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Autore: Stay away_00    14/09/2013    2 recensioni
KlausxNuovo personaggio.
E' una storia tratta da un GDR, così come la coppia, ideata da me e una mia amica.
Si ambienta appena dopo la terza stagione, soltanto che Elena è morta, ma Klaus ha sempre un asso nella manica. :')
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO 1.

 Niklaus si ritrovò a giocherellare con un piccolo nastrino di seta rossa, che aveva sottratto alla sua ultima vittima, appena poche ore prima.
Quel pomeriggio si era svegliato con l’intenzione di andare a teatro. Era un po’ che non ci andava e pensava che una bella opera gli avrebbe fatto bene, magari distrarlo dai innumerevoli inconvenienti che stavano avvenendo a Mystic Falls.
Per quello si era vestito di tutto punto e aveva deciso che avrebbe passato una bella serata, all’insegna del divertimento, come faceva un tempo con suo fratello Elijah o con Rebekah. Odiava doversi svagare da solo, quindi alle volte preferiva non farlo, e soggiogare qualcuno per tenergli compagnia gli sapeva di patetico e quindi non si azzardava neanche. Alla fine le sue giornate trascorrevano all’insegna della solitudine e della bella vita, come se quella potesse rimpiazzare il vuoto che avevano lasciato le numerevoli perdite subite.
Ma quella sera c’era qualcosa di diverso, la solitudine non gli pesava come al solito e una sensazione di pace si era impadronita di lui una volta uscito dal teatro.
A quel punto aveva visto una donna, ovvero, la donna che aveva visto sul palco quella sera, quella che interpretava una bella giovane cresciuta agli inizi del seicento nell’alta borghesia.
Decise di avvicinarsi a lei, magari usarla come cena, aggiungere a quella sensazione di pace qualcosa di meglio, aggiungere a quella sensazione di pace qualcosa di vitale e significativo.
E forse quel nastrino era il simbolo che si era lasciato condizionare troppo, non si era sentito come sperava, anzi, il sangue aveva scacciato la pace, e qualsiasi altra cosa.
Si rigirò il nastrino tra le dita ancora per qualche minuto, poi lo posò sul tavolino di fronte a lui. Pensò di gettare anche quello nel suo “discreto” baule, ci aveva rimuginato un po’ quando lo aveva visto tenere legati in una complicata acconciatura i capelli della donna, ma poi aveva optato per tenerselo. Magari gli sarebbe servito per qualcosa di teatrale, quella notte, o quella successiva, non gli importava quando, ma era sicuro che lo avrebbe usato. Anche solo per simbolizzare che la sua non era pace, ne vita. La sua era un esistenza priva di alcun sentimento, segnata dal rosso. Il colore di quel nastro.

 Una ragazza, alla fermata dell’autobus, si guardava intorno affascinata. Come se vedesse tutto quello per la prima volta.
Aveva girovagato molto a causa di Klaus, che le chiedeva di raggiungerlo nei posti più impensabili, alle volte molto lontano dalla reale abitazione dell’ibrido. Tendeva a fidarsi poco e quello lo sapevano tutti, ma Hèloise non era mai stata in un posto tanto anonimo e semplice. Mystic Falls sembrava piacergli.
Si sistemò lo zainetto che conteneva i pochi indumenti che possedeva sulla spalla sinistra e lanciò un’altra occhiata al luogo, poi annuii decisa, promettendo a se stessa che quello era l’ultimo favore che avrebbe fatto al vampiro e salì sul mezzo di trasporto.
Si rigirò una ciocca di capelli castani tra le dita e gonfiò le guance, per poi sbuffare rumorosamente, una volta che si trovò al centro della città. A quel punto non sapeva dove andare, dato che l’uomo non le aveva dato nessun indirizzo.
Alle volte amava giocare con lei, o metterla alla prova… oppure spaventarla.
C’erano alcune volte, sin da quando era bambina che sfoderava i canini, minacciandola di morderla, sapendo che era la cosa che spaventava più la ragazza, oppure decideva di non dirle indirizzi o nomi di persone, così che avrebbe potuto mettere alla prova i suoi poteri.
In quei momenti lo odiava terribilmente.

 Riuscì a trovare l’abitazione soltanto due ore dopo, ormai era quasi ora di pranzo e debitava che Niklaus fosse a casa, ma tanto valeva provare, quindi suonò il campanello.
Le venne ad aprire una ragazza, sulla ventina con lunghi capelli biondi e lineamenti dolci. Indossava una magliettina gialla con sotto una gonna nera aderente, che le arrivava fino al ginocchio, in più, per completare il tutto indossava un paio di tacchi a spillo che dovevano essere scomodissimi.
Sicuramente era una delle cameriere di Klaus.

Scortò la ragazza fino ad un salottino, dove le disse di aspettare il vampiro.
A quel punto Hèloise cominciò a guardarsi intorno e fu subito attratta dalla libreria che si trovava in un angolo, si catapultò a prendere qualche libro e a leggerne i titoli.
Alcuni non ne aveva mai sentiti, mentre altri erano classici: I Promessi sposi, L’iliade, Amleto…
-Puoi portarne via qualcuno, se ti piacciono. –
Disse una voce alle spalle della donna, una voce che le fece correre un brivido di paura lungo la schiena, paura che non avrebbe mai dato a vedere.
Ormai era abituata a quel suono di voce, a quell’accento e  al senso di oppressione che provava ogni volta che la sentiva, ma non riusciva ad abituarsi alla paura, era sempre una spiacevole sorpresa per lei. Non le piaceva.
Scosse il capo e ripose nuovamente il libro al suo posto, poi andò a sedersi sul divano e accavallò le gambe, rivolgendo un sorrisetto gelido, che non lasciava traspirare nessuna emozione se non il disappunto di trovarsi li in quel momento.
-Cosa ti serve, Klaus? –
Chiese senza mezzi termini, odiava girare intorno alle cose. Odiava che lui avesse in mano la sua vita e che potesse decidere cosa fare.
Ucciderla, farla vivere… trasformarla.
Le labbra dell’ibrido si incresparono in un sorriso sornione e si avvicinò al tavolo, dove si trovava una bottiglia di bourbon. Se ne versò un bicchiere e lo portò lentamente alle labbra, ne bevve un sorso e poi sospirò soddisfatto, prima di cominciare a parlare.
-Mia madre, qualche tempo fa, fece un incantesimo su me e i miei fratelli per far si che ridiventassimo tutti umani. Era una strega potente e tu le assomigli molto, sei stata la prima a cui ho pensato per quest’incarico, penso possa riuscirci.
Insomma, il punto è: Devi trovare questa vampira, Katerina Petrova. Ora si fa chiamare Katherine Pierce e farla tornare umana. Nulla di più semplice.-
Disse gongolando, come se le avesse chiesto di fare una cosa stupida e semplice come allacciarsi un paio di scarpe.
A quel punto la ragazza si tirò indietro, quasi di scatto, mentre con il capo faceva cenno di no.
Non avrebbe fatto una cosa del genere. Era un incantesimo davvero antico e complicato, nemmeno una strega del suo calibro ci sarebbe riuscita e con tutta franchezza, aveva paura.
-Non lo farò. –
Rispose fermamente, anche se all’inizio la voce era stata un po’ tremolante, aveva raggiunto soltanto un po’ di decisione a fine frase.
A quel punto il viso di Klaus si rabbuiò, soltanto per qualche secondo, prima di bere un secondo sorso dal bicchiere, infine la sua espressione mutò, diventando sadica.
-Conosco molti modi per convincerti, amore. -

   
 
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