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Autore: The Kill    16/09/2013    1 recensioni
Si sedette sulla ringhiera del ponte, con le gambe a penzoloni verso il fiume, molti pensieri schizzavano nella sua
testa, doveva smetterla di pensare...pensare faceva male.
Ma come smettere di pensare in una situazione del genere?!
La luce della luna illuminò il suo volto, aveva il viso bagnato dalle lacrime, gli occhi verdi e gonfi con dei capelli nero corvino che gli toccavano le spalle, erano spettinati, ma questo a lui non importava.
Si spostò la frangia davanti agli occhi cercando di nascondere tutto il dolore e la disperazione dentro di essi , ma non riusciva più a nascondersi, voleva solo far finire il dolore...così lasciò cadere il suo corpo nel vuoto.
Beh, questo è il momento in cui ognuno di noi si sveglia sudato e nel panico, ma per qualche strano motivo per Gerard Way non era così.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4- Night

Insieme ci dirigemmo verso la mensa; Frank lasciò la mia mano e si intrufolò tra la fila di gente prendendo due vassoi: me ne porse uno.
 
-Grazie-

-Di niente! Guarda, laggiù vicino alla finestra c'è il nostro tavolo. Mikey è già arrivato, manchiamo solo noi e Ray. - Disse Frank indicando il tavolo in fondo alla mensa.

-Lei è Grace, è la signora della mensa: il suo nome non le si addice per niente, è sempre scontrosa...- mormorò Frank facendo cenno con il capo a indicare l’inserviente.

-Voi che volete?- chiese lei.

-Aspetta un attimo che guardo il menù… mmh, io e il mio amico prendiamo zuppa di pollo con carote- disse Frank rivolgendosi a Grace.

-Certo, c'è solo quello deficiente- borbottò di rimando.

-Domani ti faccio un’altra collana con i fiori finti visto che le altre le hai perse, così ti addolcisci un po’-

Grace scosse la testa e si sistemò la retina a coprirle i capelli: poi prese un cucchiaio di plastica e lo gettò dentro la mia zuppa. "Ecco, la solita donna con la grazia di una dea" pensai. Volevo dirlo, ma preferivo stare con Frank che litigare con una grassona.

Così io e il mio amico ci dirigemmo verso il nostro tavolo.

Natalia, che si trovava lì con gli altri, mi guardò con aria disgustata. Non capivo perché l’avesse fatto, dopotutto sarei dovuto esser stato io a guardar lei in quel modo in seguito a quello che mi aveva chiesto, ma fa niente, non avevo voglia di parlare con lei.

Frank posò il suo vassoio sul tavolo, si sedette e fece spazio al suo fianco in modo che mi potessi accomodare anche io.
Appoggiai a mia volta di fronte a me la mia cena e salutai Mikey e Ray, che ricambiarono con un sorriso.

-Ehi Frank, io e Mikey abbiamo trovato due dollari- disse il riccio porgendo le banconote a Frank.

-Grande! Ora mancano solo otto dollari- esclamò Frank sorridente.

-Ma non ne mancavano sei?- domandò perplesso Ray.

-C'è anche Gerard- replicò il moro.

-Ah giusto, scusa Gerard- si discolpò facendomi un cenno.

-Per cosa?-

-Possiamo organizzare un pizza party, ma dobbiamo avere i soldi- mi rispose Frank.

-Beh, io ho quattro dollari, ma lo state organizzando voi… e... io sono appena arrivato....-

-Tu sei diverso dagli altri, non sei come loro, tu ci piaci- Frank mi sorrise e prese nuovamente la mia mano.

-Ha ragione Frank secondo me. Per te Mikey?- chiese Ray.

Mikey prese il suo blocco e una penna, scrisse qualcosa su un foglio, lo strappò e me lo porse.
"Per me è okay."

-Mikey non scrivere, bisogna mangiare- proruppe una voce femminile alle mie spalle.

Era una donna sulla ventina, aveva una camicia e una gonna bianca e una targhetta attaccata al petto con su scritto "Christa".

-C-Ciao Christa- balbettò Ray.

-Sera Ray, hai fatto a botte con qualcuno oggi?- chiese l'infermiera.
-Io n-no. Pensa, ora mi hanno rimesso il bracciale arancio- il ragazzo mostrò con aria soddisfatta il polso su cui si trovava il suo bracciale.

-Vedi, quelle ore di terapia con me e la dottoressa Rose servono- si congratulò Christa scompigliando i capelli a Ray.

-Già... Christa io...-

-To’ hanno bisogno di me in infermeria, scusate, ciao ragazzi- la ragazza d’improvviso si voltò e uscì dalla mensa.

-Sarà per un altra volta, Ray- lo consolò Frank.

-Già… cavolo è bellissima, devo solo uscire da qui, poi sono sicuro che lei mi dirà di sì- disse Ray mangiucchiandosi le unghie.

-È vero amico, devi solo trovare il momento giusto per chiederglielo-
 
Non credo che le infermiere si innamorino dei pazienti, ma non volevo dirlo a Ray, sembrava così preso da quella ragazza...
 
-Ehi Gerard! - sentii una voce chiamare il mio nome, che scoprii poi essere del dottor Benjamin: aveva un’aria un po’ affaticata.

-Abbiamo preso le tue chiavi e siamo entrati in casa, ma non c'era nessuno e abbiamo lasciato un biglietto con su scritto l'indirizzo e il numero dell'ospedale, così i tuoi parenti possono venire qui- mi informò il dottore.

-Oh no! Mio padre qui no, lui si arrabbierebbe e non abbiamo i soldi per pagare questo!-

Mi sentii di colpo la testa pesante, come se mi mancasse l'aria.
Dio, lui tornerà, verrà qui e mi troverà!
-Gerard, ti senti bene…? Hai la faccia un po’ pallida-
-Ehi, guardami!-
-Gerard...!-
 
Quando mi svegliai mi trovavo sul lettino dell'infermeria, Frank stava ancora tenendo la mia mano.

-Ti senti bene?- mi sussurrò.
-Mi gira la testa, che è successo?-
 
-Sei svenuto, l'infermiera ha detto che forse è stato un calo di zuccheri o qualcosa del genere… ti abbiamo portato qui in infermeria- rispose Frank.

-E perché sei qui? Gli altri dove sono?-

-Gli altri stanno dormendo, il dottor Ben ha detto che potevo rimanere con te- disse con voce calma il ragazzo.

-Ehi Gerard... riesci ad alzarti in piedi?- chiese Christa.

-Penso di sì-

Frank si portò un mio braccio sulla spalla, aiutandomi ad alzarmi. Era carino da parte sua, di solito alla gente non importa niente di me...

-Bene, Frank porta Gerard in camera a riposarsi. Gerard se ti senti male di nuovo avvertici, okay?-

-Okay-

Frank mi aiutò ad uscire dalla stanza sorreggendomi e camminammo per il corridoio fino ad arrivare alla nostra stanza, dove aprimmo la porta cercando di fare attenzione a non svegliare gli altri. Mi sostenne per farmi sedermi sul materasso e aspettai che si voltasse per togliermi i vestiti, così che lui non vedesse i miei tagli. Non volevo che lui li vedesse, non volevo che pensasse male di me, anche perché era già tutto così strano visto che mi trovavo in quel posto.
Mi sdraiai sul letto, presi le coperte e mi coprì fino al collo. Lui mi si avvicinò e mi sussurrò: -Vuoi che avvicini il mio letto al tuo? Così se qualcosa non va ti posso stare vicino-

-Ehm... no... no grazie-

Cavolo! Ero stato veramente un completo coglione! Ma non potevo lasciare che Frank vedesse le mie cicatrici, quindi in quel momento pensai fosse meglio di no.

Lui si avvicinò nuovamente e disse: -Beh… allora buonanotte, se qualcosa non va dimmelo però- in seguito si voltò e si avvicinò al suo letto. Girai la testa per vederlo meglio, ma la luce proveniente dall’unica finestra presente nella stanza non aiutava molto.
Frank si sedette e si slaccio le scarpe, riponendole con delicatezza sotto il suo letto; poi si alzò e si tolse anche la felpa.
In quel momento mi venne una fitta allo stomaco: non riuscivo a guardare, il suo corpo era ricoperto di segni. Erano dappertutto, sullo stomaco, sugli avambracci, sui polsi: proprio come me.
Non riuscivo a credere che Frank si fosse procurato tutto quel male, lui non lo meritava a differenza mia, io ero inutile, io... io... dovevo cercare un modo per fargli svanire il dolore che provava.
Mi alzai di scatto e raggiungendolo lo abbracciai: in quel momento avrei voluto trasformare il suo dolore in qualcosa di bello, ma era difficile. Lui affondò la il viso nell’incavo del mio collo e si mise a piangere, sentivo le sue lacrime bagnarmi la spalla.

-Gerard non guardarmi, io non voglio che tu mi veda così-

Rialzò il volto e d’improvviso la sua espressione cambiò, sembrava che stesse passando da uno stadio all'altro, prima di ingenuità, poi  di imbarazzo e alla fine dolore. Il dolore venne quando vide i segni sul mio corpo.

-Non voglio che tu stia male Frank, io ci tengo a te. Resta con me stanotte- sussurrai.

Lui si asciugò le lacrime dagli occhi e annuì con il capo: prese le mie mani tra le sue e ci sdraiammo insieme sul mio letto. Sentii le sue dita accarezzare i miei tagli delicate e rimasi immobile per un paio di secondi, volevo sentirle passare per il mio corpo. Poi lo abbracciai, come per proteggerlo.

Non volevo che Frank si facesse del male, volevo solo che non fosse più triste.

Scusate se vi ho fatto aspettare tanto ma ho avuto degli impegni con l'oratorio e la scuola, cercherò di scrivere più spesso C: grazie a Longview per avermi aiutato nel capitolo. Grazie anche a chi sta seguendo la mia storia c:
-The Kill
  
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