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Autore: MaggieMary    16/09/2013    4 recensioni
✖You're my Destined Panda✖
"Se stiamo insieme, il mondo non può essere migliore di così ~"
0. Prologo ~
1. [Sunggyu x Woohyun]~ ♥
2. [Dongwoo x Hoya]~ ♫
3. [??? x ???]~ ♥
4. [??? x ???]~ ♥
(♦ Sequel di "You're my Panda" ♦)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mia vita non poteva essere equilibrata, come una sedia con una gamba più corta. Ma ad un certo punto sei diventato il mio equilibrio.”
[As Good As It Gets - INFINITE]
 

 
Ricordi? Te lo ricordi ancora?
 
Quel giorno di fine primavera. Quell’estate in cui il sole splendé più forte del solito. Quell’anno in cui nostri occhi si incontrarono per la prima volta e furono subito chiari i miei sentimenti nei tuoi confronti.

 
 
“Sono Kim Sunggyu, ho 10 anni e già ti odio.”
 
 
In quella calda estate, un bambino stava sdraiato sul pavimento a pancia in giù, come alla ricerca di un fresco conforto per superare quella stagione umida.
 
Era fine Giugno e le vacanze estive erano oramai iniziate.
 
Era il periodo dell’anno preferito dai giovanissimi ragazzi come lui, eppure Sunggyu non aveva nessuna intenzione di alzarsi da terra.
 
Non aveva voglia di uscire di casa: avrebbe solo patito più caldo.
Non aveva voglia di chiamare qualche amichetto: avrebbero solo fatto confusione, e per di più c’erano ben pochi bambini che poteva realmente ritenere amici.
 
Non che fosse una persona particolarmente asociale, ma perché cercare la compagnia di qualcun altro se già gli bastava la sua?
 
I cani fuori dalla sua casa non abbaiavano, evitando di fare eccessivi sforzi e ritrovarsi senza forze sotto quel torrido caldo estivo. Mentre i bambini correvano sereni tra le strade, giocando a pallone o lanciandosi dell’acqua addosso.
 
Quello non era un quartiere piuttosto affollato, quindi tutti vivevano della compagnia dei vicini, ormai diventati tutti conoscenti.
 
Ma Sunggyu non aveva voglia di avere niente a che fare con loro.
 
Gli bastava solo la compagnia del suo unico vero amico. Seppur lo ritenesse davvero troppo scemo per i suoi canoni, Dongwoo sapeva essere una buona compagnia ed un fedele compagno di giochi.
 
E proprio in quel momento, il bambino – di appena un anno più piccolo di lui – stava bussando alla porta della cameretta del maggiore.
 
Sunggyu non rispose, troppo impegnato a diventare un tutt’uno col fresco – o perlomeno lo era stato – parquet.
 
Dongwoo ormai lo conosceva troppo bene: sapeva che non sarebbe servito a niente continuare a bussare.
 
Spalancò  la porta e fece la sua entrata nella stanza dell’amico, che finalmente si decise a degnarlo di uno sguardo.
 
Il più piccolo gli sorrise, sedendosi vicino al suo corpo steso, distrutto dal troppo umido caldo.
 
-La tua umma dice che non hai intenzione di uscire di casa per il resto dell’estate. È vero?
 
Sunggyu arricciò il naso, rispondendo con un semplice – C’è troppo caldo.
 
Il più giovane piegò la testa di lato. Sapeva già che il suo amico fosse un nonneto sfaticato alla tenera età di soli 10 anni, ma era certo che ci fosse qualcosa dietro alla sua non voglia di uscire.
 
Si ripromise di chiedergli maggiori informazioni, ma per il momento si limitò a scuotere il corpo mezzo-morto del maggiore.
 
-Su su, vieni fuori a giocare con me ~ Gli altri bambini si stanno tutti divertendo!
 
-E allora vai a giocare con loro! – arrivò la schietta risposta di Sunggyu.
 
Ma Dongwoo gli era troppo amico per prendersela per una simile affermazione.
 
Continuò a scuotere il corpo dell’amico, nel tentativo che quest’ultimo si stufasse di tutto ciò e decidesse ad uscire da quella sua stanza.
 
Ed infatti, dopo qualche altra schietta risposta e qualche pugno contro Dongwoo, Sunggyu si alzò faticosamente su da terra, trascinandosi fino a fuori, tirato dalla forte stretta dell’amico.
 
Come aveva temuto, all’esterno il caldo era bene peggiore e quasi si faceva fatica a respirare.
 
Certe volte non capiva nemmeno lui come facessero certi suoi coetanei a scorrazzare per quelle strade tutto il giorno.
 
Il caldo sarebbe solo aumentato con il susseguirsi dei giorni, ma i bambini avrebbero continuato a giocare e a divertirsi tutta l’estate come se nulla fosse.
 
I più piccoli hanno la capacità di fregarsene delle condizioni atmosferiche e giocare anche con una simile afa.
 
Ma Sunggyu non si sentiva più tanto bambino e del caldo gliene importava eccome.
 
Dongwoo continuava a tenere stretta la sua mano, trascinando il corpo dell’amico che si faceva più debole e molle mentre avanzavano, quasi si stesse sciogliendo come un ghiacciolo.
 
Con quel paragone, al minore dei due venne un’improvvisa fame ma ordinò a sé stesso di placare quell’istinto e continuare a camminare in direzione del parco.
 
Se fossero tornati in casa per prendere qualcosa da mettere sotto i denti, Sunggyu non sarebbe davvero più uscito.
 
Finalmente giunti a quel piccolo parchetto di quartiere, Dongwoo fece sedere Sunggyu su una delle due altalene, mentre lui si accomodava sull’altra.
 
Cominciò a dondolarsi, già divertito da quel semplice svago, mentre gli occhi sottili del maggiore erano fissi su un punto preciso.
 
-Che c’è? – gli chiese, fermandosi e frenando con i piedi nella ghiaia grigia.
 
-Cosa stanno facendo tutti lì ammucchiati? – fece Sunggyu, indicando col mento un gruppo di bambini che stavano intorno a qualcosa.
 
Dongwoo si alzò in piedi sull’altalena e, prima di cadere inevitabilmente a terra, riuscì a capire il motivo della curiosità di quel gruppo di giovani.
 
-Ah .. è quello nuovo!
 
Sunggyu lo fissò confuso – Quello nuovo .. ??
 
Dongwoo tornò a sedersi sulla sua altalena.
 
-Si, quello che si è trasferito tre o quattro giorni. Dicono che sia simpatico, ma io non ci ho mai parlato.
 
Il maggiore ascoltò l’inizio della frase per poi perderci d’interesse e tornare a fissare un nuovo punto indefinito de parco.
 
Dongwoo continuò a parlare del nuovo arrivato ma, per nulla preso dall’argomento, Sunggyu non ascoltò nulla.
 
Solo quando due mani lo costrinsero ad alzarsi dall’altalena tornò in connessione con quel momento.
 
-Ehi, che fai?! Mi hai costretto a venire fin qua e già ce ne andiamo?!
 
Dongwoo sospirò – Non hai sentito proprio nulla di quello che ti ho detto, eh?
 
Sunggyu non rispose e il minore lo prese come un si.
 
-Su, forza! – gli intimò – Vieni che andiamo a conoscere il nostro nuovo vicino!
 
Il grande piantò i piedi a terra – Non ci penso nemmeno! Cosa me ne importa di incontrarlo?!
 
Dongwoo non gli diede corda, ma lo costrinse a seguirlo, proprio come aveva fatto poco prima.
 
Anche quando furono davanti a quella folla di bambini, il giovane non lasciò andare la mano dell’amico, certo che se lo avesse fatto Sunggyu sarebbe corso velocemente via.
 
-Permesso. – cominciò a dire facendosi spazio tra quel gruppo, in modo da arrivare al centro e conoscere quello che, sperava, sarebbe diventato un nuovo amico di giochi.
 
Sunggyu continua a tirarlo invece indietro, quasi fosse un ancora che non aveva alcuna intenzione di far muovere una qualche barca.
 
Non capiva che cosa potesse avere di così speciale quel nuovo e sconosciuto bambino per meritarsi tutte le attenzioni dei giovani del vicinato.
 
Eppure, non aveva affatto curiosità di saperlo. Voleva solamente ritornarsene in casa, chiuso nella sua stanza e steso sul pavimento fresco.
 
Ma a comandarlo c’era Dongwoo che, per quanto dolce e docile potesse sembrare, sapeva essere piuttosto risoluto quando voleva.
 
Sunggyu pensava che quello di essere uscito di casa fosse stata una cattiva idea ma, man mano che si facevano spazio tra la folla, si rendeva conto che forse era stata davvero pessima.
 
Credeva che quella giornata non potesse andare peggio di così, eppure non aveva del tutto ragione.
 
-Ehi, ciao! Sei il nuovo arrivato, non è così? Io sono Dongwoo e questo è il mio amic—
 
-Andiamo via.
 
Il minore dei due sgranò gli occhi, sorpreso sia che Sunggyu avesse aperto bocca, sia dalle sue parole del tutto inaspettate.
 
Dongwoo sapeva che non era felice né di essere uscito né di essere venuto lì ad incontrare il loro nuovo vicino di casa. Eppure percepiva qualcosa di diverso nell’amico.
 
Quella frase racchiudeva uno strano sentimento, quasi fosse in un qualche modo arrabbiato con il bambino, ancora sconosciuto, che ora li stavo osservando di fronte a loro.
 
O forse quelle parole racchiudevano già dell’odio?
 
-H-Hyung?
 
-Andiamo a casa ho detto!! – ripeté Sunggyu, fissando amaramente il nuovo vicino di casa.
 
Ora era certo che sarebbe davvero dovuto rimanere a casa.
 
Ma chi poteva sapere che avrebbe incontrato proprio lui?
 
-Hyung … non mi sembra molto educato andarsene senza nemmeno essersi presentati per ben—
 
-Allora voi presentatevi! Io me ne vado! – detto questo, il più grande strappò via la sua mano dalla presa dell’amico e fece per andarsene.
 
Ma prima di riuscire ad uscire da quell’ingorgo di bambini, una voce alla sue spalle lo fece bloccare.
 
-Ahh … Ora ho capito chi sei.
 
Sunggyu serrò i pugni lungo i fianchi.
 
Quella voce gli faceva venire voglia di picchiarlo all’istante.
 
Di picchiare quel nuovo vicino che tanto sconosciuto a lui poi non era.
 
-Perché tanta fretta? Non sarai mica arrabbiato con me, vero?
 
Quella voce era davvero troppo odiosa per i suoi gusti, ma doveva stare calmo.
 
Lui era Kim Sunggyu. I suoi genitori lo avevano educato a non alzare le mani su nessuno e quindi non poteva scaldarsi in quel momento.
 
Per di più, non voleva darla vinta a quel bambino.
 
Sarebbe stata solo la sua ennesima sconfitta.
 
Così, digrignando i denti per evitare di dire qualunque cosa, tornò a camminare, riuscendo finalmente ad uscire da quell’ammasso di bambini.
 
-Ah, solo per informazione … - arrivò nuovamente alle orecchie la voce di quel giovane – Ma alla fine l’ho lasciata. Era davvero troppo troppo sciatta per i miei gusti.
 
Gli occhi di Sunggyu si strinsero in due fessure, più sottili dei suoi occhi originali.
 
Quelle parole erano state la goccia che avevano fatto traboccare il vaso. Avevano definitivamente buttato giù anche l’ultimo pezzo del suo naturale autocontrollo.
 
Così Sunggyu si ritrovò a camminare dalla parte opposta questa volta, fino ad arrivare a pochi centimetri da quel bambino che già tanto odiava.

 
Era un’estate particolarmente calda e Kim Sunggyu tirò un pugno dritto nella faccia di Nam Woohyun.
 
 
-Vuoi dirmi che accidenti hai combinato?!
 
Silenzio.
 
-Hai fatto a botte con qualcuno, non è così?!
 
-No … - e per questa timida risposta si meritò un bello scappellotto in testa.
 
-Kim Sunggyu, hai un occhio nero! Non provare a mentirmi!
 
-Sono caduto …
 
Era tardo pomeriggio, ma ancora il caldo si faceva sentire.
 
Il bambino si sarebbe ancora lamentato del caldo, se solo avesse potuto.
 
Da quando era tornato a casa, quaranta minuti, era stato sotto le grinfie di sua madre, che non accennava minimamente a volerlo lasciare tornare nella sua camera.
 
Kim Sunggyu era tornato a casa con un occhio nero e la donna esigeva di conoscerne il motivo.
 
Non era una cosa abituale. Il bambino mai era tornato a casa con una simile ferita.
 
La madre sapeva che aveva ben pochi amici stretti, quindi era ben improbabile che litigasse con qualcuno di loro e finissero per farsi a pugni.
 
Per di più, non aveva avuto nemmeno voglia di uscire.
 
Sembrava in un stato tra il comatoso ed il cadaverico quando era finalmente andato all’aperto in compagnia di Dongwoo. Ancora si chiedeva dove avesse trovato le forza di fare a botte.
 
Dopo un’altra lunga strigliata di capo, Sunggyu fu libero di andarsene dove voleva. Ed il bambino non desiderava altro che tornare nello stato in cui era stato trovato dall’amico qualche ora prima.
 
Fece una spanciata sul parquet, cercando un attimo di riposo e calma, ma gli avvenimenti del pomeriggio appena trascorso gli tornava già in mente. Nitidi come non mai.
 
È il colmo come la nostra mente umana spesso ci prenda in giro. Ci fa rivivere i momenti che vorremmo cancellare dai nostri ricordi, mentre le memorie più piacevoli spesso ce le rende sfuggenti e sbiadite, come irraggiungibili. Come se ci volesse dire che il nostro momento di felicità è passato e ce lo saremmo dovuto rivivere. Mentre l’instabilità è sempre dietro l’angolo.
 
Sunggyu non desiderava altro che eliminare il volto di Nam Woohyun dai suoi occhi.
 
Voleva eliminarne ogni singolo fotogramma e far scomparire per sempre quell’immagine bloccata tra le sue memorie.
 
Non desiderava altro che una gomma. Una gomma che gli permettesse di spazzare via la figura di quel bambino.
 
E magari anche dei tappi per le orecchie, che non gli permettessero di sentire le parole che Woohyun gli aveva riservato.
 
Eppure, ecco che ogni singola frase gli tornava a mente.
 
Anche i punti e le virgole erano ben presenti, ed ogni pausa era attentamente scandita, in modo quasi maniacale.
 
Quelle brevi, quanto incisive, frasi continuavano a frullargli per la testa, in una melodia terribilmente fastidiosa, ma senza fine.
 
Quasi fosse una canzone e Nam Woohyun era un cantante. Un cantante che a Kim Sunggyu proprio non piaceva.
 
Perché? Perché, fra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare, proprio lui era comparso?
 
Perché proprio lui, la persona che forse più odiava, doveva essersi trasferito a pochi metri da lui? Perché doveva respirare la sua stessa aria?
 
Se avesse potuto, Sunggyu avrebbe bloccato i suoi polmoni, in modo da non permettere di mischiare la sua linfa vitale con quella di Woohyun.
 
Non voleva avere nulla a che fare con quel bambino ed il fatto che poco prima, quando se l’erano date di santa ragione, alcune particelle del loro corpo fossero entrare in contatto le une con le altre, lo infastidiva terribilmente.
 
Doveva farsi una doccia, al più presto.
 
Voleva riuscire a cancellare in tutti i modi umanamente possibile quel bambino.
 
Non avrebbe pianto nuovamente per lui. Mai lo avrebbe fatto. Mai avrebbe ricommesso il suo stesso errore.
 
Una volta aveva permesso di ferirlo ma una seconda volta non l’avrebbe fatto.
 
Perché Nam Woohyun si era fidanzato con la bambina che Kim Sunggyu aveva amato per ben 4 anni.
 
E lo aveva fatto cinque minuti prima che il maggiore potesse finalmente dichiararsi. Prima che potesse finalmente esprimere a parole la dichiarazione che per tutto quel tempo aveva pensato.
 
Sunggyu era stato un ingenuo e ancora ora, dopo soli 2 mesi, se lo rinfacciava.
 
Era stato troppo innamorato di quella bambina dai lunghi capelli drittissimi e gli occhi grandi. Era stato troppo innamorato per fare tutto da solo.
 
Così aveva chiesto aiuto. Aveva chiesto aiuto ad un compagno di classe della piccola.
 

Perché Nam Woohyun aveva finto di aiutare Kim Sunggyu, prima di ridurre a pezzettini il suo grande cuore, …. oramai non più tanto grande.

 
 
Era Aprile e finalmente si sentiva pronto.
 
Erano passati 2 mesi da quando aveva cominciato a pensare a quella dichiarazione. E 5 anni da quando i suoi occhi si erano posati sui delicati lineamenti di una bambina in particolare.
 
Ji-hee era sicuramente il suo primo amore.
 
Era primavera e Sunggyu era pronto per dichiararsi.
 
-Allora? Hai portato il pranzo?
 
Sunggyu saltò sul posto, ricordandosi solo ora di cosa stesse succedendo.
 
Troppo preso dai suoi pensieri non si era accorto di essersi imbambolato ad ammirare la naturale bellezza di Ji-hee. Solo il ragazzo al suo fianco l’aveva fatto tornare al presente.
 
-Oh ma certo! Come sempre!
 
Da lì a due mesi, Sunggyu sempre dava il suo pranzo a Woohyun, facendosi solo bastare ciò che al mattino riusciva a sgraffignare dalla dispensa di casa.
 
Perché se sua madre fosse venuta a conoscenza di ciò l’avrebbe di sicuro rimproverato.
 
Non sarebbe di certo stata felice di sapere che suo figlio dava il pranzo, che lei attentamente preparava, ad un altro bambino.
 
Ma Sunggyu non poteva far altrimenti.
 
Era parto del patto. Patto che lui e Woohyun aveva stretto due mesi prima.
 
Il più grande non aveva mai riferito parola fino a quel momento al più piccolo, ma era uno dei bambini “più popolari” della scuola e sapeva che avrebbe potuto contare su di lui.
 
Caso volesse che fosse proprio compagno di classe di Ji-hee.
 
Insieme al più piccolo, Sunggyu aveva aspettato il momento migliore per dichiararsi. E quel momento era finalmente giunto.
 
-Allora sei … pronto? – gli chiese all’improvviso Woohyun, finendo di consumare il suo pranzo.
 
Il maggiore annui timidamente.
 
Doveva essere pronto!
 
Da lì a poco più di un mese e mezzo, Ji-hee si sarebbe trasferita e per Sunggyu non ci sarebbe più stata possibilità di dichiarare il suo amore nei suoi confronti.
 
Era un amore tra bambini, ma era profondo.
 
Sunggyu si portava dietro quei sentimenti da tanto, troppo tempo.
 
Era arrivato il momento di esprimerli a parole. Era sicuro.
 
E allora perché le mani gli tremavano e non andava verso Ji-hee?
 
Woohyun al suo fianco lo guardava, in attesa che facesse qualcosa.
 
Ma il maggiore non mosse un muscolo, troppo impegnato a torturarsi il labbro inferiore con i denti piccoli e bianchi.
 
-Non vai? – bofonchiò il più piccolo, prendendo l’ultimo boccone di cibo.
 
Sunggyu non rispose.
 
Woohyun gli appoggiò una mano sulla spalla.
 
-Vuoi che vada a dirle qualcosa?
 
Gli occhi del più grande si illuminarono, quasi avesse trovato finalmente la sua ancora di salvezza.
 
-Lo faresti davvero???
 
Il minore alzo entrambi i pollici – Per il mio hyung questo e altro ~
 
Sunggyu provò l’istinto di abbracciarlo, ma si trattené.
 
Prima avrebbe dichiarato il suo amore a Ji-hee e poi avrebbe ringraziato Woohyun.
 
Due mesi prima, quando ancora i due bambini erano totali sconosciuti, Sunggyu aveva visto il giovane come qualcuno di antipatico.
 
Eppure ora stava facendo tutto questo per lui.
 
Ora stava andando a parlare con Ji-hee per lui.
 
Ora stava sorridendo a Ji-hee .. per lui.
 
Ora stava abbracciando Ji-hee … per lui?
 
Sunggyu sbatté gli occhi, non riuscendo a capire che cosa stesse succedendo.
 
È così che doveva andare?
 
No.
 
Woohyun non avrebbe dovuto sorridere a Ji-hee.
Woohyun non avrebbe dovuto abbracciare Ji-hee.
 
Era tutto sbagliato. Ma ancora più sbagliate furono le parole che poco dopo gli riserbò il minore.
 

-Mi dispiace, hyung. Non puoi più dichiararti … Io e Ji-hee ci siamo appena messi insieme.
 
 
Sunggyu si alzò di scatto a sedere, con il cuore che gli batteva forte e la fronte sudata.
 
Erano le prime luci del mattino ed il bambino si era appena svegliato da un incubo.
 
O, meglio, un ricordo.
 
Un ricordo troppo chiaro e nitido per fargli nessun effetto.
 
Aveva cercato in tutti i modi di eliminare dalla sua momento quel momento, ma la comparsa improvvisa di Woohyun gliel’aveva fatto tornare alla mente.
 
Quando il bambino lo aveva tranquillamente ingannato e preso in giro, Sunggyu se ne era andato via, troppo ferito per poter reagire in un qualsiasi modo.
 
Era stato sincero con Woohyun. Aveva avuto fiducia in lui. E aveva fatto male.
 
Il grande aveva solo pregato di non ritrovarselo più davanti. Di non avere più nulla a che fare con lui.
 
Ma Sunggyu non sapeva che da quella volta, i due si sarebbero incontrati tante e tante volte ancora.
 
All’inizio costretti a subirsi la compagnia dell’uno e dell’altro, poi per loro volontà.
 
Se in quel momento gli avessero detto che in futuro avrebbe lottato per rimanere al fianco di Woohyun, non ci avrebbe creduto.
 
L’avrebbe semplicemente preso come uno scherzo di cattivissimo gusto.
 
Lui non sarebbe mai diventato amico di quel bambino che tanto trovava antipatico.
 
E in parte aveva ragione. Non sarebbero mai stati amici.
 
Il loro legame sarebbe diventato qualcosa di ben più profondo.

 
Woohyun era il destino di Sunggyu.
 
 
Parli del diavolo e spuntano le corna.
 
Sunggyu odiava questi proverbi e detti. Per lui non avevano alcun senso.
 
Eppure in quel momento, mentre stava fissando un paio di occhi scuri e un po’ più grandi dei suoi, ci stava ripensando.
 
Quella mattina, quando si era svegliato all’improvviso, non aveva fatto altro che pensare ad Woohyun.
 
Aveva riflettuto su quali fossero stati i motivi di base delle sue azioni passate.
 
Prima che gli chiedesse aiuto, il bambino non sapeva nemmeno chi fosse Sunggyu.
 
Non avevano conti in sospeso, non avevano mai litigato, non erano nemmeno compagni di classe.
 
E allora perché? Perché aveva giocato così con i suoi sentimenti?
 
Sunggyu non lo sapeva ma quel giovane era stato sempre nei suoi pensieri, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.
 
Ed ecco che si era ritrovato davanti quel pomeriggio.
 
-Lui è il nostro vicino di casa. Io e sua madre crediamo che potrete diventare grandissimi amici.
 
Ma Sunggyu sapeva che sua madre non aveva mai detto parole più errate.
 
Non sarebbe mai e poi mai diventato suo amico ed il fatto che ora avrebbe dovuto passarci tutto il pomeriggio insieme lo faceva rabbrividire.
 
Le loro madri continuarono a parlare, ancora tutti e quattro nel giardino di casa del bambino più grande.
 
Né Sunggyu né Woohyun stavano ascoltando una singola parola, troppo impegnati a fissarsi in cagnesco.
 
-Ma che coincidenza! – esclamò poi la mamma del più piccolo – Avete entrambi un livido nell’occhio!
 
Entrambe le donne scoppiarono a ridere per quella casualità. Non pensavano minimamente che i loro bambini si fossero procurati quelle botte dandosele di santa ragione.
 
I due bambini non ci trovavano nulla di divertente di tutto ciò.
 
Sunggyu odiava quando sua madre aveva quelle splendide idee.
 
Perché doveva sempre accogliere i nuovi vicini come parte integrante della loro famiglia? Perché doveva includere tutte le volte anche lui?
 
Non voleva assolutamente passare un intero pomeriggio in compagnia di Woohyun.
 
Non voleva assolutamente che entrasse in casa sua, invadesse i suoi spazi e usasse i suoi giochi.
 
Sapeva che, se avessero trascorso troppo tempo avrebbero finito per picchiarsi, nuovamente.
 
-Su, coraggio bambini. Presentatevi ~ - intimarono le due madri, attirando subito l’attenzione dei due.
 
Il minore dei due sfoderò subito un sorriso falsissimo che fece imbestialire immediatamente Sunggyu.
 
-Piacere di conoscerti, mi chiamo Nam Woohyun. Ho 8 anni e sono certo che diventeremo buonissimi amici ~
 
Sunggyu lo odiava? Oh si quanto lo odiava.
 
Come aveva potuto mettere su tutta quella ridicola scenetta, fingendosi un completo sconosciuto?
 
-Ehi .. ometto, presentati anche tu da bravo ora. – la sua umma gli appoggiò una mano sulla spalla, scuotendolo appena.
 
Ma Sunggyu non rispose, troppo impegnato a distruggere con gli occhi quel falso sorriso che Woohyun insisteva a tenersi stampato sulla faccia.
 
La madre del maggiore mandò giù la saliva, visibilmente imbarazzata e non comprendendo l’improvviso ammutinamento del figlio.
 
-Ha ha … non so che gli succeda. Di solito non si comporta così ha ha. Coraggio, Gyu … presentati!
 
Quel giorno di fine primavera.
Quell’estate in cui il sole splendé più forte del solito.
Quell’anno in cui i loro occhi si incontrarono, il più grande si presentò cordialmente a Nam Woohyun.

 
“Sono Kim Sunggyu, ho 10 anni e già ti odio.”
 
 
Chiusi in quella stanza, il silenzio faceva da padrone.
 
Da quando le madri li aveva lasciati solo, nessuno dei due aveva fiatato.
 
Woohyun e Sunggyu erano solo rimasti a fissarsi, seduti uno di fronte all’altro sul parquet della cameretta del maggiore.
 
A momenti nemmeno sbattevano le palpebre e quello era un sollievo per certi versi, consideranti i lividi sui loro occhi ancora doloranti.
 
Nonostante la presentazione non proprio amichevole ed educata di Sunggyu, le donne avevano comunque deciso di far trascorrere un po’ di tempo insieme i due bambini, mentre loro parlavano del più e del meno nella cucina della casa.
 
Sunggyu non voleva che la sua umma prendesse così tanta confidenza con la mamma del suo peggior nemico.
 
Ma già prevedeva che sarebbero diventata due amiche inseparabili. Come prevedeva una bella strigliata quella sera, per la pessima figura che le aveva fatto fare, dichiarando odio verso Woohyun.
 
Ma ben poco gli importava.
 
L’unica cosa a cui dava importanza è a come avrebbe trascorso le prossime ore.
 
Cosa avrebbero mai potuto fare loro due insieme? Due bambini che si odiavano a vicenda.
 
Avrebbero potuto fare a botte nuovamente? Anche se non si poteva proprio definirsi un’attività per passare il tempo.
 
Però sarebbe servito a togliere dalla testa delle madri quell’assurda idea di un’amicizia tra i due bambini.
 
Prima che Sunggyu potesse finire di pensare, Woohyun si alzò da terra, cominciando ad esaminare la stanza del maggiore.
 
-Che fai?! – gli gridò dietro, mentre l’altro bambino prendeva in mano qualche sua macchinina giocattolo.
 
-Sono belle. – gli rispose semplicemente, facendo sorprendere anche Sunggyu.
 
Si sarebbe aspettato un commento totalmente diverso o che Woohyun gli buttasse a terra quei suoi giocattoli.
 
Ed invece gli aveva fatto un complimento.
 
Sunggyu non capiva se il giovane avesse una qualche personalità bipolare o se stesso nuovamente fingendo di essere ciò che non era.
 
Ma, in realtà, ben poco gli importava.
 
Meno sapeva del bambino e meglio era. Non voleva avere nulla a che fare con lui.
 
Gli occhi di Woohyun continuava a scattare da una parte all’altra della camera, catturati da ogni più minimo ed insignificante particolare.
 
Sunggyu non capiva questa sua improvvisa curiosità, ma perlomeno il più piccolo aveva trovato qualcosa da fare che non lo infastidisse o distruggesse la sua preziosa cameretta.
 
È così che avrebbero passato il resto del pomeriggio?
 
Al maggiore non dispiaceva affatto. Si sdraiò a pancia in giù, su quel fresco parquet, tenendo un occhio aperto per osservare i movimenti di Woohyun.
 
Se non faceva nulla, era anche una buona compagnia. Decente insomma.
 
Era ancora troppo arrabbiato con lui per ritenerlo simpatico.
 
Ma il destino aveva ben altro in mente per lui.
 
Ed ecco che qualcuno bussò alla sua porta.
 
Woohyun fissò Sunggyu che si limitò a sdraiarsi meglio sul pavimento, consapevole di chi fosse e che non avrebbe più avuto un attimo di riposo ora.
 
Una testolina dai grandi occhi e le labbra carnose stese in un sorriso naturale fece la sua comparsa da dietro.
 
-Hyung, la tua umma ha detto che c’era il nuovo vicino qui .. quindi sono venuto a giocare con voi ~
 
Sunggyu mugugnò qualcosa, non considerando Dongwoo nemmeno di uno sguardo. Come sempre del resto.
 
Woohyun invece arrivò subito al fianco del nuovo arrivato, come avesse trovato un nuovo oggetto su cui porre la sua attenzione.
 
-Sei Dongwoo, vero? Ieri non ho avuto modo di presentarmi … Sono Woohyun e ho 8 anni ~ - gli annunciò, facendo un breve inchino al quale il maggiore rispose educatamente.
 
-Oh, sono tuo hyung allora! Che bello, è la prima volta ~
 
Sunggyu spostò gli occhi verso di loro, controllandoli senza a darlo a vedere.
 
I due chiacchierarono ancora un po’ del meno.
 
Le loro parole arrivavano a mozzicone alle orecchie del più grande e ne riusciva solo a captare i concetti base.
 
Sembravano andare piuttosto d’accordo .. e questo a Sunggyu non andava assolutamente bene.
 
Fino a quel momento, Dongwoo era sempre e solo stato suo amico, ed il fatto che ora si trovasse bene in compagnia di Woohyun non poteva non infastidirlo.
 
Se forse stato un altro bambino, non avrebbe provato lo stesso miscuglio di emozioni.
 
Ma Woohyun già aveva rubato una persona cara al suo cuore una volta, non voleva che riaccadesse una simile cosa per nulla al mondo.
 
E per questo, quando il più piccolo tra di loro pronunciò una determinata frase, non poté far altro che scattare in piedi.
 
-Sai, hyung, … penso che noi diventeremo migliori amici ~
 
Sunggyu arrivò presto al loro fianco, intrappolando il corpo dell’amico tra le sue braccia e spostandolo dietro di lui.
 
Dongwoo era una “sua proprietà”.
 
Era sempre stato al suo fianco, da quando ne aveva memoria. Era stato il suo primo amico ed ora era anche l’unico di cui si volesse davvero fidare. Si erano sempre sostenuti e aiutati a vicenda. E nonostante Sunggyu lo trattasse male il più delle volte, gli voleva un’infinità di mondo.
 
Non avrebbe permesso ad Woohyun di diventare parte di quel legame che sarebbe sempre e solo stato formato da due persone.
 
O così ne era certo.
 

-No, non ti permetterò di portarmi via anche lui. Dongwoo è mio e solamente MIO!
 
 
Inutili furono i tentativi della madre: Sunggyu non volle più vedere Woohyun.
 
Da quel pomeriggio, gli occhi dei due non si erano più incontrati e le loro vite erano tornati a trascorrere separate come prima.
 
La madre del minore, ogni volta che incontrava il bambino, non faceva altro che ricordargli quanta voglia avesse Woohyun di vederlo.
 
Eppure, Sunggyu continuava a non stare a sentire queste sue richieste.
 
Era certo che il più piccolo volesse solamente incontrarlo per portargli via Dongwoo.
 
Non c’era nessun altro motivi di fondo. Ne era certo.
 
Non è che, improvvisamente, a Woohyun fosse venuta realmente voglia di incontrarlo, vero?
 
No, non era possibile.
 
Aveva rubato una fidanzata, ora non voleva che gli prendesse anche il suo unico migliore amico.
 
Era un atteggiamento infantile ed egoistico, ma a Sunggyu andava bene così.
 
Il maggiore stava bene senza la presenza che lui riteneva fastidiosa di Woohyun.
 
--
 
-Sunggyu, io esco! Rimani in casa che fuori sta diluviando. È il colmo se poi ti prendi la febbre in estate! – gli intimò la mamma, urlandogli dall’entrata.
 
-Si si, umma. Non ti preoccupare. – gli rispose dalla sua cameretta, mettendosi l’impermeabile.
 
Il bambino tenne orecchio appoggiato sulla porta di legno chiaro, fino a che il suono della porta d’entrata che si chiudeva non gli diede il via libera.
 
Sgattaiolò fuori dalla stanza, attento a non far il benché minimo rumore, in modo da non farsi sentire dalla sorella maggiore, chiusa nella sua camera in compagnia di qualche amica.
 
Si, aveva detto a sua madre che non sarebbe uscito fuori.
Si, le aveva assicurato che non sarebbe andato sotto a quel diluvio.
 
Ma per una volta che non c’era un caldo torrido, Sunggyu voleva approfittarne per prendere un po’ di aria fresca.
 
A pensarci, era da un bel po’ che non usciva di casa. Probabilmente una settimana o anche tre.
 
Dongwoo era spesso venuto a trovarlo, ma avevano finito per trascorrere del tempo chiusi nella cameretta del bambino, a perdersi a fare qualche semplice gioco.
 
Mai era riuscito di nuovo a farlo uscire di casa.
 
Di Woohyun non ne aveva alcuna notizie. Non che gli importasse, ma non voleva che, nel frattempo, tra lui e Dongwoo si fosse stretta una qualche buona intesa.
 
Le gocce di pioggia cadevano forti sulle sue spalle e sulla sua testa, coperte da un grande impermeabile arancione.
 
Gli piaceva quella sensazione. Quegli attimi di tranquilla solitudine.
Perché non sempre la solitudine era qualcosa di brutto.
A Sunggyu piaceva molto.
 
Ma forse perché, non avendo avuto un fratello come compagno di giochi, si era sempre accontentato.
 
Sarebbe riuscito a vivere con una presenza costante al suo fianco? Una presenza amicale?
 
Sunggyu non lo sapeva, ma ora voleva solo giungere al parco per vedere come la pioggia stava cambiando tutto quel paesaggio naturalistico.
 
Sereno come non mai, il bambino camminava per quelle strade poco frequentate, saltando di tanto in tanto in qualche pozzanghera, mentre le gocce d’acqua piovana non accennavano a diminuire.
 
Preso da quello svago, non si accorse di una figura che lo osservava, in piedi e con un impermeabile azzurro addosso.
 
I suoi occhi lo stavano osservando da testa a piedi, accigliati come non mai.
 
Quel bambino era arrabbiato con lui.
Woohyun era arrabbiato con Sunggyu.
 
Quando, finalmente il maggiore si accorse della sua presenza a soli pochi metri di distanza, non poté che sobbalzare dalla paura.
 
Ora era certo che qualcuno ce l’avesse con lui e volesse farlo infuriare.
 
Perché doveva sempre e solo incontrare Woohyun quando usciva?
 
Sunggyu roteò gli occhi al cielo e fece per andarsene via da quel parco, di cui aveva già perso il benché minimo interesse.
 
Ma una voce lo paralizzò.
 
-Te ne vai di nuovo?
 
Aveva sentito bene. Woohyun gli aveva davvero detto quello.
Ma che significato aveva quel breve periodo composto da un solo e singolo verbo al presente?
 
-Uh.. ? – fece Sunggyu, voltandosi verso di lui che ormai lo aveva raggiunto e ora distava solo una manciata di centimetri.
 
Aveva le braccia incrociate al petto e lo guardava con i suoi occhi stretti a due fessure.
 
-Ho chiesto … hai ancora intenzione di non considerarmi?
 
Il maggiore sbatté le palpebre, continuando a non afferrare il concetto alla base delle domande del più piccolo.
 
Woohyun sbuffò, lasciando penzolare le braccia lungo i fianchi.
 
-Pff, normale … dopo tutto quello che ho fatto .. ancora mi ignori.
 
Sunggyu non aveva alcun tipo di problema mentale ed era dotato di una normale intelligenza da bambino.
Eppure, in quel momento, non stava capendo un emerito niente delle parole di Woohyun.
 
Si era aspettato tante parole, ma di certo non quelle. Quelle parole di cui non riusciva a coglierne il significato.
 
Cosa significava che lo continuasse ad ignorare?
Avrebbe dovuto correre in suo incontro ed abbracciarlo come un amico dopo tutto quello che era successo?
 
Era stato il comportamento di Woohyun la causa del loro distacco e di una loro probabile amicizia.
 
-Cosa stai dicendo … ? – gli chiese, finalmente reclamando spiegazioni.
 
La pioggia continua a cadere, incessante, mentre le guance del minore si gonfiarono, infastidito.
 
-Non capisci? Non capisci proprio perché ho fatto tutto ciò?! Non capisci che mi si comportato in questo modo solo per poter parlare con te?!
 
Gli occhi, normalmente ridotti in due fessure, si spalancarono inevitabilmente al suono di quelle parole.
 
Woohyun voleva parlare con lui? Per dirgli cosa??
 
Sunggyu non fiatò. Aveva come il presentimento che presto tutta quella situazione di incertezza si sarebbe chiariti.
 
-Io … sono sempre venuto ai tuoi spettacoli. Ogni volta che cantavi col coro della scuola … io ero lì, ad ascoltarti. Volevo solo potermi avvicinare a te, poterti diventare amico ed imparare qualcosa da te. Anche a me piace molto cantare … e ti vedevo come una figura di riferimento … ma sapevo che eri troppo per me. Non avresti mai voluto una presenza come la mia al tuo fianco … Ed è per questo che, quando mi hai chiesto di aiutarti con Ji-hee, ho subito accettato .. ma alla fine sapevo che mi avresti messo da parte … Quindi ho dovuto fingere che mi fossi messo insieme a lei.
 
-F-Fingere .. ?
 
Woohyun annuì, non fissando l’altro dritto negli occhi e calciando qualche granello di ghiaia a terra.
 
-Hyung … a Ji-hee sei sempre piaciuto.
 
Sunggyu spalancò la bocca. Era sorpreso, molto sorpreso.
Ora era conscio del motivo di fondo che aveva spinto Woohyun a fare tutto ciò. Ma era comunque sorpreso.
 
Mai e poi mai si avrebbe pensato di essere una figura di riferimento per la crescita del più piccolo.
Pensavo fossero solo due estranei conosciuti ed invece Woohyun già lo conosceva.
 
Voleva solo diventare suo amico e da stupido Sunggyu non lo aveva capito.
 
A sua discolpa, il maggiore poteva dire che non è che Woohyun si spiegasse così bene.
Le sue intenzioni non erano state propriamente chiare.
 
Ed ecco che come d’improvviso, qualcosa cambiò in lui.
 
Non vedeva più Woohyun come un antipatico ragazzino.
Non lo vedeva più come una presenza fastidiosa.
Semplicemente, aveva smesso di odiarlo.
 
Era come se avesse resettato il suo cervello da capo.
E ora voleva ricominciare da capo.
 
Il maggiore allungò una mano verso Woohyun che, sorpreso, gliela osservò.

 
-Piacere di conoscerti. Mi chiamo Kim Sunggyu, ho 10 anni e vorrei diventare tuo amico.
 
 
Sunggyu ancora se lo ricordava.
Ancora ricordava quel giorno. Quel giorno in cui tutto era ricominciato.
 
Ricordava come si erano sorrisi.
Ricordava come entrambi si erano presi un febbrone.
Ricordava come avevano insistito per poter trascorrere quel periodo di malattia insieme.
 
Entrambe le madri erano state sorprese di vedere come erano drasticamente cambiate le cose tra di loro, e avevano felicemente accettato di far trascorrere a loro quel tempo in compagnia.
 
Sunggyu si ricordava come, chiusi nella sua cameretta, avevano passato giorno e notte a giocare e a scherzare.
Perché, anche se erano malati, divertirsi insieme non era una fatica.
 
Nessuno dei due si era mai chiesto come era potuta nascere quell’amicizia.
 
Come erano potuti passare da odio ad affetto in un tempo davvero troppo limitato.
 
Forse perché entrambi erano felice di aver trovato un compagno di avventure talmente speciale da fregarsene di tutto il resto.
 
Era nuovamente estate ed erano passati una decina di anni da quando i due si erano incontrati.
 
Sunggyu era seduto al tavolo di un bar e, con le braccia appoggiate su quella superficie di legno, stava guardando fuori dalle vetrine di quel locale.
 
Il sole batteva più forte del solito e tutto ciò non poteva non ricordargli quel suo primo incontro con Woohyun.
 
A quella memoria, il ragazzo non poté non sorridere.
Erano passati dall’antipatia all’amicizia, e dall’amicizia all’amore.
O forse c’era sempre e solo stato un profondo sentimento d’affetto ad unirli?
 
-Mi scusi .. – richiamò la sua attenzione una cameriere con un vassoio pieno della sua colazione – Qui c’è il suo ordine ~
 
Sunggyu le sorrise prendendo ciò che aveva chiesto, e poi osservando come scrutava quella tazza di the ancora su sul vassoio.
 
-Oh, è per Woohyun .. ceh, è per il mio amico che è andato in bagno. Appoggi pure qui ~
 
La ragazza fece come le era stato detto, ma comunque non accennò ad andarsene, continuando ad osservare il ragazzo con i suoi grandi occhi scuro.
 
Sunggyu piegò appena la testa di lato – C’è qualcosa che non va?
 
La giovane sobbalzò ed imbarazzata abbassò il capo, prima di porgli una domanda.
 
-Non vorrei sbagliarmi … ma tu sei Sunggyu? Kim Sunggyu?
 
-Si, sono io .. Mi conosci?
 
Sul volto della cameriera comparve un enorme sorriso, mentre il ragazzo non capiva come facesse a conoscerlo.
 
Quegli occhi grandi ed i capelli drittissimi non le ricordavano nessuno.
O forse si?
 
-Sono Ji-hee! – si presentò la ragazza, entusiasta.
 
Sunggyu sgranò appena gli occhi.
 
Come poteva non aver riconosciuto quei lineamenti che da bambino aveva tanto amato?
Magari perché la sua bellezza non gli faceva più lo stesso effetto di un tempo.
Il viso della giovane era stato sostituito da uno nettamente differente, che ora amava alla follia.
 
-Sei qui con Woohyun o ho sentito male?
 
Sunggyu annuì.
 
-Oh, ma pensavo voi due vi odiaste …. O magari era stata solo una mia impressione.
 
Il ragazzo le riservò un altro sorriso – In effetti non hai del tutto torto, .. ma oramai siamo diventati piuttosto amici.
 
La giovane sbatté le palpebre dalle lunga ciglia scure.
 
-Oh capisco, ma comunque … Non sai che bello ricontrarti qui ~ Sai, hyung, ti ho trovato sempre particolarmente carino, magari uno di questi giorni potremmo uscir—
 
-GYUUU, AMOREEE ~ Sono quiii ~ - una voce interruppe quella della cameriera, mentre due braccia circondarono il collo di Sunggyu – Ti sono mancato non è così?? ~~ - gli chiese sempre la stessa persona, stampandogli una manciata di baci sulla guancia.
 
Il maggiore tra i due gli tirò una gomitata nella pagina.
 
-Namu, ma sei cretino?! Cosa ti metti ad urlare per tutto il bar?! E poi non mi sei mancato! Sarai stato in bagno nemmeno cinque minuti!
 
Woohyun si strinse di più a lui, rimanendo in piedi dietro la sua sedia.
 
-Gnaaa ~ Sei cattivo ~ - continuò a fare un aegyo dopo l’altro, per poi accorgersi solo in quel momento di una figura che li stava fissando con gli occhi sgranati – E lei chi è?
 
Sunggyu cercò di far togliere le braccia del ragazzo intorno al suo collo, inutilmente – E’ Ji-hee.
 
Al suono di quel nome, gli occhi di Woohyun si strinsero e aumentò la presa intorno al corpo dell’altro ragazzo.
 
-Namu … - sussurrò il maggiore, accarezzando un braccio del giovane.
 
Erano passati tanti anni, come poteva il ragazzo provare ancora una qualche sorta di gelosia nei confronti della giovane.
 
Era vero che era stato il suo primo amore, ma l’affetto che aveva provato per lei non era minimamente paragonabile a quello che ora provava per Woohyun.
 
Ji-hee se ne andò, dopo aver fatto un veloce inchino, visibilmente scioccata e sorpresa.
 
Il ragazzo più giovane lasciò andare la stretta sul fidanzato e si sedé sulla sedie di fronte a quella di Sunggyu.
 
-Cosa ti ha detto?
 
Woohyun non lo fissava, limitandosi ad osservare il contenuto della sua tazza di ceramica.
 
Sunggyu allungò una mano verso il ragazzo, appoggiandola su quella dell’altro.
 
Non poteva mentire a lui – Mi ha chiesto se volevo uscire … - ed ecco che il giovane fece per scansarsi da quella stretta.
 
Il maggiore gli bloccò la mano, intrecciò le dita della sua mano con le sue.
 
-Scemo. Pensi davvero che avrei mai potuto accettare?
 
L’espressione sul viso di Woohyun sembrò rilassarsi e fece intrecciare anche l’altra loro mano.
 
-Sai una cosa? – ricominciò a parlare Sunggyu – La comparsa di Ji-hee mi ha fatto tornare alla mente il passato.
 
-Passato?
 
-Uhm, si. Ti ricordi quando ci siamo picchiati?
 
Woohyun scoppiò in una fragorosa risata – E come potrei dimenticarmene? Ancora mi fa male l’occhio se ci ripenso!!
 
Sunggyu si unì a quella risata dovuto ad una ondata di ricordi dolorosi ma comunque piacevoli.
 
-Ti amo, Namu.
 
-Ti amo, anche io Gyu.
 
Con le loro mani intrecciate e le labbra che si stavano toccando, Sunggyu aveva finalmente capito.
 
Capito che Woohyun non era il suo ragazzo.
Capito che non era il suo compagno.
 
Prima di incontrarlo, era sempre stato in uno stato di instabilità.
 
Il suo carattere era sempre mutato facilmente e non sapeva se preferisse la montagna al mare.
 
Ma quando i loro occhi si incontrarono e le loro anime entrarono a far parte di un unico legame, qualcosa cambiò.
 
Woohyun non era semplicemente la persona che amava.

 
Woohyun era l’equilibrio di Sunggyu.
 
 
 
~ Note dell’autrice ~
Ecchime ~ Avevo già finito di scrivere la fan fiction un po’ di tempo fa, ma volevo aspettare a pubblicarla perché poi sarebbe stato davvero troppo presto (?). Non che sia sadica (solo occasionalmente, dai. /?) ma non volevo darvi false speranze, dal momento che oggi ho ricominciato la scuola e già ci hanno riempiti di compiti (‘sti prof simpatici come un calcio nel didietro.) quindi non sarò più attaccata al pc 24 ore su 24. However, alla fine ho deciso di pubblicarla oggi perché stava facendo la muffa nella mia chiavetta USB (a forma di panda, ceh, solo per chiarire la mia fissa con ‘sto animale.) e poi avevo timore di non riuscire più a connettermi seriamente … Notizie irrilevanti a parte, grazie per aver letto questo primo capitolo/one shot. Non succede nulla, okkei ne sono consapevole *si schifeggia con dei tonni (??????)* m-ma all’inizio avevo intenzione di raccontare come si erano fidanzati e blabla. Però poi mi sono resa conto che, da come li avevo descritti, erano davvero troppo pucci-pucci, mentre nella realtà all’inizio si erano davvero odiati (?) Quindi, riprendendo un loro vero fact, ho giocato di fantasia. Chi sia Ji-hee? Boh. Se esiste un qualche personaggio famoso col suo nome, chiedo venia. Ho preso un nome a random che mi piaceva (y)
Basta, evaporo via ora.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il prologo e hanno inserito già la storia tra le preferite/seguite/ricordate. ~
Grazie davvero per il sostegno che sempre mi date. Ve lo già detto che vi amo, miei PandaShipper?~
Alla prossima con una nuova one shot;
 
Tantissimi chu~
Maggie 

Ps.
Anche questa volta ad inizio capitolo ho inserito una frase di "As Good As It Gets" (convertita al maschile (y)). Non è la mia canzone preferita degli Infinite, ma mentre scrivevo sembrava che le parole combaciassero troppo bene con il testo.

PPS. Non potete capire che delizia rimettere tutti quei panda per dividere le parti ... proprio una delizia. Io e le mie idee sceme Ci ho speso più tempo ad inserire quel panda che a scrivere tutta la one shot (?) Che poi ... ha un po' una faccia da cretino ... non vorrei che avesse smorzato tutto il climax della storia (??).
PPPS (?). Per questo sequel ho fatto anche tutte le immagini ad inizio capitolo in tema, gné. Ma fanno pietà e sono di una semplicità elementare che non me ne dovrei vantare. e.e
   
 
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