Chapter Four
La battaglia
-Tutti alla rabbit mobile!- aveva gridato
precipitandosi nella sua smart rosa shocking con gli interni rivestiti in simil
pelle di barboncino per poi partire in quinta, imitando, inconsciamente, quel
bell’attore tutto ammantato di nero che lo emozionava tanto. Il tragitto
fu piuttosto breve e quello che vide quando scese dall’auto
lo sconvolse non poco: la Gibboscrofa s’era liberata infine dal sigillo
si ergeva viscida e pelosa nell’etere di nero ebano. Il mostro si volse
verso di lui, giacché ne aveva avvertito la
presenza e non appena ebbe riconosciuto la sua natura di coniglietto mannavero lo attaccò, ma il professore di matematica
riuscì a schivare, con un’agilità a dir poco impressionante,
il pugno del mostro, il quale lo costrinse, per gran parte del combattimento,
sulla difensiva. Ben presto, però il nostro coniglietto sentì il
fiato venirgli meno per lo sforzo e la Gibboscrofa riuscì quindi a
colpirlo, scaraventandolo contro una casa che, fino a quel momento, era rimasta miracolosamente intatta. Roberto fece per
alzarsi, scostandosi di dosso le macerie del muro contro il quale era stato scagliato,
ma non vi riuscì subito, data la fitta che gli trapassò, da parte
a parte, il petto: un paio di costole dovevano essere
andate, nonostante ciò, alla fine, riuscì comunque a rimettersi
in piedi, mentre la belva continuava a radere al suolo qualsiasi cosa gli
capitasse sotto mano. Non poteva continuare a difendersi e basta, lo sapeva
bene anche lui, quindi decise di passare all’attacco e utilizzando la sua
super velocità di coniglietto riuscì a cogliere di sorpresa il
suo nemico e ad accecarlo, ferendogli gli occhi con due rapidi colpi di frusta
degni di una vera e propria dominatrice di un sadoclub. Ora che la belva era stata
accecata era abbastanza avvantaggiato, o almeno così credeva,
giacché con tutta l’acqua di colonia che s’era messo addosso poco prima di partire da casa (nell’eventualità
che il suo piccolo cameriere ci fosse stato davvero) poteva essere rintracciato
benissimo ovunque usando anche solo l’olfatto, che la Gibboscrofa,
essendo per metà un maiale, aveva molto sviluppato. Fu così che
il professore non ebbe neanche il tempo di mettersi al riparo per meditare su di
un’efficace strategia d’attacco, che la bestia lo colpì in
pieno con una unghiata atterrandolo e riducendo i suoi
vestiti, già abbastanza
succinti, ad un cumulo di stracci sporchi di sangue che a mala pena gli coprivano
gli coprivano il basso ventre *.
Il coniglietto sentì
lo sconforto salirgli dentro, facendosi sempre più forte, ma si disse che non poteva abbandonare il combattimento proprio
sul più bello e fece quindi per ritornare alla carica contro la
Gibboscrofa, quando si accorse che l’unghiata di quest’ultima gli
aveva staccato il papion dal collo, scaraventandolo
chissà dove. Il terrore lo assalì: non poteva mica combattere
senza! Sarebbe stata un’incredibile mancanza di classe e di stile! Si
mise quindi alla ricerca del fiocco nero della sua divisa da lavoro, se
così vogliamo definirla, fregandosene altamente se la Gibboscrofa, nel
frattempo, mieteva centinaia di vittime innocenti con il suo capiente ed ampio stomaco.
In fondo erano solo persone, lui aveva da pensare a
cose ben più importanti...
-Trovato!- esclamò d’un
tratto quando la sua disperata ricerca ebbe finalmente
successo. Ora doveva solo indossarlo e sarebbe potuto
tornare a combattere. Fece quindi per rimettersi il papion,
ma si fermò, avendo notato che sulla parte del fiocchetto che stava a contatto con la pelle c’era un piccolo quadrante con
un piccolo pulsantino rosso, molto simile a quelli cha aveva visto tante volte
nel telefilm di quel fico di MecGaiver.
Questa
è una bomba.
Usare solo in caso di emergenza.
Solo questo c’era
scritto, sotto al pulsantino rosso, nient’altro.
Roberto si chiese se quello
in cui si trovava fosse un caso d’emergenza, se fosse più
importante salvare il mondo o essere alla moda e non sapendo decidersi da solo provò
a lanciare una moneta: se fosse uscita testa quella sarebbe stata una
situazione d’emergenza e quindi avrebbe usato la bomba, altrimenti si
sarebbe inventato qualcos’altro. Il destino del mondo, per un decimo di
secondo, trattenne il fiato toccandosi i gioielli di famiglia, dato che tutto
dipendeva dal lancio di quella fottuttissimo spicciolo.
-Testa!- sentenziò il
professore di matematica, facendo tirare al destino del mondo un lievissimo sospiro
di sollievo, in fondo era ancora nelle mani di quel coniglio idiota e questo non lo rassicurava affatto.
Roberto si lanciò all’attacco
stringendo in mano il papion; corse più velocemente
che potè e quando, con un balzo, si ritrovò sopra la bocca del
mostro vi lanciò dentro la bomba-fiocchetto
che, azionata, aveva già cominciato il suo irreversibile conto alla
rovescia. Il professore tentò allora di scappare, ma prima ancora che
potesse fare anche un solo passo indietro, la ruvida lingua del mostro lo
imprigionò tra le sue spire, chiudendolo in bocca assieme al papion.
Un’ondata di saliva
corrosiva come acido lo investì trasportandolo in un tubo caldo e
stretto ** nel quale poteva muoversi appena; era giunta la sua fine, lo sapeva,
ma non aveva rimpianti perché il suo sacrificio sarebbe servito a
salvare la sua adorata terra ed il suo adorato e
piccolo cameriere.
Un’esplosione di dimensioni
gigantesche divampò accendendo il cielo notturno di un arancione stroboscopico
illuminandolo a giorno; i brandelli di carne della Gibboscrofa schizzarono ovunque
veloci come proiettili, mentre la voragine che s’era creata nel terreno
si riempiva della terra che franava dalle colline e dalle montagne circostanti.
RabbitMan aveva vinto.
Fine!
*Chiara, per l’amor del
cielo, smettila di sbavare!!!
** Che diavolo hai capito???
Grazie a tutti coloro che hanno letto e a Chiku per tutti i suoi saggi
consigli. Ciao ciao dalla
vostra Isi!