Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ILoveItBaby    13/09/2013    1 recensioni
[STORIA IN REVISIONE]
"Come cadere dal cielo e atterrare in piedi...più o meno...diciamo che atteriamo senza troppi danni...no, atterriamo e siamo già fortunati a respirare ancora...ma questa non é fortuna, é il destino che non si fa mai gli affari suoi!"
******************************
Saaalve a tutti!!!
Questa è una cosa (non saprei come altro definirla) che mi è uscita così, un giorno di Settembre! Spero che vi intrighi!
******************************
"Guardai la lista dei Pro-Suicidio.
Ora dovevo solo confrontarla con quella dei Contro."
[...]
"Era una lista decisamente piccola.
La giuria aveva deciso: prima avrei completato la lista dei Contro e poi avrei mandato tutto a quel paese."
******************************
Beh, per la nostra Cathy, il suicidio da lei premeditato non sarà così facile da attuare, si sa, il destino agisce quando uno meno se lo aspetta e, accidenti lei proprio non se lo aspettava.
Perchè il fato metterà sulla sua strada una persona con la testa dura e un adorabile tendenza per le cause perse.
Spero che vi piacerà questa piccola odissea, alla ricerca di un motivo per non buttare tutto all'aria.
Perché c'é sempre qualcosa per cui vale la pena vivere, anche solo per sè stessi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Punto 4: Sedotto e (non ancora) Abbandonato


Image and video hosting by TinyPic  
Punto 1: Completed
Punto 2: Completed
Punto 3: Completed
Punto 4: In Caricamento...
 
11 Dicembre
Stare con lui mi faceva quasi piacere. Quasi.
E mi sentivo quasi in colpa per quello che gli avrei fatto. Quasi.
Ma non sono i quasi che hanno costruito il mondo, giusto? Giusto.
La professoressa blaterava sui filosofi Greci.
Ma perché quelli rendevano tutto una noia?! Una volta a ME la scuola PIACEVA!
Non sono mai stata una ragazza né gentile né studiosa, ma mi piaceva scoprire il mondo, e la scuola mi insegnava come farlo. Amavo quei numerini che si susseguivano, che danzavano e creavano nuove stupende danze di altri numeri.
O le parole! Quanto mi piaceva leggere le letterine una dietro l'altra formando meravigliose frasi che componevano una storia fatta di parole e sogni, pronte a trasportarti in mondi che nemmeno hai mai immaginato.
Poi la bella fiaba si è infranta.
Non credete che io sia sempre stata così rozza e cattiva. Lo sono diventata.
Prima ero una di loro, di quelle ragazzine che credono nel vero amore, nel principe azzurro e nel detto “Prima il dovere e poi il piacere”. Io ci CREDEVO.
Poi abbiamo perso tutto. La casa spaziosa, il conto in banca, la scuola prestigiosa, le macchine comode e...le amiche. Che poi tali non erano.
Ma è stato tanto tempo fa e io quasi non me lo ricordo più.
Sono stata scaraventata alla prematura età di 5 anni in un mondo spietato.
Ora mi direte: oh, ma dai, io non sono ricca eppure non sono rimasta traumatizzata!
Avete ragione.
Infatti non è stato questo.
È stata la morte di mia sorella.
Altri dubbi vi sorgono, vero? È comprensibile.
Io avevo una sorella più grande di un anno. Ci volevamo bene e tutto era perfetto anche nella neo situazione disagiata.
Ma poi una rissa. Era normale nella nostra nuova scuola, all'ordine del giorno. Ciò che anche lì non era normale fu che io venni spinta in mezzo a quelle bestie che ormai erano passati dai pugni alle armi.
Vidi brillare la lama, mentre io stavo scivolando velocemente verso di loro, tra loro.
Chiusi gli occhi e il mondo si fermò a rallentatore.
Sentì una botta allo stomaco e qualcosa di viscido schizzarmi sul viso.
Io sono qui e lei no, indovinate voi come andò a finire.
I miei erano distrutti e io mi ero chiusa in me stessa. E in quel momento le crepe nel tessuto della nostra famiglie perfetta si dilatarono a dismisura. Nessuno si prendeva responsabilità e la dava a chi ne era solo in minima parte, se non nessuna, colpevole.
E ci odiammo.
È tremendo quando c'è tanto odio in una famiglia già dilaniata dal dolore.
E quasi sicuramente fu quel giorno che diventai la Cathy bastarda e senza cuore, lasciandomi alle spalle principi e unicorni.
 
Ma ci ritirammo in piedi come potemmo ed andammo avanti, non facendo mai parola di lei.
Diversi anni dopo nacque la ranocchia.
Ammetto che appena sfornata già non la sopportavo. Io non volevo lei, volevo la mia altra sorella.
Lo so, erano pensieri cretini, ma all'epoca avevo a malapena 6 anni. Cosa altro potevo pensare?
E forse ancora oggi do la colpa a lei, semplicemente perché non è la mia ALTRA sorella.
So anche che lei non c'entra nulla. Ma i labirinti dentro la mente di un bambino sono complessi.
 
Forse era colpa mia se era così stronza ora.
 
Scacciai va i pensieri perché Alex mi stava passando un bigliettino.
Cosa fai Sabato?
Fissai quelle tre semplici parole.
Non alzai lo sguardo su di lui perché sapevo bene che mi sarei ritrovata intrappolata nei suoi occhi attenti.
Quel maledetto ragazzo era intelligente e, purtroppo per me, mi capiva al volo.
Odiavo quando mi analizzava.
Feci un respiro profondo e scrissi veloce.
Esco con te!
In pratica gli avevo evitato di dovermi chiedere cose imbarazzanti.
Per un attimo mi sentì come se gli stessi dando una pugnalata al cuore.
So che lo avrei ferito e mi sentivo in colpa.
Glielo passai e gli donai uno di quei rari sorrisi, in un certo senso per sentirmi meno in colpa, ma lui ovviamente interpretò male.
Sembrava radioso, credendo di aver finalmente frantumato la mia corazza.
Mi presi tra le mani il capo, tentando di scacciare il dolore al petto che sentivo.
Mi immaginai lui dopo che mi fossi buttata.
Piangente...triste...e il cuore mi si aprì di più.
Forse potevo non farl...NO! SMETTILA! LUI NON È NULLA! LUI NON TI PUÒ PIÙ SALVARE! SEI TROPPO MARCIA E MERITI DI TOGLIERTI DAL MONDO!
Quelle parole mi ferirono quasi. Ma sapevo che erano vere.
Avevo causato morte e sofferenza, come poteva una persona come me non sentirsi un mostro?!
La mia famiglia meritava di vivere in pace.
Mi odio.
 
Come al solito avevo mangiato a casa sua, ma non potevo non notare che ogni volta che pensava non lo vedessi lui mi osservava.
Ma non intendo che mi lanciava sguardi così, come si può guardare un bigliettino sul tavolo, ma una vera radiografia.
Non fraintendete, non come un allupato, ma come la persona che ti ama di più al mondo e non può fare a meno di fissarti perché, nonostante i difetti, ti vede l'essere più meraviglioso del pianeta.
I miei sentimenti erano invece un po' diversi. Stavo tra il colpevole e l'irritato.
Mi sentivo in colpa con lui -non devo rispiegarvelo il perché, vero? È già imbarazzante farlo una volta, quindi...- ed ero anche terribilmente arrabbiata perché odiavo l'idea che quel suo meraviglioso sorriso scomparisse.
E non mi piaceva essere guardata così.
Ti faceva sentir importante, così poi quando ti spezzavano il cuore la tua autostima poteva cadere più in basso di quanto non fosse mai stata.
Finimmo di mangiare e poi mi invitò ad andare con lui quella sera.
E ovviamente accettai.
Girammo per il centro, quasi come fosse tutto normale, ad eccezione del fatto che vidi per tutta la serata la sua mano che si avvicinava sempre di più alla mia, fino quasi a sfiorarla.
E per quel paio di volte fui costretta ad aggiustarmi la sciarpa molto, molto, molto a lungo.
Eppure non capiva. È una mia sensazione o quel ragazzo era davvero testardo?!
 
Ormai era Sabato e stavo fissando il mio armadio.
Cosa avevo fatto di male per ritrovarmi mia sorella tra le scatole???
“Allora? Esci con un ragazzo?” soffiò “Riiiispondiiii daiii!”
Aveva quel classico tono lamentoso che mi da un sacco fastidio...e lei lo sa.
“Mmmh, no.”
“Bugiarda.
“È la verità.” distolsi lo sguardo da quella catastrofe che era il mio armadio e lo posai su un altro di disastro e ben peggiore, con due gambe e facoltà proprie.
“E ora sparisci, caccola”
“No, vaffanculo!” disse dispettosa.
Mi misi le mani nei capelli, sfogandomi sul mio cuoio capelluto per trattenermi dall'azzannarla.
“Eeeddaiii dimmi con chi esciiii!”
“NO!” ringhiai “Tu vuoi solo riferirlo a tutto il mondo!”
“Non è vero!” finse di essere offesa “Quando mai ho fatto una cosa simile?!”
“In quinta elementare, con Simon Roche, in seconda media hai detto a tutti che mi piace Matt Lorey e infine l'anno scorso, se non ricordo male....ah, sì! Hai sbandierato il fatto che fossi completamente innamorata di...lui.”
Non riuscì a dire il suo nome, tanto voi sapete già chi sia, quello del punto 1.
Mi faceva ancora male. Tanto.
“E ORA SPARISCI O TI RIFACCIO IL VISETTINO CRETINO CHE HAI!” urlai, con l'umore definitivamente guastato.
Quella stronzetta sbuffò ed uscì tranquillamente.
 
Mi avvicinai a lui.
La domestica mi aveva aperto e mi aveva mandata in salotto ad aspettarlo.
Cominciai a passeggiare su e giù.
“NON È VERO!”
Sentì chiaramente quell'urlo forsennato.
Era il momento sbagliato? Ero quasi certa che quella fosse la voce di Alexander...
“QUESTA È CASA MIA E TU SEI MIO FIGLIO! LE REGOLE LE FACCIO IO!”
Il...padre? Possibile?
“Non sei tu che devi dirmi come vivere!” Affermò nuovamente il ragazzo, con un tono di voce più pacato.
Stava tentando di riprendere la calma.
Ora le voci erano fuori dalla porta della stanza.
Ero lì impalata. Dove dovevo andare altrimenti?! Non è che conoscessi la villetta a menadito!
La porta si aprì con un botto e una furia ricollegabili solo ai muscoli di Alex.
Il padre lo seguì e, raggiuntolo gli tirò una sberla da fargli rigirare la testa.
La mia bocca formò un'enorme O.
Si accorsero troppo tardi della mia presenza.
“E TU CHI SARESTI?! UN'ALTRA DI QUELLE CHE VIENE A CHIEDERE L'ELEMOSINA E CHE IL MIO FIGLIO CRETINO CONCEDE?!”
Mi stava...urlando contro?!
Due cose mi fanno infuriare: quando mi urlano contro senza un motivo e quando mi danno della mentecatta e mi dicono che voglio solo scroccare soldi.
E lui le aveva fatte tutte due in una sola frase.
Mi irrigidì e dovetti avere gli occhi che sputavano fiamme perché vidi il padre sbiancare.
Sapeva di aver appena insultato una perfetta estranea e che questa estranea avrebbe potuto staccargli la testa da tanto sembrava incazzata.
Mi voltai e vidi un costoso vaso Ming (non è che sia un'esperta, per me sono tutti vasi Ming, basta che assomiglino a quelli che si vendono a chinatown).
Volevo sfogarmi e quello mi sembrava la cosa migliore.
Lo afferrai e con tutta la forza che avevo in corpo glielo tirai, mirando alla testa.
Sì, desideravo fargli del male.
Aveva picchiato Alex! E insultato me! E anche lui! E aveva urlato! E, porca miseria, non mi importa quanto tu sia isterico e cattivo, io sono una ospite!
Ma si scansò.
Peccato.
“IO, BRUTTO INCIVILE, NON SONO UNA MENTECATTA CHE VIENE AD ELEMOSINARE SOLDI AD UNA TESTA DI CAZZO COME LEI! PERCHÈ LEI PUÒ ANCHE ESSERSELA GUADAGNATA LA RICCHEZZA, MA C'È GENTE CHE, ANCHE SE SE LA MERITA È COSTRATTA A VIVERE IN BUGIGATOLI DA QUATTRO SOLDI! E MI INSULTI ANCORA E LE TIRO IL PIANOFORTE CHE ALEX MI HA MOSTRATO E VOGLIO VEDERE SE NON LA PRENDO! E PEZZENTE SARÀ LEI, SCHIFOSO RICCASTRO!”
Dissi tutto d'un fiato.
Rimase a fissarmi, intimidito quasi.
Aiutai Alex ad alzarsi.
“Stai bene?” gli chiesi preoccupata.
Mi guardava stralunato. Non si aspettava un comportamento così protettivo. E nemmeno io.
Avrei dovuto fare più attenzione e perdere meno il controllo.
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Catherina?!” Chiese scherzando.
Sorrisi.
Il padre ci guardava, senza mostrare emozioni.
Ma sapevo che si sentiva in colpa per quello che era successo. Glielo si leggeva negli occhi.
Si ricompose e mi allungò una mano. Segno di pace e per presentarci.
Non la accettai ma lo fissai gelida.
“Questo è mio padre...Maxwell...lei è Catherina.”
“Posso chiamarti Chaty?” sorrise. O provò a togliersi di dosso l'imbarazzo.
“No, né ora né mai.” risposi secca.
Alex mi fissò, implorante.
Sbuffai e strinsi quella maledetta mano che era ancora lì a mezz'aria.
“Cathy.” alzai gli occhi al cielo “E se mi da ancora della mentecatta giuro che le faccio del male!”
“Maxwell” sorrise tirato, più stanco di quanto non mi fosse parso mentre sbraitava “E sono mortificato per quello che è successo, ma...da quando siamo qui già un paio di ragazze si sono presentate qui tirando fuori le scuse più cretine e improbabili per avere dei soldi...”
“Se avessi voluto avere dei soldi non crede che avrei prima intortato suo figlio e me li sarei fatti dare da lui?! Sono così cretina da venirli a chiedere direttamente a lei?!”
“No, non sembri affatto stupida.”
“Lo prenderò come un complimento.”
“Stai con mio figlio?”
“Ha un'amante?” sorrisi beffarda “A domanda imbarazzante altra domanda imbarazzante.”
Sorrise divertito. “Sei brillante, Cathy.”
“Lo so”
“Hai idea di cosa vuoi fare nel futuro?”
Sììì, suicidarmi caro signore padre di Alex!
“Sì.”
“E cioè?”
“Andare a lavorare al KrustyBurger insieme al figlio dei Simpson!”
Rise. “Quando hai finito gli studi o prima per, chessò, fare uno stage da qualche parte o esperienze lavorative fammi sapere. Mi piacerebbe avere una mente brillante come la tua nel mio team.”
“Team che fa...?”
“Aiutiamo i più grandi aspiranti leader a far avverare i loro sogni di gloria. In pratica se vengono da noi, riusciamo a farli eleggere fin dalla prima elezione. Vuoi diventare sindaco? Vieni da noi! Risolviamo problemi ed evitiamo che se ne creino altri.”
“In pratica siete come quelli di Scandal?”
“Sì, ma non uccidiamo gente per proteggere i segreti del presidente.”
Questo è quello che dite voi....ma mi trattenni bene dal dirlo.
“In tutta Europa?”
“In tutto il mondo, ragazzina.”
“Non mi chiami ragazzina. Il mio avviso sul pianoforte è sempre valido.”
Rise. “Sei proprio perfetta. Sfacciata, intelligente e brava a fingere!”
Ehi, questo ultimo particolare come lo aveva capito?!
“Perché sono anche io bravo a farlo. Li riconosco.” mi spiegò.
Sorrisi. Ora capivo da dove Alex avesse preso la sua intelligenza.
“Ora dobbiamo andare.” mi strattonò Alexander.
Presi il bigliettino da visita, con l'intenzione di non fare mai un lavoro simile...forse.
Uscimmo finalmente.
Camminammo in silenzio, scalando una parte della collina che non avevo mai visto. Era tutto così buio e silenzioso, sembrava quasi di essere in un altro mondo!
“Gli piaci.” all'improvviso mi disse.
“Eh?”
“A mio padre. Piaci. Ti trova intelligente.”
“Mmh, e allora?”
“Mio padre non ride mai e non fa mai complimenti. Devi essere speciale. Deve aver visto qualcosa di incredibile in te.”
“Wow.”
“E a quanto pare io ho lo stesso suo intuito!”
“Certo Mister Modestia!”
Ridacchiò.
“Dove stiamo andando?”
Nel buio vidi i suoi denti aprirsi in un sorriso luminoso.
“Vedrai.”
Che cazzo di risposta.
È come dire: Non te lo dicooo ahahahah!
Sbuffai irritata, ma mi feci condurre.
E quando finalmente arrivammo (madonna che fatica, un'ora di cammino!) spalancai la bocca, estasiata.
Senza le luci della città milioni di bagliori brillavano nel cielo.
Sorrisi come una scema.
Alcune erano ad intermittenza, alcune si notavano appena mentre altre sembravano dei fari.
Venere era stupenda quella notte.
Chiusi gli occhi in estasi.
Come potevo non apprezzare uno spettacolo come quello?
Era in quei momenti che desideravo vederle tutte, toccarle. Mi rendevano felice.
Potevo lasciarmi andare e volare con l'anima.
Sfiorare qui piccoli puntini di gioia pura.
Mille, centomila, milioni, miliardi di possibilità, di mondi, di vite, di esseri. Di vita.
La vita, la perla più rara e stupenda. Ciò che muove cose inanimate, trasformandole in esseri viventi, capaci di amare, combattere, respirare e costruire.
Quanta vita c'era nell'universo? Le stelle potevano darci la risposta. Quel meraviglioso manto, forato per lasciarci intravedere minuscoli frammenti di paradiso.
Ecco cosa c'era oltre. Il Paradiso di luce.
E per me quel momento era davvero essere ad un passo da quell'utopia.
Mi voltai verso di lui. Non ero mai stata tanto felice. Lo abbracciai.
Era così caldo, così rassicurante, così...casa.
Profumava di casa.
Mi strinse con affetto infinito. Ora capivo: Lui mi voleva davvero bene.
Come non potevo esserne felice?
E mi lasciai cullare dalla dolce luce di quella notte senza luna. Non mi serviva la luna con lui!
Le stelle gli facevano solo da sfondo.
E mi ritrovai a piangere di felicità.
Nessuno mi aveva mai fatto un regalo così bello.
Vidi passare una luce, con una coda che brillava. Cometa.
E desiderai che quella notte non finisse mai.
Ormai le lacrime non si fermavano più.
“Tutto bene?” chiese allarmato dai miei singulti.
Risi tra le goccioline sul mio viso e mi staccai, col sorriso stampato sul viso.
“Sì, come non mai!”
Posò una coperta a terra e ci stendemmo, uno accanto all'altro. Non sapeva se gli avrei permesso avvicinarsi, ma lo precedetti.
Mi appoggiai al suo petto e continuai a piangere.
“Cathy?”
“Sì?”
“Volevi suicidarti?” chiese serio.
Non mi domandai nemmeno come facesse a saperlo, ero troppo immersa nella mia felicità. Il mio cervello, la parte razionale e scorbutica era andata in tilt. Ora non contava più nulla se non lui.
Alexander. Che nome stupendo. Era lui in generale ad essere meraviglioso.
Lo strinsi a me e gli baciai il petto, nonostante gli strati di maglie, e lui a quel contatto fremette e mi strinse ancora di più, come se volesse che ci fondessimo.
“Ci sei tu.”
“Sì, ora ci sono io.”
“Cathy?”
“Sì?”
“Dormi.”
E ubbidì per la prima volta.
Quella notte, feci un sogno bellissimo.















Angolino Autrissse
'Giorno genteee!
Che ne pensate? Questo è il capitolo più felice che ho scritto fin'ora e spero davvero che anche a voi piacerà quanto piace a me! ^.^
E pure il papà un po' esaurito abbiamo conosciuto! Poveraccio, magari il jet che il nostro Alex ha preso gli serviva per andare a pranzo da Obama eheh. Uhhh in ritardo dal president of United States of America!
Ahahah ok la smetto di dire cacchiate!
Taaaanti baci e...vi lascio un (altra) immagine del cielo che io amo così tanto. A voi non piace?

Image and video hosting by TinyPic
Baciiii e grazie a chi ha recensitooooo,
Julie

Ps: per contattarmi su Fb, io sono Julie TheStrange e la mia pagina Fb si chiama ILoveItBaby FanFic Page (
https://www.facebook.com/pages/Iloveitbaby-Fanfiction-Page/541620629238463), se vi interesa.
...
Ve lo avevo già detto? Non me lo ricordo...ho troppe ff in corso...eheh sto andando un po' fuori. Tanti scusa se l'avevo già comunicato, sennò, meglio così. Baci
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ILoveItBaby