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Autore: Aniel    14/09/2013    2 recensioni
Cosa accadrebbe se Bonnie facesse un incantesimo per far tornare indietro il tempo? E se solo lei e Klaus ne mantenessero il ricordo? Tutto potrebbe essere sistemato! Il problema? L’incantesimo decide da solo fin quando invertire il tempo, può essere fatto una volta sola e ha dei piccoli effetti collaterali.
L'originario vedrà così la sua vita venire brutalmente sconvolta e prendere una piega che nessuno si sarebbe mai aspettato. Buona lettura! =D
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Klaus, Originari, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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11 – SCONTRI E SCOPERTE







Nella casa c’era un silenzio quasi inquietante, nonostante in quel momento ci fossero molte persone all’interno. Klaus mosse qualche passo, calpestando i vetri che ricoprivano il pavimento, e tese la mano verso Jenna. Lei lo fissò, incerta su cosa stesse accadendo, poi gli prese la mano e si lasciò guidare verso una delle camere da letto.
«Jenna, ora ho bisogno che tu ti fidi di me» le disse, prendendole le mani tra le sue.
«Che cosa sta succedendo, Klaus? Quello lì fuori era…»
«Quello lì fuori era mio padre» balbettò lui. Non sapeva come avrebbe fatto, ma quello era il momento della verità.
«Dobbiamo chiamare la polizia. Farlo arrestare» Jenna fece per uscire dalla stanza, ma lui la prese per un braccio e la bloccò.
«La polizia non può fare niente contro di lui»
«Cos’è, una spia? Non mi interessa! È pericoloso e violento e deve essere arrestato»
«No, Jenna… è un vampiro» la donna sgranò gli occhi.
«Non prendermi in giro, Klaus, questa è una cosa seria!»
«Non sono mai stato tanto serio in vita mia» Jenna stava cominciando a perdere la pazienza.
«Senti, Klaus, so che quello che ti ha fatto è stato orribile e che sei ancora sotto shock, ma inventare certe cose non ti farà bene» Klaus sorrise e sospirò.
«Ok» disse «Allora ho bisogno che tu non abbia paura adesso» Jenna stava per chiedergli cosa intendesse, quando il volto del ragazzo mutò all’improvviso. Veloce, le premette una mano sulla bocca, soffocando l’urlo che ne uscì, mentre il viso gli tornava normale. «Non avere paura. Sono sempre io. Sono così, ma non ti farei mai del male, non di nuovo»
«Di nuovo?» domandò Jenna quando lui la liberò. Klaus sorrise di nuovo, con tristezza.
«Ti va di sentire una storia?»
 
Le aveva raccontato tutto, o quasi, e ora Jenna lo guardava in maniera diversa. Non riusciva a capire se era meglio o peggio, era come se prima guardasse un ragazzo di cui prendersi cura, e ora invece guardasse un uomo, un vampiro, che ne aveva certamente passate tante, ma che aveva causato cose anche peggiori.
«Se non mi vorrai più in casa lo capirò»
«Cosa cambierebbe?» replicò lei «Lui ormai sa che sei qui, ci attaccherebbe comunque e almeno con te non saremo completamente indifesi. Com’è stato la prima volta che me l’hai detto?»
«Non sono stato così delicato. Ho agito in maniera diversa, volevo spaventarti e fare uscire allo scoperto Stefan, e ti ho solo detto dell’esistenza dei vampiri, nient’altro»
«E io sono diventata una vampira dopo?» Klaus distolse lo sguardo.
«Si, ti ho trasformato, e poi ti ho ucciso» Jenna annuì, si alzò e andò alla finestra.
«Fra quanto tempo è successo? Quando mi hai uccisa esattamente? Che giorno?»
«Lo scorso 28 aprile»
«Quindi dovrei già essere morta già da due mesi» non era una domanda e Klaus fu lieto di non dover dare una risposta. Abbassò lo sguardo e si torturò le dita per qualche minuto, domandandosi cosa passasse per la testa della donna, poi gli venne in mente una cosa. Silenziosamente, uscì dalla stanza e si recò nella sua, dove prese il regalo che aveva comprato per lei, poi tornò da Jenna e lasciò che la cagnolina le andasse a leccare le gambe. Jenna sobbalzò a quel contatto e alzò gli occhi verso di lui, stupita.
«E questo chi è?»
«Questa bella bimba è Peggy. Cercavo un regalo che dicesse “scusa se ti ho uccisa, anche se non te lo ricordi” e Caroline mi ha detto che ami i cani di piccola taglia, così: scusa se ti ho uccisa» Jenna prese Peggy in braccio e le diede una carezza. La coda della cagnolina cominciò ad oscillare velocemente a destra e a sinistra e con la testa cercò la mano della padrona. Lei rise allegramente.
«Grazie per il pensiero e per l’intera onestà» Klaus aggrottò le sopracciglia e lei si sentì in dovere di specificare «Non solo per tutta la storia dei vampiri, ma anche per avermi detto quello che hai fatto a me. Al posto tuo, io non ne avrei avuto il coraggio»
«In un certo senso è stato un gesto egoistico. Non riuscivo a sentirmi in pace con me stesso vedendo tutto quello che stavi facendo per me e sapendo di nasconderti una cosa così grande. Ora va molto meglio»
 


«Sono su da un po’» Elena si voltò verso Stefan e fece spallucce.
«Sono sicura che capirà. Se c’è qualcuno che può spiegare a zia Jenna l’esistenza dei vampiri, quello è un originario. Chi meglio di Klaus può rispondere alle sue domande?!» Stefan annuì lentamente e la osservò. Sembrava la stessa Elena di sempre, ma c’erano dei piccoli particolari che aveva notato, come il fatto che non voleva più fare l’amore con lui, il suo modo di baciare, il fatto che aveva cominciato a mangiarsi le unghie.
«Sei distante» le sussurrò, sperando quasi che non lo sentisse.
«No, sono solo preoccupata per quello che sta succedendo»
«Non parlo solo di oggi, Elena. Ti stai innamorando di lui»
«Cosa? No!» Elena si sistemò meglio sul divano e guardò Stefan dritto negli occhi. «Non mi sto innamorando di lui, Stefan. Siamo diventati amici. Dopo tutto il tempo che abbiamo passato preoccupandoci di lui, di quello che avrebbe potuto farmi, me lo ritrovo in giro per casa e, vivendo insieme, siamo diventati amici. È bello che sia successo» per tutto il tempo Stefan l’aveva guardata di rimando, ma ora distolse lo sguardo e si concesse una breve, triste, risata.
«Lo sai, dopo tutto quello che abbiamo passato ero convinto che niente potesse dividerci, nonostante tu e Damon vi steste avvicinando. Se mi avessi chiesto di chi stavo parlando, forse ti avrei creduto, ma hai capito che parlavo di Klaus, anche se io non l’avevo nominato» Elena impallidì.
«Stefan…»
«Ti prego, non mentirmi, e soprattutto non mentire a te stessa» la ragazza gettò un’occhiata alle scale e una lacrima sfuggì al suo controllo.
«Comincio a provare qualcosa per lui» ammise «ma lui è innamorato di Caroline, quindi che senso ha?»
«Non puoi scegliere chi amare, Elena» le disse Stefan, con tristezza «E non puoi ignorare quello che provi, non importa quanto impegno tu possa metterci»
«Quindi cosa devo fare?» lui le sorrise e le posò un leggero bacio sulla fronte.
«Sii te stessa»
 




Durante la settimana successiva non accadde niente. Mikael sembrava essere sparito, cosa che preoccupava Klaus oltremodo. Aveva informato Elijah dell’accaduto per telefono, e il fratello era rimasto posato come sempre, eppure riuscì a sentire una nota di rabbia nella sua voce. Era strano, raramente Elijah si arrabbiava e anche in quei momenti manteneva la sua eleganza e la sua compostezza. Per il resto le cose si erano svolte in maniera… normale. Era incredibile per lui poter usare quella parola, ma non trovava altro modo per descrivere la situazione. Jenna aveva accettato la situazione meglio di quanto ci si aspettasse, perfino meglio della prima volta, e ora che tra lei e Rick non c’erano più segreti, la loro storia sembrava decollata. Elena era diventata silenziosa dopo aver rotto con Stefan. Aveva provato a scoprirne la ragione, ma la ragazza era stata irremovibile e gli aveva risposto che stava benissimo.
Si alzò dal letto, nonostante fossero appena le sei del mattino, ripensando a tutte quelle cose, e si diresse in cucina, pronto a prepararsi una sana tazza di latte caldo. La dieta a base di sangue in busta gli faceva venire uno strano appetito umano. Aveva sempre amato mangiare normalmente, ma dopo aver superato lo shock di essere stato murato vivo sentiva il bisogno di riconnettersi alla propria umanità più forte che mai.
Damon aprì la porta di casa senza neanche bussare e si avvicinò a lui con un sorrisetto stampato in faccia.
«Indovina cos’è appena successo»
Klaus finse di pensarci su. «Sei appena diventato vegetariano»
«Bleah, no! Non seguirò mai la dieta Stefan. Mikael è andato a trovare i tuoi fratelli»
Posò lentamente la tazza sul tavolo e si preparò alla bomba.
«E cosa si sono detti?»
«Non molto. Mikael ha detto che tu avevi ucciso Esther, ma l’avevi battuto sul tempo. Non se l’aspettava, decisamente. Poi ha provato a portarli dalla sua parte, in maniera abbastanza patetica, devo dire. Elijah gli ha sbattuto la porta in faccia»
Klaus rimase in religioso silenzio, pensieroso. «Coraggio, svegliati! I tuoi fratelli si sono schierati dalla tua parte, nonostante tu stia facendo il deficiente, e Mikael si ritrova da solo contro la famiglia. Avete vinto!»
«No, non abbiamo vinto. Lui è ancora là fuori, probabilmente più arrabbiato di prima»
«Forse» convenne Damon «Ma questa potrebbe essere una buona occasione per riunirti alla tua famiglia, non trovi?»
 


Le parole di Damon lo avevano profondamente scosso e convinto ad andare a trovare i fratelli. Voleva provare… l’ultima volta che avevano parlato loro avevano messo in chiaro che l’avrebbero lasciato solo per l’eternità. Le cose erano cambiate da allora. Elijah era andato a trovarlo, e gli aveva spesso sentito usare il plurale, ma si sentiva ancora alquanto insicuro per quanto riguardava la sua famiglia. Ingranò la terza e pigiò il piede sull’acceleratore, avvicinandosi a casa. Non sapeva spiegarsi per quale motivo la chiamasse ancora casa. I suoi fratelli si erano stabiliti lì, ma non potevano averla ristrutturata uguale a come era prima. Loro non l’avevano mai vista. Era così perso in mille pensieri che non si accorse dell’albero che cadeva in mezzo alla strada. L’auto cozzò contro il tronco, in velocità, e si ribaltò. Klaus tossì e sputò un po’ di sangue. Aveva battuto violentemente la testa e sentiva la ferita rimarginarsi troppo lentamente per i suoi gusti. Se fosse stato umano sarebbe morto. Ruppe la cintura con uno strattone e cercò di muoversi, solo per scoprire che aveva una gamba incastrata. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, poi sentì due forti braccia che lo sfilavano fuori con rudezza e si sentì scaraventare contro un albero. L’osso della gamba si era spezzato e perdeva molto sangue; stava guarendo, ma la vista del ragazzo era offuscata per il dolore. Dovette sbattere ripetutamente gli occhi per distinguere la sagoma che gli si stava avvicinando.
«Papà» sussurrò, lottando per non svenire e per rimanere in piedi, nonostante potesse contare su una gamba sola. Mikael rise malignamente e gli sferrò un pugno nello stomaco, mozzandogli il respiro. Crollò inevitabilmente a terra e seppe con certezza che era perduto.
«Sei diventato debole, Niklaus» lo sbeffeggiò Mikael.
«Forse, ma non puoi comunque uccidermi» replicò lui, cercando di mantenere un minimo di dignità. Il padre lo prese per il collo e lo alzò fino a non fargli più toccare terra.
«Non eri così sicuro di te mentre mi imploravi di non murarti vivo. Era così patetico, sentirti chiamare papà, ma io non sono tuo padre»
«Non sei neanche il nostro» con la coda dell’occhio, Klaus intravide tutti i suoi fratelli circondarli. Mikael sembrò spiazzato, ma li fissò ad uno ad uno con uno strano ghigno, prima di lasciarsi andare in una risata senza allegria.
«Davvero ragazzi? Vi mettereste contro vostro padre per salvare il fratellastro omicida?» Klaus sentì la presa attorno al suo collo aumentare e non poté impedirsi di emettere un gemito che fece ridere il padre.
«Lascialo!» urlò Rebekah, preoccupata.
«O cosa? Cosa mi farete?» Elijah gli fu davanti in un istante e gli strinse un braccio con forza.
«Lascialo o ti saremo tutti addosso prima che tu abbia il tempo di muovere un dito» Mikael si prese il tempo di guardarli nuovamente, uno dopo l’altro, aumentò per un istante la presa sul collo di Klaus, poi lo lasciò andare e sparì, in una folata di vento. L’ibrido cadde in ginocchio e venne preso da un attacco di tosse convulsa. Si sentì cingere le spalle in una morsa ferrea e riuscì ad alzarsi aggrappandosi ad essa. La gamba era guarita.
«Andiamo fratellone» disse Kol, buttandogli un braccio sulle spalle «Torniamo a casa»
La casa, come aveva immaginato, era diversa da come l’aveva arredata lui, tuttavia non era meno lussuosa e i fratelli sembravano essersi stabiliti bene lì. Seduto su una poltrona, con una tazza di the caldo tra le mani, si sentì quasi a disagio e molto preoccupato. C’era una voce, tra tutte, che non aveva ancora sentito, quella che temeva più di tutte, quella di Finn. Klaus sapeva bene d’essersi comportato, con lui, peggio rispetto che con gli altri. Aveva parlato male di lui, più di una volta, e non aveva sofferto quando lo avevano ucciso. Eppure adesso temeva la sua opinione. Finn era pur sempre suo fratello, e ora più che mai aveva bisogno della sua famiglia unita.
«A cosa pensi?» Klaus alzò gli occhi verso sua sorella e sorrise. In qualche modo, nonostante tutto, sapeva di poter sempre contare su di lei.
«Pensavo a Finn. Non mi ha rivolto la parola» Rebekah annuì e si sedette di fianco a lui, sul bracciolo della poltrona.
«Per Finn non è facile perdonarti. È rimasto chiuso in quella bara per nove secoli»
«Lo so, lo so, è solo che… mi dispiace»
«Questo lo so, e lo sa anche lui, per questo ha deciso di rimanere, ma gli devi dare più tempo, Nik. Cos’hai deciso di fare?»
«A che proposito?»
«Rimani qui con noi o continui a vivere a casa della doppelganger?»
«Oh, non ho ancora deciso. Li ho messi in pericolo, Mikael sa che mi ferirebbe se facesse loro del male, e se li lasciassi sarebbero indifesi»
«Due di noi, a turno, hanno tenuto d’occhio la casa dopo quello che è successo la settimana scorsa» confessò lei «l’abbiamo fatto per te, ma continueremo a proteggerli, anche se non vivrai più con loro. Allora? Cosa decidi di fare?»
 


«Patatine o cioccolata?» domandò Caroline, quasi emanando energia, quando entrò in cucina. Le ragazze avevano deciso di passare una serata tra amiche, a casa della bionda, visto che lo sceriffo avrebbe lavorato tutta la notte. Elena e Bonnie risero all’allegria dell’amica e si fiondarono sul pacchetto di patatine.
«Mmm, io avrei optato per entrambe» mormorò Caroline, posando la cioccolata a portata di mano.
«Questo lo puoi fare solo perché non c’è il rischio che ingrassi. Io sono ancora umana, ricordi?»
«Anch’io lo sono» replicò Elena. Bonnie tossì.
«Oh, già, scusa. Noi siamo ancora umane…»
«Oh, ti prego, non dirmelo!» sbottò Caroline, guardando la strega ad occhi sgranati. «Elena era diventata una vampira?» ora entrambe guardavano Bonnie e lei non poté impedirsi di sospirare e annuire.
«Davvero? Non riesco ad immaginarmi…»
«Te la sei cavata abbastanza bene »
«Fai schifo a mentire, Bonnie» le fece presente. «Puoi dirmelo, sarò stata terribile»
«Beh, non avevi il pieno controllo delle tue facoltà, ma hai ucciso solo una persona, che io sappia, e non era proprio innocente, era un cacciatore di vampiri»
«Buono a sapersi» Caroline la fissò con un sorriso.
«Sai che devi dirci di più, vero? Siamo amiche. Non abbiamo voluto farti domande finora perché le cose vanno a meraviglia e tu sei felice, il che significa che il tempo che hai lasciato doveva fare proprio schifo, ma la curiosità sta cominciando a soffocarmi»
«Non posso dirvi molto» tentò di replicare Bonnie.
«Perché no? In fondo ormai non c’è più pericolo che si torni in quella situazione, no?» lei aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito dopo.
«È stato così terribile?» Elena lo chiese a voce bassa, a malapena udibile, e Bonnie capì che se lo stava chiedendo da tempo.
«Si, lo è stato. Sono morte molte persone, sia tra noi che al di fuori del gruppo, tutte in circostanze assurde che non si ripeteranno»
«Perché erano causate da Klaus…» Bonnie scosse violentemente la testa.
«No, assolutamente! Alcune… beh, parecchie, ma neanche un terzo di quelle che ci sono state. Però tornando indietro non abbiamo soltanto impedito che Klaus facesse il rituale, abbiamo anche… beh, Klaus ha eliminato alcune cose che avrebbero portato a molte catastrofi. Le nostre conoscenze ci hanno consentito di modificare tantissime cose e finora sta funzionando alla grande»
«Come sono diventata una vampira?» Elena lo chiese a bruciapelo e la strega si sentì impreparata per quella domanda.
«Ehm… hai avuto un incidente, hai battuto la testa e hai avuto un’emorragia cerebrale. Stavi per morire, così una dottoressa che sa tutto dei vampiri ti ha dato un po’ del sangue di Damon, senza dirlo a nessuno»
«Praticamente quasi come è successo a me» borbottò Caroline.
«Si, quasi»
«E come sono morta?» Bonnie tremò impercettibilmente e guardò l’amica dritta negli occhi.
«Non credo tu lo voglia sapere»
Si creò un silenzio imbarazzante e ognuna di loro guardava in direzioni diverse, persa nei propri pensieri, finché, qualche minuto dopo, Caroline sbuffò.
«Beh, chiudiamola con gli argomenti tristi. Parlami di Klaus» Elena alzò la testa, improvvisamente attenta, mentre Bonnie soffocò una risata.
«Cosa vuoi sapere?»
«Noi… avete detto entrambi che avevamo un’intesa e che lui ha rinunciato a quello che si stava creando quando hai fatto l’incantesimo, ma non avete mai approfondito la questione»
«Eravate amici» Caroline inarcò le sopracciglia. «Eravate amici con una grande attrazione tra voi. Lui era perso di te, ti ha corteggiata fino allo sfinimento con i suoi modi da perfetto gentiluomo che tu snobbavi regolarmente. Lo hai preso parecchio in giro, in effetti»
«È strano! Io che snobbavo un ragazzo. Mi sembra assurdo che non gli sia saltata addosso»
«Beh, se ti può consolare penso che l’avresti fatto, se non fosse stato per tutto quello che lui ci aveva fatto e per non tradire Tyler» nell’istante stesso in cui lo disse, Bonnie seppe d’aver commesso un madornale errore. Lei ed Elena si gettarono un’occhiata veloce, mentre la bionda, schiumante di rabbia, frantumava un bicchiere.






Angolino autrice
Ed ecco qua il nuovo capitolo, un pochino più movimentato. Mikael sta cominciando a rompere, non trovate?
Attendo ansiosa commentini :-D un bacione e alla prossima puntata.
  
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