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Autore: jennisss    14/09/2013    0 recensioni
Mi sento uno schifo.
Mi sento uno schifo per tutto. Mi sento uno schifo per aver mollato così tanto in fretta quella forza che avevo dentro di me, ho mollato questa forza per te che sei diventato l'essenziale.
Mi sento uno schifo perchè prima era tutto diverso, intendo, prima che arrivasse lui, ero forte, coraggiosa, avevo autostima, ero sicura di me stessa, adesso però, non ho più niente.
Se n'è andato portandosi con se il mio cuore.
Se n'è andato portandosi con se la mia vita perchè bhe, infondo la mia vita era e è tutt'ora lui.
Se n'è andato lasciandomi là, da sola.
Se n'è andato quando meno me lo aspettavo, quando ormai avevo capito che io senza lui sarei stata il nulla, e in fatti, è così.
Non sono niente senza di lui, mi sento vuota.
Mi sento uno schifo perchè io mi fidavo di lui.
Ora? Ora cos'è rimasto? A me non è rimasto più niente.si è portato tutto con se, e io? Chi riuscirà a far rimetter insieme i miei pezzi? Uno a uno? Chi? Chi riuscirà a farmi sentire come mi faceva sentire lui? Chi riuscirà a combattere e resistere per me? Chi riuscirà a rallegrarmi
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva particolarmente freddo quel giorno, anche se era settembre e ancora, almeno spero ci dovrebbe essere il sole invece era nuvoloso, grandi nuvole nere si formano a poco a poco nel cielo, faceva cosi freddo come se fosse il mese di gennaio, mi metteva un enorme tristezza quel tempo.

Percorsi la scaletta che mi portava con i piedi per terra dove dietro di me c’era l’aero di cui ero appena scesa, afferrai il mio trolley rosso  e il mio borsone grigio e mi incamminai dentro l’aeroporto.
Giunta nella sala d’attesa dell’aeroporto mi sedetti su l’unica poltrona libera presente, presi il telefono dalla mia tasca dei jeans  per guardare l’ora, erano le 19,00, sarebbero arrivati a momenti.

Ero stanca, non vedevo l’ora di buttarmi sotto la doccia e addormentarmi nel letto, pensai seduta a quella sedia dell’aeroporto guardando il caos che dominava li dentro, gente che gridava e si abbracciava all’impazzata, sicuramente perché non si vedevano da molto tempo, bambini che piangevano.
I miei pensieri furono interrotti da una voce che gridava il mio nome, -Charlotte-
Mi voltai , mi alzai dalla sedia e mi diressi verso di loro con un sorriso stampato sulla faccia

-Ciao Zia Karen – La abbracciai  -Finalmente siete arrivati- dissi io caricandomi il borsone in spalla
-Si c’è stato un po’ di traffico e..- rispose  -Eccola la mia nipotina preferita- sentì dire qualcuno dietro di me
-Zio Geoff- dissi io salutandolo con un grande abbraccio
Il viaggio come è andato?- chiese mio zio –Bene dai- risposi non molto convinta mentre i miei zii notavano che non andava tutto bene, senza dire altro prese il mio trolley e ci dirigemmo in macchina, misi il trolley e il borsone nel bagagliaio di quella favolosa macchina nera e dopo di che salì in macchina.
Il viaggio fu molto silenzioso, anche perché non sapevamo come iniziare, non sapevamo che discorso prendere, si sentiva solamente la radio che trasmetteva noiosissime canzoni anni 70 mentre ammiravo quella incantevole città dal finestrino.
La macchina si fermò, eravamo sicuramente arrivati a destinazione, scesi dall’ automobile e mentre il vento freddo di Londra mi entrava nelle ossa facendomi rabbrividire rimasi  stupita dall’edificio che avevo di fronte,restai a bocca aperta, era una villa a due piani con giardino e già immaginavo quanto fosse bella all’interno.
I miei zii presero le mie cose ed entrai in casa seguita da zia Karen
Wow pensavo nella mia testa, quella casa era la più bella e grande che avessi mai visto.

-Chi si rivede, la mia piccola cuginetta -
Quella voce la conoscevo, si la conoscevo, guardai lungo quelle scale cosi lunghe che sembravano non finissero mai e vidi un ragazzo alto, moro scendere dalle scale.
Prima che potessi rispondere allargò le braccia venendomi in contro riscaldandomi in un caloroso abbraccio, era cosi alto e invece io ero cosi bassa. Era cambiato davvero tanto, non lo vedevo da ben 5 anni, l’ultima volta che ci saremo abbracciati cosi sarà stato quando ero caduta dalla mia bicicletta e lui mi racchiuse in un abbraccio mentre piangevo. Beh i ricordi sono molto sfuocati, non mi ricordo molto di quegli anni.

Liam mi aiutò a portare le cose in quella che sarebbe stata la mia nuova camera, beh più che una camera mi sembrava un magazzino, c’era solo un letto in mezzo alla stanza con delle lenzuola a fiori cosi tristi e noiose, un armadio e una scrivania, dovevo riempirla io.
-Allora, è da tanto tempo che non ci vediamo cosa mi racconti?- parlò Liam accomodandosi su quello che fosse stato il mio futuro letto.
-Cosa ti dovrei raccontare Liam- dissi io come stufa mentre riponevo ordinatamente i miei vestiti nel nuovo armadio.
Liam non ebbe il tempo di continuare la conversazione che una voce femminile  irruppe in camera cessando quella conversazione.
-La cena è pronta dai scendete- disse Zia Kate
Senza dire niente lasciai tutto come era e scesi giù seguendo Liam verso la cucina altrimenti mi sarei persa in quella villa.

C’era tensione a tavola, nessuno parlava, nessuno prendeva un discorso, si sentiva solo Liam che a volte apriva bocca per dire cose non interessanti ad esempio: “Passami l’olio, cambia canale ecc...”
-Charlotte, tuo padre come sta?-
Ecco il famoso discorso che era meglio non prendere, mandai giù il boccone, posai la forchetta sul piatto e alzai le spalle come per dire “ Boh non lo so, possiamo cambiare discorso”.
-Sei andata almeno a trovarlo?- continuò guardandomi mentre io avevo smesso di mangiare, improvvisamente mi era passata la fame.
-No- risposi secca
Mio zio non continuò il discorso, finì li forse aveva capito che non volevo andare oltre.
 
-Charlotte, stasera vuoi uscire, dico me te, la mia fidanzata e dei miei amici-
-No Liam grazie comunque preferisco farmi una doccia e andare a dormire- dissi io mentre afferrai il mio asciugamano  -Aspetta un momento, sei fidanzato?- continuai subito dopo  con un tono più felice
Lui sorrise guardandomi –Si e ho anche degli amici molto carini ma tu stasera preferisci a stare in casa a deprimerti-
-Liam sono stanca- 
-Tranquilla, li conoscerai domani a scuola- disse per poi andarsene lasciando la porta chiudersi dietro di lui
 
Mi tolsi velocemente i vestiti e mi buttai sotto l’acqua calda della doccia, la mia mente iniziò a tormentarmi con pensieri e ricordi inutili che dovevo cacciare via al più presto.
In quella doccia ero solo io, il rumore dell’acqua e i miei pensieri.
 
Finita la doccia, aprì un piccolo borsello e capovolsi il borsello per far cadere tutto il contenuto sul letto.
Vecchie foto, tutto quello che mi tormentava.
Presi una foto, quella che  guardavo e riguardavo ogni santo giorno prima di andare a dormire.
Raffigurava me un po’ di anni fa, mia madre, mio padre e mio fratello.
La solita lacrima rigò il mio viso e io con ancora la foto in mano fermai quella lacrima che scivolava velocemente sul mio viso.
Chi sono io? Cosa ci faccio qui? Sono sola non ho più nessuno… domande che ritornavano puntualmente ogni santa sera.
Fino a un paio di mesi fa diciamo che la mia vita era “Normale” nel senso avevo tutto ciò che avevo bisogno e ora? Ora non ho più niente, non ho più nessuno al mio fianco.
17 anni buttati nel cesso, ora la mia vita non ha più un senso, in verità non ne aveva nemmeno quando ero nata, senza l’affetto di una madre. È morta quando io avevo 3 anni, non ho avuto l’occasione di guardare in faccia, di guardare la persona che mi aveva messo al mondo. Non so niente di lei, so solo che si chiama Rose non abbiamo passato niente insieme, ho solo foto e ricordi indelebili.
Non è finita qua, mio padre, Josh Payne 3 mesi fa accade l’imprevedibile, era ubriaco, non riusciva a controllarsi, non sapevo cosa gli era accaduto quella sera cosi da ubriacarsi, era in macchina ed ecco che investì una madre e suo figlio che stavano attraversando la strada e morirono sul colpo. Ero li quando è accaduto, ero andata a cercarlo con mio fratello e vidi questa scena. Mi ricordo ancora come se fosse ieri, ambulanza che suonavano all’impazzata, polizia, sangue… Non me lo scorderò mai. Ora lui sta pagando ciò che ha fatto, è in galera e non lo vedo da quella sera quando lo vidi che lo ammanettavano. Mi guardava come per dire “Scusa se non sono il padre che vorresti”…
 
  
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