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Autore: _alittlewriter    15/09/2013    2 recensioni
- ATTENZIONE, STORIA CON ALTO TASSO DI SPOILER.
CONTIENE INFORMAZIONI SULLA TERZA STAGIONE DI TEEN WOLF -
Deucalion insieme agli altra alpha, sono appena arrivati in città: strane cose stanno accadendo, e secondo il consiglio di Chris Argent, bisogna provare tutte le chance di questo mondo per poterli fermare, e lui ha un asso nella manica: Larissa Emmeline Argent.
Larissa è la sua unica nipote, figlia di sua sorella Rosaleen scomparsa anni addietro insieme a suo marito, nata e cresciuta nell'Isola di Wight, dove i suoi genitori avevano costruito un vero e proprio Istituto per i giovani cacciatori.
Fu allevata e istruita nei migliori dei modi da suo nonno Gerard e da sua zia Kate, mentre suo zio Chris le dava i consigli più utili per sopravvivere.
Con il tempo, Larissa è diventata una vera e propria arma a doppio taglio.
Raggiunta la maggiore età divenne la preside dell'Istituto dei suoi genitori, dove nessuno capì mai i più oscuri segreti.
Quando riceve la chiamata fatidica di suo zio Chris, lascia tutto nelle mani dell'ex preside, arrivando a Beacon Hills con i suoi più fidati cacciatori.
Quale sarà il piano di Larissa? Chi scoprirà per primo il segreto del suo team?
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Chris Argent, Deucalion, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter Two – Training.

Il dolore è l'elemento che può ancora risvegliarci. La gente tenta di nascondere la propria sofferenza, ma è un errore grave. Il dolore è qualcosa da portarsi dietro, come una radio. Puoi avere cognizione della tua forza affrontando il tuo dolore. Tutto dipende da come lo sopporti. È questo che conta. La sofferenza è un sentimento, e i tuoi sentimenti sono parte di te, sono la tua realtà personale. Se ti vergogni di loro e li nascondi permetti alla società di distruggere la tua realtà. Ognuno dovrebbe rivendicare il diritto di esibire il proprio dolore.

– Jim Morrison.

Lydia Martin guardava il suo riflesso nello specchio: da un po’ di tempo non riconosceva più quella ragazza che osservava, si sentiva diversa, troppo diversa, e tutte quelle novità avevano stravolto la sua vita.
Cercava di dimostrarsi forte, di dimostrare agli altri che anche lei era in grado di sostenere la situazione, però a volte, quando era totalmente da sola, rifletteva sul fatto che presto o tardi, sarebbe stata vittima di una delle sue solite crisi di nervi, e non sarebbe stato affatto facile uscirne viva.
Accarezzò con la spazzola i suoi setosi boccoli rossi come il fuoco e all’improvvisò sentì sua madre chiamarla dal piano di sotto.
Scattò in piedi e scese velocemente le scale, per poi ritrovarsi sull’ultimo gradino con Allison e una ragazza dai capelli castani sull’uscio della porta.

« Hai visite, tesoro.. » la signora Martin arrossì appena e pian piano indietreggiò, lasciando la figlia da sola con le due ragazze.

« Credevo che ti fossi dimenticata di me.. Non ti vedo da ben due giorni, sei sparita dalla circolazione! La professoressa Blake mi ha chiesto di te, sai? E anche Scott. » la padrona di casa incrociò le braccia al petto, aspettandosi la verità dalla sua unica migliore amica.

« Lo so, avrei voluto mandarti un messaggio ma.. Non sapevo che scriverti » Allison si sentì tremendamente in colpa.
Aveva passato i precedenti due giorni in compagnia di Larissa, dimenticando completamente di avvisare i suoi amici.

« Bastava anche un ‘sono viva’ » con un gesto della mano, Lydia invitò le due ragazze nella sua stanza.
Quando Larissa vide l’ordine, gli specchi splendenti e un odore forte di lavanda, si meravigliò: nessuna ragazza alla loro età era così precisa, o forse era lei l’aliena della situazione.

« Maniaca dell’ordine, eh? » iniziò a curiosare in giro, tra gli scaffali, tra gli scatoli dei trucchi e dei gioielli, e ciò innervosì ancora di più Lydia.

« Stamattina la colf ha sistemato la stanza.. E tu sei? ».

« Ohw, che sbadata, non mi sono neppure presentata! » si fermò al centro della stanza e allungò la mano : « Io sono Larissa Argent, piacere ».

Drizzò le orecchie quando sentì il suo cognome: un altro Argent in città? Le cose erano molto più brutte di quanto pensasse.

« E’ mia cugina » specificò Allison.

« Piacere, io sono Lydia » strinse la mano, e la forza della ragazza le schiacciò quasi tutte le ossa: « Non vorrei essere indelicata ma.. Come mai in città? ». Prima di poter rispondere, le due cugine si scambiarono un’occhiata fugace, come se Larissa avesse bisogno di una risposta per potersi fidare di lei, e Allison gliela diede.

« Presumo che anche tu sia informata degli avvenimenti sovrannaturali che circolano in questa città.. » iniziò, portandosi una ciocca di capelli color cioccolato, lucenti e fluenti, dietro l’orecchio, poi continuò : « Sono qui per dare una mano, mettiamola così. E trovo tremendamente sbagliato la scelta di intromettere esseri umani in questa faccenda » quell’ultima frase era riferita con tono acido alla cugina.

« Lydia è speciale» quelle parole sgorgarono involontariamente dalla bocca di Allison, e sentendosi lo sguardo di tutte e due addosso, si morse la lingua.

« Sono la mascotte del branco, se vuoi etichettarmi.. Sono colei che trova i cadaveri e chiama la polizia, d’accordo? Inizio a pensare che alla fine, non sono così ‘umana’ » imitò le virgolette con l’ultima parola, e sbuffò seccata. Larissa poteva anche essere la cugina preferita di Allison, ma per il momento, non le stava così simpatica. Era così rigida, così puntigliosa e così dannatamente irritante.

« Io non etichetto nessuno, Rossa » sputò quel soprannome come se fosse veleno di una vipera. A quanto pare, neanche lei stava simpatica alla nuova Argent.

« Ehi Lydia, potresti aggiornarmi con i compiti? Domani ritorno a scuola e siccome mi è incredibilmente difficile dormire la notte, magari faccio qualcosa! » il gelo che vi era nella stanza, anche se le finestre erano chiuse, iniziò a scemare quando Allison parlò. Non immaginava di certo un incontro del genere, e ora che era lì, tra due persone importanti della sua vita, capì che non sarebbe stato semplice farle collaborare e magari farle diventare amiche.

« Certo » le mani di Lydia scivolarono nella sua borsa scolastica e tirarono fuori un paio di quaderni: « Letteratura e chimica, buon divertimento! ».
‘ Magari non è la serata giusta..’ pensò tra se e se Allison, afferrando i quaderni e tirando per un braccio Larissa: « Mi dispiace averti disturbata, ora noi andiamo via. Ci vediamo domani, okay? » Pose fine a tale atrocità, mentre sua cugina già scendeva le scale.

« I tuoi parenti sono tutti così? Prima tuo nonno, ora tua cugina.. Ma una famiglia normale? Comunque sia, a domani tesoro » piegò le labbra in un sorriso, e Allison si sentì già meglio: almeno ora sapeva che non la odiava del tutto. Fuori casa Martin, appoggiata contro la macchina, Larissa era pensierosa.

« La prossima volta, presentami amici più simpatici » entrò in macchina, chiudendo forte la portiera e non proferendo parola per tutto il tragitto di ritorno.

---

Il sole era alto nel cielo limpido di Beacon Hills e un profumo inebriante di biscotti alla cannella, arrivò sino alle narici di Larissa: al piano di sotto, Rachel si stava dedicando al suo più grande hobby, cucinare.
Aprì piano le palpebre e allungò le braccia, stiracchiandosi.
Dalla finestra entrava un fascio di raggi caldi, che finivano proprio sulle lenzuola.
Girò piano il volto verso l’orologio che segnava le dieci e venti in punto, e vide che era tremendamente in ritardo: quella mattina aveva programmato l’allenamento insieme a tutti gli altri ragazzi alle dieci.
Scalciò via le lenzuola e scese dal letto, correndo dritto in bagno per una doccia calda e superveloce. Sulla sedia in vimini erano appoggiati delicatamente, stirati e profumati i suoi abiti da cacciatrice: pantalone nero strettissimo, canottiera nera che metteva in risalto le sue forme, stivali e giacca in pelle; indossò tutto, e guardandosi nello specchio notò che l’unica cosa colorata era la collana d’oro al suo collo. Sospirò rumorosamente e mentre scendeva le scale, si scontrò con Rachel, facendo cadere giù il bicchiere di latte che aveva tra le mani:

« Oh cavolo, scusami! » iniziò a imprecare, come suo solito, mentre la sua nutrice era sorridente.

« Tesoro, non preoccuparti .. Ora ripulisco tutto in fretta » Larissa alzò lo sguardo, incrociando quello di Rachel: osservò il suo volto rotondo, le sue guance infossate e gli zigomi alti, gli occhi neri come la pece ma circondati da rughe di stanchezza e di vecchiaia, le labbra secche e piccole.
Ultimamente aveva preso circa dieci chili in più per lo stress, e si sentiva così in colpa. Lei non voleva portarla di nuovo a Beacon Hills, ma Rachel non voleva assolutamente lasciarla da sola, dopotutto era la sua nutrice da quando aveva tre anni.

« Ti stanno tutti aspettando giù.. Quel garage non mi piace per niente, sappilo. E’ così tetro! » prese uno straccio e iniziò ad asciugare il latte sulle scale, mentre Larissa, a piccoli passi, la sorpassava e cercava di non lasciarsi trascinare dalle emozioni.

Si guardò intorno come se qualcuno la stesse osservando: non riusciva ad ammetterlo, ma da quando era arrivata, sentiva la stessa sensazione di quella lontana notte di Halloween, e non era per niente un buon segno.

Aprì la porta in mogano, e la richiuse subito alle sue spalle, scendendo ancora altre scale e la luce artificiale le bruciò gli occhi per qualche secondo.

« Quanto mi manca allenarmi all’aria aperta! » disse distrattamente Jocelyn, una degli otto ragazzi proveniente dall’Istituto.

« Manca anche a me, credo » esordì Larissa, attirando l’attenzione di tutti su di lei: « Mi scuso per il tremendo ritardo, ma non abbiamo più tempo da perdere. Prendete i vostri arnesi e cominciamo ad allenarci» tutti insieme annuirono, chi fece qualche battuta, chi invece accarezzava la propria pistola come se fosse un figlo, chi si scambiava qualche sguardo perplesso.

« Ti abbiamo aspettato per tutta la mattina » un respiro caldo accarezzò la pelle candida e morbida della nuca di Larissa, mentre quelle parole scivolavano dritto al suo udito e brividi percorsero la sua schiena.

« La sveglia mi ha abbandonata, potevate anche svegliarmi » deglutì poggiando la mano sulla sedia, come per reggersi, e per un momento pensò che davvero le tremassero le gambe, ma il suo corpo era piantato sul pavimento come un palo di legno.

« Avrei voluto svegliarti, ma Aaron non mi ha lasciato andare.. Sta diventando più irritante del solito ultimamente » Joseph le sfiorò un braccio, prendendo dal tavolo la sua pistola: « Ti va di allenarti con me, Argent? » accertandosi che nessuno li guardasse, le diede un piccolo e velocissimo bacio sul collo.

Larissa perse il controllo: fece cadere la sedia sul pavimento, provocando un rumore secco, e tutti si girarono verso di lei, sbigottiti.

« Stai bene? » Lukas, il fratello di Jocelyn, la guardò con sguardo torvo.
Lei annuì, alzando i capelli in una coda e sentendo la risata divertita di Joseph alle sue spalle.

Lo odiava, lo odiava profondamente quando faceva così.

« Ti distruggerò » digrignò i denti e caricò la pistola, portando nel foderino anche una lama d’argento.

« Ti credo sulla parola » quel sorriso arrogante che aveva sulle labbra, la fece infuriare ancora di più.

« Che gli allenamenti abbiano inizio! » urlò e rimbombò nella sala.

Scattò indietro puntando alla gola di Joseph un coltellino, mentre lui si scansò giusto in tempo, portando il braccio di lei dietro la schiena. Saltavano, si divincolavano, tutto ciò in duecento metri quadri: quella era la loro vera sfida.

Larissa fece una capriola e schiantò il corpo di Joseph contro una parete, portò la mano sul suo petto e la strinse in un pugno, stringendo la maglietta tra le dita.

« Non osare mai più distrarmi in questo modo di fronte agli altri, Carraway » sussurrò con il fiato corto a un centimetro dal suo volto.

« Ma ho ottenuto ciò che volevo, Argent » così dicendo, poggiò la mano su quella di Larissa e rigirò la situazione a sua favore: « Avevi le guance arrossate, un tremolio lungo i muscoli delle dita.. Eri tremendamente sexy ».

Non rispose, non le diede il tempo, e forse fu un bene.

« Per oggi basta così! » biascicò, sentendo la presa di Joseph farsi sempre più leggera, sino a lasciarla andare.

« Ho vinto io » le fece l’occhiolino, per poi darle le spalle.

Lei restò lì, osservando tutti gli altri che ancora combattevano tra di loro, con le labbra socchiuse e il battito cardiaco che rallentava sempre di più: se suo nonno l’avesse vista ora, l’avrebbe punita severamente.

‘ Gli Argent non sono deboli, non fanno mosse false e soprattutto riflettono prima di agire’, quelle parole rimbombavano nella sua mente procurandole un’emicrania non irrilevante.

Angolo autrice.

Rieccomi qui, alle 23.13.. So che è un po' tardino, ma solo ora ho trovato un piccolo spazio per poter pubblicare.

Inizio col ringraziare Francesca - aka Checca - per avermi dato l'ispirazione!

Camilla per essere la mia 'Beta' e suggeritrici di nomi - anche se Joseph l'abbiamo scelto insieme-.

E la fantastica Chiara - aka Prinzessin - che ha creato quella fantastica foto che vedete a inizio pagina!

Ringrazio sempre le persone che hanno commentato e che hanno messo la storia tra le seguite\preferite.

Ritornerò presto - si spera - con il terzo capitolo!

Con affetto,
_thegirlwholovedtodream - aka Meh -.

Ps: ricordate che recensioni - negative o positive - sono bene accette!

  
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