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Autore: Alex Wolf    16/09/2013    3 recensioni
IN IPER-REVISIONE
La mia storia è un "what if" / "missing moments".
Mi sono sempre immaginata cosa sarebbe potuto accadere se con Eragon e Borm a compiere il viaggio ci fosse stata anche una ragazza, e bhe, è venuta fuori questa fan fiction.
Aprì le ali.
Erano larghe, fatte di una membrana bianca latte e le parti in cui le ossa andavano a unirsi avevano artigli chiari, affilati e leggermente ricurvi che avevano un aria alquanto… pericolosa.
« Il mio… drago?. » borbottai chinandomi verso l’esserino.
« Esatto. » gracchiò lo zio.
Il piccolo, squamoso, drago mi si avvicinò e salì sulla mia spalla, restando in equilibrio.
« Speravo di non doverci passare di nuovo. » sospirò Brom accarezzandosi la barba ispida.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eragon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kira
 






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Quando ripresi conoscenza attorno a me c’erano delle mura. Ero in una stanza dai muri di pietra, arredata come se fosse stata parte del castello di qualcuno d’importante. Io ero stesa su un letto, di fianco, con i capelli sciolti e mossi sul cuscino. La testa mi faceva male, proprio dove mi avevano colpito, e facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Prima che avessi tempo d’ambientarmi la porta della camera si spalancò e una donna, di bassa statura e con una divisa da cameriera, vene verso di me. Reggeva fra le braccia un fagotto di vestiti dai mille colori, che andavano a fare contrasto con la sua divisa nera e bianca. I capelli neri, filati di bianco, fuggivano dalla cuffietta che aveva in testa e sul volto aveva una smorfia di dolore. Mi alzai poggiando la schiena alla testata di legno lavorato e piegai la testa di lato. Povera donna, mi faceva pena.
« Buon giorno… pomeriggio… » mormorai accarezzandomi una guancia imbarazzata. Quella mi fissò, bloccandosi al centro della stanza e sorrise leggermente.  « Buon giorno a lei miss », disse facendo un leggero inchino. « Dove siamo? » chiesi lanciando un’occhiata fuori dalla grande finestra a lato della stanza. Da essa arrivavano urli di venditori, grida di bambini e ordini per i soldati. Il sole entrava da essa attraversando le fini tende verdi pastello e gettandosi sulle venature della pietra del pavimento.  « Siete nella capitale di Re Galbatorix, mia signora », poggiò il fagotto di vestiti su una sedia. Sbattei le palpebre incapace di come interpretare quell’informazione. « S-scusi può ripetere? » sussurrai allungando il collo verso di lei. La cameriera prese fra le mani un vestito e lo distese davanti a se, per poi voltarsi a mostrarmelo.  Sembrava essere di soffice velluto, era grigio e aveva delle decorazioni nere che impreziosivano il tutto partendo dalla scollatura a semi cerchio, continuando sui fianchi e concludendosi sull’orlo. La schiena aveva un profonda scollatura che avrei coperto con i capelli. « Mia signora, siete a Uru ‘baen, la capitale dell’impero », mi ripeté lei.
Come cavolo ci sono arrivata qui?!, mi gridai, e dov’è Wyrda?!
« Il mio drago? », domandai. La donna alzò gli occhi chiari verso di me e sorrise, inaspettatamente. « Il vostro drago è a caccia con quello del re. Il sovrano ha pensato che sarebbe stato… utile al vostro animale imparare a riconoscere questi posti ». « Come sono arrivata qui? ». « Quante domande, mia signora. Siete proprio una ragazzina curiosa », sorrise divertita, « Ora, prego, alzatevi e io vi aiuterò a vestirvi ». Imbarazzata, mi alzai e l’asciai che la donna di servizio mi aiutasse. Parlai con lei, incuriosita da tutto e scoprii che il re stesso mi aveva portata in quella camera, che ero arrivata svenuta e che il mio drago non era potuto entrare nel castello perché troppo debole e bisognoso di cure. Wyrda provava il mio dolore, a detta di Clarisse ( il nome della donna ) più di qualsiasi altra creatura avesse mai visto. Venni a sapere anche che avevo dormito per tre giorni buoni perché la botta che avevo ricevuto era stata bella forte.
 
 
Questa me la pagherai, Wyrda, ringhiai mentre Clarisse mi scortava nella stanza del trono. Attorno a noi i corridoi erano ricchi di arazzi e quadri, oggetti preziosi e guardie armate. Se solo ripensavo a quello che mia madre aveva scritto nella lettera non potevo sentirmi che male, dopo tutto avevo, Wyrda aveva praticamente abbandonato i sui consigli. Inciampai sul mio stesso abito e caddi a terra proprio mentre arrivavo a destinazione. Una mano si protese verso di me ma la ignorai e mi alzai da sola con uno sgarbato: “Faccio da sola”. Quella si ritrasse non appena fui in piedi e mi misi a pulire l’abito. « Che caratterino », rise il ragazzo che avevo davanti. Alzai lo sguardo, spostando i capelli che mi erano ricaduti sugli occhi indietro e socchiusi le labbra. Davanti a me si ergeva un corpo allenato, reso ancora più grosso dagli abiti che portava, di un ragazzo dai capelli scuri come l’ebano e gli occhi castani. La sua bellezza era disarmante e fin troppo conosciuta ai miei occhi: assomigliava a Eragon in un modo impressionante. Forse il ragazzo che avevo baciato non era alto e forte come lui ma alcuni tratti del viso erano identici ai suoi. Oh cielo, pensai.
« Perdonatemi la domanda, miss, ma avete perso la lingua? », rise. Mi ripresi immediatamente e gonfiai il petto. « Quello che perdo non è affar vostro, signore ». « Siete aggressiva », mi punzecchiò quando  lo superai. Non risposi e continuai a camminare in direzione del trono, vuoto. Di sicuro sua grandiosità maligna Re Galbatorix doveva ancora bearci della sua presenza: e come farlo meglio se non facendosi attendere? Il ragazzo mi seguì mettendosi al mio fianco.  « Io sono Murtag », si presentò bloccandomi la strada. Lo guardai prendermi la mano e sfiorarla con le labbra.
Murtag… non male, sorrisi. « Io sono Kira. Cavaliere di Draghi », dissi aggiungendo l’ultimo appellativo come se potesse rendermi più importante.  « Lo so. Ho avuto modo di vedere il vostro animale proprio questa mattina. Lasciate che mi complimenti con voi, mia signora. Per l’età che dice d’avere è sorprendentemente grosso e loquace ». « Si, lo so. Wyrda è un esemplare a se, come potete aver notato », mi vantai io. Presi la gonna fra le mani, in modo da camminare meglio e lo scansai ancora.  « Anche voi siete un cavaliere, Murtag? » m’incuriosii.  « No, mia signora », rispose abbassando il capo. Aprii la bocca per aggiungere altro ma la porta in fondo alla sala si aprì con impeto e una figura si diresse da noi in gran carriera. « Oh Murtag! » esclamò l’uomo fermandosi davanti a noi, « Vedo con piacere che hai già conosciuto la nostra inaspettata ospite ». Poi si rivolse verso di me con una piccola riverenza e mi baciò la mano.  « Mia cara, non sai che felicità vederti finalmente in salute. Coloro che ti hanno fatto del male sono periti per mano mia », m’informò. Lo scrutai e nei suoi occhi scuri lessi la bugia, l’odio e la tirannia. Rabbrividii dentro di me, sapevo solo di una persona che poteva nascondere tutto quello al loro interno e non mi piaceva per nulla: Re Galbatorix.  « Sire », m’inchinai stando al gioco, « E’ un piacere poter vedere il volto del mio salvatore, e al contempo salvatore del mio drago », mentii. Anzi avrei preferito morire piuttosto che stare li. Gli occhi del sovrano s’illuminarono alle mie parole e lui sorrise. « Dimmi, mia cara, come ti senti? » domandò accarezzandomi una guancia. D’istinto cercai gli occhi di Murtag, uguali a quelli di Eragon, e racchiusi nei miei tutto il dolore e la paura che potevo. « Molto bene, mio signore », abbassai per un attimo il capo. « Questo vestito ti dona molto, sai mia casa? », sorrise l’uomo mettendomi una mano sotto il mento per far si che lo guardassi negli occhi. I suoi erano diventati gelidi, ma in qualche modo dolci da far rabbrividire chiunque. Porsi nuovamente una svelta occhiata al ragazzo. Il giovane, diciottenne sicuramente, fece un passo avanti e toccò la spalla al re, sorridendogli ingenuamente. « Mio signore, che ne dite se portassi la giovane ospite a visitare la città? ». Di di si, di di si!, pregai. « No, mio caro Murtag. La nostra Kira si è appena ripresa e credo preferisca stare nel castello ad aspettare il ritorno del suo drago », poi si voltò verso di me e disse ( con un tono che non lasciava repliche):  « Non è forse così, mia signora? ». Ingoiai un fiotto di saliva  e annuii, tenendo lo sguardo basso.
Ora capivo cosa mia madre intendesse con “stai lontana da lui”. Quell’uomo aveva la capacità d’incuterti terrore, ed essere fermo nella voce quando voleva che le cose andassero come desiderava.  
 « Allora che ne dice se la portassi a visitare il castello? Scommetto che alla nostra ospite andrebbe », tentò di nuovo Murtag allungando una mano verso di me. Mi affrettai a prenderla e la strinsi forte, infondendoci tutta la mia paura. Gli occhi scuri di Murtag si rabbuiarono e mi tirò leggermente verso di se, incrociando le nostre dita come ragnatele. Gli occhi del sovrano si posarono su quelle e così mi lasciò andare, controvoglia. « Come desideri » disse l’uomo,  « Ma stasera gradirei avervi a cena, entrambi » . Scambiai uno sguardo con il ragazzo e poi tornai al re. « Ne sarei onorata, mio signore », sorrisi, mentre dentro morivo di paura e tristezza. Quando Wyrda sarebbe tornato l’avrei ucciso con le mie stesse mani per averci messo in quel pasticcio. 
       




Scusate il ritardoooo e l'orrendezza di questo orrido capitolo!!!
Ho iniziato la scuola l'11 e sono già piena di compiti, mannaggia ai professori cazzoooo! W la finezza.
Vi voglio bene <3                                                                                                                                                                                                                                                                  
  
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