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Autore: Mikiri_Tohoshima    14/09/2013    1 recensioni
La Rivolta delle Formiche è una storia su Jak II, Renegade. La protagonista, Kayla, è una guardia krimzi che vivrà sulla sua pelle la guerra contro le teste di metallo e gli esperimenti all'Eco Oscuro ordinati dal Barone Praxis. Amica di Erol e di Torn, cercherà di combattere contro la politica corotta della sua città, anche se lei e tutti i suoi seguaci per ora non sono altro che formiche, rispetto alla grandezza del Barone.
Genere: Generale, Dark, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo 11

Capitolo 11

 

L’ira dello schiavo

 

Erano passate tre settimane. Durante quel periodo, Kayla fu mandata in viarie missioni di recupero e difesa, senza che potesse parlare ancora con Erol, dopo che l’aveva nominata sua vice. Rimase lontana da Haven, facendo in totale due notti di sonno in città in tutto quel lungo periodo. Erol le aveva detto che, dopo un breve periodo di sistemazione, anche lei avrebbe potuto partecipare alle missioni che si svolgevano alla prigione. Erol aveva paura che non fosse d’accordo, o che per qualche motivo si spaventasse da quello che dovevano fare. In fin dei conti, era pur sempre una ragazza. Certo, aveva quasi ventidue anni, ed era una guardia Krimzi, ma non si sapeva mai. Decise di prepararla, alla loro prossima missione, facendole scoprire poco a poco quello che facevano.

Una delle cose per cui gioiva di essere diventata una luogotenente, era il fatto che non doveva più portare quell’assurdo casco. Ringraziava ogni giorno Erol di averle dato quella possibilità. E cercava di mettersi d’impegno per non essere un peso. Seguiva tutte le missioni che le venivano affidate senza dire “bah”, ascoltava suggerimenti, dritte, consigli e la sua pazienza, la sua bravura accresceva di giorno in giorno.

 

Erol decise di portarla alla prigione, per farle capire, una volta per tutte, cosa facevano.

 

≪Questa è la sezione più importante. È qui dove... facciamo gli esperimenti. E dove teniamo i prigionieri destinati.≫. Kayla si guardò intorno. Le celle erano piene di persone dall’aria rassegnata. Guardò Erol un po’ spaventata, non tanto sicura di quello che le diceva. ≪Qui... c’è il mio pupillo. Non sappiamo come si chiama, perché è muto, ma sarà la persona destinata a diventare un’arma umana.≫. Kayla fece un respiro profondo, avvicinandosi alla cella. Guardò dentro. Quello che vide, all’inizio, erano dei capelli biondi, dalla radice verde. Poi lo sguardo le scese verso il resto del ragazzo. Gli occhi blu spenti, le braccia nude dalla pelle che, da abbronzata, doveva essersi schiarita in fretta, ≪Erol... qui avete fatto un errore... c’è... un ragazzino, in quella cella... avrà si e no quindici anni!≫. ≪e allora? Buono comunque per gli esperimenti!≫. ≪Erol... come puoi permettere una cosa del genere? È ancora un bambino!≫. ≪Kayla, è più grande di quanto sembri. Non preoccuparti per lui. Continuiamo il giro.≫.

 

La portò in un altra sezione della prigione. Una sezione orribile. Lì, le disse Erol, erano tenuti gli esperimenti falliti ancora in vita. ≪Lì c’è Sasha, ha subito un incrocio tra eco rosso ed eco blu, per questo ha la pelle... beh... Quello invece è Derrich, Eco blu allo stato puro. Speriamo smetta presto di muoversi così per la cella. E lì... c’è una chicca.≫. alzò un braccio, indicando il soffitto. Kayla alzò la testa dove le indicava Erol, raggelandosi. C’era un ragazzo appeso, legato con un numero immaginabile di catene. ≪E... e quello chi sarebbe?≫. ≪È uno dei ragazzi ancora sotto gli esperimenti. Maiko. Ha manifestato un’indole... molto aggressiva. Ha massacrato due guardie a morsi. Pensare che prima degli esperimenti era una creatura mite e gentile...≫. ≪Erol... ma a cosa servono, veramente, tutti questi esperimenti? Non avevate detto che non avreste mai fatto del male a delle persone?≫. Erol le depose un braccio sulle spalle:≪Il barone, e noi di conseguenza, abbiamo bisogno di nuove armi. Questi esperimenti servono a creare super guerrieri per la guerra. Ora ti mostrerò...≫. Una guardia li raggiunse, ansimante:≪Erol... comandante Erol, deve venire subito...≫. ≪Che è successo, Dossy?≫. ≪Kairi... Kai è stata catturata!≫. Erol guardò allarmato Kayla, e seguì la guardia, accompagnato da Kayla.

 

Davanti all’ufficio del Barone, Erol lasciò la ragazza di guardia assieme ad un altro paio di guardie, lì per lo stesso motivo. ≪Comandante Erol, venga avanti!≫. S’udì il Barone chiamare. Kayla guardò Erol, mostrandogli che lei era con lui. Erol fece un respiro profondo ed entrò. Il barone era ancora ricoperto di fasciature, le protesi che i medici gli avevano proposto non erano ancora pronte, ma anche così aveva l’aria dura. ≪Signore...≫. mormorò il comandante, inchinandosi. ≪Erol. Durante una retata guidata da Ruperttikjakmos, abbiamo trovato una persona dal canale davvero molto sviluppato. Forse, uno dei più sviluppati tra gli abitanti della città. A casa tua, Erol. Tu avevi sotto mano una persona...≫. ≪Signore, è la mia fidanzata. Non potevo...≫.≪Erol, quando ti sei arruolato, sapevi che avresti dovuto sacrificare qualcosa, al momento opportuno. Vuoi sacrificare la salvezza della tua città per una ragazzina?≫. Erol guardò Kai, bloccata con delle grosse manette, minuscola in mezzo alle tute rosse delle KG. ≪Io desidero la salvezza della città, ma...≫. ≪Allora. Ruperttikjakmos, hai qui il rilevatore del canale?≫. ≪Certamente, mio signore... Il comandante Erol ha sì un buon canale, ma...≫. ≪Perfetto. Se non vuoi che la tua bella sia sacrificata, andrai tu al suo posto. Convinto?≫. Erol stette per parlare, che Kai lo precedette. ≪Erol, per favore, non farlo. Non puoi... fare una cosa del genere per me. Io voglio la salvezza della mia città, quasi quanto la vuoi tu. Ma io non posso perderti...≫. Erol, sconvolto, dovette appoggiarsi al muro, per non cadere, mentre il Barone fece segno di portarla via. Mentre uscivano dalla porta, qualcosa scattò dentro di lui, e cercò di avventarsi verso i suoi stessi compagni, ma una voce suadente e una stretta d’acciaio lo bloccarono, spedendolo contro la scrivania del Barone. ≪Ma comandante, non ha sentito il barone? Bisogna saper sacrificare qualcosa, nella vita... Andate pure, voi.≫. pronunciò in direzione delle guardie che circondavano la ragazza. Erol guardò con disperazione quelli che dovevano essere i suoi compagni portare via la sua amata, mentre il capitano Ruperttikjakmos lo teneva sotto sorveglianza. Questi alzò lo sguardo con un luccichio sadico negli occhi, verso il Barone:≪Signore, chiedo il permesso di occuparmi del comandante... per evitare che in futuro si comporti...≫. ≪Capitano, tacete, per carità. Si occuperà di lui il numero 3309. Vieni pure avanti.≫. Kayla sentì che la chiamavano e si avvicinò:≪Cosa devo fare?≫. ≪Punisci il tuo comandante, con il fucile. Qui e subito.≫. Kayla si tolse il fucile dalle spalle, mentre le altre guardie mettevano Erol in posizione, togliendogli i pezzi dell’armatura. Erol la guardava rassegnato, in ginocchio ad aspettare. Kayla implorò perdono sottovoce, dando il primo colpo. Le veniva terribilmente naturale, mentre versava silenziose lacrime. Erol non emetteva un gemito, fece solo un lieve grugnito dal dolore quando l’arma gli colpì una spalla, per via della mano poco abituata di Kayla. Era la sua punizione, aveva attaccato dei compagni, e ora veniva punito. Quando Kayla ebbe finito, era svenuto, con un fil di sangue che gli scivolava dalla testa tra i capelli. ≪Ben fatto, 3309, davvero ben fatto.≫. la lodò il barone. ≪Ora portalo a casa, e sta’ attenta che non faccia sciocchezze.≫.

 

Kayla si sentiva malissimo. Lei... era diverso essere costretti a pestare un vagabondo, un criminale o il proprio comandante. Era diverso per luoghi, costumi, conseguenze... e sentimenti. Quello che provava per Erol non spariva mai, ma la faceva soffrire, annebbiandola in una foschia viziosa di ossessione. Il suo che era amore che non era amore. Che era una passione sfogata nelle battaglie, un desiderio soddisfatto solo con la morte di mostri e persone, una rabbia manifestata di notte, nei bar, rendendola pari ad uno scaricatore di porto. E ora, essere costretta a picchiare, alzare le mani... a far del male alla persona che la faceva sentire importante, che amava dentro di sé, nascosta dalle tende della sua ossessione, le aveva aperto ferite che pensava fossero cicatrici. Arrivati a casa sua, lo portò fin dentro, e gli pulì le ferite. Erol si svegliò, guardandola sconfitto:≪Non è colpa tua. Solo mia, che non sono stato attento. Kai morirà. Non è abbastanza forte...≫. per la prima volta in vita sua, Kayla lo vide piangere. Erol, il comandante che non piangeva mai, che non aveva mai pianto, se non da bambino. Adesso piangeva. Dentro, sentì una fitta terribile. Avrebbe tanto assurdamente voluto che lui piangesse per lei... Lo salutò ed uscì.

L’aria calda della sera, l’aria soffocante di polveri e fumi, di eco e disperazione le fecero girare la testa. Montò sulla moto, mettendosi una nuova maschera sul suo viso stanco, una nuova maschera per nascondere agli altri, a chi non sapeva capiva conosceva o amava, e andò a casa. C’era la sua tv, il suo barattolo gigante di gelato, la sua poltrona e la sua soap opera. Lì, avrebbe potuto aspettare il domani, sperando che non facesse troppo male.

  
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