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Autore: biberon    13/09/2013    2 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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“Allora, hai deciso?” incalzò Gwen, premendo più forte la mano sulla gola di Stephanie.
“Io … scelgo … scelgo …”
Bridgette si fece avanti di pochi passi e afferrò Stephanie per un braccio.
Scoprì i denti.
“Io scelgo di salvare Geoff. Ma … credo sia meglio che sia io a trasformarlo.”
Gwen dapprima scosse il capo, poi parve ripensarci.
“Ma certo che puoi farlo, carina. Ma se ti azzardi a fuggire dopo averlo trasformato sai cosa accadrà …?”
“Che cosa?”
“Fermerò il tuo veleno con i miei poteri prima che possa diffondersi nel suo sangue e lui morirà comunque.”
Bee deglutì e annuì.
Si avvicinò al corpo penzolante di Geoff e con poco sforzo, data la sua forza vampiresca, lo tirò giù dal doccino spezzando la corda.
Avvicinò le labbra al suo collo.
“Mi dispiace …” sussurrò, e una lacrima le cadde dall’occhio sul bel viso spento del ragazzo.
Affondò i denti nel suo collo e si lasciò trasportare dall’istinto.
Si sentì rinvigorita e forte, provò un piacere inebriante a prosciugare ogni goccia di quel liquido così squisito e rigenerante …
“Adesso fermati o lo ucciderai veramente.” Disse la gotica freddamente.
Con grande sforzo Bridgette si ritrasse tenendosi al lavandino.
Poi si avvicinò a Stephanie.
“Senti, Gwen, cara, posso anche ridarti la tua … la cosa che ti appartiene, se non mi uccidi.” Balbettò la strega nel panico.
“Mi dispiace, ma sono stanca di pagare per ogni intruglio. È tempo che io faccia ciò che voglio delle tue pozioncine …” ridacchiò la ragazza.
Gli occhi della vecchia si ridussero a due fessure.
“Va bene, morirò perché la mia magia non può nulla contro ciò che sei veramente. Ma … lunadimiele proteggera il mio negozio e tutti i suoi segreti.”
“Un attimo … tu sai chi mi ha trasformata?!” esclamò la gotica tenendola più stretta.
“S-sì. T-tu non sei come gli altri … t-tu hai un s-segreto … per quello sei riu-scita a deviare la mia m-magia su quel ragazzo …”
In quella Bridgette si chinò e affondò i denti nel suo collo.
Dapprima il sapore del sangue le scottò le papille gustative, tant’era delizioso e inebriante ….
Poi si sentì la gola in fiamme e le gengive scoppiettare …
“Aspetta!” urlò Gwen lasciando la presa. “Tu sai chi sono io veramente …? Dimmelo, ti prego!”
La strega sorrise.
“No.” Disse.
La pelle si stava sbiancando pian piano, il sorriso svanì, gli occhi si chiusero …
Bee si accasciò sopra Stephanie e morirono insieme.
Il corpo della surfista si sgretolò in minuscoli pezzi che si librarono nell’aria insieme a quello della strega.
Gwen era sola con Duncan e Geoff semi-morto nel bagno.
Chiuse la porta per non avvertirne il fetore e si sedette a gambe incrociate accanto al punk.
Stephanie … lei sapeva.
Sapeva ciò che Gwen desiderava sapere fin da quando era piccola.
Sapeva cos’era veramente lei.
 
 
 
Courtney si scostò una ciocca di capelli che le penzolava davanti agli occhi, solleticandole la fronte scura.
Era da tanto che aspettava.
Sua madre aveva avuto dei problemi.
A quanto pare non si trattava solo dei polsi, si era rotta anche altre ossa, alcune che facevano parte della schiena.
Ma l’ispanica non se ne intendeva molto.
Era seduta su una sedia di plastica blu da quasi due ore senza fare nulla.
Il cellulare scarico, la borsa ai suoi piedi, gli occhi spenti e lo stomaco che reclamava nutrimento.
Suo padre era dentro con la moglie, e così non aveva nemmeno lui per chiacchierare.
Osservò di nuovo le altre persone nella stanza: un ragazzo sui quindici anni, con la faccia a pochi centimetri dal i-phone, intento a messaggiare e ad ascoltare musica contemporaneamente, con delle grosse cuffie sulle orecchie, un cappellone enorme premuto in testa, i capelli spettinati e la fronte sudaticcia piena di foruncoli.
La donna accanto a lui era una classica nonnina per bene: capelli che sembravano nuvole di cotone grigio, raccolti in uno chignon, vestitino a fiori e l’immancabile uncinetto in mano.
Infine un uomo alto in giacca e cravatta dall’aria nervosa.
I tre erano lì da quando era arrivata e non accennavano a muoversi.
Courtney raccattò la borsa: decise che era meglio fare un giretto.
Si alzò barcollando (sarà stata mezzanotte circa) e percorse a grandi passi il corridoio bianco e azzurro.
Intravide  una sorta di portariviste in metallo e si avvicinò.
Sopra c’era scritto “Donazione libri: ritira uno dei libri lasciati dai nostri gentili donatori GRATIS oppure porta qui un tuo vecchio libro!”
C'e n'erano un bel po’, così l’ispanica iniziò a scorrere le quarte di copertina per vedere se c’e n’era qualcuno interessante.
Trovò due romanzi rosa, un romanzo sulla religione, due classici, un mini horror, un libretto per bambini piccoli e alcune riviste …
Scendendo all’ultimo scaffale vide un libretto piccolo, con la copertina di pelle, più simile ad un diario che altro.
Non aveva titolo e le ricordava tanto il diario di Tom Riddle in “Harry Potter e la camera dei segreti.”
Lo prese e tornò a sedersi nella sala d’attesa.
Aprendolo scoprì che non era un diario, ma un libro comune: le pagine di carta bianca con le lettere stampate.
Alla prima pagina c’era scritto “La leggenda di Annette. Capitolo primo.”
Incuriosita volto pagina e cominciò a leggere:
 
“A Toronto, come in molte altre città vi sono molte leggende “metropolitane”; la più comune, famosa e spaventosa è senza dubbio la leggenda di Annette.
Molti raccontano di aver visto, a lato della strada, nella periferia più estrema di Toronto, una graziosa bambina sugli otto anni, con penetranti occhi neri e pelle molto pallida.
Secondo la leggenda ferma chiunque passi di lì e lo invita a giocare con lei (da qui la celebre frase Would you like to play with me? Titolo del film horror del 2009, che parla di lei.)
Se si accetta di giocare con la piccola Annette, lei ride felice e ricompensa con un bacio sulla guancia e un abbraccio chiunque.
Ma se per caso la si ignora o si rifiuta, si muore sul colpo dopo una sua gelida occhiata.
Le persone più fortunate sono rimaste in coma.
Ecco la testimonianza di una di esse:


(Jonny Abbot, 42 anni, California, in vacanza a Toronto con la moglie)
“è stato orribile, orribile, vi dico! Andavo di fretta e così ho sorpassato quella bambina senza farci caso … all’improvviso la macchina si è fermata e me la sono ritrovata con il viso premuto sul finestrino … mia moglie è svenuta. Io volevo distogliere lo sguardo, ma gli occhi di quella bambina mi hanno tenuto come intrappolato … mi sono svegliato molto dopo in ospedale.”

 
(Nina, 23 anni, Toronto. Campeggio con quattro amiche …”
 “Quegli occhi … quegli occhi così intensi e gelidi allo stesso tempo … mi sembrava di avere le mani incollate al volante … e poi tutto ha iniziato a girare …”
 
 Courtney scorse le pagine più velocemente.
Erano tutte piene di testimonianze sempre più spaventose …
Arrivò alla “parte storica”.
 
“Questa leggenda metropolitana ha iniziato a diffondersi nel 2008 e ha proseguito fino al 2011. Da allora non ci sono stati più avvistamenti né testimonianze …”
“Coloro che avevano incontrato Annette hanno fornito le diagnosi, che parlano di improvviso arresto cardiaco … uno dei casi più noti è quello dell’operaio Oliver Andson.
Il tredici maggio 2008 si era recato nella periferia di Toronto per la banale e semplice ristrutturazione di un tetto. Alcuni dei suoi colleghi dicono di averlo sentito urlare qualcosa alla donna che l’aveva ingaggiato. Probabilmente qualcosa di volgare. In quell’attimo pare che si sia materializzata una bambina del tutto simile alla descrizione di annette e che dopo essere stato guardato per qualche secondo da lei Andson si sia accasciato. Poi è caduto dal tetto, di forma triangolare. Inizialmente tutti coloro che erano presenti non si erano concentrati troppo sulla bambina e dicevano che la causa della sua morte era la caduta … ma quando è stato portato in ospedale i medici hanno dichiarato che la morte era avvenuta prima che cadesse dal tetto, per via di un arresto cardiaco improvviso … come in molti altri casi … la bambina successivamente a quell’episodio non è più stata avvistata. Dopo molte ricerche una casa cinematografica ha deciso di impegnarsi sulle ricerche pertinenti alla leggenda e di trarne un film, intitolato appunto  Would you like to play with me?
Dopo un anno di riprese il film, nel giugno 2009 è uscito sul grande schermo, con il ruolo di Annette interpretato dalla giovanissima Lichia Awiltion.
Il film non ha avuto un grande successo ed è stato vietato ai minori.  Così i diritti sono stati acquistati da un altro produttore che ne ha fatta una serie horror a puntate.
Comunque l’ipotesi più sostenuta dagli esperti in questo campo è che Annette sia lo spirito di uno dei tanti bambini disgraziati uccisi illegalmente o destinati ad orfanotrofi alla nascita a causa di problemi mentali o fisici che li caratterizzavano. Lei sarebbe, secondo questa ipotesi, tornata per vendicarsi prendendo possesso di una contadina dall’identità sconosciuta, forse la misteriosa figlia della donna che aveva ingaggiato Oliver Andson per la ristrutturazione di casa.”
 
 
L’ispanica chiuse il libro.
Si sentiva un po’ confusa.
O era solo la stanchezza …
Eppure … l’episodio dell’operaio le ricordava qualcosa …
Qualcuno gli aveva parlato di una cosa simile successa a casa sua … molto tempo prima.
Ma chi?
Duncan?
No, non era lui …
Qualcuno gli aveva detto che aveva visto morire un operaio sotto i suoi OCCHI …
Ma chi???
 
 
 
 
E voi, miei cari lettori? Ve lo ricordate? Qualcuno, all’inizio della storia aveva parlato di qualcosa di simile … già, avete ragione. Non ho mai creato un dialogo in cui Courtney parlasse con qualcuno di una scena del genere … eppure … se fosse nascosto in un flashback nei prossimi capitoli?
MUHAUAHAHAH come sono diabolica.
Comunque, voi state inziando a capirci qualcosa? O siete ancora con il fiato sospeso? O avete iniziato a fare centinaia di ipotesi sempre più inverosimili? O prendete a pugni il monitor e mi odiate intensamente perché pubblico capitoli brevi con colpi di scena finali o riflessioni spezzate a metà? (beh, quasi sempre.)
Fatemelo sapere con una recensione!
Kisses,
Biberon.
 
Saluto la mia B.F maty345 e spero di riuscire a pubblicare presto un altro capitolo!

 
 

 
   
 
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