Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: MissBethCriss    15/09/2013    1 recensioni
Secondo la definizione di ohana, che corrisponde al termine famiglia, nessuno viene abbandonato. O dimenticato. Questo Blaine e Sebastian lo hanno imparato sulla loro pelle: sono stati uniti dal fato a due piccoli angeli e mai si separeranno da loro. Il fato, che per molto tempo ha remato contro di loro, ora li ha resi un ohana.
F is for Family. A family named Smythe-Anderson.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Blaine e Sebastian sfortunatamente non mi appartengono, ma sono di proprietà del nostro Ryan Murphy, pelatone fortunato; *sigh*
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro (mi fa sempre ridere scriverlo), ma è stata fatta solo per il puro piacere di scrivere di quei quattro scemi (come qualcuno ha detto) che mi hanno rubato il cuore.









S is for School.
 

Blaine e Sebastian erano molto attenti ai loro figli: compravano determinati giocattoli dedicati sì al divertimento ma che allo stesso tempo gli dovevano insegnare qualcosa, stimolavano la loro fantasia al meglio, stavano attenti anche alla loro alimentazione perché il credo di Sebastian era “mens sana in copore sano” e tutta la famiglia doveva tenerlo in testa, grandi o piccoli che sia, anche se l’eccezione ci stava e la cioccolata a detta di Blaine era la base della felicità. Molti dei loro amici ci scherzavano su questo loro comportamento che sfiorava il maniacale arrivando a regalargli un piccolo premio che diceva “Ai papà dell’anno” e con un carattere più piccolo sotto “ma fate respirare ogni tanto i vostri figli!”  e dopo un po’ i due incominciarono a non dar più peso a ciò che gli dicevano gli amici, loro volevano dare il meglio ai loro figli. Perciò quando incominciarono a scegliere prima l’asilo e poi la scuola elementare stettero bene attenti a dove mandarli, si informarono su tutto: sul programma, arrivando a conoscere per nome i loro futuri insegnati, sul personale e su altre mille cose che caratterizzavano quella scuola e dopo mille ricerche mirate al trovare la scuola perfetta, o qualcosa che arrivasse il più possibile al loro ideale e dopo aver riempito la casa con post-it dove appuntavano su quelli gialli gli aspetti positivi e su quelli arancioni quelli negativi e dopo aver confuso la compilazione dei post-it più e più volte trovarono finalmente la scuola per i loro bambini. Richiesero accuratamente le classi separate quando andarono a portare la domanda alla scuola, sotto il consiglio di Sebastian, per i gemelli questa era la scelta migliore.
 I mesi passarono veloci come non mai e ben presto il conto alla rovescia salutò una volta per tutte le decine e i bambini si immersero in quello stato denso misto tra ansie e agitazione che li faceva stare in una bolla, i discorsi dei genitori gli arrivavano ovattati e la paura del primo giorno si fece spazio in quel barlume di eccitazione che arrivava a braccetto con quel fatidico primo giorno delle elementari, molte volte i bambini sognarono quel giorno, in tutti i modi possibile: la scuola subacquea con brutte maestre che avevano i denti di uno squalo, oppure si rivelavano delle streghe e altre volte si tramutavano in quell’essere senza faccia che viveva nei loro armadi. E con tutti questi incubi i bambini finirono nel dormire più notti nel grande lettone in mezzo ai loro papà che li tenevano stretti a loro che nella loro stanzetta dove gli incubi regnavano sovrani. Invece i loro genitori entrarono nel tunnel della paranoia e continuavano a dire: tutto deve essere perfetto. Provarono a tranquillizzarsi a vicenda ma ottennero scarsi risultati, era più forte di loro. E ben presto nella cameretta i nuovi acquisti si fecero spazio fra i giocattoli e i libri delle favole: nuove matite e colori e i libri per la scuola. E nell’armadio vicino ai vestiti di tutti i giorni prese il suo posto la divisa e che quando i due genitori videro i loro bambini con indosso quei abiti con i colori della scuola, che felici si specchiavano una piccola lacrima si sporse un po’ fuori dai loro occhi, tastando l’aria prima di lasciarsi cadere. E Blaine quando si rese conto dello stato in cui stavano gli venne da ridere perché cosa succederà quando li vedranno con gli abiti del loro primo ballo o con quelli per il loro matrimonio? E come ebbe questo pensiero si diede uno schiaffo perché per quello ci avrebbero  pensato più avanti, molto in la, o come diceva Andrew “moltissimamentissimamentissimo più in la.”
E quando venne il giorno prima nessuno dei due riusciva a stare calmo, l’agitazione era palpabile e farli addormentare fu un’impresa degna delle fatiche di Ercole, ma la notte trasformò questa palpitazione in mutismo, da parte della piccola Emily a differenza di come si era comportata il giorno prima visto che mai aveva riposato la lingua il giorno prima dicendo a tutti che sarebbe andata a scuola il giorno seguente, e in urla e piagnistei da parte di Andrew che ora non si sentiva più un “bimbo grande” e lui non si meritava di andare a scuola, non voleva stare da solo, era stato un bimbo buono e non si meritava un certo trattamento. I grandi si stupirono che il loro figlio di cinque anni quasi sei sapesse argomentare i suoi diritti in quel modo, ma erano più che sicuri che questa Federazione degli Orsacchiotti di Peluche non esisteva perciò se la doveva smettere di decantare i suoi diritti e non si poteva avvalere del suo diritto di dormire. Perciò i due genitori si trovarono un po’ spaesati da questi loro comportamenti visti i giorni precedenti, non se lo aspettavano minimamente, e fra la ricerca di un calzino e del cravattino che accuratamente Andrew aveva nascosto, si trovarono ad unire le forze perché quella peste di Andrew, mentre uno dei genitori si girava, si slacciava la camicia e scappava da loro ed entrambi erano sicuri che alla fine la funzionalità del timpano sarebbe venuta a meno se continuava ad urlare un altro po’.
“Andrew ora basta.”
Continuavano a dirgli col tono più fermo i due genitori senza ottenere alcun cambiamento perché il “no, io a scuola non ci voglio andare. La FdOdP me lo vieta” non perdeva potenza. Dall’altro lato Emily era da quando si era svegliata che con indosso ancora il pigiama continuava a guardare un punto fisso sul muro. I due vedendo che davano più attenzioni all’urlatore decisero di lasciarlo da solo nella sua stanzetta portando con loro Emily, ormai era giunta l’ora della colazione ed era meglio che si sbrigassero altrimenti avrebbero fatto tardi, mentre il riccio beveva il caffè ripensò a quanto fiato avesse nei suoi polmoni il piccolo Andrew e Blaine era sicuro che il piccoletto potesse avere un futuro nel canto ma anche negli strumenti a fiato. E questa tecnica funzionò perché ad un certo punto le urla cessarono e fece la sua entrata un Andrew con i ricci più ingarbugliati che mai, con la camicia bianca che saltava un bottone e con il cravattino tutto storto, appena lo vide Sebastian fece l’occhiolino a Blaine come per dirgli “hai visto che avevo ragione io?” e l’altro a stento riuscì a trattenere un sorriso rompendo la sua maschera seria per la visto del figlio conciato in quel modo, era ancora fermo sulla porta e guardava i genitori con sguardo triste come se il portarlo a scuola era visto come l’esser abbandonati sul ciglio della strada durante un temporale o anche peggio, Sebastian scosse la testa e si avvicinò a lui e appoggiò un ginocchio sul pavimento per mettersi alla stessa altezza del figlio che in quel momento tirò su col naso. No attore, si appuntò mentalmente Blaine.
“Su campione fatti sistemare che così non ci puoi andare a scuola.”
Gli sistemò la camicia mettendo ogni bottone nella propria asola e gli fece un impeccabile nodo alla cravatta blu. Ogni cucchiaio di cereali corrispondeva ad un “io comunque non ci voglio andare a scuola” e quando finirono di mangiare Blaine ritornò nella cameretta con la figlia perché si doveva finire di preparare e Emily continuò a restare in silenzio immersa nei suoi pensieri, non disse una parola nemmeno mentre Blaine le pettinava i ricci e solo quando si fermò lei finalmente alzò gli occhi verso di lui.
“Che c’è piccola?”
E in quel momento gli occhi di lei si riempirono di lacrime e in un battito di ciglia si sentì sollevata da terra per venir stretta fra le braccia del padre che incominciò a stringerla forte per tranquillizzarla. Emily si aggrappò al suo collo forte.
“Va tutto bene, è come l’asilo solo si imparano più cose. A te piaceva l’asilo vero Emi?”
Lei annuì sul suo collo.
“Perché piangi?”
“Ho paura di non piacere agli altri.”
Disse fra un singhiozzo e un altro e Blaine la strinse ancora più forte per trasmetterle un po’ di quella sicurezza che lui aveva perché sapeva che questo non sarebbe successo, non era il tipo che alla gente non piacesse.
“Questo non succederà mai, ti fidi di me?”
La piccola si fidava e per questo le lacrime si fermarono e un piccolo sorriso si fece strada nel suo viso, pian piano tutto si sta indirizzando verso il meglio.
__________________________________________________________________________________
 
Il viaggio in macchina per arrivare alle elementari fu molto più tranquillo rispetto alla mattinata i due bambini se ne stavano in silenzio con la mano intrecciata a quella dell’altra e Andrew con il braccio libero stringeva a se il suo fidato Kiwi e i due genitori qualche volta li guardavano dallo specchietto retrovisore e si scambiavano sguardi complici e felici, con occhi orgogliosi, minuto dopo minuto sempre di più. I due non si spiegavano perché provassero una tale emozione, i loro figli non avevano trovato la cura al cancro e non avevano nemmeno vinto un Nobel, era solo il loro primo giorno di scuola e benché lo sapessero bene non riuscivano a darsi un ritegno quello era il loro piccolo grande passo nel pianeta dell’istruzione.
Quando arrivarono finalmente a destinazione i due adulti scesero dalla macchina e attesero i due bambini che avevano paura di apri lo sportello, erano circondati da bambini: bambini che dopo il periodo esisto si rivedevano, mamme con un fazzoletto in mano e che non smettevano di dire “è cresciuto troppo in fretta” e padri che facevano mille foto al primo giorno del proprio pargolo immortalando ogni secondo, e poi ci stavano i genitori che trascinavano di peso la propria prole che sia il grande che il piccolo non ne voleva sentire di ricominciare la scuola. Blaine passò un braccio intorno alla vita di Sebastian e quest’ultimo lo guardò e poi gli venne da ridere.
“Che ho di così buffo, Smythe?”
“Non mi piangerai davanti alla porta come quella mamma laggiù vero?”
“Idiota.”
E stretti in quel mezzo abbraccio si misero a guardare la scuola mentre aspettavano i loro figli, avevano ancora una manciata di minuti prima del discorso della preside e dello spettacolo che una classe teneva ogni primo giorno di scuola.
I due bambini nel frattempo appoggiarono i loro visini al vetro del finestrino uno di fianco all’altro e quando videro quanti bambini ci fossero la fuori Andrew si fece coraggio e aprì finalmente lo sportello con sempre la sua mano fra quella delle gemella e insieme raggiunsero i genitori che si stavano guardando intorno ridendo al delirio che avevano di fronte. Quando notarono che i due erano finalmente scesi gli sorrisero e i bambini afferrarono anche la loro mano e insieme entrarono nella scuola. E non mancò la foto ai gemelli davanti alla porta aperta della scuola con dietro l’insegna.
_________________________________________________________________________________
Lo spettacolo non fu una tortura come Sebastian aveva preannunciato, era comunque noioso, ma per esser fatto da dei bambini poteva accontentarsi, non poteva dire della stessa cosa del discorso della preside perché era la cosa più senza senso che avesse mai sentito e una volta aveva conversato con un Blaine altamente alticcio e il discorso sul mondo dei papillon che si generavano dalla stoffa era più brillante di ciò che disse quella donna al microfono. Per bloccarlo alla sedia Blaine dovette passargli un braccio dietro il collo e incominciò a massaggiargli il cuoio capelluto e stranamente Sebastian non si lamentò più.
Quando finì di parlare le maestre chiamarono i vari bambini della loro classe insieme ai genitori per mostrargli la classe, ma Blaine e Sebastian non se la sentirono di separarsi e accompagnarono prima la classe di Emily che già si erano riuniti tutti e poi avrebbero pensato ad Andrew. Emily era completamente attaccata alla gamba di Sebastian e non si decideva di staccarsi e dovette provarci a forza, stando attento a non farle male, prima si staccarla.
“Emi fai la brava bambina, su.”
Continuava a dirle Sebastian accarezzandole i morbidi ricci ramati sotto lo sguardo toccato della maestra che guardava la famiglia dalla porta. Blaine le si avvicinò e le lasciò un bacio sulla guancia e poi afferrò il marito per la mano e si spostarono un po’ da lei.
“Emi vedrai che starai bene e farai un sacco di amichette, vai dalla maestra, da brava.”
Ma lei non si sposta e continuava a guardarli in quel momento andò ad aiutarli la maestra.
“I signori Smythe?”
“Smythe-Anderson.”
La corresse Sebastian guardando il marito.
“Sono Tanisha, la maestra della piccola Emily, – poi si rivolse a lei – ma come siamo belle qui! Vuoi venire con me? Così ci presentiamo tutti quanti e così disegniamo!”
Disse tutta felice e Emily guardò i suoi genitori che le fecero un segno di incoraggiamento. Quando incrociò gli occhi di Andrew andò verso di lui e si abbracciarono. Ora si sentiva più pronta e quando vide la mano della maestra tesa verso di lei l’afferrò e prima di entrare fece un profondo respiro e rivolse un ultimo sguardo alla sua famiglia ed entrò.
Con Andrew fu tutto diverso, di gran lunga diverso da come si erano immaginati la scena, era tranquillo ora e dopo aver salutato i suoi genitori entrò insieme agli altri bambini e quando prese posto al suo banchetto salutò con la manina i genitori che ora erano soli. Blaine sospirò contro una porta chiusa con la mano di Sebastian che ancora era nella sua e pian piano si incamminarono verso la macchina. Sebastian aprì lo sportello ma Blaine non si decideva ad entrare.
“E se non stanno bene?”
“Blaine non fare la mamma chioccia su. Stanno bene, si faranno gli amichetti in men che non si dica.”
“E se non stanno bene?”
“Anderson muoviti.”
“Ma sono così piccoli Bas.”
E quando sentì quello Sebastian scese dalla macchina e andò da lui, nemmeno al più alto piaceva l’idea che stessero crescendo, che già sono alle elementari quando gli sembrava ieri che avevano visto per la prima volta gli occhietti curiosi di Andrew, però dovevano accertarlo. Sebastian gli baciò lentamente le labbra e poi gli aprì la portiera facendolo entrare per poi andare a prendere il posto del guidatore. Prima che Sebastian mettesse in moto la macchina Blaine si sporse verso di lui e gli baciò la guancia e l’altro gli sorrise con quel sorriso che ancora a distanza di anni lo faceva restare ancora a bocca aperta.
“Conosco quello guardo, killer.”
“Che sguardo?”
“Quello sguardo.”
“È che oggi è la prima elementare domani sarà il primo giorno di college e io non voglio che se ne vadano.”
“Hai detto bene! Oggi è la prima elementare e il domani? Appunto è domani e ci penseremo quando questo domani arriverà. Ora sai che facciamo? Ci prendiamo un caffè al nostro bar e poi ti porto a quella mostra su Monet, è da settimane che ci volevi andare.”
Blaine gli sorrise e chiuse gli occhi appoggiandosi allo schienale e per un po’ quel piccolo abitacolo venne riempito solo da una bassa dolce melodia.
“Bas?”
“Lo sai che ti amo?”
“Sì, ma è bello sentirselo dire. Anch’io Blaine, anch’io.”






Beta's Corner! 
Ebbene si, avete letto bene, non è Beth che vi parla ma la famosissima (lol) Beta c: 
Oggi Beth ha uno spettacolo e deve stare a teatro tutto il giorno perciò dovete accontentarvi di me :D 
Non ho molto da dire, tanto per me tutto quello che lei scrive è sempre perfetto, perciò mi auguro che vi piaccia anche solo 1/3 di quanto sia piaciuta a me c: 
Questa famiglia sarà la causa della mia morte *w* sono perfetti silrvujbiews :') 
(scusate lo sclero...) 
Come scrive sempre Beth: alla prossima!
Love always, 
Beth (Beta :D) 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: MissBethCriss