Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Blooming    16/09/2013    2 recensioni
Kat è una giovane ragazza, intraprendente, che cerca di farsi spazio nel mondo dello spettacolo ma per il momento è solo una ragazza qualsiasi che serve il caffè sui set cinematografici. Dietro di se una serie di ricordi tristi e devastanti, davanti un affascinante e gentile Misha Collins dagli occhi blu.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ricordo quegli occhi che analizzavano il mio corpo da ragazzina.

 
In casa non c’era nessuno, mia mamma faceva il turno di notte e Jay le aveva detto che sarebbe rimasto con me, che non c’era motivo di preoccuparsi.
Mi ero chiusa nel ripostiglio sotto le scale. Stavo zitta e cercavo di respirare piano.
Piangevo silenziosamente.
Mi trovò subito.
Avevo tredici anni e mentre i miei compagni di classe passavano le serate a guardare i cartoni animati io vivevo un incubo.
Mi prese la mano e mi disse
“Perché piangi Katheline, è ora di andare a dormire.” sorrise spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Perché piangi?” sembrava così gentile
Rimasi in silenzio. Mi asciugai le lacrime e poi mi trascinò nella camera.

 

Guardai l’uomo di fronte a me. Gli occhi gelidi e il sorriso spaventoso.
Non riuscivo a muovermi
“Mi fai entrare oppure no.” Entrò comunque, superò i cocci della bottiglia spaccata a terra e si mise davanti a me “Ti trovo bene.” Si guardò intorno “Stai facendo una festa?” guardò verso il salotto
Juls comparì e si mise davanti a me
“Io credo che te ne dovresti andare. E anche subito.” Non gli permetteva di guardarmi
“Io credo che sei una troia impicciona.” Disse con un sorriso
 

“Dovresti farti gli affari tuoi ragazzina.” Le aveva detto quando che la vide uscire di casa mia con un borsone e degli scatoloni
“Io credo che sei solo un pervertito bastardo.” Gli aveva risposto lei
Simon, il fidanzato del liceo di Julia, uscì tenendomi per mano
“Hai qualcosa da dire?” mi fece passare avanti, Julia mi prese il braccio e mi tirò via
Tenevo la testa bassa.
Simon era il doppio di lui e con una spinta lo abbatté contro la parete
“Fatti vedere ancora in giro e finisci male. Bastardo.” Salimmo nella macchina di Simon e ci allontanammo
A Jay però non importava che fossi andata via, che la scuola fosse finita e io andassi a vivere con Julia, lontano. Non gli interessava che mia madre continuasse a credere alla sua versione dei fatti, gli importava solo di ritrovarmi.

 

“Sai che ti seguo da un po’ Katheline. Ti sei fatta il nuovo fidanzato? Il nuovo lavoro? Come mai hai lasciato il ragazzone castano che stava con te da tre anni? Sembrava simpatico.”
Mi portai una mano alla bocca e soffocai un singhiozzo impaurito. Il cuore mi batteva come se volesse scoppiare, le gambe mi cedevano e mi sentivo arida e sterile, impotente davanti a quell’uomo
“Vuoi che chiami la polizia?” disse Julia guardandolo negli occhi
“E come pensi di farlo? Non c’è il tuo ragazzo a proteggerti adesso.” Sorrise ancora
Tenendomi per mano, Juls si voltò e vide Misha comparire dalla sala
“Tutto bene ragazze? Che succede…” vide l’uomo e vide il mio volto devastato “Kat…”
“Ah è questo allora il nuovo fidanzato, sembra simpatico. L’altro mi piaceva di più.” Lo guardò un secondo “Aveva l’aria più stupida.”
“E tu chi sei?” chiese Misha avvicinandosi
“Un vecchio amico.”
“No…” balbettai e tesi la mano verso quella di Misha ‘Salvami, ti prego’ pensavo
Lui la prese e mi tirò un po’ indietro
“Te ne devi andare adesso.” La voce di Misha era dura nei confronti di Jay ma per me era rassicurante
Rimaneva a guardarlo mentre mi spostava dietro di lui
“No. Non me ne vado.” Fece qualche altro passo nell’atrio
Ovviamente Misha aveva capito chi fosse quell’uomo davanti a me. Sui cinquanta. Lo stesso sorriso crudele che cercava di rassicurarti che tutto andava bene mentre invece sprofondavi in un baratro di nero dolore e tetro silenzio.
Jensen e Jared che ignoravano l’arrivo di Jay arrivarono portando i piatti sporchi dalla sala alla cucina, ridacchiavano. Poi lo videro, entrambi sapevano tutto, gliene avevo parlato
“Cosa succede?” disse Jensen capendo al volo tutto
“Ti sei fatta dei nuovi amichetti vedo.” Sorrise, tutti rimanemmo in silenzio
Jay guardò Misha e parlò con un sorriso
“Quindi sei tu quello che adesso si porta a letto Katheline…” strinsi più forte la mano di Misha “La nostra bella Kat è fatta così, va un po’ con tutti… ci siamo divertiti parecchio io e te vero?” continuava a guardarmi mentre tenevo la testa bassa avvolta da mille pensieri e ricordi
Mi sentivo morire e sprofondare, mi aggrappai alla camicia di Misha per non crollare a terra
“Allora sei tu il maledetto bastardo?!” Jensen lo guardò, aveva veramente voglia di spaccargli la faccia
“E tu saresti?” sembrava volesse prendere tempo
Jensen non rispose, Jay tornò a rivolgersi a Juls. Sembrava divertirsi, in effetti si divertiva. Io stavo morendo, sapevo che presto sarebbe arrivato a raccontare a tutti quello che era successo e anche se ognuno di loro sapeva, non volevo sentirlo. Non volevo che mi venisse ricordato tutto il dolore passato
“Se non fosse stato per te, a quest’ora, credo che la tua cara amichetta che tanto si nasconde, non ci sarebbe più.” Teneva le mani in tasca “Lo sapete tutti che Katheline ha provato a suicidarsi vero? E più di una volta a quanto mi risulta. Mi stupisco del fatto che non ne siate a conoscenza.” Ridacchiò sommessamente
Jared lo guardò sovrastandolo con la sua altezza
“Io invece mi stupisco del fatto che uno come te possa ancora andare in giro. Vivo.” Si mise davanti a lui
Jay ci guardò tutti, non so dove trovasse quell’arroganza e quella cattiveria, ci guardò tutti
“Vedo che conoscete tutti quanti la grande storia di Katheline…” rise “Cosa pensavate che facessi quando sua madre tornava tardi dal lavoro o quando era troppo ubriaca anche solo per reggersi in piedi?” Affondai le unghie nel braccio di Misha per reggermi e non cadere a terra
Jay mi guardò un secondo e sorrise, non lo guardavo ma potevo sentire quel sorriso che mi ghiacciava e mi immobilizzava
“La verità è che era lei a provocarmi…” rise
Sentì il tessuto della camicia sparire da sotto le mie dita e vidi Misha lanciarsi contro Jay e atterrarlo con un pugno
“Aveva solo dodici anni bastardo!” gli fu sopra e gli diede un altro pugno sul naso
Julia e Jensen corsero da lui per tirarlo indietro, Jared mi afferrò prima che potessi lasciarmi andare e mi aggrappai a lui.
Tutti stavano cercando di proteggermi in quel momento e capii di non essere sola, di non esserlo mai stata veramente.
Prima c’era solo Julia, poi era arrivato Misha e infine Jared e Jensen.
Per loro ero importante e si battevano per me, mi tiravano con forza verso di loro e mi impedivano di cadere ancora nell’oblio.
Sollevai lo sguardo e puntai i miei occhi su quelli di Jay, provavo ancora angoscia e sgomento vedendo quel sorriso ma riuscivo a guardarlo, sorrise e mi sentii cedere ma resistetti.
Jared chiamò subito la polizia e mentre Jay si rialzava passandosi una mano sul sangue, notò il mio sguardo
“Cos’è quello sguardo?” chiese irriverente
“Spero morirai in prigione.” Sussurrai
Misha tornò al mio fianco e così anche Julia e Jensen
Non poteva andare da nessuna parte. Non questa volta.
La polizia bussò forte e vidi Jay impallidire, Jared aprì la porta
“È lei che ha chiamato prima?” chiese un poliziotto
“Sì. E questo è il bastardo che state cercando.” E sorrise sarcastico a Jay
I poliziotti gli diedero un’occhiata e poi si guardarono intorno per qualche secondo, lo ammanettarono e lui cercò di fare resistenza, gli dissero che avrebbe passato una notte nella cella della centrale e poi sarebbe rimasto nel penitenziario fino al resto dei suoi giorni, vidi per la prima volta paura nei suoi occhi.
Ancora una volta mi guardò e disse
“Sei sempre stata tu a sedurmi…” Volevo morire
Lo caricarono nella volante. Rimasi in casa avvinghiata da una parte al braccio di Misha e dall’altra parte a quello di Julia.
Il cuore non smetteva di pulsare affannosamente. Non poteva essere tutto finito così, avevo aspettato tutto quel tempo per vederlo dietro le sbarre e ora era successo. Mi veniva da piangere. Non ero felice o sollevata, ero mortificata e distrutta.
Un poliziotto rientrò e si avvicinò a me
“Lei è Katheline Stevens?” annuii “Lei circa otto anni fa ha sporto denuncia nei confronti di Jay Kowalski per pedofilia, violenza fisica-psicologica e per stupro?”
Nei miei occhi c’era solo dolore e morte. Non volevo guardare nessuno dei miei amici in quella stanza, cosa dovevano pensare di me?
“Sì.” Bisbigliai sentendomi le ossa rompersi in tutto il corpo
“Dovrà presentarsi alla centrale per la deposizione…” lo guardai
Julia lo fissò continuando a tenermi la mano
“Adesso? Deve venire adesso?” chiese sbigottita
“Il prima possibile.” Disse e presi un profondo respiro
Se questa storia doveva chiudersi era meglio farlo subito
“Va bene.” Dissi sorprendendo tutti
Il poliziotto mi accompagnò in centrale, andai con Julia.
Ovviamente avevano bisogno anche delle deposizioni di Misha, Jensen e Jared.
Rimanemmo in centrale quasi per tutta la notte. Rimasi a parlare con degli agenti e ogni volta che raccontavo mi sembrava di sprofondare in un pozzo di angosce, ogni agente con cui parlavo mi porgeva fazzoletti e cercava di essere comprensivo ma nessuno poteva capire il mio dolore. Tutti mi dicevano che capivano, che sapevano come mi sentivo. Io volevo solo mettermi in un angolo e lasciarmi soffocare dall’ansia.
Un agente mi disse che a breve si sarebbe tenuto il processo e avrei dovuto testimoniare. Avrei dovuto dire a una giuria di sconosciuti, a un giudice, a degli avvocati, a tutti, quella che era la mia vita e volevo morire. Ma avrei deposto, avrei detto ogni cosa.
Mentre uscivamo dalla stazione di polizia accompagnati da un agente vidi mia madre, con la sua aria sostenuta e di superiorità. Mi guardò per un secondo ma non mi fermai.
Misha e gli altri due ragazzi erano venuti con la macchina di Jensen e ci riaccompagnarono a casa. Pensavano di mettermi sui sedili posteriori ma per una irrazionale voglia di non essere toccata o abbracciata da nessuno, decisi di salire davanti.
Misha mi allacciò la cintura, non tentò di baciarmi, si limitò a sorridermi come per dirmi –è tutto finito.- chiuse la portiera e salì dietro.
Non parlò nessuno. Appoggiai la testa al finestrino guardando le luci della città che cambiavano fino a che non riconobbi la via di casa.
Arrivati davanti casa aprii la portiera e senza dire una parola entrai, salii le scale e mi chiusi in bagno.
Non avevo intenzione di fare niente, volevo solo stare per conto mio, seduta nella doccia con l’acqua aperta che mi scorreva sul corpo. Volevo piangere. Volevo stare sola e il bagno aveva l’unica porta con la serratura funzionante.
Sentii prima i passi di Julia per le scale e poi quelli di Misha, ero già sotto la doccia e mi strinsi le ginocchia al petto
“Kat…” la voce tenera di Julia “Tesoro…” non risposi
Ci provò Misha
“Tesoro?” Bussò piano ma continuai a stare sotto l’acqua che scrosciava confondendo i miei singhiozzi “Sto qui fuori. Mi siedo qui, davanti alla porta. Non devi parlare per forza, voglio solo che tu sappia che ci sono.” Sentendo le sue parole e la sua voce mi sentii bene, come avvolta da un grande e caldo abbraccio
 

Julia era rimasta a parlare con Jared e Jensen in cucina bevendo del thè e poi sentii Jensen salire le scale
“Hey Misha, tieni.”
“Oh grazie.” Sapevo che sorrideva gentile prendendo la tazza in mano
Ormai erano ore che ero chiusa dentro e volevo rimanerci ancora per molto, forse per sempre, ma non volevo rimanerci da sola. Appena sentii Jensen ridiscendere le scale uscii dalla doccia e incurante di bagnare tutto il pavimento andai verso la porta e feci scattare la serratura, velocemente e senza dire una parola tornai sotto l’acqua.
Pochi secondi dopo sentii la porta aprirsi. Tenevo il mento sulle ginocchia e i capelli mi ricadevano lungo la schiena, vidi Misha sporgersi dalle piastrelle azzurre della doccia
“Ciao Kat.” La voce calda e dolce
Alzai gli occhi bagnati dall’acqua e dalle lacrime e incontrai il suo sorrise dolce e comprensivo
“Vuoi venire qua con me?” cercai di trattenere i singhiozzi
Non spense l’acqua della doccia, la lasciò andare perché sapeva che mi piaceva quel rumore calmo. Si tolse le scarpe e si sedette sotto l’acqua anche lui, i jeans che indossava cominciarono subito a bagnarsi e a tingersi di un blu più scuro, mi avvicinai a lui che mi abbracciò le spalle e portai la testa al suo petto, mi accarezzò i capelli bagnati e mi strinsi di più a lui afferrando la camicia.
Mi strinsi al suo petto e gli porta le braccia al collo affondando il viso sul suo petto. Mi accarezzò i capelli e mi baciò la spalla cercando di consolarmi. Mi cullava tra le braccia forti e mi diceva che andava tutto bene.
Singhiozzavo su di lui, mi faceva male tutto. Mi faceva male la testa, il corpo, il cuore. Mi stringeva e mi diceva che andava tutto bene. E lo credeva veramente
“Va tutto bene piccola, tutto bene.” Lo abbracciai forte come per non lasciarlo mai più
Lo volevo credere anche io ma mi sentivo cadere nell’oblio dei ricordi e del dolore.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Blooming