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Autore: agaetis    16/09/2013    6 recensioni
La tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto. [Alda Merini]

I sette baci di Arthur e Merlin, le sette tappe del loro amore.
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Pre-lettura: Da questo capitolo in poi si perdono un po' i contatti con il telefilm. Ci saranno certi momenti importanti presenti, ma non precisi minuziosamente o più che altro da un punto di vista temporale. Niente di che comunque.





La tavolozza ha sette mutamenti

 

La tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto.
                                                                                          Alda Merini



Il Quarto
 

Il quarto fu delicato, una culla per l’anima.


Arthur era tormentato da incubi, malgrado fossero passate settimane da quella notte. Vedeva nitido il viso di Merlin nella sua mente: la pelle grigia, la mascella tesa, la vena verde brillante sulle tempie; e gli occhi, come nebbia, spalancati e fissi nel vuoto mentre lasciavano fiumi di lacrime.


Eppure Merlin ora stava meglio, era riuscito a scampare alla morte, e la loro vita a Camelot era tornata abituale.


O quasi…


… Perché quella faccenda nella grotta aveva lacerato l’animo di Arthur, e le parole di Merlin ancora gli rimbombavano in testa: “Dobbiamo starci lontano, io da solo non posso farcela”. Aveva preso quelle parole alla lettera. Il problema ora era che Arthur inizialmente si era ritrovato confuso per i sentimenti che provava per Merlin, ma questa distanza ostentata non aveva aiutato a farglielo allontanare dalla testa, anzi gli aveva fatto capire che ormai era una parte importante della sua vita.

Indispensabile.

Il loro rapporto non era più come prima, e i primi ad accorgersene furono gli abitanti di Camelot. Non vedevano più i due ragazzi scherzare tra di loro e rincorrersi fra le mura, né fare passeggiate o punzecchiarsi l’un l’altro. A dirla tutta Merlin cercava ogni scusa possibile pur di non passare del tempo con Arthur. Aveva aperto il suo cuore a lui, nella grotta. Aveva versato le sue lacrime, e ora si vergognava tremendamente dei propri sentimenti che non riusciva più a guardarlo negli occhi.


«Ma mi stai ascoltando?» Ripeté il principe alzando il tono di voce, anche se neanche questo riuscì a destare Merlin dal lucidare il tavolo delle sue stanze.

«Merlin!» urlò sbattendo le mani sul tavolo su cui stava lavorando.

E allora eccolo che sobbalzò al richiamo. «Sì, Sire?» Aveva un colorito più chiaro del solito e delle occhiaie più scavate. Non si notava parecchio, ma Arthur lo conosceva abbastanza bene da accorgersi che doveva aver passato parecchie notti insonni.

Ma continuava a non guardarlo. Merlin fissava prima il pavimento, poi il tavolo, la finestra, e la porta. Muoveva lo sguardo e non sapeva dove fermarsi.

«Devi andare a preparare i cavalli per domani, accompagnerò Sir Percival e Sir Gwaine al controllo dei confini» disse Arthur mentre cercava il suo sguardo, il busto teso in avanti verso Merlin e le mani appoggiate al tavolo. Stava cercando di iniziare una conversazione.

«Sì, Sire» rispose atono Merlin.

«E devi passare in cittadella da Arold per i miei stivali di pelle di serpente».

«Sì, Sire» stesso tono.

«E poi è meglio se vai a riposarti per oggi».

«Sì, Sire»

«…Ti vedo abbastanza stanco ultimamente»

«Sì, Sire»

Arthur gli alzò velocemente il mento con la mano senza pensare e «Dico sul serio, ti vedo stanco» ripeté. Ed eccoli, finalmente, i suoi occhi color ghiaccio. Sapeva di aver rischiato con quel contatto, e si era subito accorto di quanto Merlin fosse diventato teso, ma non poteva fare altro. «E guardami negli occhi, la prossima volta» ma non arrivò alcuna risposta, il «Sì, Sire» morì nella gola di Merlin, che sussultò e inghiottì a labbra socchiuse.

Merlin dovette allontanarsi da quel contatto e uscire dalla stanza. «Vado» disse in fretta facendo un breve inchino e dileguandosi, lasciando Arthur immobile a fissare il punto dove stava fino a qualche secondo prima.

Merlin si chiuse la porta alle spalle, e a quel punto il fuoco che gli bruciava nel petto si propagò in tutto il corpo, e si appoggiò contro un muro del corridoio, afferrandosi i capelli con le mani e scivolando piano lungo la parete. Le lacrime gli bagnavano il volto, ma non poteva rischiare di farsi vedere così. Si asciugò il viso con il fazzoletto al collo, e reggendosi alla parete si rialzò, ora più distrutto di prima, con gli occhi gonfi e arrossati. Tutti quei sentimenti, tutti quei pensieri e desideri, doveva tenerseli solo per sé, e doveva conviverci.

Peccato che Arthur, col suo comportamento, non lo aiutasse per niente.

Prese un respiro profondo e scese le scale. Non credeva che un sentimento così forte potesse distruggerlo così tanto.

Ora come ora doveva solo pensare ad Albion, al futuro che gli si sarebbe presentato davanti libero e sereno, e non a questi dannati pensieri che lo riportavano sempre ad Arthur.

Ma il dover andare a preparare il Suo cavallo e a prendere i Suoi stivali non lo aiutavano proprio nel suo intento.

 

 

*

 

 

Se già la vita lì a Camelot stava distruggendo Merlin, gli eventi che accaddero nei giorni successivi non fecero che peggiorare la situazione. In modo drastico.

Nel giro di un ciclo lunare Arthur si era ritrovato orfano anche di padre, re di Camelot, e senza più una futura moglie. Gli era caduto il mondo addosso. Guinevere l’aveva tradito per Lancelot, era ceduta alla passione e Arthur li aveva colti sul fatto. Senza ragionare per più di un secondo l’aveva cacciata dal regno, non aveva esitato alle sue lacrime e alle sue scuse, e adesso si sentiva debole come non mai.

Aveva perso ogni certezza nel giro di così poco tempo, e Merlin aveva deciso che doveva stargli più vicino che mai, e non pensare per un attimo ai suoi problemi e concentrarsi solo su Arthur. Lo vedeva troppo distrutto per poter pensare a se stesso.

Si era allenato tutta la sera nei giardini del castello, e non aveva permesso a nessuno di avvicinarglisi, se non a Merlin, che se ne stava in un angolo a osservarlo, mentre lottava contro il fantoccio. Affondava colpi su colpi con la sua spada, concentrava tutta la sua forza in quei gesti, si stava sfogando di tutta l’ira che aveva in corpo.

Poi tutto d’un tratto aveva buttato la spada e l’elmo a terra, e si era girato verso Merlin, continuando a non proferir parola. Aveva ancora uno sguardo teso e ormai i due si capivano a sguardi. Merlin si avvicinò e iniziò a togliergli il resto dell’armatura, sotto il suo sguardo ispettore. Ogni tanto si guardavano a vicenda, ma da loro non usciva alcuna emozione. Quando Merlin iniziò a mettere a posto i pezzi dell’armatura, lo vide con la coda dell’occhio andarsene via, pensò, verso le sue stanze.

Così quando finì, entrò lentamente nella stanza, e lo trovò seduto sul bordo del letto a fissare il pavimento. Per non sembrare troppo invasivo si mise a pulire dell’argento che trovò sul tavolo.

 

L’unico rumore che riempiva l’aria era lo sfregare di Merlin su piatti e stoviglie antiche, Arthur aveva richiesto espressamente di non volere niente per cena, e adesso il buio aveva invaso le finestre, e solo le candele illuminavano la stanza.

 

Passò altro tempo e il silenzio era ancora sovrano.

 

«Non so più cosa fare» disse a un certo punto Arthur, e Merlin non capì subito se stava effettivamente parlando con lui o solo riflettendo ad alta voce. Tuttavia decise che era meglio rispondere «Dovete farvi forza … avete solo bisogno di tempo».

Arthur sbottò: «Merlin, io non ho tempo! » E continuò tutto d’un fiato «Che cosa penserà ora il popolo di me? Sono stato preso in giro! Avevo promesso ai miei sudditi stabilità, e invece cos’hanno? Un re che non è affidabile nemmeno nella sua vita privata! » era diventato rosso in viso e fissava un punto dritto di fronte a sé, come se Merlin non fosse in stanza.

«La gente non pensa questo di voi, davvero. Sento cosa dicono i cittadini, e potete starne certo. Sono cose che capitano a tutti e loro vi comprendono, Arthur» disse Merlin con l’intento di calmarlo.

«Come fai a essere sempre così positivo? Ti prego, dimmelo, Merlin. Perché io proprio non ci riesco» Adesso Arthur lo fissava sconcertato, gli occhi celesti spalancati e la mascella più tesa del solito.

«Io… servo a questo. È difficile, lo so, ma» Merlin sospirò, in tutti quegli anni non l’aveva mai visto così provato «non siete solo. Non lo sarete mai».

Lo vide coprirsi il viso intero con le mani, e poi borbottò: «Io non so cosa fare. Io…».

Merlin lasciò stare le stoviglie sul tavolo e si avvicinò al letto, di fronte a lui «Da quando vi conosco, Arthur, siete maturato e cresciuto, non siete più il ragazzino di un tempo. Saprete come affrontare anche questa situazione, lo so. » Nel frattempo lo vedeva contorcersi e fare smorfie. «Ci saranno tempi migliori e noi li vedremo. Ora siete un re, e dovete affrontare ogni problema a testa alta».

Un sussurro triste: «Merlin…»

Merlin mise una mano sulla sua spalla: «Vedrete che si risolverà tutto. Anche se lei vi ha tradito, date tempo al tempo».

«No, non posso perdonarla, capiscimi. Ha tradito me e il mio popolo» spiegò Arthur, sempre con la stessa voce strozzata.

«Dovete ancora ragionare a mente lucida. Farete la scelta migliore, lo so»

«Non è facile»

«No, e non deve esserlo» ribatté  all’istante Merlin. Aveva ancora la mano sulla sua spalla, e con un sorriso malinconico la stava accarezzando.


Arthur lo prese per la maglia e lo avvicinò a sé, facendogli spazio in mezzo alle gambe, per godersi meglio le sue carezze.



Passarono altri attimi di silenzio, anche se la tensione si era un po’ attutita.


«Non so come farei se non ci fossi tu» sussurrò Arthur preso dalle carezze di Merlin, che erano passate al collo, alla nuca, e ai capelli. Non ricevette risposta e così andò avanti: «Io… io non penso più che Gwen sia così indispensabile nella mia vita».

La mano di Merlin si fermò e la sua risposta fu più dura del previsto: «Io invece penso che dovreste darle un’altra opportunità».

Arthur alzò la testa per incontrare il suo sguardo «Merlin, mi stai di nuovo allontanando da te… io ti vedo, so che stai male, io… non pensi che forse non sarebbe così sbagliato? Perché continui ad evitarmi?» chiese esasperato.

Merlin però non ce la faceva a mantenere il contatto con i suoi occhi, specie quando i suoi si stavano velando di lacrime, quindi guardò davanti a sé, oltre a Arthur. «Ve l’ho già detto, Arthur, lo faccio per il destino» e a quelle parole trite e ritrite si perse in una smorfia malinconica che non sfuggì ad Arthur.

«Il destino ci ha fatto incontrare, ricordalo» Cercava di nuovo il suo sguardo, invano.

Niente, Merlin si era chiuso a riccio, nelle sue false convinzioni. Anche se aveva ricominciato con le leggere carezze. «Sarete felice c-con lei» La sua voce però era inclinata, non stava pensando le parole che diceva.

«Merlin, tu» gli chiese Arthur sussurrando «… mi ami?».


Per Merlin il tempo si fermò. Arthur lo notò dai suoi occhi vitrei.



La verità è che non sapeva neanche lui stesso se lo amava. Provava qualcosa, era inevitabile, ed era anche qualcosa di molto forte, ma era davvero amore? No, non poteva… Albion, la magia, Camelot… avrebbe buttato tutto a rotoli per Arthur?

… Sì.

Avrebbe dato la sua stessa vita senza pensarci due volte. Avrebbe voluto essere suo, sì.

E rimase scosso dalla sua stessa risposta.


Gli uscì una voce affannata, e poco convinta: «Sh… ora riposate, ne avete bisogno» ma era proprio lui che aveva bisogno di chiarirsi le idee.

Entrambe le mani di Merlin ora erano sulle spalle di Arthur, e continuando a non guardarlo sentì le sue braccia cingergli la schiena, e avvicinarlo a sé. Aveva il suo viso contro lo stomaco, e riusciva a sentire il suo respiro su di sé.

Prese il viso di Arthur fra le mani, lo allontanò un po’ e si chinò su di lui per averlo di fronte a sé. Lo osservò per qualche secondo: i suoi occhi azzurri lo guardavano a palpebre socchiuse, e il suo viso ora era finalmente rilassato. Merlin posò le sue labbra sulla fronte dell’altro in un bacio casto e purissimo, scostando le ciocche bionde che lo intralciavano. Sentì le braccia attorno a sé farsi più strette. La fronte di Arthur era calda, e poteva sentire il suo respiro sul suo collo. 


Con la stessa lentezza con cui si era avvicinato separò le labbra da lui con un leggero schiocco e fece per allontanarsi, ma le sue braccia lo strinsero ancora di più, e così rimase con il suo viso fra le mani, e i loro respiri l’uno sull’altro.


I loro nasi si sfioravano. Arthur notò gli occhi chiaramente lucidi di Merlin.

«Rimani con me stanotte» gli disse.

«Arthur, non mi sembra una buona idea…»

«Ti prego, fallo per me»

«Beh, ma-»

«Per favore, Merlin» la sua voce era diventata un sussurro.

Arthur era troppo distrutto quella sera. Merlin non voleva che stesse ancora peggio e, seppur con tutta la forza che poteva imporsi, non riusciva a evitare di voler rimanere con lui. In fondo, non avrebbe più voluto dover indossare quella maschera.

«Va bene» Sospirò, e si allontanò definitivamente da quel contatto, iniziando a girare per la stanza «Coraggio, sdraiatevi, che spengo le candele e arrivo».

 

 

 

Ognuno sul proprio lato del letto, si ritrovarono nel silenzio e nel buio totale.

«Grazie» sussurrò Arthur, e anche se Merlin era voltato di schiena percepì il suo sorriso dallo sbuffo che fece.

 

 

 

 

Un lampo, un tuono.

Non riesco a girarmi, sono bloccato.

Un corridoio. È buio, non vedo.

 

Un altro lampo. Una figura lì in fondo.

È vicina, sfocata. Corro verso di lei.

È Guinevere.

Mi guarda impaurita, i suoi occhi diventano bianchi, cade a terra. Non posso aiutarla. Non posso muovermi.

Vedo mio padre, è lontano e mi guarda. Borbotta qualcosa che non riesco a capire, mentre il corpo disteso davanti a me si muove e cambia forma.

Capelli neri.

Viso appuntito.

Orecchie a- Merlin!

Merlin è lì, è… Ha gli occhi vitrei, esce del sangue a fiotti dalla bocca, bisogna fermarlo! La pelle è grigia! Devo salvarlo!

No!

Merlin! Merlin, rispondi! Provo a toccarlo ma non posso raggiungerlo.

 

D’un tratto ecco che ricambia. Ecco che ritorna Guinevere.

Mi sento sollevato.

Mi sento sollevato, e ciò mi preoccupa… preoccupa il mio subconscio.

 

Poi nuovo. La sua faccia davanti a me.

 

Morto.

 

Merlin!

No!

 

Merlin!

 

Arthur si svegliò di scatto e tirò su il busto dal letto. Respirava a fatica, e sentiva la pelle bagnata dal sudore. Si mise le mani sul viso e cercò di respirare nel modo più calmo possibile. Quando sentì un respiro alla sua destra, e allora si voltò improvvisamente.

Si era dimenticato che lì con lui c’era Merlin, e ora grazie a Dio lo vedeva. Aveva gli occhi aperti –anche se ancora assonnati, e lo stava fissando preoccupato.

«Ehi» disse Merlin con una voce roca e impastata. «Tranquillo» gli prese il braccio e lo accarezzò, sorridendo «era solo un incubo». Sembrava così innocente ora, con i capelli arruffati e il collo libero dal suo solito fazzoletto, che Arthur non poté che ripensare all’istante al viso del suo incubo. «…Già» rispose Arthur in un sussurro, pur affannando ancora, e reagì d’istinto. Si sdraiò di nuovo e lo attirò a sé con il braccio sinistro, tenendolo abbracciato davanti a sé. Sentiva il suo calore addosso, e ora si sentiva al sicuro, potendolo proteggere. Merlin sorrise e si rivoltò dall’altra parte, rimanendo con la schiena contro il petto di Arthur e il suo respiro vicino all’orecchio. E così anche Arthur si riaddormentò facilmente.



Il quarto fu delicato, una culla per l’anima.









Note:
Buonaseraaaa :)
Scusate per l'attesa! Sicuramente è stata più breve della scorsa, ma guardate io proprio non so pubblicare a date prestabilite! Spero che mi perdonerete lo stesso!
Non ho molto da dirvi su questo capitolo. Ormai, per Merlin soprattutto, ogni capitolo è decisivo per le sue idee e i suoi pensieri. Ultimamente non scrivo molto sui pensieri dei personaggi, preferisco farli uscire fuori a gesti e a parole, anche se sono ancora all'inizio purtroppo... non so se questa cosa si nota o che, mi farebbe molto piacere avere un vostro parere, per sapere come viene visto da chi legge :) Che ne so, magari potrebbe sembrare un modo di scrivere troppo freddo proprio perché ancora non sono abituata, oppure potrebbe sembrare poco curato e buttato lì a spizzichi e bocconi... non so.

Comunque, volevo ringraziare tutte le lettrici che hanno recensito la storia fino a qui, che la seguono, e che l'hanno messa tra ricordate o preferite! Davvero, grazie mille!


Infine, questo capitolo lo dedico a mia cugina Ladyan, perché era troppo impaziente e spero di non averla delusa con questo capitoletto <3

Spero che abbiate letto in modo piacevole il capitolo e di avervi interessato ancora di più alla continuazione della storia :)
Se qualsiasi cosa non fosse chiara chiedete pure.

Buon proseguimento ;)
Mara
   
 
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