Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: SunriseNina    13/09/2013    4 recensioni
Tra lui e Riou scorreva una terribile mescolanza di complicità, casualità, finzione e incomprensibili –o solamente inesprimibili?- emozioni.
La necessità di ucciderlo si faceva sempre più pressante.

Anno 1788, Parigi. Monarchia di Luigi XVI.
Il destino di Light Dieunuit subisce una svolta improvvisa, quando entra in possesso del terribile dono di un misterioso discepolo del dio azteco Xolotl. Borghese rivoluzionario, capisce immediatamente come sfruttare il potere di decretar la morte per le persone a suo piacimento.
La città di Parigi è scossa dalle morti di numerosi funzionari regi e nobili altolocati: il Re scatena contro questo assassino amico della rivoluzione un investigatore dalle capacità straordinarie perché indaghi sulla serie di morti.
Tumulti, ribellioni, proteste: in questo scenario pittoresco e settecentesco un amore tormentato unirà un'improbabile coppia di giovani uomini, sconvolgendo e intersecando le loro vite per sempre.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Soichiro Yagami | Coppie: L/Light
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Light si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore gelido.
Si guardò intorno: tutto bene. Tutto normale. Era nella sua camera da letto, al terzo piano della sua casa nel quartiere Le Marais.
Si massaggiò le tempie, cercando di accalappiare quanti più ricordi conservasse della sera prima: ma era tutto confuso, deliziosamente ottenebrato; incubi e realtà si fondevano nella sua testa, creando un abisso di tenebre fuligginose in cui lui tendeva le mani alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi.
Di sicuro l’uomo che aveva incontrato era reale: il suo odore sgradevole, la stretta di mano che gli aveva dato –un palmo dalla pelle grinzosa e macilenta- erano ricordi concreti. E poi avevano parlato, e a lungo. O meglio, Light lo aveva ascoltato gracchiar la propria storia: non aveva pronunciato il proprio nome, ma aveva raccontato delle origini dei suoi nonni e bisnonni, colonizzatori delle Americhe, sterminatori di indigeni e saccheggiatori di templi. Quando gli aveva detto di essersi ormai donato del tutto ad arti magiche e misteriose, Light non aveva faticato a credergli: il suo viso, la sua voce, ma soprattutto il suo sguardo raccontavano una storia di segreti alchemici, sortilegi e negromanzie. Poteva vedere la scienza occulta a cui si era donato divorargli la carne, e sottrargli tutta la linfa vitale.
Ma quel che aveva detto alla fine era stato così assurdo, che Light era riuscito comunque ad esser diffidente.
 
«Lo vedi questo quaderno?»
Light lo osservò. Non aveva nulla di speciale, per quanto fosse chiaramente fatto a mano: sulla spessa rilegatura in cuoio nero non vi era scritto niente, e nemmeno sulle pagine di carta scadente in esso contenute. Notò però, di sfuggita, che parecchie pagine erano state strappate con minuzia, e che sull’interno della copertina vi era un bianco geroglifico a lui sconosciuto.
«E quindi? Cosa dovrei vedere?»
«Per ora nulla. Per ora, ovviamente. Questo è un quaderno della morte, e colui il cui nome sarà scritto su queste pagine morirà.»
Light alzò un sopracciglio: «È un quaderno come tanti altri.»
«Lo vedi questo simbolo?» disse l’altro, puntando con l’indice il geroglifico «Questa è la testa di Xolotl, il dio che protegge il Mictlan.»
«Cerchi di confondermi usando termini inesistenti?» disse Light, indignato e al contempo spaventato.
Se doveva nuocergli in qualche maniera, perché tanti giri di parole? Che le sue intenzioni fossero davvero diverse?
«Non dire idiozie! Xolotl è il gemello cattivo del Dio degli Aztechi, Quetzalcoatl. Accompagna le anime verso il regno dei morti, il Mictlan. Io sono un suo discepolo, un suo sacerdote…»
«Tutto quel che dici ha sempre meno senso, e non so perché ti sto ancora ad ascoltare…»
«… questo quaderno può uccidere le persone!»
Light si fermò improvvisamente. Quelle parole risvegliarono il suo vivo interesse, e scrutò negli occhi dell’altro una sincerità febbrile e fanatica.
«Cosa intendi dire…?»
«È come scrivere una preghiera. Tu gli indichi il nome di qualcuno, ma tieni a mente che devi conoscere anche il suo viso, e scrivi quando o come vuoi che muoia. E il dio ti ascolta ed esaudisce il tuo desiderio.»
«E per quale motivo vorresti darlo a me? Nemmeno so chi sei, nemmeno so se quel che dici è vero!»
«Perché voglio la rivoluzione. E so che anche tu la vuoi. Ti ho seguito, Light Dieunuit. So che sapresti farlo senza vacillare. Te lo leggo negli occhi.»
«Che vantaggio ne trai? Non mi dire che mi regali un simile onere e onore a cuore leggero, senza motivo.»
«Questo quaderno ti consuma. Ti maledice.»
E in quel momento Light ebbe la certezza che non mentiva. Lo vedeva nelle vene pulsanti delle sue mani scarne, in quelle labbra nerastre attraversate dal morbo, nelle sue orbite incavate e negli occhi infossati.
«Ma Xolotl vuole delle vittime, e io ho bisogno di qualcuno che gliene dia. E so che sta per giungere il momento in cui molto sangue sarà versato.»
 
E in quel punto il ricordo assumeva toni assurdi. Aveva la certezza che egli gli avesse fatto qualcosa… ma cosa? Era per la propria sicurezza, aveva detto. Una specie di garanzia.
Aveva avvicinato le dita scarne alla sua fronte, e da lì Light aveva visto solo il buio.
Nella mente però sentiva un sussurro lontano, un brandello di voce: ”Voglio solo la tua memoria. Nel caso la tua fedeltà a Xolotl venisse a mancare.”
 
Si alzò di scatto, rovesciando tutte le lenzuola fuori dal piccolo letto. Non era a baldacchino, ma progettava di comprarne presto uno: sapeva che, di lì a poco, suo padre lo avrebbe fatto accasare con una giovane ragazza di cui nemmeno ricordava il nome.

Si lavò e si vestì con poca cura, abbottonandosi in modo sbagliato lo stretto panciotto per ben due volte. Pantaloni di un colore purpureo, camicia candida, giaccia di un chiaro marroncino: il semplice abbigliamento di un giovane uomo che si addentrava nella società. Mentre si infilava gli indumenti le sue mani tremavano, ma lui lo negava a se stesso.
Prima di uscire, diretto all’Università, squadrò la giubba da caccia che la sera prima aveva abbandonato su una delle sedie del suo studio. La tasca di essa era rigonfia, e la forma lasciava intendere quale fosse il contenuto.
Light impiegò un paio di secondi a decidersi; poi afferrò il Quaderno della Morte e lo nascose sotto la giacca, come preoccupato dal fatto che qualcuno potesse vederlo e intuire il suo diabolico potere.
 
Non riuscì a far tacere i suoi pensieri neppure per un secondo. Vedeva le labbra del suo professore di Lettere muoversi, delineando parole su parole; di sicuro diceva qualcosa di molto sofisticato e interessante, ma Light riusciva a concentrarsi solo su quel quadernetto, premuto contro il suo petto nella tasca interna della giacca.
Cosa doveva fare?
Era vero, aveva atteso quel momento per anni, senza sapere di aspettarlo davvero; ma non aveva sempre provato quel prurito spirituale, quella sensazione di mancanza?
Passò tutta la giornata in Università, lambiccandosi tra gli scaffali della biblioteca, cercando di soffocare il proprio rimuginare continuo. Ma era un’impresa impossibile, e se ne rendeva conto.
Era un potere smodato, e forse a tratti incontrollabile. E inoltre, avrebbe potuto utilizzarlo a cuor leggero e mantenendo la segretezza?
Per non parlare di come era ridotto il cosiddetto discepolo che gli aveva fornito quella mannaia cartacea: era un incubo incarnato, così terribile che la mente di Light si ostinava a non ritenerlo umano, perché l’idea che fosse ultraterreno era quasi consolante.
Non voleva trasformarsi in niente di simile.
No, glielo avrebbe ridato. Che quella storia fosse vera o no, non voleva averne a che fare.
 
Era calato un vento serale particolarmente fastidioso che gli faceva lacrimare gli occhi: si passò la lingua sulle labbra, e sentì il sapore ferroso del sangue sulla pelle screpolata. Imprecò, si schiacciò meglio il tricorno di velluto blu sul capo e continuò a camminare.
La borsa con gli appunti scolastici batteva ritmicamente contro il suo fianco, ma si sforzava di non pensarci: voleva disfarsi di quel quaderno il prima possibile, non c’era tempo di passar da casa, il prima possibile…
«Lasciatemi andare!»
Un grido femminile squarciò l’ululare del vento. Light si guardò intorno con ansia crescente, come se fosse stato colto sul fatto: ma la sua mente razionale ebbe presto il sopravvento sulla sua istintiva paura, e realizzò che non solo non era un grido d’accusa contro di lui, ma una richiesta d’aiuto.
Un secondo urlo, identico al primo; questa volta Light riuscì ad identificarne la provenienza, e si gettò nel vicolo da cui quella voce implorava che qualche anima pia si gettasse in suo soccorso.
Quel che si ritrovò davanti fu uno spettacolo terribile e a tratti disgustoso: tre uomini circondavano una giovinetta poco vestita –ma si capiva, dalla scompostezza di quel che aveva indosso, che non aveva progettato di esser così poco coperta-, strattonandola e coprendola di epiteti così vergognosi che alla ragazza provocavano più lacrime delle percosse stesse. Erano tutti più grandi di lei, fisicamente e probabilmente anche in età: ella era bassa, incredibilmente esile, con una morbida e umile treccia a raccoglierle i capelli biondi e sottili. In altre occasioni, sarebbe anche sembrata bella: ma in quel momento, la sua vista era solo straziante, per la quantità di paura che si leggeva nel suo volto.
Light osservava  impotente dal suo nascondiglio, patendo per lei e per la povera Parigi tutt’intera, violentata dalla prepotenza delle mentalità animali che la possedevano. Improvvisamente si accorse di conoscere una delle tre bestie, che in quel momento artigliava il braccio della ragazza intimandole di non azzardarsi a urlare ancora: era Renald Boileau, suo compagno di corso. Ventiquattro, forse venticinque anni, basette folte e bionde, occhi scuri e infossati sotto una fronte resa ancor più ampia dalla precoce calvizie. Lo vedeva frequentare con blando interesse le lezioni di Lettere,  spinto più dall’onere di essere un giovane rampollo di famiglia nobile e acculturata; era conosciuto per essere attaccabrighe, e tremendamente donnaiolo: ma non si sarebbe mai aspettato che fosse infimo fino a quel punto, fino ad assalire una popolana indifesa pur di soddisfare i propri barbari desideri.
 
A pensarci bene, fu una coincidenza quasi provvidenziale per Light: una persona che, per compiere un’azione tanto scellerata, aveva scelto quella notte precisa e proprio un viottolo vicino alla strada che lui percorreva. E non una persona qualunque, ma bensì che lui conosceva, e di cui sapeva con esattezza anche il cognome –aveva infatti letto di un suo autorevole antenato quello stesso giorno in biblioteca-.
Forse, se non fosse stato per questa particolare concatenazione di fatti e coincidenze, Light avrebbe riportato quel quaderno da dove era venuto. Non avrebbe più alimentato il fuoco della rivolta, non avrebbe affrontato tutto quel che il destino gli riservò in seguito: e in particolare, non avrebbe mai conosciuto una certa persona. Un ragazzo, circa della sua stessa età, che in quel momento vagava per strade ben più fredde in una città molto lontana da Parigi. Ma ormai il lucchetto era stato chiuso, i due fili si erano annodati uno all’altro e avevano già iniziato ad aggrovigliarsi nella matassa di eventi che si sarebbero susseguiti.
 
Renald Boileau fu trovato da una vecchia massaia, riverso in terra e con le mani contorte in uno spasmo di attaccamento alla vita. Il suo cuore aveva improvvisamente ceduto, come se la mano di Dio fosse improvvisamente scesa dal cielo per stringere il suo muscolo cardiaco fino a farlo implodere. Nessuno capì come potesse esser finito nei bassifondi di Parigi, tranne ovviamente i due soliti compagni di scorribande che avevano assistito al suo infarto poche notti prima: i due avevano visto la morte ardere nel suo corpo, consumandolo velocemente come una miccia. Erano scappati immediatamente, abbandonando lì l’amico e la donna terrorizzata che avevano intenzione di utilizzar come proprio diletto. Lei, dal canto suo, si era rassettata alla bell’e meglio gli abiti ed era scappata, ringraziando Gesù Cristo per aver avuto pietà di lei: ma non sapeva che le sue preghiere erano da rivolgere al dio delle sardine marinate.
 
In qualche anfratto oscuro del macrocosmo, la prima di una lunga serie di vittime sacrificali si avvicinava alle maestose porte del Mictlan.
Un brivido scosse il corpo deforme del discepolo di Xolotl, provocandogli una risata isterica. Mormorò a sé stesso: «Ti ho proprio scelto bene, Light. Proprio scelto bene.»













Note Autrice:
La mia maniacalità è sfociata anche in questo capitolo, ovviamente. Le informazioni riguardo alla mitologia azteca sono tutte vere (testimone Wikipedia, come al solito).
Lo considero uno dei più complicati da scrivere perché fa da perno al resto del racconto... un po' una conoscenza di base, diciamo.
Spero che non vi abbia annoiato. Recensite, mi farebbe molto piacere. Se ci sono errori grammaticali, fatemelo notare. Ho finito di scriverlo a sera tarda e potrebbero esserci sviste varie.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: SunriseNina