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Autore: Heyale    15/09/2013    1 recensioni
Kenneth, Michael e Julie.
Tre migliori amici...
...migliori amici finché...
...finché non arriveranno Daphne, Sean, Jamie e Will...
...finché l'amore non si prenderà il posto dell'amicizia.
Tra litigi, pianti, risate, baci, abbracci e tante tante seghe mentali, se ne vedranno delle belle!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Kennethcap21     RIMETTO IL LINK PER IL TRAILER DI UNA MIA (FORSE) PROSSIMA FF :3--> http://www.youtube.com/watch?v=DOYCRNC9rnc

Riassuno del capitolo precedente:

Sean e Jamie vanno a correre insieme, tranquilli e lui si ferma a casa della ragazza per farsi una doccia. Neanche quel sabato Julie si vede a scuola. Alla partita del pomeriggio, che la Donald vince 19 a 17, Jamie e Sean si baciano per la prima volta, mentre lui le sussurra delle parole dolci. Siamo rimasti a lunedì mattina.

21-Your love is my drug
Lunedì mattina. Di Julie neancora traccia. Era impossibile rintracciarlia sia per telefono sia per mail. Era come se fosse sparita dalla circolazione, anche se c'era ancora.
Kenneth era preoccupato, perché era da venerdì che non si vedevano. Proprio il giorno dopo che si erano detti "addio". E ciò lo preoccupava, e non poco. Lo aveva detto anche a Michael, ma lui gli aveva risposto che magari era ammalata e non era reperibile, si sa, al giorno d'oggi può succedere di tutto. Ma Kenneth non ci credeva più di tanto.
Passarono anche martedì e mercoledì, ma di Julie non si sapeva nulla. Il pomeriggio di mercoledì poi, confuso da questa situazione, chiamò Jamie.
-Pronto?-
-Ciao Jamie, sono Kenneth.-
-Ah, ciao Ken. Tutto...ok?-
-Si si, tutto bene. Ti volevo chiedere se sai qualcosa di Julie.-
-Come stamattina, non so niente.-
-Cosa posso fare...a te risponde ai messaggi o alle chiamate?-
-No Kenneth...e lo sai pure. Dai, non può esserle successo nulla di grave, vedrai che prima della settimana prossima sarà ritornata.-
-Non lo so...-
-Ma perché ti preoccupi così tanto?-
-E me lo chiedi pure?-
-Sì perché sei stato tu a tirare fuori quella storia dell'addio razza di cretino!-
-Ok, forse ci stava.-
-Certo che ci stava.-
-Dai Jamie...cosa posso fare?-
-Valla a trovare.-
-Cosa?!-
-Vai a casa sua...così risolvi tutte le tue crisi esistenziali...lei capisce che ci tieni e bla bla bla...-
-Dici?-
-Sì. Però evita di tirare fuori altre scuse del genere.-
-Giusto. Allora io vado.-
-Kenneth...avviserai i suoi che stai andando da loro, vero?-
-No, perché?-
-Guarda che i suoi sono al corrente di tutto quello che è successo.-
-Oh cazzo.-
-Hai il numero di suo papà?-
-Preferisco sua mamma.-
-Va beh, ce l'hai sì o no il numero?-
-Sì sì...-
-Bene.-
-Dopo ti mando un messaggio.-
-Come vuoi, a dopo...-
-Grazie Jamie, sei un angelo.-
-Di niente. Ciao.-
-Ciao ciao.-
Con la mano tremante, Kenneth compose il numero e si portò il telefono all'orecchio.
-Pronto?- la voce all'altro capo non corrispondeva alla persona che aveva chiamato.
-Parlo con la signora Smith?-
-No, con il signor Smith.-
-Oh, salve signor Smith, sono Kenneth.-
-Ah...ciao Kenneth.-
-Julie è in casa?-
-Sì, ma noi siamo appena andati via. Non ritorniamo prima di domani mattina...e non credo sia una buona idea vedere Julie.-
-E' per scuola signore...mi hanno incaricato di portare diverse schede a sua figlia.-
-Julie non ha le chiavi però, per sbaglio le abbiamo portate via noi.-
-Non c'è un altro modo per entrare?-
-E' tanto urgente?-
-Sì.-
-Ce n'è un paio di scorta sotto lo zerbino.-
-Grazie mille signore.-
-Kenneth?-
-Mh?-
-Solo le schede. Poi fila a casa, perché non so se Julie sia dell'idea di vederti.-
-D'accordo signore. Arrivederci.-
-Ciao.-
Il ragazzo sbuffò sonoramente, ce l'aveva fatta, ma non che il padre di Julie fosse proprio dell'idea.
Comunque sia, prese al volo la bici e si diresse verso casa di Julie.
Arrivò davanti alla piccola villa rosa, luci tutte spente, tranne quella della camera di Julie. Un buon segno. Provò a suonare il campanello.
Aspettò dieci secondi, niente. Lo suonò altre tre volte, per poi scavalcare il cancello, che per fortuna non era troppo alto. Guardò l'orologio...erano solo le tre e mezza. Magari stava dormendo...naah, non c'era tempo di pensare a questo. Prese di fretta le chiavi e aprì la serratura:-Ciao Julie!!!-
Nessuna risposta. Ecco, stava dormendo. Pazienza. Salì le scale, cercando di fare poco rumore. La porta della camera di Julie era chiusa, così provò a bussare due o tre volte. Zero signal. Aprì lentamente la porta:-Julie...?-
La sentiva respirare profondamente, quindi non sapeva perché non rispondesse. Quando la porta fu aperta completamente, per poco il ragazzo non morì sul colpo.
Julie era stesa sul letto, ai piedi del quale c'erano diverse siringhe, dei fazzoletti pieni di sangue e del disinfettante. Aveva su entrambe le braccia dei rivoli di sangue, al capo di uno di questi c'era una siringa, piena di uno strano liquidi giallognolo.
Lo sguardo della ragazza era perso chissà dove, fisso sul soffitto, le palpebre che ogni tanto sbattevano.
-Julie!- gridò Kenneth, fiondandosi sul corpo fragile della rossa:-Julie ti prego, dimmi qualcosa!-
Provò a scuoterla dalle spalle, a darle dei piccoli pizzicotti sulle guancie, ma lei non rispondeva. Lo sguardo turchino del ragazzo cadde sul braccio, dove legato in cima c'era un laccio emostatico, e poco più sotto una siringa. Andò lì per toglierla, ma pensando di aggravare la cosa, si ritrasse velocemente, prendendo il telefono e chiamando un'ambulanza al volo.
-Pronto soccorso, chi parla?-
-Kenneth Matthews. Qui c'è una ragazza che non risponde più ad alcuno stimolo esterno, ma batte ancora le palpebre.-
-Via?-
-Colombo Street, sulla ventitreesima. Numero sedici.-
-Ha provato con la repirazione bocca a bocca?-
-No credo sia una specie di overdose ha delle siringhe dappertutto.-
-Arriviamo.-
Buttò giù la telefonata, ringraziando quel corso di primo soccorso fatto in terza media, dove gli avevano insegnato a gestire il panico, anche se ora ne aveva più di prima. Era disperato, spaesato, confuso...non capiva più cosa stava succedendo.
Si sorprese a piangere. Già, a piangere. Era da tanto che non piangeva. Ma vedere Julie in quello stato gli aveva permesso solo questo.
Era accovacciato di fianco al letto, una mano sulla caviglia della ragazza, l'altra intenta a reggere la fronte, quando finalmente arrivò l'ambulanza.
Subito i medici estrassero tutte le siringhe, caricandola velocemente sulla barella, invitando Kenneth a salire sull'autoambulanza.
-Chi è questa ragazza Kenneth?-gli chiese la stessa donna che aveva risposto alla chiamata.
-Julie Smith.-
-Età?-
-Sedici, diciassette al diciotto giugno.-
-Siete parenti...?-
-Fidanzati.-
-Va bene, allora puoi restare con lei dopo l'operazione.-
-Un attimo, che genere di operazione?-
-Non è un overdose, ma la ragazza ha rischiato molto.-
-Nel senso che sta bene?-
-Nemmeno...-
-Dottoressa si spieghi porca puttana!-
Tale dottoressa sospirò pesantemente, una situazione del genere era solo da capire:-Ha grandi quantità di eroina in corpo, solo quella però, non altre sostanze. Evidentemente non era abituata a farne uso e le ha fatto male. Ha rischiato il coma, altre due siringhe e probabilmente l'avremmo persa. Sei arrivato in tempo, ragazzo.-
Kenneth sorrise, piangendo. Sorrideva, perché la sua Julie non rischiava la vita. Piangeva, perché avrebbe rischiato di perderla. E lo sapeva di chi era la colpa. Julie non aveva mai assunto quel genere di sostanze, fino a venerdì, fino al giorno dopo che si erano detti quel disgraziato addio.
Durante il breve tragitto Kenneth chiamò i genitori della ragazza, che essendo a Manhattan, sarebbero arrivati solo nella notte.
Una volta in ospedale, i medici si fiondarono in sala operatoria, mentre Kenneth andò nel salottino d'attesa. Un'attesa interminabile, che durò due ore, fin quando la ragazza non uscì stesa su una barella, portata da una squadra di medici.
Rimase lì, in quello stramaledetto salottino, quando un medico lo andò a chiamare, circa mezz'ora dopo che Julie era uscita.
-Kenneth Matthews?-
-Sì?-
-Julie ora è fuori pericolo. Sta risposando, se vuole andare con lei.-
-Per quanto posso rimanere?-
-Fin quando vuole, ovvio che quando dobbiamo cambiarle le medicazione lei uscirà.-
-Va bene...ha parlato? Sta bene?-
-Sì sì, non si preoccupi. Ha parlato.-
-D'accordo, grazie dottore. Allora io vado da lei. Se si dovesse svegliare?-
-Difficile, al massimo dirà qualche parola. Comunque ci chiami.-
-Va bene, grazie.-
Il ragazzo si diresse come uno zombie verso la stanza di Julie, isolata da tutto e da tutti. Aveva una maschera ad ossigeno, diverse medicazioni sulle braccia, il viso statico. Si sedette sulla sedia di fianco al lettino, giuardando l'ora, erano le sette e mezza. Le peggiori quattro ore e mezza della sua vita. Prese delicatamente la mano di Julie, intrecciandola con la sua, nella speranza che aprisse gli occhi, che dicesse qualcosa. Ma niente. Si limitò a guardarla un po', per poi appoggiare la testa sulla sua esile spalla, sussurrando un impercettibile:-Ti amo Julie, resta qui con me.-
Si addormentò dopo poco, con le lacrime agli occhi. Sapeva che Julie era fuori pericolo, ma aveva rischiato di perderla. Perderla, non come aveva fatto, tradendola con un'altra, ma perderla, per sempre. Non poterla più vedere, non poterla più abbracciare.


-Kenneth? Kenneth...?-
Il ragazzo stropicciò gli occhi, provando a mettere a fuoco l'individuo che aveva davanti.
-Signor...Smith?-
-Sì, siamo appena arrivati. Mia moglie sta parlando con un dottore.-
-Che ore sono?-
-Sono le tre di notte.-
-Cazzo...devo essermi addormentato.- il biondo rivolse uno sguardo alla ragazza che ancora dormiva.
-Cos'è successo figliolo?-
-In poche parole sono andato a casa sua, lei non è scesa ad aprire, quindi sono salito con le chiavi sotto il tappeto e l'ho trovata così, con alcune siringhe nelle braccia, gli occhi aperti...le palpebre le sbatteva ancora, ma non rispondeva. E poi ho chiamato l'ambulanza.-
-Ne sapevi qualcosa di questa storia?- il tono del padre di Julie non era né arrabbiato, né tanto meno severo, stava parlando a Kenneth come se fosse un figlio, totalmente diverso dal tono che aveva usato al telefono.
-Assolutamente no.-
-E hai una vaga idea della ragione per cui Julie ha fatto uso di droga?-
-Beh...credo di sì.- disse il ragazzo con un sospiro.
-E sarebbe?-
-Credo sia stato per tutto il casino tra me e lei.-
-Ho capito...-
-Però la prego, non mi vieti di vederla ancora, o di non poterle più parlare...io non so vivere senza Julie. Ci ho provato, ma è impossibile.-
-E cosa avrest intenzione di fare una volta che si sarà dimessa?-
-Le dirò la verità...che la amo, che non riesco a stare senza di lei. Lei si è mai sentito perso signor Smith?-
-Certo, quando ero più giovane.-
-Io mi sento perso ora. Mi sento perso da quel maledetto sabato sera.-
-Kenneth...non ti impedirò di vedere Julie, o di parlarle...ti impedirò solo di farle del male.-
-Le assicuro che non è nelle mie intenzioni.-
-Niente più alcool, o se proprio proprio un bicchiere. E mantieni il controllo.-
-Certo signore.-
-E un'ultima cosa, poi vi lascio stare.-
-Dica pure.-
-Grazie di averle salvato la vita. Se fosse stata quetione anche di alcuni minuti lei non ce l'avrebbe fatta. Perciò grazie.-
-Si figuri...mi creda, non mi sarei mai perdonato se Julie ora non fosse ancora qui tra di noi.-
-Immagino...ora vado, devo parlare con alcuni medici. Tu stai qui e prenditi cura di lei.-
-Certo...a dopo. Ah e mio papà? Sa che sono qui?-
-Sì, l'abbiamo avvisato.-
-Grazie.-
-Di nulla, a dopo.-
Il padre di Julie uscì dalla stanza, spegnendo la luce, lasciando accesa solo la lucetta sul comodino.
Kenneth si perse a guardare Julie, alzandosi dalla sedia, tanto per sgranchirsi un po'. Aveva tutto il collo irrigidito. Fece due o tre passi, quando sentì la ragazza respirare profondamente. Così si avventò su di lei, constatando che si era solamente girata. Ciò era un buon segno, perché l'anestesia stava andando via.
Andò per sedersi, ma prima di ciò, si chinò piano sul viso della ragazza, e le diede un bacio sulle labbra, stando quasi attento a non farle male.
Intrecciò le loro mani, per poi appoggiare la testa sul petto di Julie, chiudendo gli occhi.

-Kenneth?-
Il ragazzo spalancò gli occhi, dato che non stava propriamente dormendo. Sentì una mano tra i suoi capelli, mentre l'altra ancora intercciata alla sua.
-Kenneth mi senti?-
-Julie!- si alzò di scatto, facndo sussultare la ragazza.
-Ciao Kenneth...-
-Oddio Julie...- l'abbracciò di getto, stringendola a se:-Come stai?-
-Insomma...te invece?-
-Io sto benissimo, ora che ti sei svegliata.-
-Per caso...mi hai dato un bacio Kenneth?-
-Sì...l'hai sentito?-
-Sì. Perché me l'hai dato...? C'eravamo detti addio...- la ragazza iniziò a piangere, portandosi la mano alla bocca.
-Ti sbagli Julie...io ti avevo detto ciao. Non avrei mai potuto dirti addio.-
-Perché? Non sarebbe stato tutto più semplice?-
-Certo...ma il semplice mi sembra non sia un vocabolo a noi conosciuto.-
-In altre parole?-
Kenneth le asciugò teneramente le lacrime:-Sono innamorato di te. E stavolta non mi interessa se tu mi respingi, perché sono deciso a rimanere qui finché tu non capirai quello che realmente provo per te.-
Lei sorrise leggermente:-E perché mai dovrei respingerti?-
-Vuoi dire che...?-
-Dio mio, ti amo anche io Kenneth.-
-Julie, ti prego, perdonami. Lo sai che non avrei mai voluto farlo.-
-Sai quali sono le due cose che mi rattristano di più?-
-No.-
-La prima...tu eri ubriaco. La seconda...che, ecco...era la tua prima volta. Io, sai...avevo sempre pensato che la nostra prima volta fosse stata insieme...-
-Lo so Julie...e non sai quanto mi dispiaccia. Ma comunque, quando verrà il momento, sarà la mia prima volta. Con te. Possiamo vederla così.-
-Non è la stessa cosa.- la rossa abbozzò un sorriso.
-Lo so. Ma non posso rimediare. Però ora devi dirmi una cosa.-
-Sarebbe?-
-Perché hai preso in mano quella schifezza Julie? Cosa avevi in testa quando te la sei sparata nelle vene?-
-Niente...provavo a dimeticarti, a sentirmi bene.-
-Beh, mi pare sia stato l'effetto contrario.-
-Già...in effetti hai ragione.-
Kenneth sorrise, prendendo le mani fredde della ragazza tra le sue:-Giurami che non lo farai mai più Julie. Che butterai via tutto.-
-Certo, te lo giuro. Anche tu però dei giurarmi una cosa.-
-Tutto quello che vuoi.-
-Giurami che non mi abbandonerai mai più...che resterai con me.-
-Credevo fosse già scontato.-
-Grazie Kenneth...- la rossa riprese a paingere, avvicinando Kenneth a se, abbracciandolo.
-Perché piangi ancora Julie?-
-Perché non riesco a credere a tutto quello che è successo nelle ultime due settimane.-
-Già, anche io...ma l'importante è che ora siamo qui, stiamo bene, e soprattutto...siamo qui insieme.-
-Vero.- la ragazza fece salire le sue mani tra i capelli del biondo, stringendoli, sentendosi al sicuro.
-Julie...ti farò solo un'ultima domanda.-
-Dimmi.-
-Cos'era quella droga?-
-Eroina.-
-Chi te l'aveva data?-
-Non posso drilo. Mi hanno minacciata al silenzio.-
-A me puoi dirlo. Non lo andrò mai a dire a qualcuno, fidati.-
-Eddie e Mike, di quinta b.-
-Ah certo, i ripetenti storici...e ti pareva.-
-Non fare niente, ti prego.-
-Non farò niente che poi ti possa fare male, Julie.-
-Grazie.-
-Ti amo, Julie.-
-Anche io.-
Si guardarono negli occhi per qualche istante, e poi si baciarono. Le mani di Kenneth strette intorno alla vita di Julie, mentre quelle di lei che giocavano con i ciuffi biondi di lui.
-Mi sei mancata. Tanto.-
-Anche tu, cosa credi...-
-Hai sonno Julie?-
-No, è solo che mi sento un po' debole.-
-Perché non ti riposi un altro po'?-
-Solo se mi tieni in braccio te.-
-Cosa intendi?-
La ragazza gli fece cenno di sedersi vicino a lei, e una volta seduto, lei si mise tra le sue gambe, appoggiando la testa nell'incavo del collo del biondo.
Lui sorrise, lasciandole dei teneri baci sul collo.
Finalmente, erano tornati quelli di sempre.

Angolo autrice

Ciaaaaaaaaaaaaaao gente :D
Allora, sconvolti? Io sì, abbastanza. nel prossimo capitolo si parlerà di Jamie e Sean e di Kenneth e Julie, per Michael e Daphne devo trovare qualcosa che li faccia un po' risalire in superficie perché da un po' di capitoli sono molto nell'ombra. Va beh dai, ci penserò. Poi, per quanto riguarda la mia realtà, mi è stata offerta l'opportunità di avere in mezza fida una cavalla del maneggio (la Watta) e dividere le spese con una mia amica. Sarebbe bellissimo, ora non rimane da sperare che le spese non siano troppo sostanziose.
Beh gente, tutto qui...vi lascio con la...
Canzone del capitolo: Vampiri- Emis Killa

Shiao :*
  
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