà, mentre il mondo là fuori, continuerà a sfruttarli e prendersi gioco di questa povera gente.

Mi faccio schifo, davvero. Non potrei stare peggio.

Sto camminando ancora con le lacrime agli occhi, rimuginando sulle immagini che rimarranno impresse nella mia mente forse per sempre  quando qualcosa cattura la mia attenzione.
E’ una voce melodiosa, bellissima.
Seguo la scia delle sue note e mi ritrovo dopo qualche istante di fronte ad una piccola casetta di paglia. Decido di entrare, decisamente troppo curioso di assaporare ancora per un po’ quella splendida voce. La casa è totalmente priva di porte quindi non devo nemmeno preoccuparmi di chiedere il permesso. Sollevo lo sguardo da terra dopo aver sceso un piccolo gradino, pressoché invisibile.

E la vedo.
Seduta in fondo alla sala, accerchiata da due dozzine di bambine che seguono la sua voce, incantate, almeno quanto me, dalla perfetta sintonia tra le parole che escono dalla sua bocca e le note della sua chitarra, che tiene stretta tra le mani.
Rimango per un po’ appoggiato al muro, quasi in estasi, perché non voglio farmi notare, non voglio che smetta assolutamente di cantare, ma all’improvviso, una piccola bambina si volta verso di me e, con un immenso sorriso, indicandomi, urla: “Niall, sei tu!” e, con lei, anche tutte le altre bambine mi vengono incontro gettandosi tra le mie braccia. Per poco non cado a terra, commuovendomi ogni volta che una piccola bambina mi si avvicina per abbracciarmi. Le saluto tutte, una per una, scompigliando loro i capelli. Si sentono più felici ora, e sono contento di essere il motivo della loro felicità, anche se solo per qualche istante.
“Così tu sei Niall?” la sua voce, ora a qualche centimetro dal mio orecchio, mi fa scattare in piedi. Le bambine intorno a me ridono e anche la ragazza che mi si è avvicinata nasconde con una mano una leggera risata. Non avevo mai visto niente di più bello in tutta la mia vita: i sorrisi bianchissimi di queste ragazzine mi riempiono a tal punto il cuore di gioia che quasi scoppio a piangere.
Poi, finalmente, il mio sguardo incontra il suo e, mentre cerco di liberare il mio polpaccio dalla presa di una tenera bambina, lei continua a guardarmi, sorridendo: “Dai Aisha, staccati dalle gambe del signorino Horan!”
“Signorino Horan?” chiedo, scoppiando a ridere. Nessuno mi aveva mai chiamato così, nemmeno se avessi avuto un maggiordomo personale avrei mai permesso che mi chiamasse signorino Horan.
Non riesco proprio a smettere di sorridere mentre Aisha si nasconde dietro il lungo vestito della ragazza sconosciuta. “Perdonala, Aisha non fa altro che parlare di te, sei il suo preferito!” sorrido ancora, mentre anche io cerco di trovare un nascondiglio per giocare un po’ con la bambina. “Dunque Aisha è il tuo nome?” le chiedo, avvicinandomi a quel faccino furbetto. Lei non risponde, limitandosi ad annuire, arrossendo un po’. “E perché se sono il tuo preferito al posto che abbracciarmi la gamba non mi abbracci direttamente?” le propongo, facendole un tenero occhiolino e spalancando le braccia dentro le quali la piccola Aisha ci si butta subito. Le accarezzo un po’ i capelli neri e riccissimi che possiede per poi alzarla e mettermela in spalle.
Comincio a correre per la sala dove fino a poco fa c’era un piccolo concerto e lei apre le braccia, come se volesse provare a volare.
Leila guarda, sto volando! Leila sto volando davvero!”

Prendo la palla al balzo e, imitando il suo della voce metallica del capitano di volo annuncio: “Annuncio alla splendida passeggera di questo jet che siamo in arrivo alle Hawaii, la signorina è pregata di allacciare le cinture di sicurezza, tra poco si atterra!” e, con un’enorme rincorsa io e Aisha ci catapultiamo fuori dalla capanna, atterrando in piena regola sulla sabbia di quello che i ragazzi definiscono ‘il più bel campo da calcio del mondo’.
Faccio scendere la piccola Aisha dalle mie spalle e le mi saluta con un bel bacio “Grazie mio pilota, è stato il viaggio più bello della mia vita.. Però la prossima volta dovresti portare con noi anche mia sorella!” la guardo, un po’ stranito ed incuriosito allo stesso tempo. “E chi sarebbe la signorina che dovrei portare insieme a noi la prossima volta?” le chiedo, mentre la tengo per mano, accompagnandola verso il suo gruppo di amiche. “Mia sorella Leila!” esclama a gran voce, mentre io rimango basito da quell’affermazione. Leila e Aisha sono sorelle? Penso proprio che Aisha abbia capito il mio stato di confusione, per questo subito aggiunge “Bè, Leila non è proprio la mia vera sorella.. Lei viene dall’Inghilterra ogni anno per venirmi a trovare.. La sua famiglia mi ha adottata.” Sorrido tristemente al pensiero che a soli sette anni, Aisha sappia già molto più di quello che una bambina della sua età dovrebbe conoscere. “Sai Niall, Leila mi raggiunge qua tutte le estati e resta con me per due mesi.. Pensa che quando sarò più grande potrò io stessa andarla a trovare in Inghilterra!”  mi confessa, allegra. “Ogni anno mi porta un piccolo pensierino dall’Inghilterra..” la guardo negli occhi: emettono un’energia e una vitalità fortissima, rimango incantato. “Le vuoi molto bene vedo..” aggiungo io, prima che lei lasci la presa dalla mia mano “Tu non hai idea di quanto lei ha fatto per me Niall, e di quanto continui a fare per il nostro villaggio, per il gruppo delle bambine.. Se non ci fosse stata lei e la sua famiglia, probabilmente ora io non sarei qui a tenerti la mano..” mi sussurra, prima di raggiunge di corsa le sue piccole amiche radunate sotto l’ombra di un grande albero. 



Angolo autrice:
Ciao a tutte voi miei splendide lettrici! Allora non so perchè mi è venuta la brillante e assurda idea di scrivere questa fanfiction. Forse perchè ieri sono andata a vedere il loro film, forse perchè dentro di me sentivo da tempo il 'bisogno' di srivere qualcosa che riguardi loro.. Sta di fatto che: eccomi qui! 
Oddio, sono davvero molto emozionata.. E non so nemmeno cosa dovrei dire di preciso.. Bè, inrealtà vorrei sapere cosa ne pensate di questo inizio, vorrei sapere se secondo voi farei bene a continuare o la mia fanfiction è una causa persa fin dall'inizio. Lascio a voi la palla ora perchè credo di avervi già stufate abbastanza, spero mi facciate sapere presto cosa ne pensate! Un abbraccio a tutte, spero di sentirvi presto! :) Banner by: @ehimaliik
Bridget.

 
  
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