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Autore: xCyanide    15/09/2013    7 recensioni
Frank Iero è un giovane di ventidue anni papà di una bambina di tre anni e mezzo. E' rimasto solo con la piccola e quando Pumpkin comincia ad andare all'asilo, Frankie farà amicizia con Mr. Way, il suo maestro.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Frank poggiò lentamente il corpicino della sua piccola nella vasca e la vide prendere subito la paperella che aveva accanto, per farla affondare e riemergere di tanto in tanto. La osservò per un attimo, perso nella sua bellezza e sospirò pianissimo sentendosi nuovamente fiero per il lavoro che stava compiendo con lei.
Il discorso che aveva fatto con Gerard il mese prima, quello che poi si era trasformato in una specie di dichiarazione d’amore tra sconosciuti, lo aveva aiutato tantissimo dato che ora si sentiva molto più deciso e felice di quello che faceva per la sua piccolissima zucca.
Si sporse a prendere il bagnoschiuma alla fragola che aveva comprato qualche giorno prima sotto consiglio di Linda e se ne versò un po’ sul palmo della mano così da metterlo a posto prima che cadesse rovinosamente nella vasca. Aiutò Pumpkin a sistemarsi in piedi sul tappetino antiscivolo e la vide stringersi al petto la paperella mentre lui cominciava ad insaponarle il corpo con attenzione e infinita delicatezza. L’ultima cosa che desiderava era farle del male. Quando la sentì rabbrividire contro le proprie dita, si lasciò scappare una piccola risatina nasale.
-E’ freddo vero? – sussurrò e lei annuì piano facendo cadere una piccola ciocca di boccoli scurissimi sul viso che lui si premurò di portargli subito indietro con la mano bagnaticcia. Le aveva sistemato i capelli in una specie di chignon disordinato, non era bravissimo ad acconciare, ma cercava di fare il suo meglio. La piccola aveva comunque un viso talmente tanto dolce da distogliere completamente l’attenzione dal resto.
-Come va a scuola con Mr Way? – fu inevitabile chiederle, ma lei sembrò spiazzata da quella domanda, come se non se l’aspettasse. Lui fermò il movimento concentrico della mano sulla pancia delle piccola e alzò gli occhi su di lei. –Cosa c’è? – domandò per comprendere ma lei fece spallucce come per dirgli di non preoccuparsi. –Ti ha fatto arrabbiare?
-No – tagliò corto Pum, comunque sorridendo. –Ma mi sembra strano. Sembra stupido.
-In che senso? – Frank alzò un sopracciglio, con occhi davvero divertiti e si sedette a gambe incrociate davanti alla vasca che comunque non era un colosso, così da arrivare comunque a tenere la piccola in caso di una sua mancanza di equilibrio.
-Sembra… sembra stupido – ripeté convinta, come se avesse senso quello che stava dicendo.
-Non parla? – la piccola fece cenno negativo con la testa. –Non ti da attenzioni? Non so… non ti sembra presente come al solito? – chiese ancora e lei annuì all’ultima constatazione. Gli occhi di Frankie si illuminarono perché aveva una mezza idea di quale potesse essere il motivo dell’assenza mentale di Gerard. Era innamorato, come lo era lui alla fine. Arrossì violentemente. – E perché credi che sia così?
-Non lo so – sospirò la piccolina e lui si lasciò andare ad un sospiro di sollievo perché probabilmente non sospettava nulla. –Non ne ho idea…
-Lo scopriremo, che ne dici? – sussurrò salendo a insaponarle il petto con attenzione, sorridendo dolcemente. Circondò la sua pelle chiara con le dita e l’aiutò a girarsi piano nell’acqua così da poterle riempire di sapone anche la schiena, con dolcezza. –Ora profumerai di fragola… sei felice?
La piccola batté le mani felicissima e Frank finì di riempirla di sapone fin quando non sembrò una grande bolla rosa, poi prese a doccetta attaccata al tubo e cominciò a toglierle lentamente il bagnoschiuma di dosso. La fece girare di nuovo verso di se e lei gli mostrò uno dei suoi più grandi sorrisi.
-Papà? – gli domandò con la vocina squillante e davvero allegra, così che anche lui venne contagiato da quella felicità. -C’è un bimbo bellissimo all’asilo.
-Ah si? – sussurrò lui con dolcezza finendo di pulirla con attenzione e la prese da sotto le braccia così di tirarla fuori dalla vasca con attenzione per non farla scivolare e la avvolse nel suo enorme asciugamano di Spiderman. –E vi conoscete?
-Si! – esclamò fiera Pumpkin sporgendosi per essere presa in braccio, così Frank si issò sulle ginocchia e nonostante la piccola cominciasse a pesare la prese saldamente e la sistemò sul proprio petto facendola accoccolare a se per portarla in camera così da cambiarla. –Giochiamo sempre insieme.
-Lo sai vero che papà lo prende a calci se ti tocca? – le sussurrò all’orecchio e la sentì ridere con la voce squillante prima di sentirle tirare un piccolo urlo acuto mentre lui si lanciava sul letto insieme a lei e apriva l’asciugamano per cominciare a morderle la pancia con fare scherzoso. –Sei mia, sei tutta mia! – esclamò e la piccola urlò di nuovo per il divertimento mentre lui le portava le dita ai fianchi per pizzicarli lentamente così da farle il solletico.
Erano questi i momenti che gli facevano capire che valeva la pena vivere pienamente. 

Si accoccolò al corpo di Gerard ancora nudo e sudaticcio, ma se ne fregò. Gli piaceva sentire la sua pelle sulla propria e gli piaceva sentire il suo respiro affannato sulla tempia mentre lo stringeva dolcemente a se.
Avevano appena finito di fare l’amore e Frank si sentiva totalmente appagato e soddisfatto del loro rapporto appena consumato.
Prese un respiro profondo lasciandosi andare a una leggera risata che fece allarmare l’insegnante che aveva vicino.
-Se faccio così schifo a letto, dimmelo. Non so, stai ridendo – sussurrò, ancora con il fiato corto e il respiro irregolare ma Frank rise ancora di più vedendo la sua espressione triste sul volto.
-Gee, smettila – sospirò scendendo lentamente a baciargli la base del collo con attenzione, mordicchiandogli appena la pelle davvero chiara e morbida. –Sei stato fantastico, okay? Rido solo perché sono felice di questa nostra… relazione, mh?
-Stiamo insieme secondo te? – gli chiese il più grande alzando un sopracciglio in segno di confusione. Lui voleva davvero che Frankie fosse completamente ed inesorabilmente suo ma si vergognava da morire a chiedergli una cosa del genere. –Cioè, per te andrebbe bene comunque no? Magari non lo diciamo a Pumpkin…
-Credo che Pumpkin comunque sospetti che ci sia qualcosa di strano in te, Mr Way – asserì puntandogli un dito sul petto ma tenendo comunque il viso nascosto nell’incavo del suo collo. –Dice che ti comporti in modo strano a scuola, sembri assente. Che ti succede, mh?
-Sono innamorato, semplicemente quello, okay? – disse sincero Gerard, tanto che Frank si staccò dalla sua pelle e sentì una miriade di brividi corrergli lungo il corpo nel sentir quelle parole. Sapeva che lo era, si vedeva, ma non gliel’aveva mai detto. –E’… sbagliato? – azzardò l’insegnante ma Frankie si affrettò a scuotere la testa prima di sporgersi a baciargli a stampo le labbra sottili.
-Se è sbagliato… allora stiamo sbagliando insieme credo, dato che anche io sono innamorato perso di te, mh? – sussurrò sulla sua pelle in modo delicato, comunque un pochino impacciato dato l’imbarazzo. –Ed è strano perché… perché sei l’insegnante della mia bambina e ti conosco da pochissimo e abbiamo età completamente differenti e cristo santo, non mi importa!
Gerard rise felicissimo e si sporse a mordergli lentamente la punta del nasino, su cui campeggiava un piercing argenteo. Gli scostò una ciocca di capelli dal viso, in modo delicatissimo così da guardarlo negli occhi e dedicargli uno dei suoi sorrisi sbilenchi ma completamente e inesorabilmente dolci.
-Sembriamo due adolescenti sfigati, smettiamola – sussurrò ridendo il più piccolo e gli baciò un’ultima volta le labbra prima di scendere lentamente dal letto, ancora nudo ma incurante.
Si diresse a passo lento in cucina, tanto Pumpkin era al parco con Linda, e si appoggiò alla credenza per poi sporgersi a prendere il pacchetto delle sigarette. Ne tirò fuori una e si affrettò ad accenderla così da inspirare subito la nicotina e il tabacco. Chiuse gli occhi per l’orgasmo che stava provando nel fumare dopo aver fatto l’amore, dopo tutti quegli anni.
Non era la prima volta che lo faceva con Gerard, era la seconda o la terza, ma era comunque fantastica, perché il suo pseudo-ragazzo era così apprensivo nei suoi confronti, aveva sempre paura di fargli male e cercava di essere il più delicato possibile. Gli piaceva da morire quel suo comportamento. Si era ritrovato a poter provare un altro tipo di amore, completamente diverso da quello che provava per Pumpkin, e amava quella situazione.
Sentì dei passi proveniente dalla camera da letto e vide Gerard, con addosso solo i boxer, che lo raggiungeva sorridendo appagato e si spostava a prendere la propria tracolla così da inforcare il proprio pacchetto di sigarette.
-Vuoi il caffè? – gli chiese il piccoletto stiracchiandosi appena così da mettere in mostra tutto il suo corpo, non gli importava davvero di essere nudo.
L’altro lo osservò per un attimo, prima di riscuotersi dai suoi pensieri e annuire lentamente sedendosi ad una delle sedie del piccolo tavolo che Frankie aveva in cucina.
-Pensi che Pumpkin lo saprà mai? – gli chiese mentre lo vedeva avvicinarsi alla macchinetta così da riempirla della polvere sacra. Era una domanda un po’ complicata, non voleva incasinargli la vita per niente, non voleva renderla un inferno. Ma Frankie sembrava sempre tra le nuvole, sempre felice, quindi di era preso il permesso di domandargli.
-Penso che Pumpkin già lo sappia, invece, insomma… - fece spallucce e sospirò appena mettendo la macchinetta sul fuoco prima di girarsi verso di lui ancora con la sigaretta tra le dita. Si sedette sulle gambe di Gerard e lo guardò negli occhi. –Io voglio davvero che questa sia una cosa seria, quindi Pumpkin lo saprà. E’ una bambina furba, come già ti ho detto, lo sa secondo me. O perlomeno sa che c’è qualcosa che non va tra me e te. O che va troppo, dipende dai punti di vista.
Gee gli cinse i fianchi con un braccio mentre ciccava nel portacenere e rimuginava sulle sue parole.
-Hai ragione… - sussurrò appena mentre prendeva l’ultimo tiro dal filtro. –E’ che… sento costantemente bisogno di esserti accanto, di… non so, fare tutte quelle cose che le coppiette fanno, no?
-Come potresti non sentire il bisogno di me, Way? – gli chiese Frank, fintamente vanitoso e pieno di se. –Sono bello, ho classe e ho cuore. Tengo casa in ordine, provo a cucinare, sono così amabile. Dimmi tu come faresti a non volermi sempre intorno!
-Frankie ti prego!

Il pomeriggio dopo, Frank teneva per mano la sua bimba mentre si dirigevano a passo lento fino al parco, dove Pum aveva cominciato a farsi qualche amico. C’era anche Charlie, che pareva essere il primo fidanzatino di Pumpkin, di cui Frank era irrimediabilmente geloso. Ma cercava di non darlo a vedere.
-Oggi ci sarà Charlie? – le chiese apprensivo mentre lei gli saltellava vicino, contentissima di andare a giocare. Frank le aveva acconciato i capelli in due lunghissime trecce scure. Gli erano venute benissimo, si sentiva fiero di se stesso.
-Spero di si, papi! – esclamò con la voce acuta, tanto che Frank dovette portarsi le dita alla tempia per non farsi prendere da un forte mal di testa.
-E quanto vuoi bene a questo bimbo, amore? – le domandò, davvero curioso di vedere quanto fosse vero che la sua piccola fosse già “innamorata” di qualcuno. –Cioè, quando lo vedi ti batte tanto forte il cuoricino vero?
Lei annuì e si fermò improvvisamente per poi guardarlo con un leggero sorriso furbo. Il papà ebbe davvero paura di quello sguardo che non presagiva niente di buono
-Cosa… cosa c’è? – la guardò curioso e impaurito e si inginocchiò per essere alla sua altezza. –C’è qualcosa che vuoi dirmi vero? – osservò i suoi occhioni e la vide leggermente più calma e meno maniaca.
-Papà… vuoi bene a Mr Way, non è vero? – lo chiese con talmente tanta ingenuità che Frankie non poté fare a meno di sporgersi e stringerla forte tra le braccia per poi baciarle la guancia.
-Si, amore, voglio tanto bene al signor Way, perché? – indagò, continuando a tenerla tra le braccia tatuate.
-Nonna ieri mi ha detto che non devo arrabbiarmi se tu vuoi bene a un’altra persona e mi è venuto subito in mente il maestro. Vuoi più bene a me o a lui?
-Sono due tipi di amore diverso, ehi… - le prese il visino tra le dita e la guardò sincero. –Mr Way è per me… quello che Charlie è per te, okay? – lei annuì appena, nemmeno un segno di stupore sul viso. Frank immaginava che lei sapesse già qualcosa. –E’ come con quel bimbo, tu non provi lo stesso tipo di amore per me e per lui no? Io sono il tuo papà, e tu sei la mia bambina. Per quanto io possa amare Mr Way e tu Charlie, nessuno dei due sostituiranno mai quello che tu sei per me e quello che io sono per te. Io ti amo incondizionatamente, Pumpkin, ed è quel tipo di amore che non finirà mai.
-Anche io ti amo, papà – sussurrò lei per poi stringersi di nuovo a lui, accoccolandosi per bene al suo petto accogliente. –Quindi Mr Way è il mio secondo papà?
-Se vuoi considerarlo così, diciamo di si… se ti va bene. E smettila di chiamarlo Mr Way. E’ Gerard okay? Se lo vedrai a casa nostra, chiamalo semplicemente Gerard. Capisci? – le baciò lentamente la tempia, sospirando contento. –Sei felice piccola mia?
-Se sei felice tu, lo sono anche io, papi. 

-Ehi Gee… - gli sussurrò appena il più grande rispose al cellulare. Era ancora al parco con Pumpkin e la stava controllando attentamente con lo sguardo mentre la piccola correva felice insieme a Charlie che cercava di prenderla. Avevano diviso i biscotti prima, lei era davvero serena e lui era felice.
-Ehi tesoro, succede qualcosa? – gli chiese subito l’insegnante, preoccupato dal suo tono basso.
-Non succede niente, Pumpkin sa di noi – disse più tranquillo, come se si fosse tolto un peso. –Mia mamma ieri le ha detto che io sto cominciando a voler bene a un’altra persona ma che non deve arrabbiarsi se succede. Lei ha detto che ha subito pensato che volessi tanto bene a te quindi… le ho detto tutto e le ho spiegato che quello che provo per te è diverso da quello che provo per lei ma è altrettanto forte – fece un attimo di pausa, per pensare precisamente alla parole da dire a quello che ormai era, o stava per diventare, ufficialmente il suo ragazzo. –E’ brutto dirtelo per telefono? Dirti che ti amo davvero da morire?
-Niente di quello che fai tu è brutto Frankie – sussurrò di rimando Gerard, con la voce rotta per via delle lacrime di gioia. –Dato che anche io ti amo e poterlo dire è la cosa migliore del mondo. Saperti mio è la cosa migliore del mondo.
-Sssh, non farmi sciogliere dai – disse in un piccola risata imbarazzata Frankie. –Pumpkin mi ha anche chiesto se ora sei il suo papà e io le ho detto che se le piace pensarlo può anche chiamarti così. Ti adora, altrimenti me l’avrebbe detto senza giri di parole che non ti vuole tra i piedi.
-Dove sei ora?
-Al parco, perché? – domandò curioso il più piccolo.
-Vengo ad accertarmi che sia tu che Pumpkin siate coperti il più possibile, fa freddo. 

Quando Gerard vide Frankie seduto sulla panchina da lontano, affrettò il passo per raggiungerlo il prima possibile e stringerlo tra le proprie braccia.
Quello che si erano detti, quei “ti amo” che avevano aspettato tanto per uscire dalle loro labbra, ancora vorticavano nella sua mente e non si decidevano ad andare via per niente. D’altronde, non avrebbe mai voluto dimenticare quel momento così importante.
Il più piccolo era rannicchiato sulla panchina e stava osservando con un sorriso compiaciuto la sua bambina che correva insieme a Charlie, un altro piccolo alunno di Gerard. Era coperto da una felpa leggera, sicuramente sentiva freddo, ma la piccolina invece era infagottata per bene.
Quando avrebbe capito che doveva prendersi cura anche di se stesso?
Gee si sfilò il giacchetto di pelle che portava sopra la felpa, e appena dietro Frankie, si sporse per poggiarglielo sulle spalle. Il piccolo sobbalzò appena per lo spavento del contatto inaspettato e si voltò velocemente stringendo comunque il tessuto della giacca. Probabilmente aveva riconosciuto il suo profumo dolce.
Gli dedicò un sorriso sornione e lo invitò con un cenno della mano a sedersi accanto a lui, così Gerard obbedì e, appena poggiato il sedere sul ferro freddo della panchina, sistemò la propria guancia sulla sua spalla.
-Quindi… - azzardò Frank, con la voce che tremava dall’emozione. –Quindi vuoi essere il mio ragazzo – sussurrò infine, ma non sembrava una domanda. Era un accertarsi, come per capire se avesse sognato tutto o meno.
-Sicuro – rispose di rimando Gerard prendendo la sua mano in modo delicato e intrecciando le dita alle sue in una piccola morsa tenera. –E Pumpkin sa. Guarda come si sta divertendo.
-Anche troppo per i miei gusti, quel Charlie non mi piace più di tanto. La farò uscire di casa quando avrà trentacinque anni, non prima – disse perentorio ma con una nota davvero divertita nella voce.
L’altro scosse il viso, ormai stava perdendo le speranze. –Amore, Pumpkin crescerà e sarà tuo dovere indirizzarla per farle vivere una vita serena, ma ciò non significa che la piccola non potrà divertirsi. E poi… ha solo tre anni! E’ un amichetto come un altro, con il quale va più d’accordo!
-Va bene, va bene – sospirò appena e annuì, come per dargli retta. Strinse leggermente di più le sue dita e prese coraggio. –Gerard?
-Si?
-Ti amo – disse infine, per la seconda volta. Ma tutto era diverso.
Perché Gerard alzò il viso e lo guardò negli occhi. Con amore, tenerezza, dolcezza e tutte le cose più belle che potessero esistere. Gli fece capire che si, sarebbe stato per sempre. E anche di più, se avessero voluto.
-Anche io ti amo – disse soltanto prima di portare due dita sotto il suo mento per avvicinare il suo viso al proprio.
Quando le loro labbra furono davvero vicine, tanto da toccarsi appena, e i loro occhi furono chiusi, Frank sentì il tono di un pianto quasi disperato.
Si voltò velocemente e notò Pumpkin, a terra, che probabilmente era caduta mentre rincorreva Charlie. Guardò poi il proprio compagno, in preda al panico come tutte le volte che la propria bimba si faceva male, che lo incoraggiò a raggiungerla per portarla con loro.
Riscosso dai suoi pensieri di morte, Frank riuscì solo a dire una cosa prima di andare a prendere la piccola.
-Trentacinque anni, Gerard, trentacinque e non uno di meno.

xCyanide's Corner
Ho quattro imperdonabili giorni di ritardo ma finalmente è finita! E' che tra scuola, ultimi compiti e nuove tavole da consegnare stavo davvero nella merda fino al collo ahahaha. Comunque, spero vivamente che abbiate apprezzato questa storia senza pretese, davvero semplice. Ma come sempre, ho provato a metterci il cuore.
Ho in mente una nuova storia, la sto già portando avanti, e sommariamente si chiamerà "Peut etre le seule chose vraie de ton vie?". Se vi va, quando la pubblicherò, seguitela. E' sicuramente molto più profonda di questa, ha una storia un po' più particolare nella sua banalità e spiega pressappoco come io considero la vita. #pubblicitàocculta
Ringrazio vivamente chiunque abbia inserito questa storia tra le ricordate/seguite/preferite, chiunque abbia recensito e chiunque abbia letto e basta.
Siete la mia gioia.
Keep shining!
Alla prossima,
xCyanide

  
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