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Autore: Mordreed    16/09/2013    4 recensioni
Salve a tutti..
Questa è una piccola One Shot sulla coppia Ron e Hermione. Racconta di un piccolo momento che i due protagonisti vivono prima della grande guerra. Il mondo è minacciato da un pericolo oscuro sempre in agguato da quando Voldemort è risorto e pronto a tornare al potere. I due vivono alcuni attimi di sconforto, paura e smarrimento, mentre condividono ansie e preoccupazioni per il futuro. Ma nel mare di desolazione nel quale sono persi, capiscono che sarà proprio l'amore che provano l'uno per l'altra a salvarli e che alla fine, nessuno si salva da solo dal pericolo più grande per l'uomo ossia: se stesso.
Spero vi piaccia, attendo le vostre recensioni ^^
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nevicava.
Fiocchi grandi come pluffe cadevano dal cielo grigio ferro con un sonoro crepitio.
Come foglie calpestate in una giornata d’Autunno, o come il mais che scoppia trasformandosi in pop corn.
La neve avvolgeva ogni cosa con il suo manto bianco, facendo apparire il mondo un posto meraviglioso in cui vivere.
Eppure non era affatto così.
Sotto quella spessa coltre, tra le nebbie che fluttuavano tra quei tronchi secolari, si nascondeva una minaccia più oscura di una mezzanotte senza luna.
Il pericolo era in agguato, così potente da soffocare persino la bellezza di una nevicata in pieno Dicembre.
Era come un cucchiaio di sciroppo amaro dopo essersi sporcati le labbra di zucchero.
Ron lo sapeva.
Da piccolo, sua madre gli offriva sempre una cioccorana se prometteva di prendere quelle strane pozioni curative quando era ammalato.
E sapeva anche, anzi lo percepiva, che il male era sempre più vicino.
Un passo dietro di lui.
E forse ora, dopo anni di attesa e di prove che lo avevano spinto ai limiti dell’impossibile, era pronto.
Pronto a combattere.
Lo voleva, lo desiderava come il calore di un fuoco in una sera d’inverno.
Avrebbe combattuto.
Per Harry. Per Hermione. Per se stesso.
E per tutti quelli che amava.
Mentre passeggiava nel giardino della scuola, i suoi stivali, ormai fradici, affondavano nello spesso strato di neve. Si strinse la sciarpa intorno al collo e soffiò nelle mani strette a coppa.
Quelle mani ora agguantate che presto si sarebbero sporcate di sangue.
La guerra era quello d’altronde: sangue e morte.
Il silenzio lo avvolgeva accompagnandolo tra quegli alberi spogli e gobbi.
Fu allora che la notò.
Una figura sfuocata, sotto un albero dai rami carichi di neve fresca.
Il vento e la neve rendevano impossibile la sua ostinazione nel voler dare contorni definiti a quella sagoma nera in lontananza.
Corse verso quell’albero, sgusciando come una biscia e cercando di non cadere.
La neve era una trappola mortale. Come tutte le cose belle, aveva anche i suoi riscontri negativi.
Mentre si avvicinava notò due particolari:
l’albero non era un comune albero da giardino, ma un esemplare che lui conosceva molto bene e verso il quale nutriva un sentimento di puro odio;
l’altro era un guizzo rosso che fluttuava come un fiocco di neve sospeso.
Era come una fiamma viva in tutto quel bianco accecante.
Una volta giunto sotto il Platano Picchiatore, non ebbe più dubbi.
Era lei.
“Che ci fai qui?”
Domandò sorpreso guardando Hermione che sembrava non essersi accorta della sua presenza.
Era vuota e spenta come una statua in un museo.
I suoi capelli volavano intorno al suo viso, selvaggi e liberi nella brezza mattutina.
Aveva il viso arrossato e tormentato dal gelo.
Sembrava che fosse bloccata in quella posizione da molto.
Fissava un punto indefinito in lontananza come se cercasse risposte ad alcune sue domande.
“Stai gelando”
Mormorò Ron togliendosi la sciarpa per coprirle il collo nudo.
Lei restò impassibile ad osservare chissà cosa chissà dove, mentre Ron armeggiava con la sciarpa intorno al suo collo.
Una volta sistemata tornò al suo fianco e cercò di capire cosa catturasse così intensamente l’interesse della ragazza.
Ma all’orizzonte non vide nulla.
Se non le cime innevate di alcune montagne.
Si leccò le labbra sentendole screpolate e secche sotto la sua lingua.
L’evidente segnale di assenza di baci.
Questa volta fu lei a parlare.
“Sta per cambiare tutto..”
La sua voce era un sussurro, sembrava provenire da molto lontano.
Come se risuonasse all’interno di una casa vuota e abbandonata.
Fu questo a spaventarlo.
“Temo di si”
Rispose deglutendo e fissando il profilo del suo viso.
Lei restò in silenzio e Ron temette di averla persa di nuovo.
“La senti anche tu Ron?”
“Cosa?”
Chiese sorpreso nel vederla parlare di nuovo.
“C’è puzza di morte in giro”
Quelle parole gli provocarono un brivido lungo la schiena.
Tornò a fissare il profilo roccioso in lontananza fingendo di non aver sentito.
Se ne vergognò un secondo dopo.
Quando la sentì tremare. Sapeva che non era per il freddo.
“Hermione”
Disse parandosi davanti a lei e afferrandole una mano.
I suoi occhi castani erano vitrei.
“Hermione”
Ripeté più forte come a voler chiamare qualcuno nascosto in un luogo buio e remoto.
Qualcosa scintillò nel viso della grifondoro.
Era la consapevolezza di non essere sola.
“Tra un anno, forse anche meno, potremmo non esserci..”
Mormorò la ragazza aprendo la bocca come un passero affamato in cerca di cibo.
“Tu, io, Harry.. sarà la fine”
Concluse fissando il viso del ragazzo che avvertiva l’insensato impulso di fare qualcosa per salvarla.
Ron sapeva che qualcosa in Hermione si era rotto.
E voleva essere lui a raccogliere i suoi cocci e ricomporla.
“E’ vero”
Rispose scuotendola per richiamare la sua attenzione.
Lei scivolava via, come le onde sugli scogli a riva.
“Potremmo non esserci… morire nel giro di pochi mesi e forse anche meno. La sento anch’io Hermione. La sento anch’io.. la puzza di morte”
Questo sembrò risvegliarla.
I suoi occhi brillarono lasciando affiorare le lacrime.
E nel vedere il suo viso bloccato in quell’espressione d’angoscia, il cuore di Ron si crepò come terra arida.
“Potremmo morire.. ma.. adesso ci siamo”
Sospirò e le prese anche l’altra mano guidandola fino al centro del suo petto.
“Lo senti?”
Hermione si ridestò. Guizzò di vita come un fuoco appena acceso.
“E’ il mio cuore che batte adesso. Come il tuo. Noi ora ci siamo. Noi ora siamo”
Proseguì fissando il viso della ragazza con un’intensità selvaggia che stupì lui stesso.
“E combatteremo. Per vincere, perché è questo quello che facciamo. Combattiamo da anni ormai, e nel bene e nel male, lasciandoci dietro pezzi di noi, abbiamo sempre vinto. Siamo sempre tornati a casa. Feriti, sanguinanti, incompleti.. ma siamo sempre sopravvissuti”
Hermione spalancò gli occhi come se si fosse all’improvviso ricordata qualcosa di estremamente importante.
Restava aggrappata a quelle mani come fossero la vita.
“E questa è una certezza in cui credo fermamente. E so che ci credi anche tu. Perché sarai tu quella che alla fine renderà tutto questo possibile. Senza di te non saremmo sopravvissuti a niente, e senza di te perderemo questa guerra. Perciò torna Hermione..”
Ron strinse ancora quelle mani fredde cercando di infonderle energia, vita, amore.
“..Torna. Torna da me
Al culmine della tristezza, quelle parole la salvarono dal baratro.
Erano come un balsamo dolce e delicato. Come il vino più pregiato.
Hermione si abbandonò in quella stretta e lasciò che fossero le labbra del ragazzo a dare un senso al mondo.
Al suo mondo grigio e vuoto che la circondava come un cappio intorno al collo.
Ron la baciò con forza, esplorando quelle labbra fredde e violacee.
Cercava di raggiungerla in quel luogo oscuro in cui si era rifugiata. Di salvarla da se stessa, dalla sua stessa disperazione e solitudine.
Cercava di riportarla alla vita. Di riaccenderla come una fiaccola spenta.
Fu un bacio rabbioso e rovente, come una delle loro solite litigate.
Perché in tutto ciò che facevano, quei due ci mettevano l’anima.
Era la passione a guidarli. A unirli come un invisibile filo che li legava da anni senza mai indebolirsi.
Era il legame che segretamente permetteva a entrambi di vivere. Di salvarsi a vicenda.
Hermione si annullò in quel bacio, in quella stretta potente come quella di una mamma con il proprio figlio appena nato.
Ron l’accolse, con quelle labbra, con quella braccia, con quelle mani, curò le sue paure, le sue insicurezze, la sua voglia di farla finita, di dire basta.
E mentre intorno a loro l’inverno infuriava, nei loro cuori era appena sbocciata l’estate.
“Combatteremo”
Rantolò Hermione senza fiato, gli occhi chiusi, la testa ancora appoggiata a quella di Ron.
Era la sua roccia.
Ron respirò il calore dei loro respiri affannati come se fosse un nuotatore che bramava ossigeno dopo un’immersione profonda.
“Si. Si”
Ripeté il ragazzo baciandola ripetutamente e sorridendo mentre la sentiva riemergere dal fondo.
“Combatteremo per vincere”
Continuò la ragazza contro le labbra di lui.
“Combatteremo per questo
E questa volta fu lei a baciarlo. A riprenderselo e marchiarlo come un oggetto che le apparteneva.
Mentre le sue labbra erano impegnate in quello che più amavano fare, Ron sorrise sentendo la speranza rinascere.
Hermione era tornata.
 
 
 
   
 
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