La neve cadeva copiosa su New York e le temperature erano scese molto al di sotto dello zero. In tutte le case i riscaldamenti erano a pieno regime e ovunque si respirava la gioiosa aria natalizia. In quasi tutte le case.
-Non hai pagato la bolletta di dicembre?- domandò Santana da sotto molteplici strati di maglioni, pullover e calze pesanti -Hai speso tutti i soldi per fare scorta di arachidi? O per pagare qualche sfortunato da portarti a letto?-
Sebastian, insensibile alle battute pungenti della coinquilina, si sistemò meglio la sciarpa attorno al collo e sorrise.
-Oh, no, niente di tutto ciò! Sai, ho anticipato la mia partenza per le vacanze...-
Dio esiste, dunque pensò Santana.
-... E ho chiesto al proprietario di staccare il riscaldamento.-
Che cosa?
Santana era allibita.
-Stai scherzando, Smythe?-
Quello sorrise con fare mellifluo.
-No, Lopez. Sono tempi di crisi, è meglio risparmiare, non credi?-
Cominciò a ridacchiare ma smise non appena una borsa dell'acqua calda impattò contro il suo volto: Santana, scattata in piedi, lo fissava con astio malcelato. Anzi, per nulla nascosto.
-Questa è l'ultima goccia, Smythe! Richiamalo immediatamente, oppure...- -Oppure cosa?- domandò lui, massaggiandosi vigorosamente il naso. La ragazza si mise le mani sui fianchi.
-Oppure non credo che potrai partire senza biglietto aereo.-
Sebastian vacillò e, come una furia, prese a frugare in tutte le tasche del cappotto che aveva indosso: terminata l'infruttuosa ricerca levò uno sguardo irritato su Santana.
-Dove l'hai messo?- -Tic tac, tic tac...- cantilenò lei indicando l'orologio al polso di lui -Telefona e forse ti concederò di partire. Sarà il mio regalo di Natale.-
Senza alternative valide, Sebastian telefonò al proprietario e si accordò perché sistemasse la faccenda per il giorno seguente: trionfante, Santana estrasse il biglietto dal reggiseno e glielo porse.
-Buon Natale, Smythe.- -Fanculo, Lopez.-