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Autore: Shade Owl    14/09/2013    1 recensioni
Durante le operazioni minerarie su un lontano pianeta, l'agente di sicurezza Parker Bones viene svegliato nottetempo a causa di alcuni problemi con tre uomini che ha arrestato il giorno prima: sembrano aver contratto una qualche malattia e questo, in seguito ad altri avvenimenti misteriosi, spinge il Capitano della PCP Ascendant a chiedere aiuto.
E così, una donna viene mandata sulla nave: l'Ufficiale Valentine...
Genere: Mistero, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le celle della sicurezza erano piccole stanze di pochi metri quadrati, prive di finestre o di un qualsiasi arredamento. Si trattava di semplici camere rettangolari non molto spaziose, munite di un’unica brandina e di una tazza per i bisogni fisici, sistemata in un angolo. Brenda Fletcher li fece entrare là dentro e, con lo scatto di un singolo interruttore, attivò le barriere cinetiche di contenimento.
- Mi dispiace.- ripeté di nuovo, in piedi davanti alle loro celle - Vorrei davvero poter fare qualcosa, ma non posso andare contro un ordine diretto se non in caso di estrema necessità.-
- E questo “caso di estrema necessità” quando si verificherebbe?- chiese Bones, sedendosi scocciato sulla propria branda.
- Beh, dipende…- rispose lei, muovendosi a disagio sul posto - Per esempio… se qualcuno stesse rischiando la vita, potrei ignorare gli ordini per salvarlo… o  se ritenessi che un metodo di scavo è migliore di un altro, sarei in grado di…-
- Sì, sì, ma per quanto riguarda noi?- la interruppe Bones - Pensi di poter fare qualcosa?-
Brenda scosse lentamente la testa.
- Sarà necessario dimostrare che Malkovich non è più in grado di comandare. Al momento agisce col patrocinio della compagnia, nel pieno rispetto delle sue facoltà. Senza dubbio ha forzato parecchio la mano, ma…-
- Scusa, sbaglio o Valentine ha dichiarato chiaro e tondo di essere lei al comando?-
L'Ufficiale Valentine sbuffò. Anche lei si era seduta sulla propria branda, ma a differenza di Bones non cercava di ottenere qualcosa da Brenda. Questo perché già sapeva che era impossibile.
- Il Primo Ufficiale è un’androide R-124 con funzioni di comando. La serie a cui appartiene è programmata per eseguire gli ordini del Capitano della nave a cui è assegnata, non a chiunque dichiari di essere al comando. Se Malkovich le avesse detto di eseguire i miei ordini sarebbe stato diverso.-
- Ma non è quello che ha fatto?-
- Solo per visitare i minatori.- replicò Brenda, cupa.
- Quindi è tutto qui? Gli lascerai fare una cazzata del genere e tanti saluti?- sbottò Bones - Se incendia l’atmosfera, quegli alberi come la prenderanno? Abbiamo sette persone malate rinchiuse in isolamento, e altre due dozzine sono confinate nei loro dormitori! Che reazione avranno quando lo verranno a sapere?-
- Non è colpa mia, Bones!- sbottò lei, furiosa - Vorrei poter fare qualcosa. Davvero! Sei mio amico. Sono un’androide, ma non mi impedisce di volerti bene e di fidarmi di te, per quanto irritante tu sia!-
Questo parve zittire Bones, che sbuffò e si sdraiò sulla branda, incrociando le braccia dietro la testa.
- Sapevo che questa storia mi avrebbe portato rogne.- brontolò.
Brenda sospirò, scuotendo la testa, e fece per andarsene.
- Un momento, Comandante.- disse l'Ufficiale Valentine, alzandosi in piedi - Qualcosa che può fare c’è, in effetti.-
- Bene. Cosa sarebbe?- chiese lei, scrollando le braccia.
- Può farmi avere alcune cose. Per cominciare, le mie scarpe.- rispose Valentine.
Brenda esitò un momento, guardando i piedi nudi della donna come se li vedesse solo in quel momento.
- Sì, certo.- disse - Sono certa che al Capitano non dispiacerà. Con permesso…-
Fece un rapido saluto e uscì in fretta dal corridoio delle celle, senza aggiungere altro. Bones sbuffò ancora.
- Sai, forse avrei dovuto davvero pensarci bene, prima.- disse - Quando mi hai chiesto se ero davvero disposto a darti una mano. Coglione io che mi sono fatto trascinare. Lo sapevo che eri una calamita per i problemi.-
- Bones, lamentarsi è perfettamente inutile, adesso.-
- E cos’altro posso fare? Conosco bene queste celle, non possiamo aprirle dall’interno.-
- Potresti fare silenzio e lasciarmi pensare.-
- Pensare? A cosa vuoi pensare? Cosa c’è da pensare?-
- Gli alberi. La flora di Cassandra V.- rispose lei, sedendosi di nuovo - Io credo che…-
- Credi? Tu credi?- Valentine lo sentì muoversi sulla branda, dall’altra parte del muro - Non dovresti saperlo, invece? Malkovich sarà un deficiente, ma non così tanto da inventarsi qualcosa, non ha tutta questa fantasia. Non saprebbe immaginare neanche mezzo unicorno.-
Valentine aggrottò la fronte.
- C’è qualcosa che vuoi chiedermi, Bones?-
- Qualcosa? Oh, Dio… potrei riempirci dei libri con quello che vorrei chiederti, Valentine… il tuo fottuto nome, per esempio… il tuo lavoro, il tuo campo, la tua età… chi diavolo sei, Valentine? Perché i nativi ti conoscevano?-
Lei ripiegò le ginocchia, appoggiandoci sopra le braccia, e reclinò la testa all’indietro, fino a urtare il muro con la nuca.
- Mi stai facendo domande complesse, Bones.- rispose - Per una persona come te non valgono niente. Non hai problemi a dire tutto questo, di te. Parker Bones, Ufficiale della Sicurezza in servizio sulla PCP Ascendant, trentanove anni. Tutti dettagli relativamente privi di nota.- fece una smorfia, scuotendo la testa - Per me è diverso. Io non sono come te.-
Bones tacque per un momento, forse in attesa che lei continuasse. Alla fine, comunque, ruppe lui il silenzio, probabilmente quando comprese che non avrebbe detto altro.
- Non sei umana.- disse.
Valentine fece una risata priva di allegria.
- Mai detto di esserlo.-
 
- Da dove vieni?- chiese Bones.
- Da molto lontano. Non saprei dirti nemmeno io quanto. È successo molto tempo fa.-
- Cosa è successo molto tempo fa?-
Valentine lo ignorò.
- Non posso dirti il mio nome, o qualcosa di più preciso sulla mia vita. Dovrà bastarti sapere che risolvo i momenti di crisi, e questo non è nemmeno uno dei peggiori in cui mi sono trovata in vita mia.-
- Quanti anni hai, almeno, posso saperlo?-
- Più di ventisei, come hai ipotizzato. Molti di più.- ridacchiò - E non lavoro per il Governo Terrestre. Non lavoro per nessuno.-
- Ma la tua carriera militare…-
- Oh, quella è vera. Ho fatto un po’ di tutto, mentre mi occupavo dei miei affari… di aiutare altri che avevano bisogno.- spiegò - Ma non mi sono limitata alla Terra, te l’assicuro. Viaggia un po’ nell’universo, verso i pianeti abitati, e chiedi di me. Vedrai coi tuoi occhi di cosa sto parlando.-
Bones rimase zitto un altro po’, forse rimuginando sulle sue parole.
- Valentine… se è vero, perché lo fai? Perché dovresti dare una mano a chiunque te la chieda?-
- Non a chiunque. Aiuto coloro che ne hanno bisogno.-
- E noi ne abbiamo bisogno?-
- No. Cassandra V ne ha bisogno.-
 
Malkovich decise di dare il via alle operazioni per l’incenerimento del nemico il mattino successivo, tanto per dare un po’ di tregua all’equipaggio: tra le trivellazioni, la malattia e quella folle ragazza inviata in “aiuto”, lo stress era ormai a livelli altissimi. Tra l’altro, aveva fatto lavorare fino a tardi tutto il Ponte di Comando, e qualche ora di sonno doveva pur concedergliela, se non voleva vederli crollare a terra.
Prima di andare a letto a sua volta, comunque, decise di fare una deviazione, recandosi al Ponte Medico. Aveva già fatto dare il cambio ai due uomini di guardia lì, che adesso erano stati sostituiti da un androide (un modello maschile leggermente meno sofisticato di Brenda) e un membro dello staff tecnico. I due scattarono subito in piedi non appena lo videro, ma Malkovich fece rapidamente loro cenno di rimanere seduti e passò oltre, raggiungendo il settore di isolamento. Le luci erano ancora basse, il programma notturno non era ancora finito, e tutti i pazienti sembravano essere in stato dormiente, rannicchiati sui letti o sul pavimento. Prese dalla tasca l’oggetto con cui l'Ufficiale Valentine aveva comunicato con loro (aveva provveduto a sequestrarglielo personalmente, poco prima) e lo avvicinò alla bocca.
- Sono il Capitano Ethan Malkovich. Riuscite a sentirmi, là dentro? Dottor Lassiter? Signor Brody?-
Sfortunatamente non ottenne alcuna risposta, attendendo invano che dicessero qualcosa.
- So che mi sentite. In ogni caso non serve che me lo confermiate, volevo soltanto farvi sapere che l'Ufficiale Valentine è attualmente in stato di arresto. Abbiamo ragione di credere che parteggi per il nemico, lo stesso che vi ha fatti ammalare. A sentir lei, reagite già come se faceste parte di una qualche entità in grado di controllarvi. Io invece credo di potervi ancora salvare, e lo farò. Entro domani, tutto sarà finito.-
Ripose il comunicatore e si allontanò, senza dire altro. Non temeva possibili ritorsioni, in fondo non aveva detto molto, e di certo nulla di importante. A preoccuparlo di più, a dire il vero, erano le loro condizioni: quanto avrebbero potuto resistere, in quello stato?
 
Il sistema di ventilazione della Ascendant era dotato di un sistema di blocchi di emergenza, in grado di sigillare intere sezioni della nave in caso di necessità, così da impedire la decompressione in caso di falla nello scafo. Una volta indetta la quarantena nella sezione dei dormitori, quella parte del sistema di ventilazione era stata bloccata ermeticamente.
Purtroppo, però, oltre al non potere uscire l’aria non sarebbe mai riuscita neanche a entrare. Un problema da poco, in teoria: secondo le previsioni, presto la Ascendant avrebbe fatto ritorno verso la Terra per curare i malati e poi sarebbe ripartita dopo i rifornimenti, prima che quei poveracci potessero morire di asfissia. Nessuna perdita, nessun danno, nulla.
Ma questo non era il pensiero di un gruppo di minatori malati e terrorizzati, resi sempre più paranoici da una mutazione che faceva loro credere che l’intera nave fosse lì per ucciderli. E per questo, solo per questo, alcuni di essi si erano infilati strisciando in una conduttura e, a furia di tentativi infruttuosi, erano riusciti a creare una falla nella paratia. Piccola, insufficiente a far passare più di un dito umano, e in assenza di decompressione del tutto impossibile da rilevare. Ciononostante, l’aria passava, sia in entrata che in uscita.
E questo lo sapevano bene coloro che, a turno, soffiavano in quel minuscolo buco le spore che già da un paio d’ore avevano cominciato a produrre.

Eccoci qua, sono riuscito a scrivere e a postare ancora una volta. Le cose si fanno complesse, vi avverto... non sarà semplice venir fuori da questo pasticcio.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo. A domani!

   
 
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