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Autore: IlaOnMars6277    14/09/2013    4 recensioni
"Segreti, bugie, pericolo, costrizioni, dolore e rimpianti: ecco di cosa è fatta la mia vita"
Genere: Azione, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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AMICO, AMANTE, COMPLICE

Jared


Busso delicatamente alla porta bianca di fronte a me, arretro leggermente quando sento dei passi dell’altra parte. L’uscio si apre e scorgo una donna minuta, dai capelli dorati che mi chiede qualcosa in francese.
“Ehm..Mi scusi, cercavo Chloe. Sono un amico..Jared Leto..”
Si acciglia e arrossendo violentemente risponde “E’ a Père-Lachaise, in Rue du Repos, non molto lontano da qui. Puoi arrivarci a piedi..” si congeda con un sorriso chiudendo la porta lentamente.
Scendo rapido i gradini, inserendo la via sul navigatore del cellulare, due minuti a piedi, perfetto.

Le foglie secche scricchiolano sotto i miei passi svelti, sistemo il cappuccio sulla testa per ripararmi dall’aria fresca del tardo pomeriggio e svolto a destra in una stradina poco abitata. Il posto che devo raggiungere è in fondo alla via, accelero la marcia riponendo il telefono nella tasca. Quando la strada termina mi trovo di fronte ad un muro imponente, un cancello in ferro battuto che nasconde al suo interno un cimitero. Controllo di nuovo la via per essere certo di aver capito bene, attraverso l’incrocio ed entro, scegliendo una delle stradine di mattoni. Gli alberi spogli circondano le mura alte, il vento leggero solleva le foglie creando una soave melodia di sottofondo che accompagna il silenzio. Questo posto è immenso, come faccio a trovarla? Ho intrapreso un viaggio di ore per raggiungerla, ed ora che è a pochi metri da me non lascerò che sia questo a fermarmi.
Vago per ore nei  viottoli e le strade più larghe sbirciando ogni volto che incontro durante il cammino, per lo più turisti muniti di fotocamere che immortalano le meravigliose sculture. Mi fermo a riprendere fiato, contemplando le nuvole rosse nel cielo, il sole sta tramontando ed i piccoli lampioni prendono vita. Di fronte a me un prato verde, in parte ingiallito dall’autunno inoltrato, quando penso di tornare a cercarla a casa, vedo una donna seduta a terra con le gambe incrociate che fissa due lapidi. Mi avvicino lentamente, pestando di proposito le foglie a terra per avvertirla della mia presenza, quando arrivo non si volta; mi siedo accanto a lei.
“Come facevi a sapere dove fossi?”
“William mi ha dato l’indirizzo e mi hanno detto che eri qui..” Inclina la testa verso di me inchiodandomi con gli occhi arrossati dal pianto.
“E’ in prigione vero?”
“Si..” le afferro una mano infreddolita e la stringo forte.
“Non me ne sarei mai andata di mia spontanea volontà..” capisco a cosa allude.
“Ero deluso, ma dentro di me lo sapevo...Da quanto sei qui? E perché?” ricambia la stretta e indica con il mento le lapidi di fronte a lei. Quella più lucida porta il nome del dottore, Samuel Harvey, quella chiara e più rovinata riporta il nome di una donna Marie Lefevre, la donna nella foto, castana e con gli occhi verdi sorride alla macchina fotografica, spensierata e giocosa. Guardo Chloe e riporto l’attenzione all’immagine un paio di volte prima che lei confermi quello che sto pensando “Si era mia madre.. Sono lapidi simboliche..” sussurra.
“Non capisco..”
“Nessuno dei due è seppellito qui, ma il loro sogno era tornare nella terra natale di mia madre, così sua sorella ha avuto questa idea..”
“Si conoscevano?” chiedo, sono avido di informazioni, ma mi pento di esser stato così curioso allora aggiungo “Se non vuoi raccontare fa nulla..non preoccuparti..”
Fruga nelle tasche del giacchetto e mi porge una lettera scritta a mano “L’ha scritta mia madre a Sam..”
La afferro e leggo.

“Ho iniziato questa lettera in vari modi..Caro Sam, Caro amico, Caro amante, Caro complice…Nessuno di questi andava bene perché tu sei tutte queste persone. Sarà per questo che ci siamo avvicinati, sarà per questo che ci capiamo nonostante le cose non siano andate come speravamo. Sento la tua vicinanza e comprensione anche solo ricordando il tuo sguardo, lasciandomi invadere dai ricordi, seppur rari ma intensi. Non rimpiango nulla della mia vita perché quello che mi hai donato è più importante di tutti gli sbagli e le avventatezze. Proteggi quello che ci sta più a cuore, in qualsiasi modo tu conosca, so che farai quello che credi giusto per entrambi.
Mentre sto scrivendo sorrido imbarazzata pensando che ormai poche persone utilizzano dell’inchiostro su carta per comunicare quello che vogliono dire, o che celano in fondo al cuore. Ma so per certo che rimarrà nel tempo, qualsiasi cosa mi succeda, questa lettera vivrà e lo farà abbastanza a lungo da finire nelle mani di chi saprà custodirla con gentilezza ed affetto.
Un’ultima cosa: per poter mantenere la promessa che ti chiedo, dovrai custodire i nostri segreti per sempre. Nessuno e ripeto, nessuno, verrà a saperlo; perché la metteremmo in pericolo indirettamente. La curiosità e la voglia di giustizia sono armi a doppio taglio come ben sai, e potrebbero portarla alla rovina. In quel caso, nessuno di noi due avrebbe il potere di rimediare. Solo quando sarai certo di non avere altra scelta o che sappia affrontare quello che la vita le ha riservato, potrai liberare il cuore da questo macigno.
Non scriverò ti amo alla fine di questa pagina, ma qualcosa che per me è più importante.
Mi fido di te.                                                                                       Marie”
 
“Parlano di te?” chiedo chiudendo delicatamente il foglio di carta e riconsegnandolo nelle mani di Chloe. Alza il viso arrossato dal vento fresco annuendo “Jacqueline, la nipote di Sam mi ha raccontato tutto..Sam ha conosciuto mia madre quando lei iniziò ad andare in terapia da lui. Era solo triste e demotivata, finché non si innamorarono…” una lacrima sfugge dalla ciglia già umide, la raccolgo con il pollice assaggiandone il sapore salato, come la verità che continua a snocciolare Chloe in un leggero sussurro, non badando ai miei gesti “Bob li scoprì e vietò a mia madre di uscire di casa...non la perdonò ma la trattò con indifferenza finché…”
“Finché?”
“…Non scoprì di essere incinta di me. Bob capì che non ero sua e minacciò di ucciderci. Mia madre lo supplicò fino a scendere a patti…O lei o me.” Sobbalzo alle sue parole ma lei non sembra farci caso, continua a parlare fissando il vuoto “Sam capì cos’era successo per via della lettera, aveva le prove che mamma sapeva quale fosse il suo destino. Minacciò di denunciarlo ma Bob lo comprò con facilità, mi avrebbe tenuta in vita. Questo bastò a lui per fare dietrofront e vigilare su di me” . Scioglie il contatto tra i nostri sguardi lentamente, si siede a gambe incrociate sull’erba, togliendo una foglia stremata dal vento dalla tomba della madre.
“Perché eri in terapia da lui?”Alza le spalle scrollandole “Non lo so..Conoscendo Bob, immagino lo abbia fatto per vendetta, per dimostrare quanti stessi male, per farlo soffrire..”
Giocherella con la foglia che ha tra le mani, la fa in piccoli pezzi riducendola in polvere che poi lascia trascinare via dal vento,  non mi guarda ma continua a parlare “Sai cosa mi fa più rabbia?Che lei non abbia lottato..Si è arresa! Ha lasciato che gli eventi la schiacciassero, ha scelto la via più semplice: morire. Mi ha condannata al senso di colpa decidendo di sacrificare la sua vita,  ha lasciato che fosse Sam a portare il macigno delle sue decisioni…” termina la frase alzando la voce e strappando una manciata d’erba di fronte a lei.
“Forse parlava proprio di questo nella lettera..” si volta indispettita e curiosa facendomi cenno di continuare “..quando dice che avresti dovuto saperlo solo una volta che avresti saputo affrontarlo..”
“Pensi che io sappia affrontarlo ora? No, lo ha fatto solo perché stava morendo..”
“No…ma credo che tu possa imparare da ciò..”
Inclina la testa mentre riflette, il vento le scompiglia i capelli rendendola più affascinante ai miei occhi. Così diversa dalla Chloe che vidi la prima volta dopo che mi tolse la benda dagli occhi. In pochi secondi rivivo i momenti passati con lei, come in una sequenza velocizzata: lei che si stiracchia mostrando la pistola infilata nei pantaloni, lo sguardo di scuse dopo aver confermato che volevano uccidermi, le lacrime calde versate nel mio collo in albergo, il sorriso incerto ed inaspettato mentre giocava con Tomo, le guance arrossate e le labbra socchiuse mentre giaceva sotto di me, il suo sguardo incerto attraverso il vetro del treno, le mani fredde che mi scioglievano la corda, la paura che la attanagliava e la goffaggine mentre cercava di scusarsi per il pugno al naso, le mani insanguinate mentre riponeva al suo posto il quadro sulla cassaforte.
Quasi senza pensarci sussurro “Marie..un nome con cinque lettere..”
Non risponde ma annuisce, nonostante il buio ci abbia quasi inghiottiti distinguo il profilo delicato del naso e le labbra che si rilassano in un sorriso.
Le sposto una ciocca di capelli infilandola dietro l’orecchio e lei mi guarda smarrita, come se si fosse ricordata adesso della mia presenza; le sorrido leggermente e lei chiede “C’è qualcosa di divertente?”
“No..direi di…inaspettato”
Alza le sopracciglia aspettando una spiegazione.
“Tu..”
“Io? E perché mai?”
“Perché mi hai raccontato tutto senza che io ti supplicassi, senza litigare per ore e senza, soprattutto, nasi sanguinanti”
Trattiene un sorriso ma subito torna seria.
“Ormai devo restare qui, dalla nipote di Sam..E’ l’unica persona che conosco che non viva in America..”
Annuisco capendo a cosa si riferisce.
“Non sei ricercata.. Tornerai prima o poi..”
Scuote la testa soppesando le parole da dire “Non tornerei comunque..non ho nulla che mi tiene ancorata a quel paese. Preferisco ricominciare da zero in un’altra città..” Non intendo rispondere quello che mi passa per la testa, sembrerei un liceale alla prima cotta se le dicessi che ci sono io, sarebbe stata lei a dirlo per prima se avesse voluto. Una parte di me, quella che vede una Chloe fragile ed insicura, pensa che sia solo un modo furbo per  allontanarmi. L’altra parte è convinta che sia assolutamente seria e convinta di quel che dice. Si alza ed io mimo il suo movimento.
“Verrò a trovarti allora, mi è sempre piaciuto questo posto..”
“Preferirei che questo fosse un addio..” spalanco gli occhi per un attimo ma ritrovo la compostezza. Il conflitto interiore pende più da un lato quando rispondo “Non pensi di aver sofferto abbastanza?” noto nella mia voce un pizzico di rabbia e dal suo sguardo capisco che l’ha percepito anche lei.
“E questo cosa c’entra?”
“Significa che avevo ragione quando dicevo che ti nascondi dietro al giudizio che gli altri hanno di te. Persino ora che sei libera di scegliere le tue battaglie..”
“Non sono mai stata libera, tanto meno ora” l’afferro per le spalle avvicinandola “Ti ferisci inutilmente, riesco a vedere quello che cerchi di nascondere, non sai fingere così bene come pensi..”
“Abbiamo già fatto questo discorso e ti ho lasciato credere quello che volevi solo per non ferire il tuo orgoglio e metterti in salvo. Mi conosco bene da sapere che è meglio così per entrambi..”
“Sei contraddittoria e fuggi da te stessa non mettendoti in gioco..Non mi ero sbagliato quando ho intravisto la ragazza che si nasconde dietro alle cicatrici che porta..” le sfioro quella che ha sul sopracciglio e lei chiude gli occhi in preda ad una lotta interiore.

Approfitto del piccolo momento di smarrimento e la bacio, soffoco i suoi pensieri stringendo al mio corpo la sua figura esile ed i suoi muscoli rigidi che si sciolgono  appena le nostre lingue si sfiorano, in una danza che diventa audace. Accarezza la mia schiena dolcemente ma afferra i capelli con gesti rabbiosi ed insolenti che mi gridano di smetterla. Li ascolterei volentieri se le sue labbra avide non mi confermassero il contrario, cercano le mie senza regalarsi una pausa per respirare ed il suo corpo si annoda al mio, contraddicendo le sue parole.
Blocco la sua furia; impaziente di dimostrare l’ovvietà dei suoi gesti ma lei mi precede sussurrando “Questo era un bacio d’addio Jared…” indietreggia leggermente sfiorandosi le labbra arrossate.
Prima che si volti aggiungo freddamente, reprimendo il tono disperato “Arrivederci..”
Le si acciglia, in quell’espressione che le ho visto fare tante volte “ Sei così testardo..”
 “Dovresti averlo capito ormai..”
Annuisce, lottando contro gli angoli delle labbra che vorrebbero tendersi in un sorriso “E’ una battaglia persa..” mormora.
 
Alza la mano in segno di saluto e si volta scomparendo tra le stradine poco illuminate del cimitero.

“Lo vedremo” bisbiglio in una semplice promessa confessata al vento e alla notte che mi fanno da testimoni.







*********
Al prossimo capitolo che sarà l'epilogo. Rimando i ringraziamenti fatti come si deve alla prossima :)

 
   
 
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