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Autore: ISI    21/03/2008    1 recensioni
-Non so quanto ciò possa essere vero, ma alcuni dicono che i due eserciti non si eliminarono a vicenda, ma che furono sterminati entrambi, a loro volta, da un terzo concorrente al dominio del mondo allora conosciuto...- a quelle parole il volto del bambino era divenuto una maschera di terrore. -Sto parlando dei coniglietti mannaveri!-
Genere: Demenziale, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Four

La battaglia

 

-Tutti alla rabbit mobile!- aveva gridato precipitandosi nella sua smart rosa shocking con gli interni rivestiti in simil pelle di barboncino per poi partire in quinta, imitando, inconsciamente, quel bell’attore tutto ammantato di nero che lo emozionava tanto. Il tragitto fu piuttosto breve e quello che vide quando scese dall’auto lo sconvolse non poco: la Gibboscrofa s’era liberata infine dal sigillo si ergeva viscida e pelosa nell’etere di nero ebano. Il mostro si volse verso di lui, giacché ne aveva avvertito la presenza e non appena ebbe riconosciuto la sua natura di coniglietto mannavero lo attaccò, ma il professore di matematica riuscì a schivare, con un’agilità a dir poco impressionante, il pugno del mostro, il quale lo costrinse, per gran parte del combattimento, sulla difensiva. Ben presto, però il nostro coniglietto sentì il fiato venirgli meno per lo sforzo e la Gibboscrofa riuscì quindi a colpirlo, scaraventandolo contro una casa che, fino a quel momento, era rimasta miracolosamente intatta. Roberto fece per alzarsi, scostandosi di dosso le macerie del muro contro il quale era stato scagliato, ma non vi riuscì subito, data la fitta che gli trapassò, da parte a parte, il petto: un paio di costole dovevano essere andate, nonostante ciò, alla fine, riuscì comunque a rimettersi in piedi, mentre la belva continuava a radere al suolo qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano. Non poteva continuare a difendersi e basta, lo sapeva bene anche lui, quindi decise di passare all’attacco e utilizzando la sua super velocità di coniglietto riuscì a cogliere di sorpresa il suo nemico e ad accecarlo, ferendogli gli occhi con due rapidi colpi di frusta degni di una vera e propria dominatrice di un sadoclub. Ora che la belva era stata accecata era abbastanza avvantaggiato, o almeno così credeva, giacché con tutta l’acqua di colonia che s’era messo addosso poco prima di partire da casa (nell’eventualità che il suo piccolo cameriere ci fosse stato davvero) poteva essere rintracciato benissimo ovunque usando anche solo l’olfatto, che la Gibboscrofa, essendo per metà un maiale, aveva molto sviluppato. Fu così che il professore non ebbe neanche il tempo di mettersi al riparo per meditare su di un’efficace strategia d’attacco, che la bestia lo colpì in pieno con una unghiata atterrandolo e riducendo i suoi  vestiti, già abbastanza succinti, ad un cumulo di stracci sporchi di sangue che a mala pena gli coprivano gli coprivano il basso ventre *.

Il coniglietto sentì lo sconforto salirgli dentro, facendosi sempre più forte, ma si disse che non poteva abbandonare il combattimento proprio sul più bello e fece quindi per ritornare alla carica contro la Gibboscrofa, quando si accorse che l’unghiata di quest’ultima gli aveva staccato il papion dal collo, scaraventandolo chissà dove. Il terrore lo assalì: non poteva mica combattere senza! Sarebbe stata un’incredibile mancanza di classe e di stile! Si mise quindi alla ricerca del fiocco nero della sua divisa da lavoro, se così vogliamo definirla, fregandosene altamente se la Gibboscrofa, nel frattempo, mieteva centinaia di vittime innocenti con il suo capiente ed ampio stomaco. In fondo erano solo persone, lui aveva da pensare a cose ben più importanti...

-Trovato!- esclamò d’un tratto quando la sua disperata ricerca ebbe finalmente successo. Ora doveva solo indossarlo e sarebbe potuto tornare a combattere. Fece quindi per rimettersi il papion, ma si fermò, avendo notato che sulla parte del fiocchetto che stava a contatto con la pelle c’era un piccolo quadrante con un piccolo pulsantino rosso, molto simile a quelli cha aveva visto tante volte nel telefilm di quel fico di MecGaiver.

Questa è una bomba.

Usare solo in caso di emergenza.

Solo questo c’era scritto, sotto al pulsantino rosso, nient’altro.

Roberto si chiese se quello in cui si trovava fosse un caso d’emergenza, se fosse più importante salvare il mondo o essere alla moda e non sapendo decidersi da solo provò a lanciare una moneta: se fosse uscita testa quella sarebbe stata una situazione d’emergenza e quindi avrebbe usato la bomba, altrimenti si sarebbe inventato qualcos’altro. Il destino del mondo, per un decimo di secondo, trattenne il fiato toccandosi i gioielli di famiglia, dato che tutto dipendeva dal lancio di quella fottuttissimo spicciolo.

-Testa!- sentenziò il professore di matematica, facendo tirare al destino del mondo un lievissimo sospiro di sollievo, in fondo era ancora nelle mani di quel coniglio idiota e questo non lo rassicurava affatto.

Roberto si lanciò all’attacco stringendo in mano il papion; corse più velocemente che potè e quando, con un balzo, si ritrovò sopra la bocca del mostro vi lanciò dentro la bomba-fiocchetto che, azionata, aveva già cominciato il suo irreversibile conto alla rovescia. Il professore tentò allora di scappare, ma prima ancora che potesse fare anche un solo passo indietro, la ruvida lingua del mostro lo imprigionò tra le sue spire, chiudendolo in bocca assieme al papion.

Un’ondata di saliva corrosiva come acido lo investì trasportandolo in un tubo caldo e stretto ** nel quale poteva muoversi appena; era giunta la sua fine, lo sapeva, ma non aveva rimpianti perché il suo sacrificio sarebbe servito a salvare la sua adorata terra ed il suo adorato e piccolo cameriere.

Un’esplosione di dimensioni gigantesche divampò accendendo il cielo notturno di un arancione stroboscopico illuminandolo a giorno; i brandelli di carne della Gibboscrofa schizzarono ovunque veloci come proiettili, mentre la voragine che s’era creata nel terreno si riempiva della terra che franava dalle colline e dalle montagne circostanti.

RabbitMan aveva vinto.

 

Fine!

 

*Chiara, per l’amor del cielo, smettila di sbavare!!!

** Che diavolo hai capito???

 

Grazie a tutti coloro che hanno letto e a Chiku per tutti i suoi saggi consigli. Ciao ciao dalla vostra Isi!

 

  
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