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Autore: Lelusc    13/09/2013    4 recensioni
Ros dopo la morte della madre riceve una brutta notizia e come se non fosse abbastanza succede qualcosa di davvero strano e misterioso,che cosa farà?
TRATTO DAL RACCONTO:
La luce fluttuante e brillante si avvicina e nonostante la stranezza sono tentata di tendere le braccia per prenderla, ma non lo faccio, la guardo curiosa e con un po’ di paura, che cosa strana penso e scopro che posso di nuovo camminare, ma non muovo un passo. SPERO IN UNA VOSTRA RECENSIONE,BY LELUSC.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi dispiace signorina, ma con la prematura scomparsa di sua madre lei non può più rimanere nell’appartamento”.

“Aspetti, io non so…”mi ferma alzando una mano.

“Mi dispiace, ma non possiamo fare altrimenti, le diamo due mesi di tempo per cercare una nuova casa e dopo questo termine lei dovrà andarsene, questo è tutto. Buona giornata” afferma l’uomo liquidandomi con questa frase, lasciandomi del tutto senza parole e preoccupata.

Si mette gli occhiali, prende alcuni fogli appoggiati sulla scrivania e incomincia a leggere, ignorandomi. Lo guardo allibita, poi afferro la borsetta, mi alzo dalla sedia e vado alla porta, ma non prima di avergli lanciato un ultimo sguardo.

Fuori dall’ufficio attraverso la strada e m’incammino verso casa passando per il parco pubblico che alle diciotto è deserto.
La grande fontana centrale spruzza acqua spezzando la pace intorno a me e il cielo è di un bel rosso. È il tramonto.

Mi siedo su una panchina e sospiro stanca stringendo frustrata la lettera di richiamo fra le mani.
Devo cercarmi un’altra casa, come farò? Mi chiedo guardando a terra in una vana speranza di pensare e non essere distratta da ciò che mi circonda.

“Basta! Smettila di piangerti addosso. Tirati su! Non è tutto perduto. Certo! In alcune settimane riuscirò a trovare una casa” esclamo decisa, alzandomi di scatto dalla panchina con un pugno sollevato, giusto per dare più enfasi alle mie parole e autoconvincermi.

“Una casa” affermo in un sospiro. No, non ci riuscirò mai” dico abbassando il capo, di nuovo depressa.

All’improvviso una strana sensazione, come un richiamo, mi fa alzare lo sguardo al cielo che sta cominciando a scurirsi, e noto qualcosa di luccicante fluttuare verso di me. Rimango immobile a guardare quella cosa, e stranamente anche se voglio muovermi le mie gambe non lo fanno, non ubbidiscono.

La luce fluttuante e brillante si avvicina e nonostante la stranezza, sono tentata di tendere le braccia per prenderla, ma non lo faccio, la guardo solo incuriosita e un po’ timorosa.

Che cosa strana penso e scopro che posso nuovamente camminare, però non muovo un passo.

La luce si avvicina e si trasforma davanti ai miei occhi in una collana che si mette al mio collo passando per la testa.

Qualcosa di pesante mi cade sul petto, così poso la mano sul cuore e sento qualcosa di freddo e duro. Spaventata afferro l’oggetto e cerco di sfilarmelo, ma non ci riesco. O la testa mi si è ingrandita tutt’a un tratto o stranamente e inspiegabilmente non posso toglierla.

Provo ancora, ma niente, allora cerco una qualche chiusura, però è inutile, non ce ne sono, così abbasso lo sguardo sul ciondolo. È una medaglietta d’oro grande quanto un mio pugno, piatta e sferica, anche piuttosto pesante, e sopra ha un’iscrizione.

"Che cosa vuol dire? E perché non riesco a toglierla?" Mi chiedo ad alta voce, agitata e confusa, tentando ancora di tirarla via senza alcun risultato se non fami male.

È assurdo! Era solamente una luce, e ora è una collana intorno al mio collo, inoltre che significa questa grande luna che c’è incisa sopra? E Questa scritta?

Mi guardo intorno in cerca di aiuto, ma all’ora di cena non c’è nessuno al parco e non va bene stare isolati quando si avvicina l’imbrunire, così a passo svelto m’incammino verso casa guardandomi di tanto intanto intorno, scossa e confusa.

Mi sento osservata, anche se sicuramente è la mia immaginazione, ma suppongo sia normale dopo che ti succede qualcosa d’impossibile.

Poco dopo sono davanti al portone e cerco di aprirlo con mani tremanti. Ormai è buio e non sento alcun rumore e questo è inquietante e bizzarro, oltretutto comincio ad avere freddo. L’aria della sera è gelida e a volte soffia così forte da muove le fronde scure degli alberi intorno al parcheggio, alternando così silenzio e rumore improvviso, cosa che nello stato d’animo in cui mi trovo è decisamente logorante.

Mentre cerco ancora d’aprire, mi volto verso l’oscurità. Ho paura e non ne capisco il motivo e neanche m'interessa, voglio solo andare a casa, ma il tremare non mi aiuta a inserire più velocemente la chiave nella serratura. Quando ci riesco, spalanco il portone e corro su per le scale.

Salgo di corsa le quattro rampe come se fossi inseguita, e al contrario del portone riesco ad aprire velocemente la porta di casa.

Entro alla svelta e me la chiudo rapidamente alle spalle, appoggiandomici.

Nel silenzio e l’oscurità di casa sento solo il mio respiro affannoso che mi mette i brividi, ma non perdo la calma, e senza neanche accendere la luce, perché troppo desiderosa di andare via dall’ingresso, salgo di sopra e vado in camera.

Chiudo velocemente la porta a chiave e poso la borsetta sul mobile bianco, il suo solito posto, poi mi siedo sulla poltroncina posta in un angolo e che quindi mi permette di vedere l’intera camera, e immersa nel silenzio e nel buio della mia stanza, che stranamente mi appare rassicurante, cerco di pensare a cosa sia appena accaduto.

Dopo alcuni minuti le mie continue riflessioni non mi hanno portato a niente, ma in compenso ora mi sento molto più calma e tranquilla, e questo grazie anche al rumore di alcune macchine che sono passate in strada.

 Il silenzio inquietante e pauroso è scomparso, ed ora è il tempo dei teppisti che parlano e urlano fra loro come se non avessero niente di meglio da fere che disturbare. Quindi la normalità. Non che possa aspettarti di meglio in una zona simile.

Il vento soffia forte facendo dei rumori che ignoro e anche se ancora un po’ tesa, sono ormai consapevole di essere sola in casa, e così
sprofondata nella poltrona, con le braccia sui braccioli e il capo appoggiato sul cuscino, mi ritrovo quasi ad entrare in un delizioso dormiveglia, quando un improvviso dolore lancinante al petto mi piega in due e mi mozza il respiro.

Con il viso contratto dal dolore mi porto una mano al petto e la stringo a pugno, ma fortunatamente la fitta passa subito lasciandomi solo una strana e incomprensibile sensazione, ma non so esattamente cosa sia né a cosa sia dovuta.

Un infarto alla mia età è decisamente improbabile penso scostando la mano dal petto, e involontariamente sfioro con le dita qualcosa di freddo, e mi torna in mente la collana.

 La prendo e la sollevo per poterla guardare meglio, sospettosa.

Che centri qualcosa lei? Mi domando di nuovo spaventata. Meri pensieri e teorie improbabili e troppo elaborate per essere reali mi passano per la mente, e la maggior parte sono sulla collana. Sembrano così strane da poter essere scambiate per sogni.

Ricordo solo un ultimo pensiero che prima che abbandoni la mia mente lasciando il posto ad un improvviso sonno, m’increspa le labbra in un sorriso.

Quando riapro gli occhi sono disorientata. Mi guardo intorno. Sono immersa nell'oscurità e solo dopo un attimo mi rendo conto di dove mi trovo.

“Mi sono addormentata” affermo in un sussurro alzandomi dalla poltroncina. Sono tutta indolenzita per essere rimasta ferma in una posizione troppo a lungo e infreddolita.

Mi stiracchio e di colpo mi torna tutto alla mente, tanto che istintivamente m'irrigidisco, quando improvvisamente una musichetta irrompe nel silenzio facendomi sobbalzare.

“È solo il cellulare" mi dico e torno a calmarmi.

"Dov’è? Dove l'ho messo? Ah sì”.

Mi precipito verso il mobile, accendo l'abat - jour e frugo con impazienza nella borsa.
Devo rispondere prima che smetta di squillare.

"Trovato!" Esclamo, guardo il display e accetto la chiamata.

 “Pronto, Ania”

“ciao Ros”

“ciao, è successo qualcosa?”

“No, volevo solo sapere come stai e se hai mangiato”.

“No, ancora non ho mangiato e sto bene, non ti preoccupare. Mi hai chiamato anche ieri”.

“Sì, lo so, ma può succedere di tutto anche entro poche ore, comunque se va tutto bene, ti saluto…. Ah no, aspetta, mi stavo quasi per
dimenticare. Domani ho in programma di comprarmi un vestito nuovo, ti andrebbe d’accompagnarmi da Eugenio?”

“Va bene, a che ora?”

“Incontriamoci davanti alla fontana del parco alle quattro, va bene?”

La fontana penso ricordando tutto.

 “Ehi! Ros, ci sei?”

“Sì, va bene, alle quattro davanti alla fontana, ci sarò”

“a domani allora, buona cena e buonanotte”

"grazie, anche a te" le auguro e attacco.

Poso il cellulare sul comodino e noto qualcosa a terra; mi sarà scivolato dalla borsa mentre cercavo il cellulare.

 Mi paralizzo all’istante quando noto che è la lettera.

Come ho fatto a dimenticare l’ultimatum della casa? Ora come farò?

“Maledizione!” Esclamo arrabbiata e dalla mia mano divampa una fiamma blu che incenerisce la lettera e poi sparisce.

 Mi guardo la mano che è illesa e mi si mozza il respiro.

Che vuol dire? Sono stata io? Che cos’era? Che ho fatto? Mi chiedo e indietreggio non smettendo di fissarmi la mano, fino a quando intruppo il letto e ci cado sopra.

Mi rannicchio subito da una parte e comincio a tremare, poi mi porto le gambe al petto e le stringo forte.

Non capisco, ho paura mi dico appoggiando la testa sulle ginocchia. Non voglio vedere più niente, non voglio pensare più a niente mi dico e rimango così, in silenzio e nell’oscurità.

Dopo alcuni minuti mi ritrovo a pensare, ragionare, fare supposizioni e cercare di capire, quando improvvisamente la doppia porta finestra che dà sul balconcino si spalanca.

Alzo di scatto la testa spaventata e guardo davanti a me.

“Quindi voi siete la prescelta” dice una voce.

Mi guardo intorno, ma non c’è nessuno; voglio urlare, ma non mi esce la voce. Guardo solo davanti a me e all’improvviso tra l’oscurità compare
una figura che se possibile è ancora più scura della notte stessa.

Sta lì immobile fra le lunghe tende bianche che si muovono mosse del vento freddo della sera.

Rimango ammutolita e immobile a guardare quella figura scura e stringo più forte le gambe al petto.

“C… chi sei?” Chiedo con voce tremante.

“Nessuno che vuole farle del male, mia signora”.

All’improvviso la luna si rispecchia nella mia stanza rischiarandola più di quanto faccia l'abat - jour ancora accesa e mi mostra chi ho di fronte.

Perdo un battito per lo sgomento.

Davanti a me c'è un ragazzo della mia stessa età, o forse un po’ più grande, ma la cosa di lui che mi attrae e spaventa allo stesso tempo, più della sua presenza, sono i suoi occhi, che mi fissano spudoratamente; uno è color ghiaccio e l’altro ambra, ed è strano che nella penombra riesca a vederli così nitidamente; come se fossero pieni di luce e fatti apposta per risaltare.

Rimango in silenzio e tutto intorno a noi tace. Muove un passo verso di me, e se fosse possibile indietreggerei di conseguenza, ma sono seduta sul letto con le spalle al muro.

“Non deve avere paura” dice fermandosi a pochi passi da me.

 Alzo il capo per guardarlo, e nulla è cambiato da un attimo fa, è sempre una figura scura e misteriosa che mi mette i brividi, e i suoi occhi continuano ad essere spudorati e mi scrutano indagatori, come se potessero leggermi dentro. Sono così profondi e strani.

“Chi sei?” Ripeto e credo che la mia voce, nonostante tutto, stia tornando normale, ed è strano, perché anche se sono in presenza di uno sconosciuto con occhi strani e anormali, non provo vero terrore. Ho paura, inquietudine e insicurezza, ma nient’altro.

“Mi chiamo Yuya e da oggi in poi sarò la vostra ombra”.

Lo guardo confusa e stranamente allento la stretta intorno alle gambe.

“Ombra?”

“Sì, io resterò sempre al vostro fianco, questo è il mio compito”

“il tuo compito?”

“Esatto mia signora, potrete sempre contare sul mio aiuto e la mia protezione, questo è il mio dovere e lo scopo della mia vita”

“Non capisco, non ti conosco. Non capisco” dico prendendomi la testa fra le mani, nuovamente agitata e spaventata.

“Quel medaglione vi darà una nuova vita”

“una nuova vita? Che vuol dire? Io ho già una vita, quella che mi hanno dato i miei genitori e che devo sbrigarmi a difendere. Non posso pensare a queste cose assurde, ora devo solo evitare che mi buttino fuori di casa” dico tutto d’un fiato, quasi istericamente.

“lo so, ma capirete e vi abituerete a tutto. Voi siete la prescelta ed io colui che deve stare al vostro fianco per proteggervi, questo è quanto” dice allungando una mano verso di me.

Guardo la mano guantata di bianco che si avvicina e prende il ciondolo.

“Se lo stingerete fra le mani, vi mostrerà la via” dice criptico, prima di andare alla porta finestra e sparire.

Scivolo subito giù dal letto e corro fuori al balcone dove mi appoggio al parapetto di marmo, e mentre il vento freddo mi scompiglia i capelli, scruto in lontananza, ma di lui neanche l’ombra.

Chi era? E che voleva da me? Mi chiedo tornando dentro.

Chiudo la doppia portafinestra e tiro le tende, poi di nuovo piena di confusione e timore per la situazione che non comprendo, e attenta a ogni minimo e futile rumore, indosso il pigiama e m’infilo sotto la calda coperta stringendo a me il cuscino, e soltanto dopo alcuni minuti, finalmente, mi addormento e stranamente il mio sonno è tranquillo.


 
  
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