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Autore: biberon    16/09/2013    1 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
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   Ciao ragazzi, eccomi di nuovo qui con  un altro capitolozzo per la vostra gioia. Che dire? Scusate gli errori di battitura, se ce ne sono, ma sappiate che la tastiera fa come vuole lei.
Tastiera: emancipazioneeeee!
Capito cosa voglio dire?


“Quindi, io sono diversa.”
Gwen continuava a ripeterlo assaporando quella parola.
Aveva sempre saputo di esserlo, in fondo, ma non sapeva fino a che punto.
Quanto era diversa? In cosa?
Lei non lo sapeva.
Ma Stephanie, Stephanie sì …
Doveva raggiungere il suo laboratorio.
Ma come avrebbe potuto farlo? Aveva lasciato che Bridgette la uccidesse prima che potesse dirle qualsiasi cosa …
Guardò il punto dove prima c’erano loro due, e cercò di non impressionarsi vedendo quel grande mucchio di polvere.
All’improvviso notò qualcosa luccicare tra i puntini grigi.
Così si avvicinò strisciando alle ceneri e le scostò con la mano.

“Che mi ven ga un colpo!” urlò.
Prese in mano quel ciondolo.
Era una collana dorata, con incastonata una pietra viola ovale al centro.
“è … stupenda.” Mormorò tra le labbra accarezzandola con due dita.
Sentì un mugugno sommesso dietro di lei.
Si voltò di scatto,e notò che Duncan stava per risvegliarsi.
Decise di metterlo a letto, così lo sollevò con forza e lo avvolse nelle lenzuola.
Dormiva come un angelo: lo baciò sulle labbra delicatamente e si rimise seduta tenendo stretto il ciondolo.
All’improvviso le ceneri iniziarono a spargersi sul pavimento e a moltiplicarsi ad una ad una.

“Che succede?!” chiese la gotica un po’ spaventata.
“Non ne ho idea!” esclamò una voce flautata.
“Non è possibile!” gridò Gwen alzandosi di scatto in piedi.
La collana le cadde di mano.

“Tu dovevi essere morta! Come è potuto accadere?!”
Bridgette sorrise.
Le ceneri sul pavimento erano sparite.
“Io non lo so, so solo che ad un tratto mi sono sentita rinascere …”
“Tu … forse tu eri …”
“Cosa?”
“Una risorta …”
“Che cos’è una risorta?! Tu mi devi qualche spiegazione.”
Gwen, restando immobile, sillabò “una risorta è una vampira con uno specialissimo potere … appunto, di possedere una doppia vita … ma è strano, insomma, dovresti essere stata vampirizzata da qualcuno di speciale …”
“Speciale come te?” chiese d’impulso la surfista. “Ricordi?! Prima che la uccidessi, Stephanie aveva detto che tu eri speciale …”
La dark fissò il pavimento pensierosa.
“Già. Ma cosa mai …”
La bionda la bloccò.
“Senti, Gwen. Ora mi sento molto meglio di prima, ma non ho voglia di ricominciare una battaglia. Quindi perché non la finiamo qui? Tu te ne tyorni a casa e farai finta di non aver visto nessuno di loro, io mi riprenderò Geoff e cercherò una cura per noi due …”
“Sciocca! Non esiste una cura! Tu resterai così per sempre … non crescerai, non invecchierai, non cambierai mai! E vedrai tutti coloro a cui vuoi bene intorno a te morire … morire come mosche! Li vedrai soffrire e deperire, distrutti dalla vecchiaia … mentre tu per sempre resterai giovane e bellissima! Non avrai ne un lavoro ne una famiglia … nessuno che avrai accanto durerà più di un mese! Soffrirai nel vedere soffrire gli altri … questa è la nostra MALEDIZIONE!”
Urlò con voce spiritata.
“Tu menti!” esclamò Bridgette irritata, spingendola indietro.
Gwne barcollò e i suoi scarponi neri strisciarono sul pavimento per qualche metro.
“Ascolta, Bridgette, devi andartene … ti ho già ucciso una volta, posso benissimo farlo ancora!”
“Lo stesso vale per me!” rispose l’altra.
La afferrò per la spalla e la spinse indietro, poi le assestò un pugno in piena faccia.
Lei si piegò in vanti e sputò una colata di liquido bluastro.
Bee non si fermò: la prese per il bavero e le fece far e un giro completo su se stessa con un colpo al mento.
La dark si raddrizzò e schivò abilmente e unghie lunghe della surfista.
La porta del bagno cigolò.
“Geoff, tesoro?” chiese timidamente Bridgette.
“è già sveglio?!”
La porta scattò e la stanza venne invasa dalla tipica nebbiolina di quando qualcuno sta molto tempo sotto l’acqua calda …
“Che sta succedendo?!” chiese la gotica voltandosi.
“Non lo so … non si vede nulla!” si lamentò Bee.
Apparvero due piedi, seguiti da due gambe troppo snelle per essere quelle di Geoff, seguite da un paio di fianchi longilinei, una vita sottile un ombelico carino e il resto di un corpo femminile molto attraente.
Lunghi capelli neri come l’ebano, occhiali da sole, pelle pallida, canini aguzzi e candidi estratti al massimo, con qualche traccia di sangue rappreso.
La ragazza davanti a loro scomparve in pochi istanti, veloce com’era apparsa.
“Ma dov’è andata?!”
“Che si stata una mia allucinazione?”
“Ma …”
Qualcosa afferrò il braccio di Gwen.
Lei si orientò verso Birdgette, credendo di doversi difendere da un attacco.
Ma quel qualcosa la trascinò nella nebbiolina che ormai si stava dissolvendo, fuori dalla portata e dalla vista della surfista.
“Che diavolo …?!”
Il ciondolo venne raccolto e ci fu un lampo di luce viola nell’aria.
Poi si sentì qualcosa rimbalzare contro il pavimento e un risucchio sordo.
“Gwen?! Dove sei?!” chiamò Bee.
Si guardò in torno e si accorse di essere sola nella stanza.
 
 
 
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Gwen cooreva.
MA perchè stava correndo?
Nemmeno lei lo sapeva.
Sapeva solo di aver sentito una gran botta sul didietro, di essersi alzata e di essere trascinata da qualcuno che correva dannatamente veloce.
Correva in un corridoio scuro e senza una luce o una finestra.
Correva seguendo una ragazza di cui non sapeva nemmeno il nome.
Si fermò di colpo, e quella davanti si girò a guardarla.
“Che succede? Ti senti poco bene?”
“Tu chi sei?! E dove siamo?! E perché?! E che ci facevi nella casa di Courtney?!” chiese inviperita la gotica.
L’altra si abbassò gli occhiali e la guardò negli occhi.
Aveva uno sguardo gelido che metteva i brividi, fatto da due enormi occhi grigi e eloquenti.
“Non c’è tempo per spiegare, darkettona. Ti dico solo che io e te vogliamo la stessa cosa. Perciò ti conviene darmi una mano.”
“A che cosa ti riferisci, barbie?!”
“Mi riferisco alla nostra immortalità. Tu l’hai scambiata per un filtro d’amor,e io per … beh, per gli affari miei. E dobbiamo riprendercele.”
“Quindi sei anche tu una vampira ehm … speciale? Come me?”
Lei sogghignò.
“Beh, se tu ti ritieni speciale …”
“Tu sai cosa sono io? E cosa sei tu?”
“Non te lo dico.”
La ragazza si ritrovò subito cinque dita bianche strette intorno al collo e la schiena contro la parete metallica del corridoio.
“è inutile che ti comporti così, bambolina, perché senza di me non otterrai ciò che vuoi.”
“E sentiamo, perché no?”
“Perché io so perfettamente dove si trova la caverna/laboratorio della strega, e tu no.”
“Sentiamo, e perché vorresti portar mici?”
“Non certo perché mi sei simpatica. Ma ho bisogno dei tuoi poteri.”
“come facevi a conoscermi?”
“Di quelli come noi ce ne sono ben pochi ….”
“Cos intendi per “come noi”???”
“Mistero misterioso.” Rispose l’altra con un sorriso beffardo.
La gotica la lasciò andare  malincuore e la seguì ancora.
Ripresero a camminare lentamente.
“Dove stiamo andando?”
“Tel’ho detto, al laboratorio.”
“E come siamo arrivate fin qui?”
“Con un portale spazio temporale. Ho usato lo scettro della strega per arrivarci, e ho usato i poteri presti, diciamo, in prestito da un amico per trovarti …”
“E dove siamo ora?”
“In una galleria sotterranea.”
“Quanto ci metteremo ad arrivare?”
“Non lo so. Sappi che sarà un … ehm … viaggio molto duro …”
“Perché non possiamo usare un portale spazio temporale come ho fatto io le altre volte?”
“Perché la strega ha bloccato l’accesso alla caverna prima di andarsene. Sospettava che tu avresti potuto farle del male.”
“Tu la conoscevi?”
“Sì. È da lei che si riforniscono tutti quelli che hanno bisogno di qualcosa. Quelli … come noi.”
“Ce ne sono molti altri?”
“Beh, proprio come noi due no, solo pochi, ma di vampiri, licantropi e streghe hai voglia …”
“E vivono nel mondo umano come se niente fosse?”
“Certamente.”
“E perché nessuno di loro fa del male agli umani?”
“Tu l’hai fatto.”
“Oh … e … beh …”
“Ora basta! Mi stai seccando con queste domande! Cammina e sta’ zitta.”
Gwen si trovò nuovamente a dover obbedire agli ordini di quella tizia che nemmeno conosceva.
D’altra parte che scelta aveva, se non fidarsi di lei?
Non sapeva come tornare a casa, non sapeva dov’era la collana, non sapeva se Courtney era tornata, non aveva un cellulare a portata di mano e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di recuperare la sua immortalità che aveva ceduto alla strega in cambio dell’utile filtro d’amore …
Non le restava che seguire quella ragazza fino al laboratorio e fare come le diceva.
“Un’ultima domanda.”
“che sia l’ultima, però …”
“Come ti chiami?”
La ragazza si fermò, si voltò e si rimise gli occhiali da sole, che aveva tolto dal viso.
“Heather.”
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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