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Autore: brendy    14/09/2013    3 recensioni
È una strana combinazione di essere; una che non passa inosservato ma che allo stesso tempo, la gente dimentica facilmente —così come la sua fotografia, abbandonata su qualche palo della luce che nessuno ha mai tempo di guardare.
“Ti serve un passaggio?”
“Dove sei diretto?”
“Ancora non lo so, in giro”
“E daresti un passaggio ad una persona che non conosci?”
“E tu accetteresti un passaggio da uno sconosciuto?”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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a questi strani chilometri che non so, quanto male faranno.



 
“ Tu mi appartieni, anche se non dovessimo vederci mai più ”
È questa la frase che c’è nella sua testa da un po’ di tempo.
Non si ricorda di preciso dove l’abbia letta —forse in uno di quei libri che gli ha dato per le vacanze estive il suo professore di italiano, Mr Callhin o forse mentre tornava a casa dalla stazione, su uno di quei muri pieni di scritte.
Sta di fatto, che non è mai riuscito a capire come qualcuno possa provare  qualcosa di forte, per una persona che probabilmente non rivedrà mai più; che sa già dovrà sparire dalla sua vita.
Che senso ha poi?
La verità è che forse è un po’ invidioso di quella persona che ha scritto una frase così triste sul muro.
Invidioso perché lui ha provato qualcosa, si è lasciato coinvolgere da quello che gli è capitato senza tirarsi indietro o preoccuparsi del dopo.
Triste, perché la persona che lo ha ispirato, potrebbe davvero essersene andata.
Harry comunque ha smesso di pensarci adesso, ha appena lanciato la sigaretta per terra ed è in macchina, con la radio di sottofondo e nessuna meta stabilita.
La strada è semi vuota e nell’autogrill c’è solamente un ragazzo di circa vent’anni, dietro la cassa.
Prende una bottiglia d’acqua, un pacchetto di biscotti al cioccolato e due panini, che mangerà più tardi, sempre se gli verrà fame.
Sul bancone c’è una fotografia di una ragazza, appesa li da non sa quanto tempo e sembra sia scomparsa da qualche mese. La guarda per qualche secondo, mentre aspetta il resto e il sacchetto per mettere dentro ciò che ha comprato, poi ringrazia Chuck, il cassiere e si incammina al parcheggio, per poter continuare il suo viaggio.
Gli piace andare in macchina per conto suo, trascorrere un weekend intero da qualche parte a schiarirsi le idee, a pensare al futuro e ai suoi piani una volta finita la scuola. Gli piace anche perché cambia un po’ aria, perché stare ad Holmes Chapel dopo un po’, diventa stancante.
Sempre i soliti volti, la solita routine; Louis e i venerdì sera a giocare a FIFA, Zayn che è impegnato con lo studio e con la nuova ragazza, il lavoro di Liam che lo tiene occupato 19 ore su 24 e Niall che cerca disperatamente un appartamento, perché di vivere con i suoi genitori non ne può più.
Principalmente è proprio questo il motivo per cui ha voluto farsi la patente —per essere più indipendente, per poter evadere quando meglio vuole.
Si ferma al primo benzinaio che trova in strada e scende dall’auto, appoggiandosi sul cofano per poter fumare tranquillamente un’altra sigaretta e poter osservare il cielo notturno e la luna, per cui ha sempre avuto una leggera fissazione.
 
 
 
“No Lou, tornerò lunedì”
“Vuoi che ti raggiungo?”
“No, ho bisogno di stare da solo”
“Tua mamma era preoccupata Haz, non puoi sparire così”
“Lo so, dille che mi dispiace e che sto bene”
“Va bene amico, non fare stronzate”
“Tranquillo”
“A lunedì”
“Notte”
Spegne definitivamente il telefono e gira tra le dita la sigaretta quasi terminata, mentre muove la gamba sentendo così il tintinnio dei soldi disturbare il silenzio di quella notte.
Deve fare benzina e non c’è nessuno intorno, quindi è obbligato a spostarsi al fai-da-te, nonostante sia del tutto svogliato.
Ha le cuffie nelle orecchie e canticchia la canzone che ormai sa  a memoria, mentre nota nuovamente la fotografia della ragazza dai lunghi capelli biondi e le labbra un po’ troppo carnose, grosse e gli occhi piccoli ma belli.
Chissà chi è? E perché se n’è andata?
Sospira, pensando a sua mamma che preoccupata, è rimasta seduta sul divano aspettando una chiamata che però non è arrivata, a Louis che ha dovuto rassicurarla e si prenderebbe a schiaffi da solo perché lei non se lo merita, lei è sempre così paziente con uno come Harry e lui, lui non fa altro che complicarle le giornate, come se per Anne, stare ancora al mondo non fosse già un peso troppo grande.
Rimette a posto la pompa della benzina e sale in macchina, dove un confortante calore lo accoglie, invogliandolo a continuare quel suo strano viaggio per non sa dove.
 
 
 
L’autostrada a quell’ora tarda —che non capisce mai se sia notte o già mattina- è un piacere; nessun limite di velocità, macchine ce ne sono si e no due e lui può guidare tranquillamente, come meglio vuole.
Da uno sguardo all’orologio 23.46 e lui ha appena superato Northwich quando nota una figura esile di ragazza, che se ne sta seduta sulla sbarra libera di uno degli sportelli a pagamento.
Indossa una giacca in pelle, una camicia bianca e nera e dei jeans stretti, un po’ rovinati sulle ginocchia e scoloriti. Gli anfibi le calzano a pennello e Harry, se non avesse visto la foto all’autogrill e poi al benzinaio, l’avrebbe scambiata per una senza tetto.
Eppure non riesce a capire; è una bella ragazza, forse un po’ stravagante e particolare nel modo che ha di osservare le poche macchine che passano dagli sportelli accanto al suo, per come si passa la mano tra i capelli e si inumidisce le labbra.
È una strana combinazione di essere; una che non passa inosservato ma che allo stesso tempo, la gente dimentica facilmente —così come la sua fotografia, abbandonata su qualche palo della luce che nessuno ha mai tempo di guardare.
“Ti serve un passaggio?”
“Dove sei diretto?”
“Ancora non lo so, in giro”
“E daresti un passaggio ad una persona che non conosci?”
“E tu accetteresti un passaggio da uno sconosciuto?”
La ragazza alza le spalle, si guarda attorno e si sistema meglio lo zaino sulle spalle, prima di sedersi accanto ad Harry, che non ha la minima idea di quello che sta facendo.
Paga il biglietto e aumenta di poco il volume della radio, mentre la ragazza —che ha scoperto chiamarsi Jess, che ha diciannove anni e non è una senza tetto, appoggia la testa sullo schienale e chiude gli occhi, evitando il contatto con i suoi.
“Ti ho già vista”
“Ah si? Io mai, mi spiace”
Harry si schiarisce la voce, non togliendo mai lo sguardo dalla strada.
“C’era una tua foto”
“Oh”
“Già”
“E’ una storia chiusa quella”
“Dici? Perché a me non è sembrato così”
Jess allora apre un occhio, si morde il labbro e gioca nervosamente con il cerchietto che ha al naso.
“Non credo ti interessino i miei problemi”
“Abbiamo diverse ore da fare insieme, dovremmo pur parlare di qualcosa e io sono uno che sa ascoltare”
“Magari dai anche buoni consigli”
“No” ridacchia Harry “su quel settore sono una vera frana”
“Tanto meglio, solitamente non li seguo mai”
“E’ per questo che ti trovi qui?”
“Anche”
 Jess lo guarda per un secondo, apre il portafoglio e conta i pochi spiccioli che le sono avanzati.
“Non voglio i tuoi soldi”
“Cosa?”
“Ho detto, che non serve che paghi. Non sono mica un tassista”
“Lascia allora che ti compri la colazione al prossimo autogrill”
Harry sorride, abbassa il finestrino e si accende un’altra sigaretta, improvvisamente più felice di non essere da solo.
“Se mi racconterai di te, allora si”
“Sei sempre così insistente?”
“Il caffè macchiato e con tre zollette di zucchero, amaro non mi piace”
Jess rotea gli occhi mentre ride, perché è strano che qualcuno si interessi a lei, che le chieda di parlare di se senza desiderare niente in cambio ed è una bella sensazione, nuova.
 
 
 
La radio fa di sottofondo, la strada è vuota e loro sono seduti sulle ringhiere di un parcheggio, osservando il cielo notturno —perché ad entrambi piacciono le stelle e l’hanno scoperto appena scesi dalla macchina.
“Che ci fai in giro se non hai nemmeno un posto in cui andare?”
“Credevo che dovessi parlarmi di te Jess”
Lei rotea gli occhi, si morde il labbro nervosamente e rimane in silenzio, giocherellando con il bicchiere di thè alla vaniglia che ha tra le mani.
“Non c’è molto da dire sinceramente. Sono scappata di casa, mio padre è morto, mia madre mi ha sfrattata di casa quando ha scoperto che mi drogavo, che ero stata bocciata per la terza volta e che ad una festa, per via dell’alcol, mi sono baciata con una ragazza. Vivo a Londra con una coinquilina che non c’è mai e se c’è, è sempre con il ragazzo e lavoro in un negozio di musica” ridacchia nervosamente, fa un respiro e poi lo guarda, perché Harry ha gli occhi più particolari che lei abbia mai visto e quelle fossette gli ispirano fiducia e ha bisogno di sfogarsi, di parlare, perché non lo fa da troppo tempo e di tenersi tutto per se è stancante “e così, mi ritrovo qui. Questa è la mia storia”
“Movimentata”
“Abbastanza”
Harry ha le parole in gola,bloccate li e nella sua testa ma non riesce a dire altro, perché la sua vita è semplice, quasi tende ad essere noiosa e non ha problemi —fatta eccezione per le note, il disordine della sua camera, la sua voglia di essere libero e qualche debito a Settembre, per il resto, non ha niente da dire.
“Che cosa ci fai qui allora? Sei abbastanza distante da Londra”
Jess accartoccia il bicchiere vuoto e lo lancia dietro di se, mentre Harry si accende un’altra sigaretta, facendo una smorfia quando nota di averne solamente dieci e che deve spendere altri soldi per comprarsi un nuovo pacchetto.
“Dovevo allontanarmi un po’ da tutti”
“Stanca?”
“Delle persone? Sicuramente. Della vita che faccio? Anche. Sono tante cose Harry, non posso davvero spiegarti quello che regna nella mia testa perché non mi capisco nemmeno io e non posso pretendere che qualcuno, riesca a farlo al posto mio”
“Sono bravo a risolvere i problemi”
“Non voglio che tu lo faccia”
“Perché?”
“Sarebbe come farti entrare troppo in pensieri che nessuno sa e..”
“Non ti fidi, giustamente”
Jess annuisce, gli fa un debole sorriso e aspetta che finisca di fumare quegli ultimi tiri, mentre nella sua mente inizia a contare il tempo che ci impiegano per arrivare alla macchina e riprendere quel viaggio insensato che nessuno dei due, sa dove porterà.
Alla fine è sabato mattina, loro hanno ancora quasi 48 ore per stare insieme e per il momento, va bene così.
 
 
 
“Dobbiamo fermarci in un motel, sono troppo stanco”
“Harry, puoi lasciarmi anche qui non c’è bisogno che tu mi riaccompagni a Londra”
“Scherzi vero?”
“E’ una follia quella che stai facendo”
“Non importa, lo faccio con piacere”
Jess sbuffa, sonoramente ed Harry sorride perché sa di aver vinto e rallentando, si fermano in un piccolo motel di strada, un po’ trasandato e vecchio ma va bene così.
L’insegna è luminosa e le uniche luci accese, fatta eccezione per quella della hall, sono di due stanze al secondo piano. C’è odore di chiuso e la donna che consegna loro le chiavi della stanza emana un forte odore di tabacco e peli di cane, che fa storcere il naso ad entrambi.
Harry sorride, paga e prendendo per mano Jess, iniziano a salire le scale dato che l’ascensore è fuori uso per via di un guasto di sei mesi fa —così ha spiegato il facchino, poco prima di augurargli la buona notte.
La stanza è piccola, meno calda della macchina del ragazzo e Jess pensa davvero di sprofondare dalla vergogna quando nota il letto matrimoniale.
“Dormirò per terra, tranquilla”
“Cosa?”
“Hai capito benissimo, non c’è problema”
“Non pensarci nemmeno! Hai pagato tu, cosa per cui mi sento ancora in colpa, sei così gentile da portarmi fino a Londra e adesso vuoi anche dormire per terra? Non se ne parla proprio”
Harry ride, perché l’espressione che ha sul viso Jess è la più bella che lui abbia mai visto e poco importa se si conoscono da meno di dodici ore, se lei si è descritta in qualche parentesi non di troppo per lui e stia sempre sulla difensiva, è così particolare che sta iniziando a marchiarsela nella mente, non sapendo bene che cosa accadrà una volta che dovranno dirsi addio.
Il letto è comodo e Jess sente il calore del corpo di Harry accanto a se, così come le sue mani che le sfiorano le dita fredde.
“Tu invece, cosa fai ad Holmes Chapel?”
“Studio, esco con gli amici, gioco a carte al parchetto con Josh e mi annoio guardando documentari sperando di addormentarmi la sera. E non tralascio i fumetti, che leggo mentre la prof si ostina a spiegare chimica.”
“Divertente”
“Monotono”
Jess rotea gli occhi e si stringe nelle spalle; perché a lei piace il modo di vivere di Harry, quel continuo compiere le stesse azioni sempre, senza riuscire a notare le piccolezze che però, ci sono.
“E i tuoi amici sono simpatici?”
“Si, Louis fa crepare! Poi c’è Niall, che non la smette mai di parlare e Liam, che preferisce fare l’anticonformista e Zayn, che beh, se ne sta sempre sulle sue. Una volta era più socievole ma da quando ha la ragazza, guai a coinvolgerlo in qualcosa che richieda tempo da sottrarre a lei e allo studio”
“Non capisco però”
“Cosa?”
“Perché non parli di te stesso con lo stesso entusiasmo con cui parli dei tuoi amici”
Harry serra le labbra in una linea dritta e la guarda per pochi istanti, mentre il rumore di un aereo, gli ricorda che deve dire qualcosa.
“Perché tralasciando il fatto che sono l’unico che ha la patente e che cerca una via di fuga ogni fine settimana, quello che non sopporta il rumore della sveglia o il freddo gelido quando ti scrolli il piumone di dosso la mattina; che è capace di isolarsi anche se si trova in una discoteca o alle bancarelle, piene di gente.. non c’è altro da dire”
“Già ti immagino”
“Che gran cosa!”
“Stupido”
L’unico rumore è quello del vento che fa sbattere qualche porta di qualche camera alla fine del corridoio e della voce bassa del cuoco, che si lamenta che gli mancano i pomodori per il sugo.
“Penso che tu valga molto Harry”
“G-Grazie”
“Figurati”
“Non sei male nemmeno tu”
E sembra passare l’eternità prima che uno dei due parli, nonostante le palpebre pesanti e il sonno che sembra volergli impedire di conoscersi.
“Jess” sussurra vicino al suo orecchio “Tu credi nell’amore a prima vista?”
“No, tu?”
“No”
“Però credo al fatto che ci siano persone che ti rimangono dentro, anche se non fanno niente di speciale. Semplicemente ti colpiscono e si legano a te, in un modo strano, difficile da esprimere a parole e non importa se non le rivedrai mai più, ti sono entrate dentro e li rimarranno”
“Ti è mai capitato di incontrare qualcuno e di provare questa sensazione?”
Sembra pensarci su, perché la risposta non è immediata e Harry sente il battito del suo cuore pulsare nel petto, anche se non sa di preciso quale sia la ragione.
“Si, suppongo. E a te?”
“Credo di si”
“Ed è finita bene?”
“Non è mai iniziata, semplicemente ci siamo trovati per caso ma sapevamo già che si sarebbe conclusa subito”
“Mi spiace”
“Anche a me”
Harry le parla guardandola negli occhi perché è di lei che sta parlando; l’ha conosciuta per sbaglio, l’ha colpito subito, come un proiettile di quelli piccoli ma potenti e si sono, in qualche modo contorto, trovati pur sapendo che non inizierà mai niente tra di loro, perché non hanno tempo a disposizione.
Forse in un altro momento, forse se le cose fossero diverse.
Forse, ma ci sono troppi “ma” troppi “forse”  pochi “perché no?” ed Harry si sta facendo pensieri assurdi, paranoie che non lo porteranno da nessuna parte mentre Jess, nemmeno ci pensa o quasi.
“Mi sarebbe piaciuto incontrarti prima Harry Styles”
“Sarebbe stato bello”
Jess sorride, gli da le spalle e chiude gli occhi, cercando di spegnere i mille pensieri che le offuscano la mente, così come ha fatto con il suo cellulare, che se solo provasse ad accendere in questo momento, avrebbe milioni di chiamate perse da Jordan, che sarà sicuramente in pensiero e si vorrà scusare per averla trattata male ancora, per averla obbligata a non disfarsi di quella corazza che tiene sempre, anche quando lui l’ abbraccia.
La buonanotte di Harry è un sussurro, così come le sue mani che le stringono i fianchi perché fa dannatamente freddo, quelle coperte non riscaldano affatto e non le dispiace essere stretta in quel modo.
Si, Jess ci pensa, perché non riesce a prendere sonno dato il respiro calmo del ragazzo sul suo collo, così come il suo leggero russare e sorridere ogni tanto, facendola andare in confusione perché non riesce a capire quello che lui sta sognando.
Di Harry sa così poco eppure non ha problemi a stare in sua compagnia; con lui non ha bisogno di fingere di essere qualcun’altra, di nascondersi dietro a sorrisi o di continuare a costruire muri.
Harry è semplice e dolce, lei lo è un po’ meno, forse quasi per niente e solamente per quelle poche ore di sonno, si concede di immaginarsi come sarebbe non tornare a Londra, da quel lavoro che detesta, dalla sua coinquilina che avrà visto si e no venti volte nel giro di due anni e da Jordan, che non è ufficialmente il suo ragazzo, non è nemmeno un amico ma le sta accanto —tralasciando le litigate, le scene di gelosia, i baci che le fanno male e quel continuo non saperla capire, che la costringe a pensare quanto siano sbagliati; con Harry invece sarebbe più facile ma è solo un sogno, stupidi pensieri che non dovrebbero nemmeno venire a galla e che si interrompono subito, appena la sveglia sul comodino suona e i raggi del sole delle cinque del pomeriggio, entrano dalla finestra.
 
 
 
Harry la sta aspettando affianco a Dorota, la donnina a cui ha riconsegnato le chiavi della stanza e che è stata così gentile da ridirgli per la terza volta la strada più breve per raggiungere il centro di Londra.
Jess sorride al “Che coppia graziosa formate” ed Harry ridacchia per “Vi auguro tanta felicità” che escono dalle labbra di Dorota ma nessuno dei due ha il coraggio di ribattere, perché alla fine non dispiace nemmeno a loro fingere che sia così.
“Simpatica la signora”
“Una vera parlantina”
“Viaggia molto di fantasia”
“Poco ma sicuro!”
E salgono in macchina, la radio di sottofondo e Jess che canticchia le parole della canzone mentre Harry consuma la prima sigaretta del nuovo pacchetto, sperando di trovare traffico, così da passare più tempo con lei.
Peccato solo che le cose non vanno mai come si desidera; l’autostrada è vuota —nonostante sia sabato notte e quasi tutti tornano a casa dalle discoteche o da qualche gita fuori città- e mancano esattamente 150 chilometri, prima che tutto finisca.
Finisca cosa, poi?
“La tua ragazza non si arrabbierà quando le dirai che hai dormito con me?”
“Non ho una ragazza”
“Ah”
“E il tuo ragazzo?”
“Non ho testa per le relazioni”
E quella non è ne un ‘si’ ne un ‘no’, non era una risposta, è semplicemente un piccolo sviare alla vera domanda ed entrambi se ne sono accorti e a nessuno dei due importa.
“Odio essere quasi arrivata a casa”
“Odio averti riportata qui”
Jess ridacchia perché Harry è schietto eppure ingenuo, mentre arrossisce per ciò che ha appena detto e non toglie gli occhi dalla strada, timoroso di incontrare i suoi.
La osserva accendere il cellulare, scrivere un messaggio veloce a qualcuno e vede anche i suoi occhi rattristarsi, come se tutti i problemi che aveva allontanato in quel weekend siano tornati a galla, tutti in una sola volta.
“Posso ancora fare marcia indietro”
“Sarebbe bello ma sono scappata già troppe volte, questa volta devo sistemare le cose”
Harry annuisce, abbassa il finestrino e accende un’altra sigaretta, perché deve tenersi occupato o rischierebbe di dire cose che pensa ma che non dovrebbe pensare e quindi, è meglio se sta zitto.
“Abito al numero 7, infondo alla via”
Si morde il labbro è accelera di poco, mentre Jess lo guarda attentamente, sapendo che deve memorizzare il modo in cui Harry si morde il labbro mentre guida, lo sguardo attento e i capelli ricci in disordine.
Le mani morbide che stringono il volante, la sensazione che ha ancora dei suoi abbracci di ieri sera e della sua voce, del suo interessarsi a lei.
Jess lo sta odiando in realtà, perché adesso che vede il cancello di casa sua davanti agli occhi, sa che tutto è finito, che Harry se ne andrà per la sua strada e che lei tornerà alla non-normalità di sempre.
Tornerà a subire Jordan che non ha capito che non c’è niente da fare per loro due, a essere indecisa se chiamare o no sua madre e a sprecare qualche lacrima, la notte, quando si sentirà sola e si maledirà per tutte le volte che non ha fatto attenzione a quello che faceva, per poi ritrovarsi dove si trova ora.
Lo sta odiando perché potrebbe essere la persona giusta ma non lo saprà mai.
“Siamo arrivati”
“Lo so” slaccia la cintura e apre la portiera, prima di rimanere immobile alcuni secondi.
“Tutto bene Jess?”
“No, cazzo, no!”
E la richiude, quella dannata portiera; si volta verso di Harry che la sta guardando con un sopracciglio alzato e una strana luce negli occhi, che non capisce e dubita di volerlo fare.
Così gli prende il viso tra le mani e non aspetta niente, semplicemente lo bacia.
Lo bacia con dolcezza, accarezzandogli le labbra e sorridendo, quando sente le sue mani sui suoi fianchi, stringerla.
Si baciano a bocche aperte a carezze timide e con la certezza che non si pentiranno una volta terminato.
“Abbi cura di te Harry”
Lo ribacia, ancora, altre tre, quattro e cinque volte.
Ha il cuore in gola e lo sta odiando, nello stesso modo in cui lui, la sta odiando ma non possono farci niente, perché si sono descritti; sono entrambi l’uno la persona dell’altra ma non possono stare insieme, non importa quanto si siano legati e i loro destini incrociati, non è il momento giusto.
“Buona fortuna Jess”
La portiera si riapre ed Harry sgomma via, guardando per l’ultima volta la figura esile della ragazza aprire la porta di casa e sparire al suo interno.
Ha ancora il suo sapore sulle labbra, la sua risata nella mente e una gran voglia di corteggiarla, andare a prenderla la sera e portarla in giro, ovunque lei abbia voglia di andare.
Di ribaciarla, di stringerla ancora e mentre ripercorre la strada per tornare a casa, mentre supera il cartello con su scritto ‘Holmes Chapel’ ripensa alla frase del muro e sorride affranto, immedesimandosi nella persona che l’ha scritta.
“Lou, sono tornato”
“10 minuti e sono da te Haz”
“No, ci vediamo domani a scuola. Voglio stare un po’ da solo”
“Tutto bene?”
“Si, tranquillo, notte”
Lo saluta velocemente, così come da un bacio sulla fronte a sua madre —addormentata sul divano e stanca dal lavoro- e si chiude in camera, accendendo il computer ed iniziando così una strana lotta con la sua testa, con il weekend appena trascorso e milioni di propositi di tornare a Londra il prima possibile.
Harry si maledice ancora, maledice lei e quel bacio, che sente ancora bruciargli le labbra rosate e morbide.
Sa che deve dimenticarla ma in effetti è decisamente difficile, perché gli è rimasta dentro, ha lasciato in lui quella speranza che le cose sarebbero andate bene perché è quella giusta, ma che cosa crede, che tutto sia così semplice?
Harry sa già che non è così fortunato da incontrarla di nuovo ma spera, che il prossimo weekend, quando prenderà ancora la sua macchina per evadere dalla monotonia dei suoi anni da maggiorenne, possa notarla ancora seduta su quella sbarra del casello automatico, con lo sguardo indagatore e l’espressione enigmatica dipinta in viso.
Jess gli appartiene, anche se dovesse non vederla mai più.








 
 
 
  
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