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Autore: PrimaLetteraDellAlfabeto    16/09/2013    2 recensioni
"..." Né sapeva quando sarebbe riuscita ad afferrare tra le sue esili dita quelle mani forti, in cui era racchiuso tutto il suo orgoglio.
Si orgoglio, perché durante una sfida quelle mani chiuse a pugni sapevano esprime la sua essenza, il suo coraggio, la sua determinazione, il suo orgoglio da guerriero, da drago, da uomo.
Un uomo.
Gajeel era davvero un uomo.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Caos.
Un caos infernale.
Decisamente troppo da sopportare per delle orecchie sensibili come le sue.
Se non avesse avuto quel minimo di autocontrollo che si imponeva di mantenere, avrebbe gettato all’aria il tavolo sul quale era poggiato, ed avrebbe iniziato a picchiare il primo malcapitato che sarebbe rientrato nel suo raggio d’azione.
Chiunque purché servisse a fargli sfogare l’irritazione che aveva in corpo, o per meglio dire, la noia.
Certe vecchie abitudini sono davvero dure da perdere.
Si accasciò sul tavolo con tutta la lunghezza del busto, mentre con la mano destra prese a massaggiarsi sgraziatamente il collo, sembrava un bambino insonnolito tra i banchi scolastici, solo fuori misura, e dall’aspetto decisamente più rude.
Con gli occhi assonnati e socchiusi, iniziò mentalmente un dialogo con l’unica persona che reputava degna della sua intelligenza: se stesso.

Una parata, una parata dico.
Questa gilda è davvero piena di ritardati.
Se qualche idiota avesse proposto una cosa del genere a Phantom Lord, al master Josè si sarebbe rivoltato lo stomaco.

Il suo sguardo fiacco si spostò velocemente dal legno del tavolo alle persone attorno a sé, al vuoto, alle persone, e poi ancora al tavolo, e con tutte quelle frivole chiacchere che lo circondavano non riuscì a trattenere un cipiglio di disgusto, non che provò a celarlo d’altronde.

Come si sta rivoltando a me.

« Ciao. »
Aprì gli occhi sorpreso, un’azione istintiva che riuscì a conferirgli un’espressione finalmente più sveglia, ma si prese tutta la calma che voleva prima di girare il capo, ed appurare chi fosse il suo indesiderato interlocutore.

Lei.
E adesso questa che vuole?.

La squadrò dalla cima dei capelli fino alle punte dei piedi, senza assumere una posizione dignitosamente composta, senza sforzarsi di mostrare un accenno anche solo lontanamente cordiale, senza interesse.
Ma una volta terminata la sua breve ispezione la guardò negli occhi.
Almeno non si voltò dall’altra parte escludendo completamente la sua presenza, non la ignorò sprezzante facendola sentire una nullità, né si dimostrò più scostante di quanto già non fosse.
Rimase fermo, a guardarla, in attesa.
Almeno questo.

Mi guarda, bene.
Mi sta guardando.
Si, ok.

Silenzio.

Però che occhi.
Che occhi cavolo.
Dì qualcosa!
« Io… »
Qualsiasi cosa!

Silenzio.

Muoviti ti prego!
« Sono Levy. »

Fu una sensazione del tutto irrazionale, inspiegabile, ignota, ma entrambi sentirono qualcosa, ciascuno l’avvertì in maniera diversa certo, ma lo sentirono forte che qualcosa si era appena aperto.
Rimasero immobili, avvolti da un silenzio ascetico; non sentirono il tempo scorrere, né formularono una qualche sorta di pensiero all’interno delle loro menti, i loro volti erano marcati da un’espressione indecifrabile, e tutto ciò che riuscirono a percepire fu una strana chimica che circondava i loro corpi e li collegava tra loro come una corda di fumo.
Ma durò poco.

L’istante successivo lei iniziò a sviluppare all’interno di sé una moltitudine di pensieri negativi, che intaccarono selvaggiamente la sua autostima, ed iniziò a chiedersi se avesse scelto le parole giuste, se avesse fatto bene a presentarsi così di getto, e con rammarico constatò che hai suoi occhi sarebbe voluta apparire energica e spontanea come Natsu, o forte e sicura come Erza, o gentile come Mirajane.
E invece sono solo Levy.

D’altro canto lui la guardò interrogativo, ma la sua improvvisa presentazione non riuscì a smuovergli quella curiosità che ogni essere umano dovrebbe possedere, eppure sentì che qualcosa lo aveva appena toccato, ma era stato breve come un istantaneo contatto elettrico, no, come una spinta, una spinta leggera, ma allo stesso tempo decisa.
Ma tutto questo non aveva importanza, non per lui, non mutò espressione, né si presentò a sua volta, dopo anni di apatia verso il genere umano era riuscito sviluppare una sorta di muro invalicabile per gli altri.
Non si mosse, e non parlò.
Ma fu in quel momento che lei prese coraggio.
« Senti…a parte questo, …che poi non pensare male, non è che mi sono presentata solo per quello che ho da dirti, avevo già intenzione di farlo, …quindi prima o poi l’avrei fatto. E comunque si, ecco...»
Temporeggiò insicura, e si mise alla disperata ricerca delle giuste parole da pronunciare, consapevole di aver fatto una pessima figura.
Gajeel alzò un sopracciglio, e le rivolse un’altezzosa occhiata di scherno, ma dentro di sé doveva ammetterlo, si stava quasi divertendo a vederla così impacciata.
 
Però, devo dire che te la cavi con le parole.

« Mi dispiace, mi dispiace davvero per quello che è successo ieri. »
Di nuovo, di nuovo quella sensazione, di nuovo quella percezione dei sensi alterata, quella strana fitta che gli annodava la bocca dello stomaco, una frase così semplice, ma formulata con una tonalità così gentile, aveva l’effetto di colpirlo come un pugno in faccia al quale non era preparato.
E gli faceva quasi male, perché non era stupido, e per quanto per tutti quegli anni si fosse tenuto alla larga da ogni sorta di contatto umano, era in grado di capirle le emozioni della gente, quelle emozioni a cui lui non era abituato, e un po’ gli dispiaceva pure; l’aveva capito, l’aveva capito eccome che ogni singola parola pronunciata da quella ragazza era vera.
Si sistemò sulla panca, e sedendosi correttamente girò il suo sguardo altrove.
« Non ci pensare. »

Che voce grave...
Ho fatto quello che dovevo no? Posso andare adesso.

Levy fece un passo esitante verso la direzione del palco, ed anche lei sciolse il contatto visivo che fino a quel momento li aveva abbracciati; era chiaro che Gajeel non avesse alcuna intenzione di sviluppare un’ipotetica conversazione, e lei decise di accettarlo, e di lasciare il posto.
O almeno tentò di farlo.

Che sto aspettando?. Tanto mi pare ovvio che non ha voglia di parlare con me.
…Senti come mi batte il cuore…
Dai Levy, coraggio puoi andare, vai.
…E mi tremano anche le mani.
Puoi andare, puoi andare adesso, vai.
Vai.
No, ancora un po’.

« Stai bene? »
« Che? »
Gajeel si voltò lievemente stizzito, e la vista di quell’espressione brusca ebbe l’effetto di farla sussultare un poco.
« È solo che… mi chiedevo se stessi bene. Il fulmine di Laxus ieri ti ha colpito in pieno, e devo ammettere che mi sono un po’ preoccupata. »

Cosa doveva essere quella, una sottospecie di timida confessione?.
Gajeel non riuscì a credere alle sue orecchie, e incassò il proprio volto nelle spalle in modo da preservare esclusivamente a se stesso quel gratificante momento di pura ironia.
Avrebbe voluto sentirne ancora, avrebbe voluto sapere in che modo avrebbe continuato il suo discorso, e solo quella fu la ragione per cui non si mostrò per il cinico qual era e non scoppiò a riderle in faccia.

Ma dai! Sul serio?!.
Oh Dio Santo, svegliati!.
Io ti ho letteralmente massacrato di botte ed inchiodata ad un albero!.
E adesso tu vieni qui, con la coda fra le gambe e l’aria da bambina innocente, a dirmi che ti dispiace se ho preso qualche calcio?.
Roba da matti.
In questa gilda sono proprio tutti degli idioti.

« E a proposito di questo » continuò un po’ incerta.
Sebbene avesse notato una strana reazione da parte di Gajeel non si diede per vinta e proseguì con le sue argomentazioni, ma il modo in cui incurvò il proprio corpo, e come posizionò il palmo della mano destra davanti alla bocca la turbarono, sembrava quasi che stesse ridendo, e una parte di lei si sentì spietatamente svilita.
Ma non voleva mollare, se l’era ripromessa.
« Volevo ringraziarti per avermi protetta. »

Lui si bloccò di getto, e annullò ogni forma di sarcasmo all’interno della sua mente.
Sentì tutto il suo corpo fasciarsi di colpa, e dopo tanto tempo provò una contorta percezione di smarrimento dentro sé, avvertì quasi l’impulso di volerla picchiare, di voler farla stare zitta a tutti i costi, ma si ridestò subito, d’altronde non poteva, né voleva farlo, non di nuovo.
In fondo aveva solo detto le cose come stavano, perché non riusciva ad accettarlo? Era davvero così strano che uno come lui potesse proteggere qualcuno?.
Si raddrizzò composto, e incatenò il suo sguardo ostico negli occhi di Levy, che sapevano di speranza, di salvezza.
Com’è crudele l’odore amaro della sconfitta.

Ma non lo vedi ragazzina che c’è terra bruciata intorno a me?.


« Non so perché Laxus si sia comportato in quel modo, non che io lo conosca bene, anzi...a dirla tutta non lo conosco nemmeno un po’, per quanto faccia da sempre parte di Fairy Tail. Però devo dire che il fatto che tu non abbia risposto ai suoi colpi è un atto che ti fa davvero onore. »
Si, onore…
« Sta tranquilla, prima o poi glieli restituisco tutti a quel figlio di puttana. »
Levy ebbe un fremito, non era abituata a sentir parlare in quel modo poco decoroso, ma sentiva che con uno come lui avrebbe dovuto farci l’orecchio.
« Comunque non mi hai ancora risposto, sei sicuro di star bene? »
« Ho incassato colpi ben peggiori di quelli di ieri. E tra l’altro non sono affari che ti riguardano. »
Ma che razza di maleducato!.
« Beh scusa tanto se insisto, ma io mi sto solo preoccupando per te! »
Ma che razza di rompicoglioni.
« Stammi un po’ a sentire…»
« … »
« … »
« …Levy! »
« Quello che è, io sono abituato a questo genere di cose, e non è certo per qualche graffietto che mi metto a frignare. E poi, se proprio hai tutta questa smania di sentirmelo dire, non mi sono fatto niente. »
« Bene, meglio così. »
Rimase a fissarlo, con il viso caratterizzato da un’espressione leggermente imbronciata, mentre Gajeel aveva nuovamente allontanato l’attenzione da lei, e appoggiando il capo sul palmo della mano, stava guardando di fronte a sé.
Ma Levy non cedette, sapeva che avrebbe voluto concludere quel breve dialogo in un altro modo, e non avrebbe fatto finire quel poco appena creato nel niente.
« Io adesso vado. Sai, più tardi ci sarò anche io sul palco ad esibirmi per la gara di Miss Fairy Tail,  quindi dovrei andare a preparam- »
« Mh?. »
Ancora quello sguardo saccente, quegli occhi che la scrutavano superbi e le pungevano l’orgoglio.
Cretina.
« No…, niente lascia stare. »
Avanzò lentamente verso la direzione dei camerini, rammaricata per non essere stata in grado di mostrarsi come avrebbe voluto, e per quella sensazione di vuoto fra le mani, come se non avesse concluso nulla.
Mentre si voltò non sentì lo sguardo di Gajeel addosso, e questa percezione la ricoprì di sconforto, eppure non era mai stata una ragazza vanitosa, né una di quelle che amano mettersi in mostra, ma d’altronde, dal giorno in cui l’aveva incontrato, aveva scoperto di non conoscersi poi così bene come credeva.
Camminò stentatamente affianco a tutta la larghezza del tavolo, e più si allontanava da Gajeel più sentiva che avrebbe voluto fare di più, che avrebbe voluto ancora dire qualcosa, e sentì come nel petto un piccolo uccello dalle ali dorate stesse lottando per uscire dalla propria gabbia fatta d’incertezze.
Guardò dritto a sé, dall’apparenza sembrava che avesse tutta l’intenzione di andarsene, ma un lieve ed involontario gesto la tradì, non si rese nemmeno conto che le dita della sua mano stavano percorrendo la superficie del tavolo sopra il quale Gajeel era poggiato.
Inconsciamente si stava aggrappando a qualsiasi cosa pur di rimanere ancora accanto a lui, come se quell’oggetto di legno fosse l’ancora che collegava il giorno alla notte, come se potesse fare da tramite per sentirsi anche solo un po’ legata a lui.

E Gajeel lo notò, seguì perplesso con lo sguardo quella mano delicata che ad ogni passo della ragazza scivolava sempre più lontano da lui, finché giunta quasi allo spigolo, alla fine di quella che doveva essere la sua corsa, di colpò, si fermò.
Non riusciva a capire cosa diavolo stesse cercando di fare, e pensò che doveva essere parecchio infantile se aveva fatto di quello stupido gesto una sorta di divertimento, così alzò gli occhi critico, e benché le sue iniziali intenzioni fossero quelle di canzonarla, inutile dire che appena la guardò in viso ebbe quasi un tuffo al cuore.
Venne catturato da quei suoi grandi occhi pieni di vita, che lo stavano osservando e sembrava stessero quasi brillando, da quelle guance giovani e rosee, da quelle labbra sottili, così delicate che ebbe la sensazione che fossero capaci di pronunciare solo parole buone, e soprattutto dal sorriso che le marcava.
Se non l’avesse constatato con i suoi occhi, non avrebbe mai creduto che un sorriso del genere fosse rivolto proprio ad un ragazzo come lui, e doveva ammetterlo, era il più bello che avesse mai visto.

Levy sentì che qualcosa dentro sé aveva appena preso il volo.
Chissà perché avesse quell’espressione incredula, ma non venne atterrata da questa, anzi la trovò lievemente divertente.
Ricordò la sensazione di poco fa, di quando lo stava guardando da lontano, e le venne ancora da ridere, quasi da piangere.
Lasciò fluire quello che sentiva, almeno non avrebbe avuto rimpianti, e formulò quelle parole con la stessa dolcezza di una bambina, e il calore di una donna.
« Spero che diventeremo buoni compagni. »

Lentamente roteò il viso avanti a sé e lasciò il posto, sentendosi finalmente bene, e questa volta, mentre camminava, lo sentiva che Gajeel era ancora con lei.

Perché non poteva opporsi, e neanche voleva, sapeva che sarebbe stato del tutto inutile combattere contro quella situazione, perciò decise che per una volta avrebbe lasciato che quella strana percezione lo avvolgesse, senza tentare di far nulla per fermarla.
D’altronde non poteva fare niente, se non rimanere fermo, immobile, permettere a quell’incredibile esserino di scalfire il suo muro, e restarla a guardare.









~

Ce l’ho fattaa!!
Non me pare vero, finalmente ho finito il primo capitolo di questo shifus di storia.

E francamente questa è stata la parte che mi è piaciuta di più scrivere, ma non credo sia quella riuscita meglio.
È stato un po’ complicato zampillare da un punto di vista all’altro, cioè il complicato è stato renderlo chiaro a chi legge, ma per fortuna all’inizio di questa storia ho avuto l’idea di colorare i dialoghi interiori ( quanto mi amo in momenti del genere ), perciò spero di essere riuscita a renderlo come è nella mia testa.
Il prossimo sarà inventato di sana pianta, cioè niente momenti mancanti, ma coi tempi che ci metto ad aggiornare, quando posterò il prossimo capitolo probabilmente ciascuno di voi avrà 4 fyoli, un lavoro a tempo indeterminato ed un criceto.

   
 
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