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Autore: adler_kudo    16/09/2013    2 recensioni
è la prima ff che scrivo. spero vi piaccia.
dopo l'ultimo incontro con Shinichi (avvenuto dopo Londra), Ran inizia a non stare molto bene e Conan sarà costretto a ritornare grande in fretta per evitare ulteriori complicazioni... la piega che prenderanno gli avvenimenti sarà piuttosto "interessante" con una buona dose di ironia, giallo e amore.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Otto mesi dopo

 

Erano passati otto mesi da quella faccenda con Makoto Okuda, il ragazzo che si era finto Shinichi per vendicarsi, e non erano cambiate molte cose da allora tranne che la professoressa di Inglese si era trasferita in un altra città e che era ovvio in tutta la scuola che Ran Mouri e Shinichi Kudo sarebbero a breve diventati genitori.

Erano riusciti a tenerlo segreto fino al quarto mese, ma poi, complice la divisa scolastica troppo stretta e il fisico non troppo robusto di Ran, la verità era venuta a galla e c'era stato chi si era congratulato, chi si era ingelosito (le numerose fan del detective) e chi aveva disprezzato tale cosa.

Ma più di tutti Sonoko Suzuki aveva saltato di gioia alla notizia e adorava sparlarne per i corridoi con ogni povera anima che le capitava a tiro.

Per Ran e Shinichi le cose andavano pure bene anche se temevano costantemente una qualsiasi minaccia da parte dell'organizzazione che però fino ad allora non era mai arrivata. Durante quel tempo il detective aveva ripreso il suo lavoro e aveva risolto un tale numero di casi con così tanta bravura da far invidia persino al tenente Colombo e Poirot messi insieme e si era destreggiato più che bene con i bisogni della ragazza e in particolare con le sue voglie che lo avevano letteralmente fatto impazzire. Una volta, nel bel mezzo di una lezione di storia Ran gli aveva “chiesto gentilmente” di andare a comprarle della cerimoia, un frutto esotico dell'america del sud molto difficile da trovare che aveva visto su un programma culinario il giorno prima. Shinichi si era rifiutato di uscire durante scuola e le aveva detto che glielo avrebbe procurato dopo, ma lei si era messa a fare una scenata e per poco non li faceva beccare a parlare; così chiese di andare in bagno e tornò un ora dopo con due succosissime cerimoie. Quando gliele porse la karateka ne prese una, la assaggiò e la rimise giù dicendo che non le piaceva. Al detective venne voglia di sbattere la testa contro il muro dato che aveva girato mezza Tokyo per trovarle, ma cercò di trattenersi.

Ora macavano poche settimane al lieto evento e non poteva esserne più felice. Finalmente! Ma la quiete e la pace di quei giorni di attesa vennero turbate bruscamente, proprio come quando si addensano nubi scure su un cielo limpido che promettono una tempesta quando meno te lo aspetti.

Un demone era arrivato e aveva preso l'angelo.

 

Era accaduto tutto un tardo pomeriggio caldo. Ormai la scuola era agli sgoccioli e Ran stava tranquillamente tornando a casa dopo aver comprato il necessario per la cena. Era quasi arrivata a destinazione quando indugiò un secondo in una via laterale perchè le erano cadute le chiavi mentre le stava cercando nella borsa. Con difficoltà per via del pancione si chinò, ma qualcuno fu più rapido di lei. La karateka alzò lo sguardo e si trovò di fronte un uomo con dei capelli lunghissimi e chiari, vestito totalmente di nero nonostante il caldo. Lui sorrise maligno nel vederla e la salutò -Buonasera signorina Mouri.-

-B-buonasera... ci.. ci conosciamo?- domandò Ran impaurita mentre, con la scusa di riporre le chiavi nella borsa, cercava il telefono.

-No, non credo che tu mi conosca... ma di sicuro il tuo ragazzo sì.- rispose l'uomo avvicinadosi e costringendola ad arretrare -Mi rincresce che lui non ti abbia parlato di me... dopotutto è mio il merito della comparsa a questo mondo del piccolo Conan Edogawa.- ridacchiò perfido fissandola per vedere la sua reazione.

L'ultima cosa che disse la ragazza prima di perdere i sensi per via di un narcotizzante fu -Gin!-

 

Shinichi era a casa sua che si stava godendo la partita di calcio in televisione dopo una giornata stressante passata prima al banco di scuola e poi al banco degli interrogati. Era davvero a pezzi e stava pure per assopirsi quando il suo cellulare squillò. Appena vide che il mittente della chiamata era Ran rispose immediatamente, ma all'altro capo del telefono sentì solo lei che diceva con la voce strozzata in gola -Gin!- e poi un tonfo secco.

-Ran! Ran!- provò a chiamarla il detective, ma non ebbe alcuna risposta. Corse fuori e si mise a cercarla gridando il suo nome per ogni angolo del quartiere che conosceva e non attirando l'attenzione dei passanti. “Proprio ora dovevano rapirla?” perchè era questo che era successo, Shinichi lo sapeva bene, “Hanno avuto una vita per farlo e lo fanno ora! Dannazione! Non dovevo lasciarla sola!” questi erano i pensieri del detective quando entrò in una via laterale vicino alla casa di Ran e notò per terra il suo cellulare e le borse della spesa. Più avanti c'erano delle strisciate di pneumatici e tutto lasciava presagire il peggio. -Ran!- chiamò il ragazzo a vuoto nella disperazione più totale. Era accaduto ciò che aveva da sempre temuto: gli uomini in nero avevano lei. Avevano lei e anche suo figlio.

 

Ran si risvegliò su un materasso spoglio e sporco legata con dei ceppi alla mano destra e alla caviglia sinistra. Constatò il fatto che, stordimento a parte, stava bene e non era ferita. Si guardò attorno. La stanza era grigia e spoglia con una sola finestra: vi era una sorta di latrina improvvisata dietro ad un paravento sgualcito, una brocca con dell'acqua e un tozzo di pane su un piatto. Mentre si chiedeva ancora dove fosse e come ci fosse finità lì, sentì una conversazione al di là della porta.

-Allora? È qui?- domandò una voce con impazienza.

-Sì, e grazie a lei Kudo sarà nelle nostre mani.- rispose la seconda voce che la ragazza identificò con Gin.

-Bene, benissimo! Finalmente avremo quel ficcanaso e anche quella traditrice di Sherry!-

-Stà calmo, Vodka. Intanto stiamo aspettando che arrivi lei per definire i dettagli del piano.- lo frenò Gin che si stava avvicinando alla porta aprendola.

Ran si sistemò meglio sul materasso e attese cercando di controllare la paura.

-Ecco la nostra ospite. Ran Mouri, ti presento il nostro Vodka.-

-Cosa volete da me?- chiese dimostrandosi molto sicura la karateka.

-Oh, da te nulla. Da lui vogliamo la sua vita, quella della traditrice e forse, ma forse forse anche la tua.- rispose Vodka ironizzando nell'ultima parte della frase. Dopo di che i due ridendo uscirono dalla stanza chiudendola a chiave. Ran si ritrovò da sola e pensò con tutte le sue forze “Shinichi sa cosa fare, Shinichi sa cosa fare...”, ma non ne era troppo convinta.

 

Il detective era tornato a casa dopo ore di ricerca ed indagini. Non poteva informare la polizia perchè avrebbe dovuto spiegare tutta la storia dall'inizio, ma teneva l'ipotesi in considerazione se entro mezz'ora non fosse riuscito a cavare un ragno dal buco. Sulla porta trovò affisso un foglio che gli diede speranza. Se era un loro messaggio era pur sempre un indizio! E sarebbe stato più semplice. Il messaggio recitava così:

Abbiamo la tua ragazza, ma vogliamo te.

Risolvi l'enigma e portaci Sherry.

Faremo uno scambio alla pari.

Gin

 

ecco l'enigma:

Nero su Bianco, Bianco su Nero

non si capisce quale sia il mistero.

Se la tua amata vuoi ritrovare

un aiuto ti devi far dare.”

-Quel bastardo! L'ha scritta pure in rima...- disse Shinichi ad alta voce.

-Chi ha scritto cosa in rima?- chiese Ai con il suo solito tono distaccato che era venuta a trovarlo.

-Cos... Haibara! Che ci fai qui?-

-Sono venuta a trovarti... che modi sono! Cos'è quel foglio?- il detective glielo passo tenendo lo sguardo basso. La scienziata lo lesse e la sua espressione divenne terrorizzata alla vista del suo nome -Mi vogliono morta! Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo! È tutta colpa tua! Se avessi mantenuto la copertura ora...- fece Ai in preda al panico preoccupata per quella ragazza a cui tanto si era affezionata e che l'aveva aiutata in tante situazioni, dimostrandosi non meno coraggiosa di Shinichi.

-Ora cerca di calmarti. Quello che nel caso deve preoccuparsi sono io! Sono io che...- tentò di dire il ragazzo, ma venne interroto dalla giovane che gli sbaitò contro con quanto più fiato aveva in gola-SE LE SUCCEDE QUALCOSA IO TI UCCIDO!- poi scoppiò in lacrime singhiozzando -È come l'altra volta... è come l'altra volta...-

Il detective, che era rimasto sconvolto da quella reazione, intuì a cosa si riferiva la ragazza e provò a consolarla -Ai... so che Ran per te è come una sorella..., ma non le accadrà mai quello che è successo a... ad Akemi. Io la salverò!-

-S-sì tu la salverai come hai salvato Akemi vero?- disse in tono accusatorio la ragazza fulminando con lo sguardo Shinichi.

-Ai! Basta... dovrei essere io a piangere disperato! Adesso vieni dentro e tranquillizzati. Io cerco di decifrare l'indovinello- le tenne la porta aperta per entrare; mentre Ai varcava la soglia si voltò verso quel ragazzo che aveva sempre trattato male, ma per il quale aveva un debole inconfessabile, e gli sorrise tra le lacrime che ancora le rigavano il volto -Certo che Gin ha una bella fantasia...-

L'altro gli sorrise triste e chiuse gli occhi “Ran, ovunque tu sia ti troverò. Resisti!”

Una volta dentro la villa, Ai era andata in bagno per sciaquasi la faccia e poi si era seduta sul divano, guardando Shinichi con lo sguardo perso nel vuoto, i gomiti appoggiati al tavolo al quale era seduto e le mani incrociate come in preghiera. Sul piano del tavolo vi erano delle carte di Tokyo e dei dintorni. Da quello che aveva capito l'indovinello si riferiva ad un piano alto di un palazzo chiuso o in costruzione, dato che essendo inagibile e visibile solo in volo avrebbe dovuto farsi aiutare da qualcuno per trovarlo. La storia del nero e del bianco lo lasciava ancora un po' perplesso. Erano entrambi scritti con la lettera maiuscola e quindi dovevano indicare un qualcosa di specifico, ma in città non vi erano palazzi bianconeri, ne era certo. Si immerse totalmente nella sua mente per più di tre ore, fino a quando la bambina seduta nel suo salotto non lo scosse risvegliandolo.

-È tardi. Devo tornare a casa del dottore. Come andiamo qui?- gli chiese guardandolo in faccia e soffermandosi sui suoi occhi blu che si erano spenti per lo sforzo celebrale e sulle sue occhiaie che stavano iniziando a farsi vedere -Ti conviene riposarti... non arrivi a domani mattina se continui così.- il ragazzo annuì senza parlare e si alzò accompagnandola alla porta. -Mi raccomando. Non fare nulla di avventato.- e detto questo sparì dietro il muretto della villa.

Shinichi sospirò e si mise sul divano battendosi la testa con il polso più volte per aspettare un lampo di genio che però non arrivò. “Nero su Bianco, Bianco su Nero... non si capisce il mistero... uhm se non si capisce significa che è evidente, ma che non tutti lo possono vedere. Bianco... Nero... Nero... Bianco... bisogna mettere nero su bianco la cosa quindi... no non ha senso... Gin non è così intelligente... o stupido... credo. Ma allora.... ” d'un tratto un'abajour attrirò la sua attenzione: vide che dietro la stoffa bianca si vedeva l'ombra nera del sostegno e finalmente un lampo lo folgorò.

-Idiota!-si disse ed accese la lampada vicino alla poltrona mettendo il foglio del messaggio in controluce ed ecco apparire la filigrana della carta con il messaggio che conteneva. L'effetto dato era perfettamente di scritta bianca su sfondo nero. “Ottimo vediamo cosa dice...” Il secondo messaggio era un'altro indovinello.

Non avevo dubbi che un ficcanaso come te riuscisse a trovare la soluzione.

Ecco l'altro enigma:

Tre è il numero.

Dodici è il totale.

Nella notte.”

Gin

“Si è proprio impegnato per rendermi la vita impossibile!” pensò con disprezzo il detective; ora aveva un nuovo indizio e avrebbe trovato molto presto Ran. Rimaneva solo da pensare come salvarla senza mettere Ai in mezzo.

 

Ran era addormentata sul quel duro e spoglio materasso, quando alcune voci la fecero destare.

-Allora? Qual è la cosa per cui mi avete fatto venire fin qui di corsa?- domandò una suadente voce femminile.

-Oh, vedrai Vermouth, ti piacerà! Abbiamo un piano... Gin ha un piano!- le rispose Vodka.

-Me ne compiaccio, ma spero che si ricordi che sono io che devo far fuori quella traditrice!- disse la donna con odio.

-Non preoccuparti! Me lo ricordo bene.- intervenne Gin.

-Bene. Allora, il piano?- chiese Vermouth impaziente.

-Abbiamo posizionato una bomba a metà del palazzo. Quando verranno qui per riprendersi l'ostaggio la faremo saltare. Siamo all'ultimo piano e non avranno alcuna possibilità di salvarsi.- spiegò Gin.

-Preferirei uccidere Sherry con le mie mani... chi è l'ostaggio? Non mi sembra che lei abbia molti amici...- domandò scettica l'assassina.

-Ecco a te...- disse Vodka aprendo la porta della stanza dove era rinchiusa la ragazza; appena Vermouth la vide sgranò gli occhi, ma si ricompose per evitare di destare sospetti.

-Perfetta!- disse la donna come se le avessero appena mostrato il regalo del suo prossimo compleanno poi aggiunse maligna -Solo mi andrebbe di fare una chiaccherata con lei... da donna a donna...-

-Va bene noi ora dobbiamo andare, ti diamo il cambio domattina. Ci pensi tu a sorvegliarla per stasera?- chiese Gin avviandosi alla porta seguito dall'altro.

-Sì, andate.- rispose Vermouth avvicinandosi a Ran che si era ranicchiata all'angolo, aspettò poi che la porta si fosse chiusa del tutto e che i due uomini si fossero allontanati. Quando fu sicura che se ne fossero andati prese a parlare con la karateka.

-Come stai, Angel? Ti hanno fatto qualcosa?- domandò preoccupata.

-N-no s-sto bene... t-tu s-sei Vermouth, giusto?- chiese l'altra tremando per il freddo e la paura.

-Sì, sono io. Stai tremando... ti prendo una coperta; fuori fa un caldo, ma Gin ha acceso il condizionatore solo perchè vuole tenersi quello stupido cappotto nero.- disse la donna passandole un telo. Ran la ringraziò e mentre si sistemava meglio seduta, si portò una mano alla pancia all'improvviso.

-Che succede?-

-Niente, ha solo scalciato...- rispose la ragazza -Posso sapere che ore sono?-

-È quasi mezzanotte. Angel, I'm very sorry for this, but don't worry. Non preoccuparti farò in modo che a te e al tuo bambino non accada nulla.- le rispose per consolarla, mentre lei scoppiava in lacrime.

-Ma...ma hanno messo una bomba e la faranno esplodere!- singhiozzò Ran.

-Hey! Stop! Don't cry, Angel! Ora vado... non esitare a chiamarmi se hai bisogno- le disse alzandosi e avviandosi alla porta -Ah! E qualsiasi cosa accada ricordati “destra, destra, sinistra, giù”- e detto questo se ne andò lasciando la karateka da sola. “Non preoccuparti...” pensò massaggiandosi il pancione “...papà ci troverà” su questo ne era certa, ma era altrettanto certa che sarebbero riusciti ad uscire? Con questo pensiero riuscì ad addormentarsi e sognò.

-Shinichi! Sei tu?-

-Sì, Ran sono io... fa silenzio ora cerco di liberarti.-

Il ragazzo le si avvicinò e tentò di slegarla dalle catene, ma la voce di Gin gli interruppe.

-Kudo, spostati da lì...-

-Hai ragione, non c'è più nulla da fare-

-Shinichi! Che significa?-

Il ragazzo fece una risata sguaiata.

-Ora morirà, morirà ed è tutta colpa tua!-

-Chi morirà? Io non ho fatto nulla!-

Gin portò dentro Ai buttandola sul pavimento.

-Lei!-

L'uomo alzò la pistola e gliela puntò contro.

-Shinichi fa qualcosa!-

-Non posso Ran-

-Ai, Ai spostati!-

La bambina si alzò e lentamente si mise davanti a lei.

-Uccidimi-

Gin sparò.

-Ai è morta, smettila di piangere-

-Come puoi dire una cosa simile, Shinichi!-

Tutto si fece scuro e rimasero solo lei e lui a fissarsi negli occhi.

-Shinichi... era tutto un sogno?-

-Sì, ma non posso restare devo andare via!-

Il ragazzo si stava allontanado pur non muovendosi finchè la ragazza non rimase sola.

-Shinichi! Shinichi, dove sei? Ho paura Shinichi!-

-Devi essere forte, Ran... lui non ci sarà sempre per te.-

Era la sua coscienza a parlare.

-Lui non ci sarà sempre per te. Dove è adesso? Dove è? Dove era quando ti hanno portata via? Lui non c'era. Sei debole, Ran. Sei vulnerabile. Devi proteggere te stessa. Nessuno conta più di te. Nemmeno lui.-

-No...non è vero... menti!-

-Basta opporti a quello che sei... non sei nessuno e morirai non essendo nessuno. Devi cambiare.-

-Shinichi!-

-Sono qui, Ran.-

Il ragazzo era ricomaparso e le sorrideva.

-Shinichi! Portami via!-

-Arriv...-

Non fece in tempo a finire la frase che un proiettile lo colpì alla testa e lui si accasciò al suolo, privo di vita.

-SHINICHIIIII!!!!!-

-Hai visto cos'hai combinato perchè non te la sai cavare da sola?-

Era di nuovo la sua coscienza.

-È morto e tu non ci puoi fare nulla. Perchè non sei nulla.-

-Shin...ichi...Shinichi...Shinichi!-

-Basta piangere! Alzati... Svegliati... Angel... svegliati...

-Angel! Svegliati! Angel!- era Vermouth che la chiamava. La donna era visibilmente preoccupata e sedeva sul bordo del materasso con una mano appoggiata alla testa della ragazza che ritrasse in velocità non appena questa aprì gli occhi.

-AAAH! Oh, s-sei tu...- le disse Ran tutta sudata e sconvolta.

-Did you have a nightmare, Angel?-

-Sì... è stato... orribile...- la ragazza tremava ed aveva il fiatone.

-Ho sentito. Stavi urlando. Ti ho portato dei vestiti puliti se vuoi cambiarti. Dovrebbero andarti bene.-

-Perchè fai tutto questo per me?- chiese la karateka come era tanto che voleva domandare.

-Ecco... io sono in debito con te... con te e con lui. Un debito che non riuscirò mai a saldare, credo.-

rispose enigmatica la donna per poi alzarsi e uscire dalla porta consigliandole di rimettersi a dormire. “Dormire... come se fosse facile. Che incubo.” si sciacquò un po' la faccia con l'acqua nella brocca e si mise il vestito che le era stato portato. Un bel vestito ampio e colorato che poteva sembrare hippy per lo stile, ma estremamente comodo. Chissà dove l'aveva trovato? E che tipo di debito aveva con lei dato che non si erano mai viste? Con queste domande che la tenevano sveglia arrivò il sole ad illuminare l'ambiente tetro e triste della stanza dall'unica finestrella. Erano passate dodici ore dall'ultima volta che aveva visto il sole davvero e aveva assaporato l'aria calda che preannunciava l'estate. In fondo al suo animo si chiedeva se sarebbe mai uscità da quella stanza, il sogno che aveva fatto la notte precedente non era dei più promettenti, ma per una volta decise di fare l'ottimista. Glielo doveva. Lo doveva a Shinichi, che era certa aveva passato la notte insonne e non aveva nemmeno mangiato, e lo doveva a quel piccolo bambino, che portava dentro e che dipendeva totalmente da lei.

 

Angolo autrice:

Questo capitolo è un po' particolare volevo inserire più variazioni di punti di vista. Non so come sia venuto. Ma riuscirà Shinichi a salvare capra e cavoli? Spero vi piaccia. Vi ringrazio per le recensione bellissime.

 Al prossimo capitolo =)

  
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