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Autore: Ziseos    15/09/2013    6 recensioni
Un biglietto ed un numero di uno sconosciuto.
Un'appuntamento romantico a sorpresa.
"E così sei tu..Zoro? Roronoa Zoro?"
"E tu sei Nami?"
Sospirai ed annuii con la testa.
"Sono io."
"Dunque..noi due avremmo un'appuntamento oggi,dico bene?"
Mi presi la testa fra le mani con un lampo disperato negli occhi..un'appuntamento con uno sconosciuto, maleducato e rozzo.
Un modo fantastico di cominciare la settimana.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nefertari Bibi, Portuguese D. Ace, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO DUE

APPUNTAMENTO- FASE 1: BAR

 
Mi rigiravo nervosamente una ciocca di capelli fra le dita evitando di fissare il tipo di fronte a me.
Lui teneva in mano un bicchiere piuttosto grande, ricolmo di un liquido chiaro dal profumo molto forte,alcolico.
“La principessa gradisce del sake,forse?”-ghignò aspettandosi un mio rifiuto scandalizzato da quell’offerta.
Invece credo di averlo sorpreso con la mia reazione: feci un cenno al barista di portarmi un bicchiere più grande del suo ricolmo anch’esso fino all’orlo di sake.
Mi girai verso il mio cavaliere sconosciuto,e svuotai in un’attimo il contenuto del mio biccchiere; l’alcool mi scendeva lungo la gola provocando dentro al mio petto come l’impressione di un’incendio,ma non ci feci tanto caso visto che,in fondo, ero abituata anche a bibite decisamente più forti.
Posai il bicchiere sul bancone, mi pulii le labbra ancora bagnate e sospirai deliziata gustando ancora quel goccio di alcool che mi era rimasto in bocca.
Sollevai gli occhi per vedere la sua reazione, e lo trovai a fissarmi strano,con un sopracciglio alzato e l’unico occhio che aveva era spalancato a dismisura.
Già...la cicatrice che aveva sull’occhiio. Non l’avevo notata prima, o perlomeno non ci avevo fatto caso.
Lo squadrai velocemente per coglierne ogni singolo particolare..
Era piuttosto alto, direi una o due spanne più alto di me, considerando che quel giorno avevo zeppe abbastanza alte; aveva una corporatura piuttosto massiccia e muscolosa, da fare invidia a Dwayne”The Rock” Johnson.
Per quanto riguardava l’abbigliamento e il resto, devo ammettere che erano un pò fuori dalla norma, a cominciare dai capelli.
Quale mente sana avrebbe mai potuto tingerseli di verde?!! Sembrava un alga,per la miseria!!
L’abbigliamento era passabile, se non fosse stato per quegli orribili anfibi color verde petrolio scuro tendente al nero...improponibili,semplicemente improponibili.
Probabilmente si doveva essere accorto che lo stavo squadrando perchè cominciò a parlare in tono sprezzante del mio abbigliamento:
“Capelli arancioni eh? Sei  una ganguro per caso? (* ganguro= stile nato in Giappone, dove ragazze si riempiono di autoabbronzante color carota, si tingono i capelli di biondo o di arancione e utilizzano trucchi e abiti molto appariscenti, con colori dal rosa shocking all’argento metallizzato..delle robe inquietanti insomma!)”
“I miei capelli sono naturali al 100%!! I tuoi allora?? Sembra che tu abbia una coltivazione di alghe marine in testa??!!”
“Sono naturali anche i miei quindi chiudi il be..EEEEHHH??! ALGHE?!! Come ti permetti piccola strega?!! E la tua maglia allora?! Chi va in giro con una maglia con scritto << I <3 MANDARINI>>??!!”
“IO. PROBLEMI??”
“Si...non esco con una bambina che porta queste magliette.”
“E io non esco con un cafone che insulta i miei capelli, il mio abbigliamento e i miei gusti in fatto di moda! Oltre ad essere un rozzo bevitore dai capelli ‘algati’.”
“Algati?? Ma che vuol dire?!”
“ i tuoi capelli sono talmente inquietanti, che nemmeno in un dizionario esiste un termine adatto a descriverli, per cui ho dovuto inventare mio malgrado...”
Lui sbuffò, evidentemente scocciato da quella discussione e si guardò intorno; tutto il personale del bar e i clienti si erano fermati a guardarci, chi con la tazzina di caffè a mezz’aria, chi con la brioche ancora in bocca.
Mi girai imbarazzatissima e presi il tipo dai capelli color alga, per il bavero della giacca portandolo via dal locale nonostante le sue proteste.
Appena fuori mi ricordai di non aver pagato il conto, ma scrollai le spalle pensando:
<>
Ora per me incominciava la sfida: passare ventiquattro ore in compagnia di quell’idiota.
  
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