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Autore: foreverwithyou    14/09/2013    4 recensioni
Tratto dal video:
Nuova casa, nuova vita.
I soldi non fanno la felicità perché lei aveva i soldi e non era felice.
Il non essere considerata, amata e rispettata come moglie le distruggeva l’anima.
Non era mai abbastanza. Non capiva cosa avesse di sbagliato.
Lei era così debole. Poteva morire da un momento all'altro se non fossero state ascoltate le sue grida.
Lui era così bastardo. Neanche la morte gli faceva paura.
Le faceva del male. Del male sul serio.
Non c’era niente da riparare. Le cose stavano così.
Ma la svolta stava arrivando.
« Ora hai paura dei morti? »
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trailer.

Capitolo 2

«She's here.»
 
«E’ un suicidio.» Disse il detective Green allontanandosi dal cadavere di Lydia. «Suicidio?.» Domandò a sua volta Jake come se fosse terrorizzato da quella parola. «Sì, lei mi ha detto che non aveva nemmeno sentito sua moglie rientrare in casa. Poi qui terra ci sono pillole di tutti i generi, è ovvio che Lydia non aveva più voglia di vivere. Lei sa dirmi il perché?.» Disse il detective. Jake non sapeva cosa rispondergli, era troppo spaventato nel vedere un’intera squadra di polizia frugare tra le sue cose e quelle di Lydia. Il detective Green ritenne opportuna la visita di Jake al commissariato quel giorno così lo scortarono fino a destinazione. Dopo un’oretta di domande su Lydia e il suo suicidio Jake venne lasciato andare. Il detective Green era davvero sbalordito, come poteva un marito non accorgersi del malore di sua moglie? Lydia, da quanto gli è stato riferito, non era mai stata una donna con disturbi mentali.. C’era qualcos’altro sotto e il detective voleva scoprirlo. Non è tutto oro quello che luccica. Così, prese la briga di rivolgere alcune domande all’ufficio di Lydia e anche a quello di Jake. Uscì alquanto dubbioso da quegli interrogatori, molte persone rimasero stupite dalla notizia della morte di Lydia e alcune mantennero il loro contegno e la loro strafottenza. La signorina Julie McLeod, segretaria dell’avvocato Chandler, non la raccontava giusta al detective Green così venne chiamata in commissariato. Il caso non era ancora chiuso, Green aveva una mezza idea su quale fosse stato il motivo del gesto di Lydia. A Jake vennero date delle ferie per riprendersi dal dolore della morte di sua moglie mentre la polizia continuava ad assillarlo. «Lydia è morta, detective. Non c’è bisogno che lei, del suicidio di mia moglie, ne faccia un affare di Stato.» Disse nella rabbia. Una macchia sulla sua tunica di avvocato rendeva Jake un perdente. Voleva che tutti ficcassero il naso nelle proprie faccende e che il caso del suicidio di Lydia fosse archiviato. Non voleva essere compatito, voleva annegare nel whisky e nella lussuria più sfrenata. Lui stava bene. La sua adorata bottiglia, per la quale ha combattuto tante lotte contro Lydia perdendo serenamente, era di nuovo nelle sue mani. Frasi senza un nesso logico iniziavano ad uscire dalla bocca di Jake, più ubriaco che mai. Quel bordello si stava svuotando e lui era ancora lì ad amoreggiare con delle fanciulle finchè non venne sbattuto fuori a pedate dalla grassa signora, proprietaria del locale. Con il collo della bottiglia stretto in un pugno e la camicia a brandelli iniziò ad esibirsi, per le strade vuote di quel quartiere Newyorkese, in una vecchia canzone dei Beatles. Da ubriaco parlava l’inglese in modo quasi incomprensibile. Si fermò un attimo appoggiandosi ad un muro per poi vomitare anche l’anima. Gli sforzi erano talmente forti che lo fecero piegare in due. Jake ghignava, le cose gli andavano più che bene da quando Lydia era morta eppure erano passati solo due giorni. Davvero strano! Ride bene chi ride ultimo. In un eco proiettato da un vicolo vicino, Jake, sentì il suo nome. Ritornato in posizione retta, si ripulì con la manica della camicia facendo scomparire quegli insensati ghigni. L’eco continuava a chiamare il suo nome, si stava avvicinando sempre di più a lui e si poteva anche distinguere che era la voce di una donna. «Lydia?!.» Disse mormorando. Una lunga e forte folata di vento fece sbattere Jake con la schiena sull’asfalto. Riprese a ridere e a guardare quella bottiglia quadrata contenente ancora qualche dito di alcoolico. Si rialzò e riprese a camminare. Tirò un respiro di sollievo quando vide di essere ritornato nel suo amato salotto, la sua casa gli era mancata in quei due giorni. «Non ti ho dedicato abbastanza tempo, sono stato troppo preso da altro.» Disse concludendo con una grande risata. Neanche a Lydia aveva mai detto una cosa del genere.. Si recò in bagno e si lavò il viso, ma una sciacquata agli zigomi non bastava per togliersi quel tanfo di alcool da dosso, ci voleva una doccia. Jake, però, era troppo stanco per una doccia così si fiondò sul divano e, una volta tolte le scarpe, chiuse gli occhi. Una musica improvvisa lo fece sobbalzare, si guardò in torno e noto che l’impianto stereo era acceso e suonava la canzone che, ai tempi del college, faceva impazzire Lydia: ‘Thriller’ di Michael Jackson. Jake aggrottò le sopracciglia, si alzò dal divano e spense lo stereo. Si voltò e vide una figura femminile con le cosce accavallate seduta sul divano dove lui, poco prima, dormiva beatamente. Jake scosse la testae sbatté gli occhi pensando che era un’allucinazione dovuta al troppo alcool e, infatti, lo era. Quella figura non c’era più e, Jake tornò a sdraiarsi e a dormire. Dopo delle ore di riposo un fruscio d’acqua svegliò Jake che, strafottente, tornò a chiudere gli occhi ripetendo a se stesso che quella era un’altra allucinazione dovuta al whisky. L’acqua non smetteva di scorrere e così, infastidito, si alzò dal divano di scatto e si recò verso il bagno, la stanza da cui proveniva il fruscio. Nel corridoio si bagnò i piedi nudi, incredulo spalancò la porta del bagno e vide che la vasca era talmente colma che l’acqua fuoriusciva. Corse verso essa e chiuse la fontana. Abbassò lo sguardo verso la vasca e, nell’acqua, vide riflessa per un secondo l’immagine di Lydia che imprecava in un urlo disperato. Jake si tappò le orecchie con le mani e cadde nella pozzanghera dietro di lui. Serrò gli occhi e rimase immobile per qualche secondo, il tempo in cui le urla si placarono. Riaprì gli occhi, un po’ spaventato da tutti quegli strani fenomeni che stavano accadendo, decise di tornarsene a dormire dato che erano solo le quattro del mattino. Tra veglia e sonno trascorse le ore seguenti, fin quando il primo sole non si manifestò. Solo allora si alzò e si preparò un bel caffè forte, doveva davvero riprendersi. Sorseggiando il suo caffè si accorse che l’acqua sul pavimento del corridoio della notte prima non c’era più. Si compiacque e pensò che quello era davvero tutto causato dall’alcool. Delle risate divertite fecero sparire l’espressione rilassata dal volto di Jake. Si guardò in torno con aria smarrita. Stava succedendo di nuovo, con la sola differenza che lui non era ubriaco. Un rumore di scarpe col tacco sul parquet del salotto lo fece sbiancare. Si avvicinò ma non vide nessuno, sentiva solo quel rumore netto e vicino. Scosse la testa più volte imprecando di smetterla a chiunque fosse a fargli quel dannato scherzo. Ritornata la quiete in casa, Jake, decise di farsi una doccia, puzzava sul serio. In quella soffocante cabina doccia piena di vapore non si respirava ma a Jake piaceva così. Riaprì gli occhi e, dal vetro appannato, intravide la figura di una donna di spalle appoggiata ad esso. Senza paura spalancò le porte della cabina doccia ma non vide nessuno. «Pensavo fosse più grosso.» Una voce calda e femminile fece sobbalzare Jake che voltò il capo e la vide seduta sul bordo della vasca. «Lydia?!. Non può essere.» Disse Jake incredulo. Lydia era davvero lì?. Si alzò lentamente e iniziò a camminare verso di lui con un sorriso beffardo sulle labbra. Il suo corpo era avvolto da un vestitino di pizzo nero che lasciava intravedere alcune zone del suo corpo. Si manteneva in perfetto equilibrio su dei tacchi, in tinta unita col vestitino, alquanto vertiginosi. I capelli corti, ricci, biondi e ribelli le ricadevano sugli occhi tinti di un nero intenso che faceva risaltare il loro colore azzurro. «Non sta accadendo veramente.» Disse Jake in preda all’ansia. Una risata beffarda da parte dell’insolita Lydia fu la reazione che suscitò quell’affermazione. Quella donna si avvicinava sempre di più a Jake che, prontamente, indietreggiava verso l’interno della doccia. E, appena fu ad un palmo da lui, il suo bellissimo viso si mutò in un viso demoniaco e pauroso. «Ora hai paura dei morti?.» Fu l’unica cosa che si riusciva a comprendere in quelle urla. Jake urlò, a sua volta, e sbraitò scivolando sull’acqua e sbattendo la testa contro le mattonelle della doccia perdendo i sensi per un po’ mentre quell’essere scompariva nel nulla. Si risvegliò con la testa dolorante, era ancora un po’ frastornato e confuso da quello che gli era successo poco prima. Si asciugò e si rivestì. La giornata doveva trascorrere normalmente, questo era il pensiero di Jake. Ordinò da mangiare, vide la TV e, nel pomeriggio, ricevette una visita. «Oh, cazzo.. Jake,ma cosa ti è successo?» Domandò Charlie, il suo migliore amico. «Lei è qui.» Disse Jake mettendo le mani sulle spalle di Charlie. «Lei, chi? Una donna? Vuoi che torno più tardi?» Domandò Charlie. «No, non una donna qualsiasi, Lydia.» Disse guardandolo con occhi terrorizzati. «Ma che cazzo dici, amico? Lydia è morta. Me l’ha detto il detective Green quando è venuto in ufficio l’altro giorno.» Disse Charlie. «Abbiamo visite?» Domandò Lydia comparendo alle spalle di Charlie, il suo viso era di nuovo apposto. Jake lanciò un urlo disperato indicandola. «Guarda, Charlie. È proprio dietro di te!» Disse Jake. Charlie si girò ma non vide nessuno. «Amico, ma cosa ti fumi? Lydia non è qui.» Disse Charlie ridendogli in faccia. Lydia guardò Jake con il suo solito sorriso beffardo e gli faceva ‘no’ col dito. Nessuno, oltre Jake, poteva vederla e sentirla.
 
   
 
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