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Autore: AsanoLight    14/09/2013    1 recensioni
Una raccolta di flash-fics e One-shots sul personaggio di Tokitatsu ed il rapporto che ha con il fratello Hirato.
Vari inserti anche sulla pairing Hirakari.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akari, Hirato, Tokitatsu, Tsukitachi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Titolo: Writing
Pairing: Nessuna
Personaggi: Tokitatsu, Hirato
Avvertenze: One Shot
Wordcount:  1035





 

«Comandanti, sono proprio fiero del vostro duro lavoro al Palazzo di Fumo», convenne Tokitatsu alzando soddisfatto un calice di rosso vino al soffitto, «Quindi propongo un bel brindisi per il mio fr-». L’occhiata di fuoco di Hirato raggiunse le sue pupille quasi incenerendole al solo contatto al che si corresse istantaneamente: «V-Volevo dire, brindiamo a voi, comandanti della Prima e della Seconda Nave!». Innalzarono i loro calici di minio, il rosso del vino brillò sotto la luce artificiale dello studio. Tsukitachi fu il primo a tracannare quanto più velocemente possibile il vino. Lanciò dunque una rapida occhiata all’orologio da parete e dopo essersi intrattenuto a parlare per una buona mezz’ora si congedò, brillo ed estasiato, senza perdere tuttavia completamente la lucidità.

 

«Mi meraviglioso di come riesca a reggere bene l’alcool», disse Hirato stracco, stravaccandosi nella poltrona e gettando esausto la testa all’indietro nello schienale. Tokitatsu si alzò ed appoggiò la bottiglia di vino sopra un ripiano della libreria, ancora euforico.

«Suvvia, anche tu gli dai filo da torcere. La verità è che lo reggete entrambi bene altrimenti non vi mettereste a discutere di lavoro davanti ad una bottiglia di sakè»

«Non si potrebbe dire lo stesso di Akari», si lasciò sfuggire Hirato in un sibilo a bassa voce. Il fratello si girò, scrutandolo con sguardo perplesso.

«Hai detto qualcosa?»

Chiuse gli occhi il comandante e sorrise tranquillo: «No, niente».

Aprì poi leggermente le palpebre, quanto bastava per lasciar scivolare la pupilla stanca lungo il corpo del fratello. Si sentiva frastornato dal vino, doveva essere stato qualche grado più alto rispetto al solito che usavano bere per festeggiare.

Sogghignò.

Non aveva mai visto Tokitatsu indossare un papillon, nemmeno nelle cerimonie più importanti. Doveva essere stata una vittoria significativa anche per lui. Oppure un semplice sfizio che desiderava togliersi da tempo, quello di vestirsi a puntino.

Sussultò d’un tratto, l’occhio catturato da un particolare che si ricordò aver scrutato per l’intera serata.

 

«Cos’è quel libro che tieni sottobraccio?», chiese incuriosito destandosi dal suo riposo, «E’ tutta la sera che te lo tieni appresso». «Questo, caro il mio fratellino, non è un ‘libro’ ma un diario», precisò Tokitatsu apostrofandolo mentre prendeva posto alla sua scrivania, «Il mio diario».

«A trentasei anni tieni ancora un diario?», domandò in tono incredulo che aveva un che di canzonatorio Hirato, alzandosi dalla poltrona ed avvicinandosi poi alla sedia del fratello, cercando di sbirciarne il contenuto. Tokitatsu, avvertito che ebbe il movimento del comandante e le sue intenzioni, sussultò atterrito richiudendo la pagina del diario imbarazzato e lasciando Hirato di stucco.

«D-Davvero?», chiese quest’ultimo incredulo sorridendo, «E’ davvero un diario segreto?».

«S-Sì!», esclamò il castano annuendo rosso in volto, distendendosi sopra la copertina come per proteggerla, «E’ mio. Ci scrivo, ok?!».

Il fratello sospirò. Che bambino.

Si sfilò la montatura degli occhiali appendendola alla sua camicia ed abbracciò il fratello: «Ti lascio alla tua scrittura, allora. Io me ne torno sulla Nave». «Eh?! Da già?!», domandò lagnoso Tokitatsu alzandosi e guardando con occhi combattuti il fratello mentre rindossava la giacca, «Ma è presto! Resta ancora un po’!».

«Non posso. Devo fare un salto alla Torre di Ricerca per discutere di alcuni argomenti importanti con Akari. Finisce il turno tra un’oretta», disse Hirato, un sorriso illuminò d’un tratto il suo volto, «E non vorrei fare tardi».

Tokitatsu sospirò comprensivo. Aprì il cassetto della scrivania e ci lasciò scivolare dentro il diario.

«Va bene...», mormorò rattristito porgendogli la tuba, rimasta fino ad allora appoggiata sul tavolino, «Spero che tu torni a trovarmi presto. Lo sai che apprezzo le tue visite».

Il comandante sospirò e si portò un palmo alla fronte apprensivo dunque gli sorrise.

Sarebbe tornato presto. Tokitatsu poteva contarci.


 

***


 

«Comandante Hirato», mormorò con una punta di stupore la segretaria vedendolo entrare, «Se sta cercando il signor Tokitatsu, è uscito un quarto d’ora fa per la riunione alla Tavola Rotonda Z».

Hirato sorrise e si tolse cortesemente la tuba: «Ah, grazie mille. E’ un vero peccato che non sia qui, mi sarebbe piaciuto potergli parlare. Se non è disturbo, vorrei entrare un attimo nel suo studio, credo di aver dimenticato qualcosa quando sono venuto ieri sera».

La donna non fece domande e gli consegnò tra le mani le chiavi dell’ufficio.

Era ordine del suo superiore –in fondo, di non negare mai nulla al Comandante della Seconda Nave.

Hirato aprì placidamente la porta, senza fretta e la richiuse con altrettanta delicatezza ed attenzione. Sfiorò poi la superficie della scrivania di noce, liscia e lucida, ed aprì il cassetto.

Il ‘libro’ era lì.

Se Tokitatsu glielo aveva proibito convenne che doveva avere davvero delle valide motivazioni.

Informazioni segrete sul nemico? O sfoghi nei confronti dei suoi colleghi alla Tavola Rotonda?

Lo prese tra le mani e lesse rapido l’intestazione in cima alla pagina. Scosse la testa rassegnato.

Era davvero un semplice diario.

Si sentì quasi deluso ad aver immaginato anche solo per un istante che potesse essere qualcosa di più.

 

Caro diario, oggi ho deciso di proporre un brindisi per il successo della missione al Palazzo di Fumo. Hirato e Tsukitachi hanno fanno un impeccabile lavoro –anche se i membri della Tavola Rotonda non sono purtroppo della stessa opinione. Non smetterò mai di essere fiero del mio fratellino. Avrei voluto si fosse trattenuto di più ma non l’ho forzato. E’ bello sapere che ha sempre qualcuno che ama e da cui tornare. Sono passati i tempi in cui il suo cuore era un austero posto. Spero solo che Akari se ne sappia prendere cura. E parlando di amore, ieri nello show televisivo è anche [...]»

 

Richiuse il diario irritato. Se quella roba fosse finita accidentalmente tra le mani di qualcuno, sarebbe stata la fine per la sua reputazione.


 

***


 

«Ha trovato quello che cercava, comandante?», domandò la segretaria mentre si puliva disinteressata le sporche lenti degli occhiali. Hirato si voltò ed annuì sollevato.

«Può farmi una cortesia...?», le chiese dunque in un affabile sorriso, «Non dica a Tokitatsu che sono venuto nel suo studio questo pomeriggio. Si sentirebbe terribilmente dispiaciuto per non avermi potuto salutare».

 

La donna annuì ed Hirato poté starsene tranquillo per un po’.

 

 

 

«Ehi Hirato, guarda il mio nuovo diario!»


 

O almeno fino a quando il fratello non ne comperò uno nuovo.

   
 
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