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Autore: ShanHoward    13/09/2013    3 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nuovo capitolo!!! Un capitolo un pò rocambolesco, ma che spero vi piaccia comunque... =) buona lettura e mi raccomando commentini a go go!!! ^__ ^
 

Controlling my feelings for too long


 

Mi svegliai il giorno dopo con la consapevolezza di essere completamente indolenzita e con il pensiero di tutto quello che era accaduto la sera prima.
Scivolai lentamente fuori dal letto a gran fatica; realizzando solo in quel momento il reale motivo del mio indolenzimento. Eravamo in quattro in un letto da due e non potei trattenere un piccolo sorriso, mentre li guardavo sonnecchiare beati.

Non avevo nulla da mettere così fui costretta a scendere di sotto con gli abiti della sera prima. Entrai un attimo in bagno per lavarmi il viso e per controllare che non somigliassi ad uno spaventapasseri con i capelli colorati.


Scesi di sotto e sentii degli urli e schiamazzi, segno che il trio Wolstenholme aveva approfittato della bella giornata di sole che Londra gli aveva concesso quel venerdì mattina.

Mi affacciai per salutarli. Kelly era su una sdraio al telefono con sua madre, Chris era a bordo piscina con i piedi in acqua e si divertiva a schizzarla al piccolo Buster che lanciava gridolini annaspando con i suoi braccioli.

 
“Ciao casinisti!”
“Ehy, bambolina” disse Chris voltandosi
“Ciao Buster! Ti diverti?” chiesi sedendomi a terra
“Siii” disse sorridendo

 

 

“Hai fatto colazione? Abbiamo fatto del thè se vuoi”
“No, non ancora. Sono prima uscita a salutarvi” sorrisi a Chris.  


Mi sorrise di rimando , ed entrai in casa. Cercai una tazza che mi si addicesse per poi cercare di riscaldare il thè che Kelly aveva preparato un’ora o qualcosa di più, prima.

Nel frattempo, dal piano superiore, scese Matt già in tenuta da spiaggia con tanto di occhiali da sole e asciugamano, fornito ovviamente del suo sorriso smagliante con il suo caratteristico dentino imperfetto. Mi scoccò un bacio in aria con la mano, prima di uscire fuori a godersi la giornata con gli altri.

Poco più tardi scese di corsa Spencer che aveva dimenticato alcune cose in studio di cui aveva necessariamente bisogno. La salutai al volo finendo di bere il mio thè.
Visto che Spencer era uscita, decisi di togliergli il lavoraccio di lavare tutte le pentole e stoviglie della sera precedente: un cumulo di piatti, pentole e posate. Come minimo avrei dovuto adottare lo stratagemma di mago Merlino. Maledetta me e quando mi mettevo in testa di essere gentile.


Un quarto d’ora dopo, Dom mi abbracciò da dietro mentre terminavo finalmente la mia impresa. Respirò l’odore dei miei capelli e vi posò sopra un bacio. Chiusi gli occhi istintivamente, prima di voltarmi.


“Sei sveglio, allora!” dissi mettendo le braccia intorno al suo collo
“Si. Finalmente un po’ di sole!!!” sorrise
“Eh, già. Sono tutti in tenuta da spiaggia” risposi
“E tu perchè non sei con loro?” disse spostando un ciuffo dietro l’orecchio
“1. Non ho un costume, quindi dovrò inventarmi qualcosa 2. Dovevo sdebitarmi in qualche modo, così ho lavato i piatti. Cosa di cui mi sono altamente pentita”.


Dom sorrise, era abituato ormai ai miei momenti da bambina. Mi baciò il naso per poi scendere sulla bocca, mentre mi prendeva in braccio per posarmi sulla penisola. Gli accarezzai delicatamente la cicatrice dietro il collo mentre continuavamo a baciarci.


“Ehy Dom! Sempre pronto a tutto eh!!”


Presi una mela dalla fruttiera che si trovava sulla penisola e la lanciai contro Matt.


“E tu sempre in mezzo, Bellamy” sorrisi io
“Ma sei mia cognata, devo proteggerti” sorrise
“E da chi? Dal tuo migliore amico?”
"Soprattutto da lui!" mi fece l'occhiolino prima di uscire


Dom tornò a baciarmi ancora…


“E, finitela! C’è Buster in giro”.


Dio mio! Era onnipresente!!! Ma lo adoravo. Chi non amava Matt Bellamy?


Mia sorella tornò dopo un’ora. Disse che era passata a casa e aveva preso alcune cose da mettermi compreso un costume. Così passammo la mattinata nella piscina di Matt, che solo allora scoprii che poteva fungere anche da piscina riscaldata. Così gran parte della mattina andò via tra gli urli di Spencer, quelli di Buster e gli innumerevoli scherzi che ci facevamo fra noi.

Purtroppo i ragazzi mangiarono qualcosa nella maniera più veloce possibile, salutandoci in tutta fretta, poiché quella sera Tom aveva fissato una piccola data a Bristol. Così, colti alla sprovvista, uscirono di casa in fretta e furia promettendo di tornare subito dopo cena.
Li lasciammo uscire così, dispiaciuti fino all’inverosimile e con qualche imprecazione mentale.


Noi passammo il resto della giornata tutte insieme, e ben presto per Kelly arrivò l’ora di tornare a casa dal resto dei suoi figli. Io e Spencer invece ci dedicammo ad una maratona delle nostre serie tv preferite, mangiando per l’ennesima volta una pizza e la mia adorata coca cola.


I ragazzi rincasarono verso mezzanotte esausti completamente. Dom, vedendomi con le gambe sul divano, si sdraiò fra di esse con la schiena poggiata sul mio petto e la testa sulla mia spalla. Matt invece ebbe almeno la decenza di salutarci, bere un sorso di coca e poi piazzarsi davanti la tv con noi.


“Come è andato il concerto?” chiesi a Dom mentre gli baciavo i capelli
“Molto bene, come sempre!” rispose giocando con la mia mano
“L’importante è che vi siate divertiti” dissi
“Si, si. E’ stato tutto grandioso” … “per poco Matt non capitombola dal palco” aggiunse poco dopo
“Oddio! Matt, solo tu ci riesci” dissi ridendo a crepapelle
“Lo so, lo so” Rispose mostrandomi il graffio sulla gamba procuratosi per evitare il fattaccio
“E tu Dom, è andato tutto liscio?” … “Dom” … “Dom?”


Inutile dire che nonostante le nostre voci acute, lui era sprofondato nel vortice del sonno, sovrastato dalla stanchezza ma anche a causa dei medicinali che prendeva che gli causavano sonnolenza.

Spencer e Matt salirono al piano di sopra, beandosi finalmente del fatto che potessero restare soli. Io invece terminai di vedere un film in tv, crollando un’ora dopo, anestetizzata dal respiro profondo e regolare di Dom.


La mattina seguente tornammo a casa e tutto andò bene senza sorprese.
Due settimane dopo eravamo tutti in perfetta forma: il lavoro di Spencer andava a gonfie vele, il mio mi permetteva di viziare Buster, Kelly era quasi esaurita per gli impegni scolastici dei figli, e i ragazzi erano un vulcano di idee, accordi e testi.


Quella mattina andammo a trovarli tutte e tre, e Matt ci accolse con un sorriso raggiante che sapeva di nottate in bianco, pippe mentali a livelli epici e tutta la gioia del mondo nei suoi occhi.  Mormorò qualcosa all’orecchio di Spencer che il minuto dopo si stava trascinando dietro Kelly, per fare non so cosa. Matt mi chiese qualche minuto di tempo, pregandomi di aspettarlo, perchè a detta sua, dovevamo parlare. Risposi con un lieve cenno del capo.


Andai al distributore a prendere un caffè, ignorando platealmente Ethan che da qualche giorno era ritornato a lavorare. Oramai le mie dita stampate erano belle che sparite, ma la cicatrice all’angolo del naso mi riempi di orgoglio verso Dom.


Tornai di là appena in tempo affinché Matt mi chiamasse per entrare in sala.
Erano tutti estremamente nervosi, le mani che sudavano, i battiti che acceleravano, i respiri che si affannavano. Li guardai uno per uno finché Matt non si schiarì la gola.


“Allora…da dove comincio?”
“Dal principio credo vada bene” sorrisi
“Ok, ok…ho seguito il tuo consiglio di lavorare con Chris e Dom riguardo la tournée”
“Wow, sono contenta! Te l’avevo detto che era semplice!”
“Si, si, ma il problema è che si tratta di una tournée  abbastanza sfiancante in giro per il mondo”
“Oh, beh, siete rockstar! Che c’è, hai paura di non farcela?” lo stuzzicai
“Ahahahah. No, non è questo. Il fatto è che ci abbiamo provato in tutti i modi possibili ed immaginabili; abbiamo speso un mucchio di soldi pe poter girare l’America su tre tourbus diversi; abbiamo pianificato un miliardo di date da qui fino a fine anno; staremo fuori diversi mesi e so già che ci saranno giornate storte o altre assolutamente perfette; sarà tutto molto difficile da gestire”
“Lo fate da una vita, non capisco dove vuoi arrivare” dissi guardandoli tutti negli occhi
“Beh, il fatto è che sarà snervante non essere a casa, non dormire nel proprio letto, quasi ogni sera non sapere a che ora si va a letto, non potere rispettare gli orari delle telefonate, di non essere presenti per diverso tempo…”


Solo allora mi resi conto di dove volesse andare a parare. Tournée voleva dire mesi senza loro tre, senza le loro stronzate sparate ogni tre secondi, senza l’espressione da paraculo di Matt, la dolcezza di Chris, l’idiozia di Dom. Mi stava praticamente dicendo che sarebbe stata dura per me gestire il tutto.


“Ce la farete” dissi ignorando la realtà con il groppo in gola
“Forse…ma mi dispiace davvero tanto. Insomma, mi sento un po’ in colpa, capisco che è una cosa complicata ma continua a dispiacermi”
“Dispiacerti di cosa? È la vostra vita no?”
“Mi dispiace perchè ho invaso la tua privacy”
“La mia cosa? Che vuol dire Matt?”
“Tramite Spencer mi sono messo in contatto con in tuoi genitori e gli ho detto che probabilmente per quest’anno non tornerai a casa, che hai trovato un lavoro qui”
“Ma di questo lavoro li avevo già informati io però” risposi
“Si…lo so…però ecco volevo dirtelo”
“Non fa nulla” risposi accennando un sorriso
“Beh, spero almeno che tu stia bene con lo stomaco, perchè non vedrai Londra per un po’”


Aspettò  che metabolizzassi quello che mi aveva appena detto. Mi guardavano tutti e tre smaniosi di sentirsi dire qualcosa.


“Cosa? Londra? Dove, come, quando e soprattutto perchè?” chiesi in un impeto di confusione.


Matt si sedette prendendomi per un polso e facendomi sedere vicino a lui sul divanetto bianco. Gli altri due si avvicinarono restando però in piedi in attesa che uscissi fuori dallo shock emotivo e catatonico.


“Andiamo per ordine, ok?” disse Matt
“Oook” mugolai
“Vai, ponimi le domande di prima e risponderò” mi sollecitò
“Meglio che melo spieghi tu, non riuscirei a chiederti nulla”


Sorrisero di gusto.


“Bene. Qualche giorno fa eravamo con Tom a discutere le decisioni prese riguardo il tour, e ci stava praticamente mettendo al corrente del fatto che avremmo dovuto girare l’America in tour bus. E dato che i bus sono uno a testa, abbiamo deciso di farti venire con noi”
“Wow, mi portate con voi solo perchè avete spazio a sufficienza nei vostri bus? Ammirevole” commentai
“Ma no, stupida. Stavo scherzando! Primo, sei una Muser e già questo per me varrebbe tutto” disse sorridendo “secondo, perchè non mi stancherò mai di ascoltare la storia di come sia cambiata la tua vita da quando hai sentito per la prima volta una nostra canzone; terzo abbiamo bisogno che qualcuno ci tenga d’occhio; quarto, perchè so che sarebbe l’esperienza più bella della tua vita; quinto, perchè ci piace vederti sorridere” disse abbracciandomi
“E poi, perchè non sopportavamo più le lagne di Dom” finì Chris
“E ti pareva!!!” rispose Dom gettando la testa indietro e spostandosi.


Scoppiai in una sonora risata, non riuscivo e non volevo immaginare Dom che per ben due settimane aveva portato sull’orlo di una crisi di nervi Matt e Chris. Soprattutto Chris; l’uomo più buono e paziente del mondo  che perdeva le staffe…poverino!


“Grazie Matt, davvero!! Dopo un tour con voi direi proprio che non vorrò più ricevere regali di nessun genere per tutta la vita, o che posso morire felice” sorrisi
“Di nulla bambina. Ci tenevamo veramente che tu ci fossi” disse baciandomi la guancia.


Mi alzai poi dal divano ed andai verso Dom, che se ne stava come suo solito sulla sua batteria. Nel frattempo Matt e Chris andarono a dare la notizia alle loro compagne.


“E così hai torturato Chris” gli chiesi sedendomi
“Non l’ho torturato” … “ok, forse un pochino” sorrise
“Sono veramente al settimo cielo, sai?”
“Si vede. I tuoi occhi sono sempre lucidi, ma ora molto di più” disse toccandomi il naso.





“Stasera c’è una premiazione, vieni con noi?” chiese qualche secondo dopo
“Cosa? Ma che dici Dom? Non posso e lo sai”
“Perché no? Kelly e Spencer ci saranno”
“E come la mettiamo con i paparazzi? A meno che io non vi raggiunga dopo”
“Non mi importa dei giornalisti” disse facendo spallucce
“Ok, va bene”


Mi baciò per un tempo infinito finché non uscimmo ed andammo tutti diretti a casa per partecipare a quella dannata premiazione. In macchina Matt mi spiegò che si trattava di una premiazione che avrebbe coinvolto sia cantanti che attori, ma che alla fin fine non era uno di quegli eventi a carattere mondiale.
Si sarebbe svolto tutto all’interno di una villa enorme e che quindi fatta eccezione per qualche giornalista o infiltrato, potevamo stare tutti tranquilli.


Spencer mi prese per mano e salimmo di corsa le scale per andare a prepararci, dopo essere passati a casa “mia” per prendere tutto quello di cui avevo bisogno. Feci una doccia pensando e ripensando che stavo per andare ad una cena di premiazione con i Muse ed il mio cervello andò in pappa; le mie insicurezze riaffiorarono poco a poco facendomi salire un po’ d’ansia.


Uscii fuori e mi preparai per bene, nella maniera più meticolosa possibile. Asciugai i capelli, li piastrai, indossai un vestito rosso e un paio di scarpe col tacco nere con tanto di borchie sulla parte posteriore, un po’ di trucco, profumo ed orecchini. Quanto era difficile essere donna!!!


Come di consueto, Dom scavalcò il balcone entrando in camera. Aveva adottato il suo solito stile da rockstar che se ne fregava altamente: jeans neri, maglietta meticolosamente leopardata e giacca di pelle.


“Ciao bambolina” … “Wow, stai una favola!”


Sorrisi arricciando il naso. Lui si avvicinò alzandomi il viso verso il suo.


“Tutto ok?” chiese
“Si…giusto un po’ agitata” ammisi
“Te l’ha detto Matt, non c’è niente di cui preoccuparsi”
“Lo so, lo so” dissi sospirando.


Mi baciò la fronte e mi prese per mano scendendo così le scale per andare via.
Matt e Spencer erano uno spettacolo. Lei indossava un abito nero con maniche e decolleté in pizzo e le sue adorate scarpe rosse; Matt era uno spettacolo unico nel suo smoking.


“Cavolo Matt, per fortuna non era niente di che” esordii mentre salivo in macchina
“Questo dici? Mi andava di metterlo, tutto qui”
“Oppure mia sorella ti ha minacciato”


Lei mi sorrise in un modo che fece intendere che forse era proprio così.


“E tu Dom, come al solito non abbandoni mai i tuoi leopardi” disse Matt
“No, mai” rispose lui
“Potevi almeno coordinarti con lei” disse indicandomi
“Si certo, si sono coordinate fra sorelle…e poi il look rock c’è visto che ha messo scarpe con le borchie” sorrise soddisfatto della sua tesi.


Arrivammo un’ora dopo, davanti a una villa che mi lasciò completamente a bocca aperta. Sembrava un sogno; c’era un enorme cancello che sia aprì al nostro passaggio, un lungo viale illuminato e costeggiato da alberi, che portava all’ingresso vero e proprio dell’edificio.
Una volta scesi, fummo scortati all’interno e dentro c’era il finimondo. Tonnellate  di fotografi e giornalisti che imploravano attenzioni, e ti accecavano con i loro flash. L’addetto alla sicurezza ci informò che l’evento si sarebbe svolto all’ultimo piano, perciò salimmo impettiti verso le scale.


L’ultimo piano era qualcosa di altrettanto magnifico: una grande porta finestra portava su un piccolo terrazzo dal quale sfavillava Londra in lontananza. Lasciammo i capotti e ci accomodammo al tavolo dove Chris e Kelly ci stavano aspettando.


La sala era un tripudio di gente che mangiava e beveva senza sosta. C’era chi si alzava per andare a salutare qualche vecchio amico; chi si intratteneva ballando con qualche ballerina chiamata per l’occasione; chi fumava fuori nel terrazzo e chi come noi che ci abbuffavamo.

C’erano tavoli circolari con sedie circolari tutte unite e tavoli più sofisticati con tanto di tovaglie di seta.
Insomma era un misto tra la notte degli Oscar, i Video Music Awards e un bordello.


Di fronte ai tavoli, troneggiava un palco scenico che naturalmente avrebbe accolto a fine serata i vincitori che venivano chiamati per ritirare i rispettivi premi. Rimasi folgorata nel vedere tutte quelle celebrità nella stessa stanza, un conto era farlo davanti la tv e un conto era assistervi di persona.


La serata cominciò e spazzò via l’imbarazzo con cui mi ero presentata. Mangiavamo, ballavamo, ridevamo ma soprattutto bevevamo e molto oserei dire. Matt non smetteva un attimo di ridere, ma non perchè era ubriaco, era solo estremamente felice per essere fra i nominati per la miglior colonna sonora in un film. Dom invece era inarrestabile, buttava giù un bicchiere dopo l’altro e ben presto vidi il lampo di luce negli occhi di Chris che fronteggiava Matt di farlo smettere. Cominciò a diventare odioso ed insistente, insomma cominciava a darmi un leggero fastidio.


Quando glielo feci notare, si alzò dal tavolo mandandomi a quel paese. Per tutta risposta mi alzai, presi la borsa, ed entra in un bagno. Cercai di ricompormi come meglio potevo, cercando di sorvolare sul comportamento di Dom. Presi un respiro profondo e mi sistemai meglio il trucco ed i capelli, uscendo all’incirca dieci minuti dopo.


Quello che trovai davanti i miei occhi, era l’ultima cosa che volessi vedere. Sulla pista da ballo era ammassata parecchia gente che in maniera composta variava i balli da lenti ad altri un po’ più scatenati. Ecco, proprio mentre attendevo che la musica si placasse leggermente in modo da farmi attraversare la sala per tornare a sedermi, la canzone divenne scatenatissima e fra il mucchio di gente, scorsi Dom.
Se ne stava lì impettito al centro della pista che ballava con nonchalance con due della varie ballerine pagate per la serata; e tra l’altro ad una delle due avevo prestato il mascara cinque minuti prima in bagno. 

Biondissime, altissime, strizzate nei loro abiti (se così potevano essere chiamati), tacchi vertiginosi, occhi azzurrissimi, estasiate fino all’ennesima potenza mentre si strusciavano addosso a lui, lo palpeggiavano ovunque. E ovviamente a lui non dispiaceva starsene lì beato tra le donne come faceva da una vita intera…
Io, invece, me ne stavo lì impalata, con tutto l’autocontrollo che avevo, dettata dalla mia infinita pazienza. Vidi Matt lanciare uno sguardo a Dom, poi a me, poi a Chris.


Non appena il ritmo si placò, attraversai la sala e tornai al nostro tavolo, sedendomi al mio posto senza tradire un singolo straccio di sentimento.


“Ehy”
“Lascia stare Matt” dissi scrollando la testa
“Vuoi che ci parli?” disse al mio orecchio
“No, l’hai visto come è ridotto? Non ti darebbe retta” conclusi
“Ok, va bene” disse stringendomi un braccio.


Riprendemmo a mangiare in totale silenzio al nostro tavolo, e di tanto in tanto, i ragazzi cercavano di farmi entrare nei discorsi che facevano. Ogni tanto facevo qualche battuta e pian piano capii che tutti si stavano  sforzando di farmi distrarre, e ci riuscirono. Ero deliziata dalle migliaia di storie pazzesche che tutti e quattro mi stavano raccontando a turno, una più esilarante dell’altra. Per esempio Matt confessò di essersi presentato ad un live senza nessun capo d’abbigliamento e perciò era stato costretto a tenere su i jeans con cui era arrivato e Chris gli prestò una giacca che ovviamente per lui era troppo grande.
Stavo morendo dalle risate, non riuscivo a respirare tanto ridevo.
Finalmente mi ero lasciata tutto alle spalle, mi stavo godendo un’ ottima cena con i miei amici; andava tutto bene…


Finché il coglione di turno, nelle sembianze di Dom, si intrufolò al nostro tavolo con tanto di bionde al seguito. Non osai immaginare come potesse risultare la scena ad occhi esterni.


Eravamo capitati in quel tavolo di fronte alla pista da ballo, un tavolo grazioso, se solo uno decide di alzarsi poco, visto e considerando che era rotondo e le sedie non erano altro che un unico sedile che lo avvolgeva a semicerchio. Non male alla fine…se non fosse che in quel momento ci stavamo in otto.

Otto fottutissime persone strette come sardine. C’era Kelly, Chris, bionda n°1, idiota ubriaco, bionda n°2, io, Matt e Spencer…adorabili no?
Ringraziai Dio che quel tavolo avesse un unico posto a sedere altrimenti, schiacciata com’ero, avrei dovuto mangiare seduta con una gamba su Matt e una su Spencer.


Dom farneticò per circa mezz’ora su un film che aveva visto e a cui smisi di dare importanza nell’esatto istante in cui le due cretine lo guardarono estasiate mentre raccontava probabilmente una scena d’amore. Dopodiché fece scomodare nuovamente Chris e Kelly per lasciarlo andare un attimo in bagno.


“Non è adorabile?” disse una delle due all’altra
“Oh si, molto” rispose


Alzai gli occhi al cielo…sarebbe stata una scena magnifica, se quel fottuto destino non avesse deciso che ne sarei stata protagonista.

Comunque Dom tornò poco dopo, e ricominciò il suo chiacchiericcio biascicato. Stavamo ancora mangiando e mi augurai che non avessi dovuto utilizzare in alcun modo il coltello che stringevo nella mano destra.
Di tanto in tanto Spencer mi lanciava qualche occhiata.
Il culmine della scena arrivò nel giro di dieci minuti. La cretina seduta alla sinistra di Dom, esordì verso di me, come se mi avesse vista solo allora.


“Ciao, io sono Mary”
“Cinzia” risposi cauta sotto l’occhio indagatore di Chris.


Tra una palpata e l’altra a colui che aveva a destra, esordì…


“Guardalo…non chiameresti tuo figlio Dominic?”


Silenzio…mi guardavano tutti…speravo vivamente che Kelly se ne uscisse dicendo “sei su candid camera”.
Ma non fu così, la tensione era palpabile, ma dall’alto del mio autocontrollo risposi…


“Si, certo…come no”.


Lei mugugnò qualcosa molto vicino a “vedi, siamo della stessa idea”.
Certo…anche se in realtà quello che avrei voluto dirgli era più un “buttati giù dal terrazzo e portati dietro la tua amica”; ma sorrisi soltanto.


E siccome non c’è due senza tre, l’altra cretina diede involontariamente una gomitata al mio bicchiere, rovesciando l’acqua (per fortuna era solo acqua) sul mio vestito nuovo. E fu allora che mandai a puttane anni e anni di educazione impartiti da mia madre.


“E che cazzo!!!” le urlai contro
“Come scusa?”
“Stai zitta, fammi il piacere!” continuai mentre mi asciugavo.


Volendo evitare una rissa anche quella sera, Chris mormorò qualcosa all’orecchio di Kelly, che annuì con il capo.


“Vieni con me” disse tendendomi la mano
“Dove?”
“Tu vieni e basta”


Gli afferrai la mano e mi portò nella pista da ballo.


“Chris fai sul serio? Non sono tipo che fa queste cose”
“E’ l’unico posto dove posso parlarti in santa pace”
“Ok, che c’è?” chiesi ingenuamente
“Nulla, volevo sapere come stavi” disse mentre ballavamo
“Alla grande, come sto?”
“Smettila, sto parlando seriamente” mi rimproverò.


Sospirai…


“Non so cosa dire”
“Lo so, bambolina. Più che altro lo vedo…è un idiota per quel che vale”
“E’ Dominic Howard. Avrei dovuto aspettarmelo” dissi facendo spallucce
“Sai quanto mi spiace vederti triste, ma non so proprio cosa fare”
“Mi hai portata qui, è più che sufficiente” gli sorrisi
“Ma la canzone finirà” rispose




“Senti, lo so che ti stai trattenendo. Quello che stai subendo stasera è un vero supplizio e non oso immaginare l’autocontrollo che stai utilizzando; ma sono contento che non ti stai facendo piegare dalle sue azioni. Lo vedo nei tuoi occhi che non ce la fai più, che ne hai fin sopra i capelli di subirti quelle scene, e forse puoi trattenerti con tutti gli altri, ma io ti conosco…perciò almeno con me, lasciati andare, perchè lo vedo che i tuoi occhioni sono pieni di lacrime” disse guardandomi fisso “lo so che sei stanca”


Scoppiai in un pianto silenzioso, che venne soffocato dalle braccia di Chris che mi stringevano forte mentre concludevamo il nostro ballo.


“Sono esausta Chris” gli dissi piangendo
“Lo so tesoro, pazienta ancora fino alla premiazione, poi torniamo a casa” promise.


Quando la musica cambiò, vidi il trio dei biondi alzarsi dal tavolo. Così asciugai veloce una lacrima e mi diressi verso il terrazzo prendendo un bicchiere di vino e strappando un sorriso a Chris, che mi lasciò andare solo dopo avergli promesso che non avrei tentato il suicidio.


L’aria fuori era tornata ad essere fredda, ma non quel tanto da avere bisogno di un cappotto. Mi diressi verso il bordo del terrazzo e lontano da sguardi indiscreti mi sedetti in un angolo sfoderando la mia musica, per isolarmi da tutto e da tutti.
Sorseggiavo distrattamente il mio vino mentre ripensavo a che cavolo di sbaglio avevo fatto ad andare a quella festa. Certo c’erano anche gli altri, ma per quanto tentassero di tirarmi su il morale, ci riuscirono ben poco.
Mi distrasse dal mio assenteismo, una voce.


“Non hai freddo qui fuori?”


Alzai un attimo lo sguardo dopo aver stoppato la traccia e per poco non mi prese un infarto.


“Ehm…no, no sto bene” balbettai
“Non sei del mondo del cinema” constatò
“Nooo, magari!” risposi con un lieve sorriso


Sorrise, nel suo timbro universale. Mio Dio, quante volte avevo visto e stravisto i suoi film, beandomi dei suoi occhi!!!


“Che ci fai qui, allora?” chiese sedendosi vicino a me
“Dovrei essere con il mio ragazzo ma…” lasciai la frase in sospeso
“Scusa l’invadenza. Io sono Tom Hiddleston”
“Oh, lo so chi sei” confessai arrossendo.


Chiacchierammo un po’, era proprio come lo immaginavo. Ovviamente era meglio di persona che in foto. In alcuni casi le foto non lasciano trasparire le emozioni. Ci sono soggetti che una volta conosciuti, in qualche modo demoliscono tutte le tue aspettative, ma non lui. Era stupendo nel suo smoking nero che metteva in risalto i suoi occhi grigi, era gentile mentre gli propinavo, non so per quale insulso motivo, il resoconto della mia serata che purtroppo per me non si era ancora conclusa. Era paziente, annuiva, e mi rispondeva in modo aperto e sincero; sorrideva, gesticolava e ogni tanto mi dispensava qualche consiglio. Era veramente una persona fantastica. Dannati inglesi! Loro e la loro irresistibile presenza scenica, il loro fascino e il loro fottuto accento incantatore.

Un quarto d’ora dopo eravamo ancora lì, e dalla porta spuntò fuori Matt, che non appena mi localizzò si avvicinò sorridendo.


“Matt, ciao!” fece Tom
“Ehy, come stai? Tutto bene?” disse abbracciandolo
“A meraviglia!!!” rispose.


Dopodiché si avvicinò a me, notando che in quel momento stavo iniziando a congelare.


“Andiamo, tesoro” disse prendendomi per mano
“Dunque sei tu quello che la sta facendo impazzire?” disse Tom seguendoci
“Oh, no. Io sto insieme a sua sorella” rispose sorridendo.


Rientrammo giusto in tempo per ascoltare un noto presentatore della tv inglese, che incoraggiava tutti i presenti ad avvicinarsi sotto il palco, o quantomeno alzarsi dai tavoli, per poter assistere alla premiazione dei vincitori.
Ovviamente una quantità enorme di persone si avvicinò, e per lo più si trattava di coloro a cui erano stati assegnati i tavoli più lontani. Noi eravamo tutti in piedi davanti al nostro tavolo. Si procedette per ordine, ovvero venivano eletti prima i registi, le tipologie di film, gli attori ed infine le colonne sonore.


Eravamo tutti sorridenti mentre i vincitori di ogni categoria venivano chiamati a ritirare i rispettivi premi, compreso Tom che sorrise a 32 denti. Per la categoria  “miglior colonna sonora”, vinsero ovviamente i Muse che urlarono di eterna gioia mentre salivano sul palco per il discorso finale.
Io ero in piedi fra Spencer e Kelly che mi tenevano a braccetto.

Si scambiavano il microfono a vicenda mentre esprimevano la loro gioia inaspettata.


“Vi ringraziamo con tutto il cuore, siete stati meravigliosi è stata una vera sorpresa. Ringrazio vivamente la mia compagna Spencer” disse Matt




“Mia moglie Kelly” disse Chris




“Mary e Cindy” urlò Dom con lo stesso tono che si usa allo scoccare delle 24:00 l’ultimo dell’anno.


“Tempismo perfetto Howard”, pensai fra me e me, mentre guardavo quelle ochette giulive salire sul palco; ma soprattutto le espressioni pietrificate di bassista e chitarrista.


Mi voltai verso Tom Hiddleston, che stava abbracciando la sua ragazza o sua sorella non ne avevo idea; ma che in quel momento mi guardò vedendomi sull’orlo dell’esplosione.


“Essi…l’imbecille là sopra è il mio ragazzo” dissi indicandoglielo


Si aprì in un debole sorriso, per poi invitarmi a ballare.


Più tardi, decisi di averne avuto abbastanza per quella sera, così presi la mia roba ed uscii per chiamare un taxi.


Nel medesimo istante, all’interno della villa, Matt e Chris trascinarono Dom all’interno del bagno.


“A che gioco stai giocando Dom?” urlò Matt
“Cosa? A nulla perchè?”
“Ti sei reso conto di quello che hai fatto?”
“La vita è la mia e faccio come voglio!!!” biascicò


Chris gli prese la testa, e visto che comunque si trovavano in una casa, gliela infilò sotto il getto della doccia. Si riscosse apparentemente dalla sbronza.


“Ok. Ok. Basta ora!”
“No, non basta brutto cretino. Se avevi intenzione di fare così stasera, potevi lasciarla a casa”
“Ma chi?” rispose spaesato
“La tua ragazza imbecille!!! Ti rendi conto di averla umiliata in ogni modo possibile?”


Sbiancò, mettendo le mani fra i capelli.


“Cazzo, quanto ho bevuto. E ora che faccio?”
“Non lo so Dom, esci e parlaci” rispose Chris calmandosi un po’
“Ok. Ok. Sapete dov’è?” chiese
“No, ma spera che stavolta in ospedale non ti ci spedisca lei” gli rispose Matt
“Cazzo, però potevi avere almeno l’accortezza di trovare una ballerina il cui nome in italiano non equivalesse a Cinzia” continuò.


Dom sgranò gli occhi, cercando con tutte le forze di raccogliere un po’ di lucidità per venire a capo di tutto quello che aveva combinato.


Assolutamente motivato, uscì di corsa dal bagno e cominciò ad affinare lo sguardo, alla ricerca di quell’abito rosso che tanto adorava. Cercò, cercò e cercò ancora: nelle stanze, fuori in terrazzo, al piano inferiore in giardino…finché quell’abito rosso e quelle scarpe con le borchie non sparirono dietro la portiera di un auto che partì nell’oscurità.


Di nuovo le mani fra i capelli, il viso una maschera indecifrabile; gli tornò in mente tutto e si maledisse profondamente.
Tornò di sopra riferendo ai suoi amici ciò che aveva visto, e Matt lo rincuorò dicendo che sicuramente ero tornata a casa.


Si placò leggermente, ma un’ora dopo, lungo il viale di casa Bellamy, l’odio verso se stesso tornò. Aprendo la porta notò le mie chiavi e si precipitò al piano superiore deciso a farsi perdonare.
Ma quando poggiò la mano sulla maniglia, la trovò chiusa a chiave, ottenendo lo stesso risultato quando scavalcando il balcone la finestra era sbarrata. Cercò di farsi luce col cellulare ottenendo come risultato il mio corpo addormentato ed il mio volto nella penombra della notte, rigato di lacrime che avevano trascinato con sé tutto il trucco.
Rassegnato scese le scale per andare a parlarne con Matt, e solo allora, dopo essere usciti per buttare la spazzatura, notarono la macchina di Ethan che silenziosamente si allontanava. 

   
 
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