«Prega Dio che nessuno scopra che mostro sei e non vengano a cercarti» Urlai furibonda.
«Tieni il becco chiuso. Non sai che le bambine insolenti finiscono all’inferno?» Fu la risposta di Theodora.
«Tu andrai all’inferno. Puoi starne certa»
Lei se ne andò, lasciando il piccolo cadavere di Rick sul pavimento. Mi guardai i polsi, con gli occhi ancora annebbiati dalle lacrime. Erano rossi, perché legati da troppo tempo. Mi ferivo cercando di liberarmi, ma le sbarre del lettino non sembravano aver intenzione di cedere. Poi, all’improvviso, sentii dentro me una voce che, a gran tono, mi diceva “Uccidila. Vendetta.”
Mi diede gran forza, sì, ma non avevo la minima idea di come concretizzare quel “consiglio”. Theodora ritornò in fretta e furia davanti al lettino a cui ero legata e salii con entrambi i piedi sul ventre squartato di Rick. Piansi di nuovo e vomitai. Lei continuava a sorridere e poi ridere di gusto, per poi tornare seria e ricominciare tutto d’accapo. Sembrava un’invasata, in realtà era un mostro. Avevo voglia di toglierle quel sorriso beffardo, di distruggerla. Di farla soffrire, di squarciarle il petto ed estrarre a mani nude il cuore. Se mai lo avesse avuto.«Il Veleno Degli Innocenti, ecco cos’è. Cercavi risposte, le hai trovate. Leggi tu stessa»
Mise davanti ai miei occhi gonfi la provetta con scritto IVDI, capii il gioco delle iniziali.
«E’ una vita che cerco di andare avanti nelle mie ricerche… seguo sempre i bimbi più belli per poi impossessarmene, perché il vostro sangue, mocciosi, è il migliore che si possa desiderare! Ho provato con gente grande ma… niente. E’ voi che prediligo»
«Tu…»
«Io cerco solo un modo per rimanere così come sono. Mordo, taglio, ammazzo, mangio, bevo, godo. Mordo, taglio, ammazzo, mangio, bevo, godo. E poi riinizio. E nessuno di voi può farci nulla. Siete piccoli e infami, ma io lo sono più di voi»
Detto questo, Theodora si avvinghiò sul mio braccio destro. Era già dolorante, ma il suo morso lo portò a livelli di svenimento. Staccò di netto un pezzo di pelle, che poi si gustò in bocca prima di inghiottirlo. Gridai così forte che per un attimo credetti di ucciderla con la sola voce. Lei schivò il mio calcio, perfettamente, e strappò un altro angolino di pelle ma questa volta dal polso. Altro dolore, altre grida, altro sangue. Poi passò alla lingua. Prese a leccarmi tutto il braccio, gustando la mia piccola peluria da bambina.
Ad un certo punto, però, fu costretta a fermarsi. Decine di persone sfondarono la porta della stanza, la circondarono e si precipitarono su di me. Mi slegarono ed io, improvvisamente, svenni.