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Autore: ParalyzedArtwork    15/09/2013    0 recensioni
Dopo la famiglia Harmon, la casa fu intrisa da un grande via vai di gente, il piano di Vivien si stava attuando... Ma cosa accade se una coppia sconvolge le loro carte?
Ed il piccolo nipotino di Constance, come sarà diventato? Ed i fantasmi, cercano ancora vendetta?
Ed un collegamento con Asylum?
Buona lettura.
Genere: Erotico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Non-con, Violenza
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Rick aveva portato via Danielle dallo scantinato e adesso le teneva la faccia con le mani fissandola negli occhi e ribadendole di smetterla di andare in quel posto per il suo bene se non voleva tornare lì dentro di nuovo.
La ragazza ancora spaventata aveva risposto con un lieve cenno ed era stata riportata in cucina insieme a tutti. Appena arrivarono sulla soglia della sala da pranzo la ragazza cinse il suo volto di un finto sorriso dolce e benevole.
”Scusate, quando ero in bagno la luce è andava via e mi sono persa.” Fece finta di essere stata spaventata come un bambina. Rick la fissava serio. “L’ho trovata nel corridoio che scendeva appena è tornata la luce.” I genitori di Danielle abbracciarono la figlia  e continuarono la serata come nulla fosse accaduto; ma qualcosa poco lontano da loro li stava fissando.

Quella notte Danielle era in bagno e si guardava allo specchio. Continuava a ripensare a tutto ciò che era successo, a quel ragazzo allo scantinato, quando sua madre bussò alla porta. “Sì?” “Tesoro, sono io.” Andò ad aprire la porta sempre mantenendo quel suo finto sorriso “Tutto apposto mamma? Mi dispiace per la cena, comunque ho finito in bagno” Cercò di andare via ma aveva già notato quello che la mamma aveva in mano. “Fiorellino, credo che dovresti tornare a riprenderle, almeno per un po’. Sai è la rotazione annua.” Lo sguardo della donna era diventato quasi famelico ma la sua voce mantenne quell’accento premuroso di una mamma. “Non vuoi che ti riportiamo lì no?” Le accarezzò i capelli “Non è colpa tua se sei pazza, ma la mamma non può permettersi che tu faccia del male alle persone.” Danielle stava per mettersi a piangere, sentiva il suo cuore scoppiare. La madre gli porse la pasticca. Lei la prese e la ingerì, poi sorrise diede un bacio sulla guancia alla madre e le augurò la buona notte.

Appena arrivata in camera prese un fazzoletto di cotone da un cassetto e sputò la pasticca che aveva fatto finta di ingerire. “Non le prenderò mai, puttana.”


L’estate era passata e le scuole si stavano riaprendo ed i genitori di Danielle avendo ripreso a lavorare l’avevano affidata alle cure di Costance. “Tesoro, starai temporaneamente da Costance, non vogliamo che tu possa farti del male.” Aveva trovato posto nella camera degli ospiti, si era sistemata come meglio poteva. I suoi genitori partivano spesso ed a quanto pare la sorella di suo padre si rifiutava sempre di ospitarla. Stava disfando le valige quando trovò le pasticche e nella sua mente rimbombarono le aspre parole di sua madre in casa “Mi raccomando due volte al giorno. “ si inginocchio di fronte a letto e svuotando il barattolo della pasticche ed iniziò a contarle. La madre ne metteva sempre qualcuna in più, sta volta però erano cinque ma avrebbe lasciate dieci nel caso fossero tornati prima. Mentre sistemava tutto si fermò all’improvviso. La sua mente fu bloccato dai ricordi del Manicomio.
In quel momento, in quella stanza vuota riusciva a ricordare le urla della gente ed il camice blu che indossava sempre, era costantemente costretta a stare a letto, legata con cinghie di cuoio ma ogni tanto le era concesso, il pomeriggio, di passare il tempo nel salone con tutti.
Erano i tempi in cui ancora non si era rassegnata che fosse nel giusto, che era viva e poteva fare qualsiasi cosa volesse, avverare ogni sogno. Era contro le medicine che somministravano e si era ribellata parecchie volte quando veniva l’ora di prenderle.

In quel periodo si era risvegliata della speranza in lei, aveva da poco conosciuto un ragazzo che la invitava spesso a giocare a dama. Aveva dei grandi occhi azzurri ed i capelli color rame d’orato di circa ventitre anni. Era stato ridotto quasi ad un vegetale, non parlava più ed i suoi movimenti erano molto lenti. Aveva subito diversi elettroshock causa il suo agitato passato. 

Un giorno mentre tutti erano in fila per la pasticca pomeridiana, Danielle andò lì e gettò il vassoio a terra, disperse tutte le pillole e i bicchieri per la stanza. “Non dovete prenderle, vi vogliono uccidere. Non prendete questa MERDA. Guardatevi, voi siete diversi, voi siete persone non siete pazze, siete solo..” Era troppo tardi. Le guardie l’avevano bloccata, aveva provato a dimenarsi ma era stata anestetizzata. Piano piano iniziava a perdere i senti e veniva trascinata in cella. Lì venne fatta sdraiare sul letto, spogliata e frustata finchè il sangue non avesse coperto la sua pelle bianca era stata lasciata tra urla ed il dolore atroce.
Aveva vomitato tutta la notte, poi si era alzata e non ancora cosciente di dov’era erauscita dalla stanza, iniziando a vagabondare per i corridoi. Quella sera sfortunatamente per lei anche qualcuno era voluto uscire. Ultimamente nel manicomio erano arrivati tre uomini, alcolizzati e drogati, accusati di stupro e omicidio. Quella sera vedendola nei corridoio, con quella veste bianca, decisero di aggredirla.
Era stata bloccata a terra da due mentre il terzo le aveva alzato il camice e sbottonandosi i pantaloni, l’aveva penetrata con violenza. Aveva chiuso gli occhi, sentiva un lieve dolore, che aumentava e diventava sempre più forte a causa del effetto svanente dell’anestetizzante. Tutto era continuato fino all’arrivo delle guardie  alla mattina.
Era stata punita di nuovo e dentro di lei, adesso aveva la certezza di essere morta.

Aveva iniziato a piangere ed adesso era arrotolata su se stessa, ricordava tutto quel dolore e sapeva che infondo allo scantinato c’era qualcosa che avrebbe potuto aiutarla. In quel momento Rick era arrivato nella sua camera e prima che potesse accorgersene lui la stava abbracciando.
”Non possono più farti del male. Ma non andare lì.”
Aveva alzato il volto ancora in lacrime. “Perché no. Chi è quell’uomo? DIMMELO.”
”Qualcuno che è morto lì tanto tempo fa, e continua ad uccidere come uccidette in vita.”
Da sotto la cucina una donna dai capelli biondi chiamò i due ragazzi invitandoli a scendere per la colazione. Dovevano sbrigarsi non potevano arrivare tardi il loro primo giorno di scuola.

Arrivati a scuola i due si divisero, Danielle cercava di evitare la presenza di Rick, non si fidava ancora ciecamente di lui, c’era qualcosa che non la convinceva. Rick non aveva tempo di stare a pensare a Danielle, del resto nella scuola era il ragazzo più popolare ed appena arrivò, come ogni giorno, fu assalito da un gregge di ragazze che cercavano di rimediare un appuntamento.
Il disperezzo della ragazza era aumentato.
Non amava mettersi in mostra, assumeva un comportamento tranquillo e regolare. Fece un veloce giro della scuola, cercando la classe di scienze, mentre da lontano continuava a sentire la voce delle ragazze che “adoravano” Rick.
Entrò nell’aula per non sentire gli schiamazzi ed in quel preciso momento la campanella suonò e decise di accomodarsi in un posto qualsiasi. Tutti entrando e notando quella ragazza così pallida dai lunghi capelli bianchi si domandarono chi fosse. Appena entrò l’insegnate iniziarono le presentazioni.
”Piacere, Marshall Danielle. Starò qui giusto per un’annata prima di trasferirmi nella capitale, vengo da un paesino a circa 3 ore di distanza da qui. Sono due anni indietro causa problemi di salute, che non sono legati al colore della mia pelle e non sono tinta, mia madre è albina. Finito…”
La ragazza si rimise apposto nel brusio generale di commenti mentre la professoressa iniziava a distribuire un test di scienze.
Il cortine era un posto immenso e Danielle si mise a sedere a terra vicino un grande vaso di una pianta. Era leggermente nascosta da tutti gli altri, quando all’improvviso  un ragazzo si sedette accanto a lei.
”Mamma cos’ha preparato?” Era Rick e adesso la sua presenza lasciava in lei una sensazione sgradevole. “Pasta fredda pare. Tieni.” “Perché ti agiti, tesoro?” dicendo questo si avvicinò al collo di lei e lentamente fece scivolare la sua lingua sulla sua pallida pelle, dalla spalla fino all’orecchio fino a sussurarle delicatamente “Sei gelosa?”
Lei si scostò velocemente. “Sta tranquillo non sei il mio tipo.” Dicendo questo si alzò per spostarsi, ma lui le prese la sua mano e strattonandola la fece cadere sulle sue gambe. “Mi dispiace. Piccola.” disse con il suo tono sarcastico e provocatorio Lei cercò di alzarsi ma lui le bloccava la coscia con la mano. Indossava una gonna e lentamante la sua mano svivolò delicatamente sotto l'abito; i due si guardarono. “Sicura di non essere gelosa?” e lentamente avvicinò la sua bocca a quella di Danielle fino ad arrivare a sfiorare le sue labbra; le soffiò sul viso e le leccò il labbro superiore.
La ragazza cercò subito di staccarsi, mentre la mano di lui adesso le sfiorava il sedere, ma prima di andare via Rick le disse “Sei carina, veramente carina.” Con la solita voce provocatoria ed ammaliante, che aveva ogni volta che parlava con lei.


La campanella scandì l’ultima ora e appena stava per recarsi all’uscita della classe trovò tre ragazze ad aspettarla. Le si avvicinarono e la ragazza di mezzo le si parò davanti. “Lo dirò solo una volta novellina, sta lontana da lui.” “Lui chi?” “Non fare la finta tonta, parlo del mio ragazzo.” “E chi sarebbe, scusa?” “Senti ragazzina non ho tempo, quello con cui oggi ti stavi baciando. Stai lontana.” Detto ciò la spinse mandandola a sbattere contro la cattedra. Danielle cadde dolorante e le ragazze lanciandole uno sguardo minatorio scomparirono.
Mentre cercava di rialzarsi un ragazzo dalla bionda chioma l’aiutò. “Che vuoi, vattene via.” Era stanca. “E’ colpa tua, non crearmi altri problemi.” Il ragazzo alzò lo sguardo, le strofinò la guancia e guardandola negli occhi si avvicinò al suo volto. “Torniamo a casa insieme?”
 
Quel pomeriggio mentre tornava a casa, passò di fronte all’immensa villa che i suoi aveva affittato e notò una strana ombra alla finestra vicino quella della sua camera. Il vento in strada soffiava leggero, Rick la strattono. Si girò un momento per guardarlo. “Andiamo?” “Sì, eccomi.” Ma era distratta. Proseguendo verso di lui si girò ancora una voltaverso la finestra. L’ombra era ancora lì, ma sta volta stava andando via.
Si bloccò ancora a guardare la finestra mettendosi una mano in tasca e controllando che avesse ancora le chiavi di casa. “Senti vado un secondo in camera su in casa, aspettami in cucina, ho dimenticato un CD che vorrei farti sentire.”
Dicendo così scappò verso casa.


Avvicinatasi al portone notò che non c’era bisogno di aprirlo perché la porta era socchiusa. Entrando a passi lenti non notò nulla di strano. Salì le scale poggiandosi al corrimano ed arrivando al piano superiore. Era di fronte al corridoio ed infondo ad esso c’era la porta della sua camera. Si guardò intorno, nulla di strano, lentamente procedette in direzione della stanza da bagno situata accanto a quella della sua camera, appena arrivò lì vicino sentì il cuore fermarsi. Si avvicinò per aprirla ma in quel momento la porta iniziò a cigolare e si spalancò. Da dietro la porta ne uscì un uomo vestito di una tutina di lattice nera, che la fissava e scostandosi dalla porta le stava per venire incontro. La ragazza indietreggiò ma sbattè contro la porta della stanza antecedente che era stata aperta.
”Salve.” La voce era acuta e irandosi vide un’uomo che le sorrideva, vestito di nero dal volto per metà bruciato.
Danielle urlò, come se qualcuno le stesse mozzando la testa.

Nota dell'autore: Mi scuso per l'assenza.  
   
 
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