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Autore: Fox Vampire    15/09/2013    1 recensioni
Ispirata ad una storia vera.
I pensieri e le reazioni di una ragazza a quello che è l'incubo peggiore di tutti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cellulare vibra, è un messaggio.

Stacco, ci sentiamo dopo!

Sorrido tra me, gli angoli delle labbra ricurvi verso l’alto, mentre ripongo sovrappensiero il telefono sul comodino: inconsciamente, non ho messo il silenzioso. Sto pensando che sicuramente fino a domani non mi scriverà, perché è fatto così, stralunato, sulle nuvole, ma mai con malizia. Mi sdraio sul letto, spengo la luce della lampada e accendo quella del comodino, dopodiché continuo a fissare il telefono, aspettando comunque. Lancio di sfuggita un’occhiata alla sveglia: sono le undici, è presto… Almeno per ora che è estate. Quando ricomincerà la scuola non sarà così però, purtroppo. Mi lascio sfuggire un sospiro e cerco di distrarmi analizzando le punte dei capelli, alla ricerca di doppie punte. Man mano che il tempo passa mi sento sempre più stanca, e tenere gli occhi aperti diventa sempre più difficili. E poi, lentamente, dopo alcuni inutili, blandi tentativi… scivolo nel buio.
Sobbalzo improvvisamente. Il telefono squilla, e con gli occhi ancora insonnoliti spingo la mano a testoni sul comodino a cercarlo. Stringo le palpebre e mi soffermo sul display, per leggere il mittente: un numero di cellulare conosciuto, quello di suo padre. Controllo l’ora, è mezzanotte e quaranta. Dopo qualche attimo di esitazione, rispondo al telefono, pronta a fargli una partaccia perché gli ho sempre detto di mandarmi un messaggio prima di chiamarmi la notte. Sento la voce del padre e vengo colta alla sprovvista. Rimango attonita per qualche secondo dalla sorpresa, e non faccio troppo caso alle sue parole di introduzione. Per quanto sono vuote e forzate, non mi perdo nulla. Ma è dopo qualche attimo che la notizia mi arriva come una bomba, e sulle prime non posso che emettere una risatina. Gli chiedo se è uno scherzo a cui l’ha costretto suo figlio, magari un pesce d’aprile con quattro mesi di ritardo, ma so già, prima di averne conferma, che non è così.
Sento il cuore battermi più forte, sempre più forte, ed ho paura che prima o poi esploderà, o mi uscirà dal petto. Riesco solo a chiedere entro quando devo raggiungerli, dopodiché riaggancio.
Mi rendo conto solo vagamente che mi sono messa a sedere sul bordo del letto, ma non me ne frega nulla.
Esattamente come di tutto il resto, c’è solo una cosa, una sola di cui mi importi al momento.
Mi alzo, faccio per andare in camera dei miei genitori, ma sono bloccata.
Non riesco a muovere un muscolo, rimango a fissare il vuoto.
Deglutisco faticosamente, prendo senza pensare il telefono e compongo un messaggio.
Scrivo il destinatario e poi clicco su invio, dopodiché mi costringo ad alzarmi e mi allontano.
Arrivo alla porta della camera matrimoniale e apro la porta. Apro e chiudo la bocca per un tempo lungo, eterno interminabile. Solo quando sento di non riuscire più a respirare le mie labbra si muovono da sole:
“Mamma, papà, il mio ragazzo è morto”


_____
Ispirato ad una storia vera e dedicato ad una persona speciale.
Ci manchi tanto.
  
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